Sulla natura reazionaria del revisionismo moderno e la posizione rivoluzionaria del nostro Partito contro questa corrente


KIM JONG IL


SULLA NATURA REAZIONARIA DEL REVISIONISMO MODERNO E LA POSIZIONE RIVOLUZIONARIA DEL NOSTRO PARTITO CONTRO QUESTA CORRENTE


Conversazione con alcuni studenti dell'Università Kim Il Sung


29 dicembre 1962


Vorrei parlarvi oggi della natura reazionaria e della nocività del revisionismo moderno, così come della posizione rivoluzionaria del nostro Partito nella sua lotta antirevisionista.

In primo luogo, tratterò della sua natura reazionaria e della sua nocività.

È d'importanza primordiale averne una giusta conoscenza se si vuole rinforzare la lotta contro il revisionismo. Sottolineare semplicemente che è una cattiva corrente di idee non basta per intraprendere una lotta intransigente contro di esso.

Alla III sessione plenaria allargata del IV Comitato Centrale del Partito lo scorso marzo, il nostro grande Leader Kim Il Sung ha raccomandato d'inculcare ai membri del Partito e agli altri lavoratori una conoscenza esatta del revisionismo affinché possano distinguere il vero dal falso.

Per comprendere la sua natura reazionaria e la sua nocività, bisogna anzitutto conoscere la sua origine.

Molti compagni non ne hanno un'idea giusta.

Il revisionismo è apparso in seno al movimento comunista internazionale, dopo la morte di Marx e di Engels, come una corrente d'idee opportuniste tendenti a revisionare sotto tutti gli aspetti il marxismo per svuotarlo della sua sostanza rivoluzionaria.

Man mano che la lotta tra la classe operaia e la classe capitalista si acuiva, dopo l'entrata del capitalismo nel suo stadio imperialista, i capitalisti monopolisti hanno intensificato la repressione del movimento operaio rivoluzionario e, inoltre, hanno corrotto gli strati superiori della classe operaia per utilizzarli come lacchè allo scopo di minare dall'interno il movimento operaio. Così, dei traditori e rinnegati hanno fatto la loro comparsa, tentando di revisionare il marxismo, da cui il nome di questa corrente d'idee.

Il rappresentante iniziale del revisionismo era Bernstein, capofila dell'opportunismo tedesco.

Circa nello stesso momento della scuola di Bernstein in Germania aveva fatto la sua comparsa quella di Millerand in Francia, il fabianesimo in Inghilterra, i marxisti legali e gli economicisti in Russia. Più tardi, in seno del partito socialdemocratico russo si sono presentati i menscevichi, una frazione opportunista. Malgrado le loro diverse nazionalità, questi rinnegati si sono unanimemente orientati verso la revisione del marxismo. Fin dall'inizio, avendo il revisionismo un carattere internazionale, anche la lotta contro di esso l'aveva.

Sin dal primo momento il revisionismo ha arrecato un grave pregiudizio al movimento operaio e al movimento comunista. I revisionisti hanno impelagato i partiti della classe operaia nel pantano dell'opportunismo, facendo infine crollare la II Internazionale. Dopo la vittoria della rivoluzione socialista d'Ottobre, essi hanno applaudito apertamente la “crociata” dell'imperialismo internazionale contro la giovane Russia sovietica.

Fedeli alla causa rivoluzionaria della classe operaia, i comunisti non hanno cessato di condurre una lotta intransigente contro il revisionismo. La storia del movimento comunista è la storia della lotta condotta contro gli opportunismi di ogni sorta, tra cui il revisionismo. Questa lotta ha assestato dei duri colpi al revisionismo.

Tuttavia, ai nostri giorni, esso è ricomparso, dandosi a manovre scellerate di distruzione del movimento comunista.

Attualmente, il socialismo si è trasformato in un sistema internazionale, ben al di là di un solo paese. La sua forza si sviluppa col passare dei giorni, mentre la crisi dell'imperialismo nel suo insieme si aggrava. Man mano che un'aspra lotta oppone su scala internazionale il socialismo all'imperialismo e le forze rivoluzionarie alle forze controrivoluzionarie, gli imperialisti con le spalle al muro rafforzano la loro repressione dei popoli rivoluzionari e delle nazioni oppresse e s'ingegnano a mettere insieme degli elementi che temono la rivoluzione in seno ai paesi socialisti e del movimento comunista internazionale al fine di farne i loro lacchè.

A causa dell'influenza borghese dall'interno e della pressione imperialista dall'esterno, è possibile che degli elementi capitolino. La comparsa di questi capitolazionisti in seno al movimento comunista porta naturalmente alla comparsa del revisionismo. Lasciarsi far prigionieri, sul piano interno, dall'influenza borghese e capitolare, sul piano esterno, davanti alla pressione imperialista: questa è, si può affermare, l'origine del revisionismo.

Certo, l'influenza borghese e la pressione imperialista non conducono necessariamente al revisionismo in ogni paese. Esse possono esser forti quanto si vuole, ma non c'è revisionismo che tenga se vi si tiene testa, e quand'anche ciò accadesse, si potrebbe sbarazzarsene in tempo utile.

Sia nei paesi capitalisti che nei paesi socialisti possono ben esservi persone che diventino prigioniere dell'influenza borghese e capitolino sotto la pressione imperialista.

Il revisionismo può emergere tanto in un partito al potere quanto in altri. Non c'è niente d'incomprensibile nella comparsa di revisionisti in seno a un partito al potere. Niente assicura che il revisionismo non apparirà in un partito al potere e che conduce da lungo tempo la rivoluzione.

Quali sono allora la natura reazionaria e la nocività del revisionismo moderno?

Il primo revisionismo e il revisionismo moderno sono uguali nella loro essenza, come ha detto il nostro grande Leader Kim Il Sung. Sia l'uno che l'altro negano, col pretesto che i tempi sono cambiati, i principi fondamentali del marxismo e reclamano l'abbandono della lotta rivoluzionaria nell'interesse degli imperialisti e della classe reazionaria. Tuttavia, il revisionismo moderno si rivela molto più pericoloso del revisionismo della II Internazionale, poiché cerca d'imporre la sua linea e la sua politica opportuniste a nome del partito e dello Stato.

I revisionisti moderni rifiutano anzitutto la direzione del partito della classe operaia sulla rivoluzione e lo sviluppo del paese.

Come tutti voi sapete, il partito della classe operaia svolge il ruolo di stato maggiore della rivoluzione e costituisce la forza dirigente in seno al sistema della dittatura del proletariato. È solamente sotto la direzione di un partito rivoluzionario che la classe operaia può portare a compimento la rivoluzione e lo sviluppo del paese e assolvere alla sua missione storica.

Ciò nonostante, i revisionisti ripudiano ostinatamente questa direzione.

Sotto l'insegna di un “partito di tutto il popolo”, essi ripudiano il carattere di classe del partito della classe operaia e pretendono che, data la vittoria del regime socialista, il partito comunista non può rappresentare gli interessi di una sola classe e che l'evoluzione del partito della classe operaia in “partito di tutto il popolo” è logico e indispensabile per l'edificazione della società comunista.

È questo un puro sofisma, contrario anche ai principi elementari della costruzione di un partito rivoluzionario della classe operaia. Non si può infatti avere un partito, nel vero senso della parola, privato del carattere di classe.

Il partito della classe operaia resterà in quanto tale; non può trasformarsi in partito di una qualsivoglia altra classe o in “partito di tutto il popolo”.

Se i revisionisti moderni preconizzano un “partito di tutto il popolo” o chissà che altro, è, in sintesi, nell'ottica di ripudiare il carattere di classe del partito e il suo ruolo dirigente e, infine, di rinunciare alla lotta di classe.

Essi sostengono egualmente che la direzione del partito genera burocrazia, rifiutando così questa direzione sulla rivoluzione e lo sviluppo del paese.

Questo rifiuto equivale, in fondo, a negare l'esistenza stessa del partito. Un partito della classe operaia che non svolga il suo ruolo dirigente nella rivoluzione e lo sviluppo del paese non può essere qualificato stato maggiore della rivoluzione.

Le manovre dei revisionisti si manifestano in modo intenso nella denigrazione dell'autorità e del prestigio del leader.

Conducendo una campagna contro il “culto della personalità”, essi concentrano il loro attacco contro il leader della classe operaia. Storicamente, tutti gli opportunisti come i frazionisti antipartito e controrivoluzionari senza eccezione hanno cominciato attaccando il suo prestigio e la sua autorità.

Noi dobbiamo, dinanzi alle manovre dei revisionisti moderni, farci un'idea esatta del ruolo del leader nell'opera rivoluzionaria della classe operaia.

Questo ruolo non deve essere subordinato alla discussione generale sul ruolo dell'individuo nella storia, né deve esso essere opposto a quello delle masse popolari.

Allo stesso modo di come non si può parlare del ruolo del leader separatamente dalla forza creatrice delle masse popolari nella lotta rivoluzionaria, parimenti non si può in alcun modo concepire il ruolo delle masse popolari separatamente dalla direzione del leader. In generale, sono le masse popolari che creano e sviluppano la storia. Ciò tuttavia non significa assolutamente che esse possano prendere parte spontaneamente al movimento rivoluzionario e trasformare la società.

È solamente sotto la direzione di un leader eminente che esse possono impegnarsi nella lotta e diventare la grande forza motrice dello sviluppo sociale e il possente artigiano della storia. L'esperienza storica del movimento operaio internazionale così come del movimento di liberazione nazionale e del movimento comunista del nostro paese ne è testimone.

La nocività del revisionismo moderno risiede anche nel fatto che esso nega la dittatura del proletariato, arma rivoluzionaria fondamentale che la classe operaia deve impugnare fermamente lungo tutta la lotta condotta per salvaguardare le conquiste della rivoluzione e assolvere alla sua missione storica.

Attenersi o no a questa dittatura è un criterio che mostra la volontà di fare o no la rivoluzione fino alla fine. L'attitudine e la posizione nei riguardi di questa dittatura costituisce la pietra di paragone che distingue la posizione rivoluzionaria dalla posizione opportunista.

Come mostra la storia della lotta rivoluzionaria della classe operaia, tutti i nemici, imperialisti e opportunisti in primo luogo, nel loro scopo di soffocare l'opera rivoluzionaria della classe operaia, si sono opposti alla dittatura del proletariato e hanno fatto fuoco e fiamme per indebolirla o sopprimerla.

I revisionisti moderni tendono a intorpidire la coscienza di classe e a indebolire la dittatura del proletariato sostenendo la “libertà”, la “democrazia” e l'“umanitarismo”.

Essi rifiutano la dittatura del proletariato “argomentando” che, avendo trionfato il socialismo, non ci sono più classi nemiche né persone da reprimere. Ma non è questo il caso.

È certamente vero che, dopo l'instaurazione del regime socialista, la struttura di classe della società conosce un cambiamento radicale. Questo non vuole però dire che le forze ostili e la lotta di classe spariscano e che la dittatura del proletariato non serva più. La realtà dei paesi socialisti ne fornisce una prova tangibile.

La nocività del revisionismo moderno risiede inoltre nel fatto che, spaventato dalla politica di ricatto atomico degli imperialisti americani, esso si prosterna davanti a loro e spanda illusioni su di essi, ostacolando così la lotta antimperialista.

Come ha detto il nostro grande Leader Kim Il Sung, viviamo un'epoca di grandi lotte, un'epoca di tempeste rivoluzionarie, in cui un'aspra lotta di classe si svolge su scala internazionale e in cui tutti i popoli sfruttati e tutte le nazioni oppresse si lanciano nella lotta di liberazione.

Cionondimeno i revisionisti moderni, allontanandosi dalla posizione rivoluzionaria e dal punto di vista della lotta di classe, affermano che viviamo in un'epoca di “cooperazione” pacifica, proclamando la “coesistenza pacifica” come linea generale della politica estera e professando apertamente il compromesso con l'imperialismo.

Essendo l'imperialismo diventato “razionale”, secondo loro, si potrebbe coesistere in pace con esso e, data la comparsa di armi nucleari, affrontarlo potrebbe causare i supplizi di una guerra termonucleare mondiale. In sintesi, essi spargono contemporaneamente illusioni e paura nei suoi riguardi, cercando di staccare le persone dalla lotta antimperialista.

Facendo un gran baccano circa un “mondo senza armi”, di un “mondo senza guerre”, i revisionisti moderni propongono di distruggere i carri armati per farne degli aratri. Essi credono stupidamente che, una volta realizzato il “disarmo generale e completo”, gli imperialisti non disponendo più né di armi né di armamenti, la liberazione delle nazioni oppresse si realizzerebbe spontaneamente e verrebbe un'epoca nuova in cui una “concorrenza pacifica” tra paesi porterebbe alla rovina dell'imperialismo e al trionfo del socialismo.

Affermando rumorosamente che la parola d'ordine dei comunisti non è più la lotta antimperialista ma solo la “coesistenza pacifica”, essi si danno a ogni sorta d'infamia.

Tutte le politiche dei comunisti devono essere inflessibilmente elaborate a partire dalla posizione rivoluzionaria e conformemente agli interessi fondamentali della classe operaia.

La “coesistenza pacifica” non può assolutamente essere la linea generale della politica estera dello Stato socialista. I comunisti, chiamati a epurare definitivamente il pianeta dall'imperialismo e a costruire il comunismo, non possono proporsi come compito globale della loro politica estera la “coesistenza pacifica” consistente a vivere in buoni rapporti con l'imperialismo. Certo, essi devono opporsi risolutamente alla corsa al riarmo e alle manovre belliche nelle quali si affannano freneticamente gli imperialisti. Tuttavia, non ci è in alcun modo permesso di pensare di deporre per primi le armi, perché i borghesi non abbandonano le loro, né di nutrire l'illusione che gli imperialisti potranno farlo spontaneamente.

Preconizzando la coesistenza pacifica con l'imperialismo, i revisionisti moderni giungono a opporsi alla lotta di liberazione nazionale nei paesi colonizzati. Essi considerano la lotta armata dei popoli oppressi come una “scintilla” suscettibile di scatenare una “guerra termonucleare mondiale” e denigrano la lotta di liberazione nazionale qualificandola “suicida” e “atto assurdo che rovina l'umanità”.

Credendo che la lotta dei comunisti per la rivoluzione mondiale potrebbe sorprendere gli imperialisti e causare da un istante all'altro una grande sciagura, essi tremano di paura.

Oggi che le forze rivoluzionarie del mondo si sono accresciute più che mai mentre le forze imperialiste s'incamminano alla rovina, di cosa dovremmo avere così tanta paura da abbandonare il principio di classe e la dignità rivoluzionaria ed elemosinare la pace agli imperialisti? Solo i rinnegati della rivoluzione ne sono capaci.

La linea capitolazionista dei revisionisti moderni rende gli imperialisti più arroganti e mette la pace mondiale ancor più in pericolo. Più i primi si prosterneranno e si sottometteranno, più i secondi daranno prova di frenesia e ricorreranno ostinatamente alla “posizione di forza” al fine di realizzare la loro ambizione aggressiva.

La natura aggressiva dell'imperialismo non potrà mai cambiare. Fintantoché l'imperialismo esisterà, la fonte della guerra non potrà scomparire. È solo grazie a una lotta implacabile contro l'imperialismo avente per capofila gli Stati Uniti che la pace può essere ottenuta. Non dobbiamo seguire la linea capitolazionista dei revisionisti né nutrire illusione alcuna sull'imperialismo.

Un'altra nocività del revisionismo moderno consiste nel fatto che esso viola brutalmente le regole che sottintendono ai rapporti tra i partiti fratelli, distruggendo così l'unità dei paesi socialisti e la coesione del movimento comunista internazionale.

Attualmente i revisionisti contemporanei s'immischiano grossolanamente negli affari interni dei partiti e dei paesi fratelli e attaccano senza alcuna esitazione i loro fratelli di classe davanti agli imperialisti.

Può certamente darsi che divergenze di vedute si manifestino tra partiti fratelli, per via della differenza dei loro doveri rivoluzionari concreti e delle condizioni in cui operano. Queste divergenze possono anche derivare da una cattiva comprensione della teoria rivoluzionaria della classe operaia e da un atteggiamento errato verso la lotta rivoluzionaria.

I partiti fratelli devono regolarle per mezzo di una consultazione interna tra compagni. Se rispettano lealmente le regole che sottintendono ai loro rapporti reciproci, caratterizzati essenzialmente dalla completa uguaglianza, dall'indipendenza, dal rispetto reciproco, dalla non ingerenza negli affari interni e dalla collaborazione fatta di cameratismo, l'unità dei paesi socialisti e del movimento comunista internazionale potrà essere autenticamente sicura e solida e le divergenze di vedute regolate senza problemi.

Tuttavia, i revisionisti contemporanei tentano di imporre unilateralmente la loro volontà ingiusta agli altri e di ingerirsi brutalmente nei loro affari interiori, espressione di sciovinismo autoritario. Così facendo, essi cercano di dividere i paesi socialisti e il movimento comunista internazionale e a sopprimere una per una le conquiste della rivoluzione che sono costate una lotta sanguinosa di lunga durata della classe operaia del mondo intero.

Le divergenze di vedute tra i partiti e i paesi fratelli, prodotto delle manovre dei revisionisti moderni, concernono non soltanto il metodo di lotta, ma la posizione e l'attitudine fondamentali riguardo alla rivoluzione e non un problema particolare, ma l'insieme della teoria rivoluzionaria, della strategia e della tattica della classe operaia.

I revisionisti esigono senza se e senza ma l'obbedienza ai loro ordini, arrivando persino a opporsi alla costruzione di un'economia nazionale indipendente nei paesi fratelli.

Essi protestano, etichettando questa economia come “chiusa” o chissà che altro, che la sua edificazione rappresenta un pericolo politico e un danno economico.

Costruire un'economia nazionale indipendente non significa assolutamente rigettare la cooperazione tra i paesi socialisti né chiudere la porta. Questi paesi devono procedere, nell'edificazione economica, a una cooperazione stretta volta a garantire lo sviluppo indipendente di ogni nazione. Questo genere di cooperazione non deve in nessun caso servire da pretesto per attentare alla sovranità dei paesi fratelli né a impedire la loro edificazione di un'economia nazionale indipendente.

Così, sotto la copertura del “cambiamento di situazione” e dello “sviluppo creativo”, i revisionisti moderni tagliano via la sostanza delle idee rivoluzionarie della classe operaia e recano un grave pregiudizio all'opera socialista, all'opera comunista.

Dobbiamo farci un'idea giusta della natura reazionaria e della nocività del revisionismo moderno e lanciare una lotta energica contro questa corrente al fine di impedirle di infiltrarsi nei nostri ranghi.

Parlerò ora della posizione del nostro Partito nella sua lotta contro il revisionismo.

Se si vuole impedire che questa corrente d'idee prenda piede nei nostri ranghi, bisogna far sì che i membri del Partito e gli altri lavoratori abbiano una buona conoscenza della posizione rivoluzionaria del nostro Partito nella lotta contro il revisionismo e vi aderiscano fermamente.

Ci troviamo attualmente davanti a questa alternativa: opporci al revisionismo moderno e aderire fino in fondo alla posizione rivoluzionaria, oppure cadere per abbandonare la rivoluzione e darla vinta agli imperialisti. Fino ad ora, il nostro Partito si è fermamente attenuto ai principi rivoluzionari e ha combattuto risolutamente il revisionismo.

Ancora di recente, il nostro grande Leader Kim Il Sung ha detto, a proposito della posizione di principio del nostro Partito riguardo al revisionismo moderno, che dobbiamo proseguire la rivoluzione senza la minima esitazione e combattere risolutamente l'imperialismo fino alla fine, anche se gli stranieri abbandonano la rivoluzione e imboccano la via del revisionismo.

La posizione del nostro Partito è evidente, come ha detto: noi non possiamo in alcun modo scegliere di transigere con l'imperialismo come hanno fatto i revisionisti, né rinunciare sia pure in minima parte alla lotta antimperialista.

Non abbiamo ancora realizzato la vittoria della rivoluzione su scala nazionale. È dovere dei comunisti coreani proseguire la rivoluzione per riportare la vittoria completa del socialismo nella metà nord del paese e cacciare dalla Corea del Sud gli imperialisti americani per riunificare il paese nell'indipendenza.

Se balliamo al ritmo dei revisionisti moderni e rinunciamo alla lotta antimperialista, non potremo realizzare la riunificazione del paese e nemmeno salvaguardare le conquiste preziose della lotta rivoluzionaria di lunga durata.

Quali che siano le provocazioni e le pressioni politiche ed economiche dei revisionisti, noi dobbiamo rigettarle categoricamente e difendere fermamente la posizione rivoluzionaria del nostro Partito.

Bisogna come prima cosa che tutto il Partito e tutto il popolo si uniscano strettamente attorno al nostro grande Leader Kim Il Sung per sostenere senza riserve le sue idee e la sua direzione.

Che essi si impregnino unicamente delle sue grandi idee rivoluzionarie e restino fedeli alla sua saggia direzione è una garanzia decisiva per assicurare in ogni circostanza la rivoluzione e lo sviluppo del paese.

Poiché il nostro Partito, così come il nostro popolo, gode attualmente della sua direzione chiaroveggente, esso può, a dispetto della situazione complessa, attenersi fermamente alla posizione rivoluzionaria e marciare in avanti con passo energico compiendo prodigi per il grande stupore del mondo intero.

Anche nell'epoca in cui la situazione interna ed esterna del paese si rivela molto complessa e critica il nostro Partito e il nostro popolo, fermamente fiduciosi soltanto nel nostro grande Leader Kim Il Sung e sotto la sua direzione sagace, hanno aderito ai principi rivoluzionari e superato coraggiosamente le difficoltà sorte dinanzi alla rivoluzione.

Dobbiamo custodire nel fondo del cuore questa convinzione incrollabile che l'unione stretta attorno del nostro grande Leader Kim Il Sung e la fedeltà alla sua direzione chiaroveggente sono i soli mezzi per rafforzare il Partito, consolidare le posizioni rivoluzionarie e riportare la vittoria finale della nostra rivoluzione a dispetto di ogni prova e vicissitudine.

Conviene perciò impregnarsi delle direttive del nostro grande Leader Kim Il Sung e della politica del nostro Partito che le incarna.

È a partire dagli interessi della rivoluzione coreana e del movimento comunista internazionale, così come da una posizione indipendente e intransigente, che il nostro Partito ha definito la linea di condotta in materia di lotta contro il revisionismo moderno, orientamento che esso applica perfettamente.

Si devono assimilare fermamente le direttive del nostro grande Leader Kim Il Sung e la politica del Partito se si vogliono conoscere la posizione rivoluzionaria e l'orientamento ai quali aderisce il nostro Partito nella lotta contro il revisionismo moderno.

Altrimenti si sarà incapaci di distinguere la posizione rivoluzionaria dalla posizione opportunista e, infine, si cadrà nel revisionismo.

Dobbiamo approfondire in modo esaustivo lo studio delle opere del nostro grande Leader Kim Il Sung, tra cui il rapporto presentato al IV Congresso del Partito del Lavoro di Corea, Per il miglioramento e il rafforzamento del lavoro organizzativo e ideologico del Partito (conclusioni enunciate alla III sessione plenaria allargata del IV Comitato Centrale del Partito) e A proposito dei compiti immediati del governo della Repubblica Popolare Democratica di Corea (discorso pronunciato alla I sessione della III legislatura dell'Assemblea Popolare Suprema) e assimilare così l'orientamento del nostro Partito in materia di lotta contro il revisionismo.

Se si vuole preservare la posizione rivoluzionaria del nostro Partito nella lotta antirevisionista, bisogna altresì avere una salda fiducia nella vittoria della rivoluzione.

Se quest'ultima si rivela difficile e prolungata, coloro che hanno poca fiducia nella sua vittoria rischiano di stufarsi e di esitare. Bisogna perciò intensificare l'educazione di classe e la formazione alle tradizioni rivoluzionarie per persuadere tutti quanti, e soprattutto la nuova generazione che non ha conosciuto le asperità della rivoluzione, dell'ineluttabilità della vittoria della nostra rivoluzione e armarli della ferma volontà di farla fino alla fine a dispetto di tutte le difficoltà e gli ostacoli. È il solo modo per perseguire invariabilmente, senza alcun vacillamento in qualsiasi circostanza, la via della rivoluzione.

Combattere il servilismo verso le grandi potenze e il dogmatismo, instaurare il Juche e dar prova di fiducia rivoluzionaria in sé in tutti gli ambiti è un'altra necessità per aderire fermamente alla posizione rivoluzionaria del nostro Partito nella lotta antirevisionista.

I comunisti devono, come ha detto il nostro grande Leader Kim Il Sung, rifiutare lo spirito di dipendenza dallo straniero, spirito che impedisce di contare sulle proprie forze e di valorizzare al massimo le risorse interne del proprio paese, e che fa sì che ci si lasci andare allo scoramento anche di fronte a una difficoltà minima. Più la situazione si rivela complessa e le difficoltà si moltiplicano, più dobbiamo dar prova di fiducia rivoluzionaria in noi stessi.

Gli avvenimenti recenti non ci permettono di restare tranquilli contando sulle armi sofisticate altrui. Non possiamo fare la rivoluzione contando su coloro che temono di affrontare l'imperialismo, che perseguono a partire dal loro egoismo nazionale un compromesso umiliante con gli aggressori e si spingono a sacrificare senza esitazione gli altri.

Di fronte agli avvenimenti sopraggiunti in questi ultimi tempi sulla scena internazionale, lungi dal perdere fiducia e dal vacillare, dobbiamo avere fiducia in noi stessi e sviluppare le nostre proprie forze.

Il nostro grande Leader Kim Il Sung ha recentemente convocato la V sessione plenaria del IV Comitato Centrale del Partito e ha preso delle misure rivoluzionarie per rafforzare ulteriormente il potenziale di difesa nazionale in funzione della situazione.

Più la situazione si mostra difficile e complessa, più dobbiamo sforzarci di risolvere coi nostri propri mezzi tutti i problemi posti dalla rivoluzione e dallo sviluppo del paese.

Per concludere, raccomanderei di stabilire un ordine e una disciplina rivoluzionari e di tenersi sempre all'erta per impedire l'infiltrazione del revisionismo e dello stile di vita occidentale nei nostri ranghi.

In questo momento, i revisionisti moderni diffondono idee e teorie opportuniste di ogni sorta e, allo stesso tempo, introducono l'ideologia e lo stile di vita corrotto borghese nell'ottica di paralizzare la coscienza di classe dei lavoratori e di far degenerare la giovane generazione sul piano ideologico e morale. Nel campo artistico, essi preconizzano la “arte dell'umanità al di sopra delle classi” ed elogiano lo stile di vita dei capitalisti, creando persino una jazz-band. I loro ultimi film, presunti capolavori, sono tutti, senza eccezione, pieni di confusione ideologica e di decadenza morale estrema del genere dell'orrore della guerra, del pessimismo, dell'insofferenza della lotta rivoluzionaria, del piacere individuale e dell'oziosità.

Attualmente, nei paesi che seguono la via del revisionismo, molte persone, imbevute dell'ideologia e dello stile di vita borghesi, si trasformano a poco a poco in filistei che dimenticano la loro patria e sono incapaci di distinguere i nemici di classe. La degenerazione morale si manifesta soprattutto nei bambini e negli adolescenti che non hanno conosciuto le asperità della rivoluzione. Essi vogliono essere ricompensati di più lavorando di meno; detestando persino la vita organizzativa e il servizio militare, essi amano vivere nella lascivia.

Una volta negletta la formazione rivoluzionaria, la gioventù studentesca del nostro paese rischia anch'essa di lasciarsi penetrare dal veleno ideologico revisionista e dallo stile di vita borghese. Alcuni dei nostri studenti rivelano tendenze malsane nelle loro idee e nella loro vita quotidiana.

Circola un gran numero di riviste illustrate pubblicate da paesi sulla via del revisionismo. Se non ci stiamo attenti, il revisionismo e lo stile di vita occidentale possono penetrare da noi tramite le pubblicazioni, la radio e i film revisionisti.

Dobbiamo instaurare un ordine e una disciplina rivoluzionari, organizzare la vita di modo da tenerci sempre all'erta e vivere in maniera militante e combattere le minime manifestazioni d'indolenza e di oziosità di modo che né le idee malsane contrarie all'ideologia del nostro Partito, né lo stile di vita borghese, prendano piede nei nostri ranghi.

Il movimento comunista internazionale si è sviluppato e ha trionfato attraverso una lotta accanita contro le correnti d'idee opportuniste di ogni colore. Questa lotta ha dovuto attraversare momentaneamente delle vicissitudini, ma la vittoria ha sempre arriso ai comunisti che hanno saputo preservare la loro posizione rivoluzionaria.

Il revisionismo della II Internazionale, che sembrava un tempo molto influente, ha infine fatto fiasco quando il movimento comunista internazionale è giunto a uno stadio di sviluppo superiore.

Anche i revisionisti moderni possono, sotto la maschera del leninismo, ingannare temporaneamente la gente, ma la loro natura opportunista finirà per rivelarsi col passare del tempo e saranno presto o tardi votati alla rovina.

Storicamente, nessuna reazione e nessun opportunismo hanno mai potuto annientare la grande verità della rivoluzione né bloccare la corrente della storia e la marcia dinamica del movimento comunista internazionale.

La rovina del revisionismo e il trionfo del movimento comunista sono ineluttabili, tanto quanto il fallimento del capitalismo e la vittoria del socialismo.

Attualmente, la situazione interna ed estera del paese si rivela complessa e il movimento comunista internazionale attraversa delle gravi criticità, ma non mancheremo mai di appianare ogni difficoltà e di riportare la vittoria finale fintantoché godremo della direzione chiaroveggente del nostro grande Leader Kim Il Sung, della presenza di un partito militante invincibile e di un'unità politica e ideologica incrollabile di tutto il Partito e di tutto il popolo strettamente uniti attorno al nostro grande Leader Kim Il Sung in un solo pensiero e una sola volontà.

In futuro come in passato, dovremo continuare ad aderire fermamente alla posizione rivoluzionaria del nostro partito e a combattere risolutamente l'imperialismo e il revisionismo.



Kim Jong Il, Opere scelte, vol. 1 (ed. rivista e ampliata), Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2014, pp. 258-272 ed. fr.

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