Le calunnie contro il socialismo sono inaccettabili


LE CALUNNIE CONTRO IL SOCIALISMO
SONO INACCETTABILI
 
Articolo pubblicato su Kulloja, rivista teorica del
Comitato centrale del Partito del lavoro di Corea
1º marzo 1993
 
Mentre gli imperialisti e le altre forze reazionarie intensificano sempre più le loro manovre contro il socialismo, vengono diffusi molti sofismi con cui si cerca di fare opera di denigrazione. I nemici del socialismo criticano il sistema socialista etichettandolo come «totalitarismo» o dipingendolo come un «regime da caserma», oppure accusano il socialismo di fondarsi su un «sistema di comando amministrativo» e affermano, falsamente, che questa sarebbe precisamente la causa delle sue sconfitte.
Nella sostanza queste affermazioni non si distinguono affatto dalla perniciosa propaganda antisocialista che gli imperialisti hanno sempre alimentato fin dalla prima apparizione del socialismo sul globo terrestre. Fin dall’inizio essi sostennero che il socialismo non sarebbe altro che una società inumana, priva di libertà e di democrazia. Il «totalitarismo», la «caserma» o i «sistemi di comando amministrativi» non sono altro che una nuova versione della propaganda antisocialista degli imperialisti.
In passato l’ideale della democrazia che si contrapponeva all’assolutismo feudale e propugnava la libertà, l’uguaglianza e i diritti dell’uomo, fu trasformato dalla classe dei capitalisti in quella democrazia borghese che favorisce e sostiene lo sfruttamento e l’oppressione esercitati dal capitale. Gli imperialisti non hanno certo lesinato gli sforzi per abbellirla, facendola apparire «liberale», ma non sono riusciti a nascondere la falsità e la natura reazionaria di questa «democrazia», né hanno potuto impedire che l’aspirazione e l’adesione al socialismo, capace di garantire libertà e democrazia autentiche, mettesse radici nel cuore delle masse popolari. Negli ultimi tempi però questi sofismi, frutto della perversa propaganda antisocialista degli imperialisti, hanno prodotto confusione ideologica tra i popoli di parecchi paesi socialisti. I nostri nemici di classe hanno gettato benzina sul fuoco, per indurre i popoli in errore, provocando alla fine il crollo del socialismo. La caduta del socialismo in molti paesi è stata determinata dall’accordo criminale tra le forze imperialiste e le forze controrivoluzionarie di quegli stessi paesi e anche dalla penetrazione ideologica e culturale dell’imperialismo e dall’influenza delle idee opportuniste di destra che sono penetrate tra la gente. La funzione decisiva è stata svolta però dalle mene controrivoluzionarie dei traditori del socialismo affermatisi in quei paesi. Nell’intento di eliminare il socialismo gli imperialisti da un lato hanno scatenato fin dall’inizio le loro aggressioni e hanno fatto ricorso a pressioni, blocchi, violenze e attività sovversive di ogni tipo, dall’altro hanno cercato di assicurarsi i servigi di quei dirigenti del movimento comunista e operaio che avevano rinunciato alla rivoluzione o l’avevano tradita. La storia del movimento comunista internazionale dimostra che la confusione ideologica, con tutte le vicende che ha innescato, è stata prodotta dalla presenza di traditori della rivoluzione tra i quadri dirigenti. Tenendo conto delle condizioni storiche che avevano fatto del socialismo una grande forza materiale, gli imperialisti hanno attribuito alla strategia di divisione dall’interno un’importanza ancor maggiore che per il passato e per applicarla si sono serviti dei mezzi più subdoli. È proprio in rapporto a questa strategia che le critiche formulate contro il socialismo sono diventate più feroci che mai e hanno fatto la loro apparizione i sofismi denigratori di cui sopra. Che questa opera sistematica di denigrazione sia legata alla strategia antisocialista è provato dal fatto che tutte le attività criminali miranti a demolire il socialismo utilizzando questo tipo di diffamazione sono state compiute sotto gli auspici degli imperialisti che ne tiravano le fila. Nella fase attuale i traditori sono più attivi che mai nell’opera di denigrazione del socialismo. Ciò fa parte dei loro sforzi disperati volti a giustificare il tradimento e impedire la rinascita del socialismo. Anche adesso che in molti paesi il socialismo è stato sostituito dal capitalismo, essi continuano ad attaccare il socialismo invocando gli stessi argomenti e così svelano il loro volto ripugnante di servi degli imperialisti.
I ragionamenti che essi invocano per criticare il socialismo non contengono altro che falsità.
In origine il totalitarismo fu la concezione politica dei dittatori fascisti. I famosi dittatori Hitler e Mussolini lo utilizzarono come arma ideologica per giustificare la dittatura fascista. Essi lanciarono lo slogan ingannevole del «socialismo nazionale» e, con la pretesa che la difesa della totalità della nazione e della totalità dello Stato non dovesse lasciare il minimo spazio al movimento operaio e alla lotta di classe, negarono alle masse popolari anche le libertà e i diritti democratici più elementari e praticarono una politica dispotica di una barbarie inaudita. La natura reazionaria del totalitarismo si esprime nel fatto che, col pretesto che ogni individuo è chiamato a obbedire alla totalità, gli interessi delle masse lavoratrici vengono sacrificati alla cupidigia della classe dominante reazionaria. Quanto alla totalità di cui trattasi, essa non rappresenta le masse popolari ma, al contrario, le minoranze privilegiate dei capitalisti monopolisti e dei grandi proprietari terrieri, i grandi burocrati reazionari e le élites militari. Far passare il regime socialista, in cui le masse popolari sono padrone di ogni cosa, per un «regime totalitario» non è che un sofisma, perché significa porre le idee più progressiste, che riflettono gli interessi delle masse, allo stesso livello delle idee reazionarie dei ceti dirigenti fascisti.
Ugualmente falso e assurdo è accusare il socialismo di essere un «regime da caserma». Il modo di vita sociale dipende dall’ideologia ed è diverso a seconda del regime sociale. Il socialismo rappresenta, da un lato, l’ideologia più avanzata che ci sia, conforme alle aspirazioni intrinseche dell’uomo, e il regime socialista costituisce, d’altra parte, l’ordinamento sociale più sviluppato perché assicura alle masse popolari una vita pienamente indipendente e creativa. Non è il regime socialista ma quello capitalista che opprime l’indipendenza e la creatività delle masse popolari. Nella società capitalista il popolo lavoratore non è che lo schiavo del capitale e non può assolutamente fruire di una vita piena, indipendente e creativa. Tentare di denigrare il socialismo dipingendolo come «vita da caserma» significa in ultima analisi capovolgere la realtà e scambiare il bianco con il nero.
Falsa e assurda è anche l’accusa secondo cui il socialismo sarebbe un «sistema di comando amministrativo». I metodi di comando amministrativo sono superati perché sono i metodi di dominio tipici della società fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, impiegati per imporre con metodi coercitivi la volontà di una classe privilegiata. Nella società capitalista la vita economica si articola in maniera spontanea in virtù della legge dell’economia di mercato e lo Stato e la società non possono essere governati che con metodi di comando amministrativi. Le masse popolari non sono altro che oggetto della gestione e sono costrette a conformarsi agli ordini delle autorità amministrative. Nella società socialista invece le masse popolari dominano lo Stato e la società, occupano una posizione che riflette questa realtà e assumono pertanto le funzioni che loro competono in materia di gestione. Le caratteristiche fondamentali della gestione dello Stato e della società da parte delle masse popolari consistono nella precedenza data alla formazione politica rispetto ad ogni attività concreta, nell’aiuto alle istanze inferiori da parte di quelle superiori e nella stretta e fraterna cooperazione da parte di tutti. C’è dunque una sostanziale differenza rispetto al modo di gestione burocratica in vigore nella vecchia società, consistente nell’imporre alla base di eseguire gli ordini tramite un comando amministrativo. Se, nonostante ciò, nella pratica dell’edificazione del socialismo si è potuto constatare il ricorso a metodi amministrativi, bisogna comprendere che si tratta di un’eredità della vecchia società fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e non di un fenomeno caratteristico della società socialista. I traditori del socialismo hanno attaccato senza posa il centralismo democratico, divenuto l’oggetto privilegiato delle loro polemiche, col pretesto di combattere il «sistema di comando amministrativo». Ebbene, il centralismo democratico è un principio importante che deve essere rispettato nelle attività dello Stato socialista in cui la democrazia e il centralismo sono organicamente associati, cosa che costituisce una delle loro caratteristiche peculiari. Coloro che, nei loro paesi, agitando la bandiera della «democrazia», hanno eliminato il centralismo e prodotto l’anarchia, adesso che hanno distrutto il socialismo prendono apertamente partito per la dittatura borghese.
Se tutti questi tentativi di denigrazione del socialismo, nonostante la loro grossolanità e la loro assurdità, hanno potuto nondimeno provocare un serio turbamento degli animi, la spiegazione va ricercata nel fatto che le masse popolari non erano state conquistate alle idee socialiste. Non era facile, è vero, rendersi conto fin dal principio della natura reazionaria di questi attacchi, perché venivano condotti in modo subdolo in nome del socialismo stesso. La gente però non si sarebbe lasciata ingannare così facilmente da questa accozzaglia di sofismi se le teorie socialiste fossero state sviluppate e perfezionate per farne un sicuro metro di giudizio e se le masse popolari ne fossero state impregnate fino in fondo.
Per difendere la causa del socialismo e portarla a compimento bisogna che le idee socialiste vengano sviluppate e perfezionate senza posa e che le masse popolari ne vengano impregnate fino in fondo in modo che mantengano una fede incrollabile nel socialismo, una fede che viene dalla convinzione della bontà della costruzione socialista.
Il compagno Kim Il Sung, nostro grande dirigente, ha creato le idee del Juché e su questa base ha impresso un nuovo sviluppo alle idee socialiste perfezionandole. Nella definizione delle idee socialiste propria dell’ideologia del Juché si afferma che il socialismo rappresenta l’ordinamento sociale più avanzato possibile perché le masse popolari in esso sono padrone di ogni cosa, ogni cosa è posta al loro servizio e la società può continuare a svilupparsi ininterrottamente grazie alla forza unita delle masse popolari. La bontà della causa del socialismo sta precisamente nel fatto che essa pone le masse popolari nella posizione di padrone dello Stato e della società e assicura loro abbondanza di vita indipendente e creativa. Se il nostro popolo avanza sulla via del socialismo, senza minimamente scomporsi nonostante la violenza della tempesta antisocialista, ciò avviene perché ha una fede incrollabile nella bontà della causa del socialismo del Juché.
Se lo sforzo di sviluppo e perfezionamento delle idee socialiste conformemente alle esigenze dell’epoca contemporanea e dello sviluppo della rivoluzione fosse stato compiuto in tutti i paesi e se le masse popolari fossero state impregnate fino in fondo di queste idee e, avendole assimilate, ne avessero fatto il loro credo, non avremmo assistito al dramma della sconfitta del socialismo; nutrite invece di illusioni sulla società capitalista, anziché comprenderne la natura reazionaria e corrotta, le masse si sono lasciate fuorviare ideologicamente fino a far crollare il socialismo. L’esperienza dimostra che per difendere e promuovere la causa del socialismo bisogna perfezionare le idee socialiste e impregnare di esse le masse popolari in modo che le facciano proprie fino in fondo.
Per difendere e sviluppare costantemente l’opera socialista bisogna fare in modo che la gente non solo abbia una fede incrollabile nel socialismo ma consideri proprio dovere morale difenderlo. Nella società fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo la politica della classe dominante e la morale delle masse lavoratrici sono in contrapposizione. Nella società socialista invece, in cui le masse popolari sono padrone dello Stato e della società, la politica e la morale sono in perfetto accordo. L’istituzione della morale socialista in tutti gli ambiti garantisce la stretta unione delle masse popolari sul piano politico e morale. In effetti solo quando la morale socialista fondata sulla fraternità e sul senso del dovere rivoluzionario è attiva nella pratica quotidiana, il socialismo può mettere radici nella vita reale. Questa è la condizione necessaria affinché le masse popolari possano edificare con successo il socialismo, compiendo il loro dovere e assumendo effettivamente il ruolo di padrone della società, difendendo con fermezza la causa del socialismo e portandola avanti fino in fondo con successo superando ogni sorta di difficoltà. Se sul cammino dell’edificazione del socialismo si può incontrare gente disposta a tradire la rivoluzione, ciò avviene perché non sono veramente convinti dell’ideale socialista e non lo sentono come un obbligo morale. La causa del socialismo è la causa stessa del popolo. Tradire il socialismo significa tradire il popolo, cioè commettere il più immorale degli atti. Coloro che tradiscono l’alta fiducia che i membri del partito e il popolo hanno riposto nelle loro persone, grazie alla quale sono giunti a occupare posti importanti nella direzione del partito e dello Stato, commettono una delle azioni più vili. Se qualcuno invece abbandona il proprio posto perché si riconosce incapace o lascia individualmente il partito per una qualche ragione importante, si potrebbe dire che agisce in modo relativamente onesto.
Se coloro che fino a poco tempo fa non facevano che proclamare la loro fedeltà agli ideali del socialismo hanno potuto trasformarsi in traditori di questa stessa causa, è perché in ultima analisi non avevano una fede totale nel socialismo e non ne avevano preso coscienza dal punto di vista morale. Ciò significa che la trasformazione ideologica, che punta a inculcare questa fede e questa coscienza morale in tutti i membri della società, è il compito fondamentale e prioritario per la difesa e la realizzazione piena dell’opera socialista.
La trasformazione ideologica deve essere intimamente legata alla pratica dell’edificazione del socialismo. L’obiettivo principale che si pone quando si vogliono impregnare le masse delle idee socialiste è il successo, raggiungibile facendo appello alla forza delle masse dotate di coscienza rivoluzionaria, nella costruzione del socialismo, che assicura loro una vita sempre più sovrana e creativa. Senza la pratica dell’edificazione socialista è impossibile impregnare la masse in modo adeguato delle idee socialiste. Si ha veramente bisogno del socialismo per vivere solo se esso è edificato correttamente in modo che se ne sperimenti il valore nella vita reale.
Il partito e lo Stato della classe operaia devono impegnarsi per il buon esito della costruzione del socialismo affinché esso manifesti in pieno tutto il proprio valore.
E questo valore consiste fondamentalmente nel fatto che le masse sono padrone di ogni cosa.
Per essere padrone di ogni cosa le masse popolari devono esserlo innanzitutto nell’ambito politico. Solo in questo modo possono esserlo in tutti gli aspetti della vita sociale. La politica socialista è una politica popolare, di cui sono padrone le masse. In una società fondata sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo la politica serve essenzialmente a assicurare il dominio della classe sfruttatrice, mentre le masse lavoratrici non fanno altro che subirla. Nella società capitalista la vita umana si sviluppa in modo spontaneo con i soggetti che agiscono solo per assicurare la propria esistenza. Ma nella società socialista le masse popolari, essendo padrone della politica, organizzano e guidano in modo unitario tutti i settori della vita sociale.
Qualsiasi politica richiede l’azione di un’organizzazione politica. Nella società socialista, per esercitare i loro diritti di padroni dello Stato e della società e assumersi la responsabilità che questa condizione comporta, le masse popolari devono avere un’organizzazione politica che ne rappresenti la volontà e gli interessi. Il partito e lo Stato della classe operaia rappresentano in questa società la volontà e gli interessi delle masse popolari. Il partito della classe operaia costituisce la suprema organizzazione politica, mentre il potere dello Stato rappresenta l’organizzazione politica avente la massima globalità. Il partito e il potere statale della classe operaia assicurano alle masse popolari la posizione e il ruolo di padroni dello Stato e della società.
L’organizzazione politica della società socialista deve agire secondo logiche politiche che corrispondano alla sua natura di rappresentante della volontà e degli interessi delle masse popolari. La creazione di logiche politiche conformi alla natura della società socialista è condizione essenziale di una politica popolare. La sola esistenza del partito della classe operaia e del potere socialista non basta: le masse popolari non sono in grado di esercitare i loro diritti e di adempiere ai loro doveri di padroni veri della politica se non stabiliscono logiche politiche nuove e socialiste.
La via del socialismo è una via inesplorata; creare logiche politiche che ad essa corrispondano è un compito difficile e complesso. Nonostante ciò, molti, aggrappandosi alla teoria convenzionale per cui la politica sarebbe determinata dal sistema economico, hanno creduto che, una volta instaurato il regime socialista, governare lo Stato e la società sarebbe stato facile. Ciò ha impedito un’accurata messa a punto di logiche politiche conformi alla natura della società socialista e ha consentito che le logiche vigenti nella società del passato fossero riproposte sotto diversi aspetti. Se ci sono fenomeni propri delle logiche politiche della vecchia società che non sono stati eliminati dalla società socialista, ciò è dovuto anche a difetti di comprensione della natura delle organizzazioni politiche socialiste, ben distinte da quelle della vecchia società. In passato si è ritenuto generalmente che un partito fosse un reparto organizzato di una determinata classe per la difesa dei propri interessi e quindi un’arma della lotta di classe e che il potere statale servisse alla classe dominante come organismo autoritario destinato a stabilire il proprio dominio politico sulla società. Di conseguenza nella costruzione delle attività del partito e del potere statale si è messo l’accento soprattutto sulla crescita delle loro funzioni e del loro ruolo rispettivamente di arma della lotta di classe e di strumento di esercizio dell’autorità. Ma l’essenza del partito della classe operaia e del potere socialista sta innanzitutto nel fatto che essi sono al servizio del popolo. Solo adottando con fermezza questo punto di vista è possibile adattare la loro azione nella lotta di classe e il loro esercizio dell’autorità politica alle esigenze sovrane delle masse popolari. Essere al servizio del popolo: ecco dove sta la natura e il valore del partito e del potere statale della classe operaia, che sono sostanzialmente diversi da quelli della classe degli sfruttatori. Il minimo privilegio è intollerabile nelle loro attività di servitori del popolo. Per sua natura il socialismo esclude ogni privilegio. L’abuso d’autorità e la burocrazia nella pratica socialista del passato derivano dal fatto che il partito e il potere statale non sono stati costruiti in funzione della loro missione di servitori del popolo.
L’abuso d’autorità e la burocrazia sono il prodotto di idee opposte al socialismo e l’espressione di metodi antisocialisti. Possono essere eliminati se la società socialista segue scrupolosamente la linea adottata, sotto la giusta direzione del partito della classe operaia, in favore delle masse, per portare le masse popolari ad assumere la posizione che loro spetta e a svolgere le funzioni che loro competono di padrone dello Stato e della società. Per estirpare l’abuso d’autorità e la burocrazia nella società socialista bisogna che tutti i quadri siano disposti a servire fedelmente il popolo. La parola d’ordine «Al servizio del popolo!», lanciata dal nostro partito, riflette esplicitamente l’atteggiamento e la posizione che i quadri devono adottare nei confronti del popolo e il metodo con cui devono lavorare per il suo bene. La nostra esperienza dimostra che l’abuso d’autorità e la burocrazia, eredità della vecchia società, possono essere eliminati in radice se nei confronti dei quadri si procede con energia alla formazione ideologica e alla lotta ideologica, al fine di migliorare i loro metodi e il loro stile di lavoro.
Senza formazione e lotta ideologica l’abuso d’autorità e la burocrazia, lungi dallo scomparire, vengono incoraggiati. E quando, nella società socialista, trovano condizioni favorevoli hanno l’effetto di allontanare le masse popolari dal partito e dallo Stato, a tutto vantaggio dei nemici del socialismo. Le realtà dei paesi in cui il socialismo è crollato stanno lì a dimostrarlo. In quei paesi il popolo voleva un socialismo senza abuso d’autorità e burocrazia, non voleva il capitalismo. E tuttavia in certi paesi l’indebolimento della fiducia popolare nel partito e nel governo, dovuto all’abuso d’autorità e alla burocrazia, ha fornito l’occasione per compiere atti di tradimento: contro il socialismo sono state lanciate critiche assurde, assimilandolo al «totalitarismo», e per indurre il popolo in errore e sollevarlo contro il partito al potere e il governo in regime socialista, si è fatto largo uso di ipocriti propositi di instaurazione di un «socialismo umano e democratico». L’eliminazione del socialismo però non ha portato al popolo il «socialismo umano e democratico» ma il capitalismo con tutti i suoi mali: sfruttamento, oppressione, disuguaglianze sociali, ogni sorta di calamità sociali a cominciare dalla criminalità. Nei paesi in cui il socialismo è crollato e in cui è stato restaurato il capitalismo, l’abuso d’autorità e la burocrazia, lungi dallo scomparire, sono stati regolamentati, legalizzati e generalizzati.
Il valore essenziale del socialismo sta nel fatto che esso pone ogni cosa al servizio delle masse popolari.
Ogni cosa è al servizio delle masse popolari: ciò significa che tutte le attività del partito e dello Stato sono finalizzate a garantire alle masse popolari le libertà e i diritti autentici e una vita confortevole e conforme ai criteri moderni. I nemici del socialismo danno sfogo al loro odio chiamando «vita da caserma» quella che è la vita sovrana e creativa che il partito e lo Stato assicurano, sotto la propria responsabilità, alle masse popolari.
Il socialismo garantisce una vita confortevole e un alto livello di civiltà alle masse popolari. L’aspirazione che le masse popolari hanno sempre avuto a una vita priva di assilli e di ansie non è realizzabile che nella società socialista in cui il partito e lo Stato devono rispondere delle condizioni di vita del popolo. Ciò è inimmaginabile nella società capitalista. Anche coloro che hanno un livello di vita relativamente alto sono in preda a un senso permanente di inquietudine, perché la società capitalista è tale che possono sempre rischiare di cadere nel baratro del fallimento, della disoccupazione e della miseria. E poi vivere come una minoranza benestante e oziosa, senza pensare agli altri, non può essere considerato degno dell’essere umano. La vita felice e degna che risponde alle esigenze intrinseche dell’uomo è la vita creativa che si conduce trasformando il mondo, è la vita sana ed eguale per tutti di cui tutti possono parimenti godere. Soltanto nel quadro di una vita di questo tipo ogni essere umano può provare l’orgoglio di essere padrone del mondo e la gioia d’essere membro a pieno titolo della società. La vita creativa, sana ed eguale per tutti che risponde alle esigenze intrinseche dell’uomo non può realizzarsi pienamente se non nella società socialista, in cui il partito e lo Stato devono rispondere delle condizioni di vita del popolo.
La cosa più importante nella vita di un uomo è la capacità di rispondere alle esigenze dell’ideale politico: vivere circondati dall’affetto e dalla fiducia della collettività sociale, uniti e in collaborazione con gli altri. Nella società capitalista, in cui la dignità e la personalità del popolo lavoratore vengono colpite senza pietà dai privilegi e dagli arbitri del capitale, la gente non può realizzare con dignità la propria dimensione politica complessiva e non può godere di una vita degna dell’uomo. Solo nella società socialista, in cui ogni dominio privilegiato sull’uomo è stato abolito e in cui, grazie alla direzione e all’impegno del partito e dello Stato, sono assicurate le libertà e i diritti autentici, l’uomo può godere di una vita degna della propria natura e tale da rispondere alle esigenze della dimensione complessiva del suo essere.
Il socialismo riunisce tutte le condizioni necessarie perché l’uomo possa condurre un’esistenza tranquilla grazie a un perfetto ordinamento sociale. L’ordinamento sociale socialista è un ordinamento rivoluzionario che consente alle masse popolari di condurre una vita tranquilla e libera, al riparo da ogni minaccia sotto la protezione del partito e dello Stato. È un ordinamento collettivista liberamente seguito dalle masse popolari. Distruggere l’ordinamento sociale socialista significa commettere il crimine di esporre le masse popolari a piaghe sociali di ogni sorta e in particolare alla criminalità. Nei paesi in cui l’ordinamento sociale socialista è stato distrutto, si sono subito manifestate calamità sociali di ogni tipo mentre parassiti e criminali di ogni risma hanno incominciato a fare il bello e il cattivo tempo.
Se i traditori del socialismo continuano a cantare il ritornello della «vita da caserma», di cui si è vista la falsità, è perché cercano stupidamente di nascondere gli atti di tradimento di cui si sono resi responsabili consegnando il popolo lavoratore alla disoccupazione, alla miseria e alle calamità sociali.
Il valore essenziale del socialismo sta nel fatto che la società si sviluppa senza sosta grazie alla forza che sprigiona dall’unità delle masse popolari.
Lo sviluppo della società comporta l’elevamento della posizione e della funzione dell’uomo nel mondo e ciò significa aumento dell’indipendenza, della creatività e della coscienza, che sono attributi dell’uomo. In altre parole la funzione che l’uomo svolge è tanto più elevata quanto più cresce la sua mentalità indipendente e la sua capacità creativa e questa crescita porta con sé a sua volta la crescita della ricchezza sociale e il miglioramento dei rapporti sociali. Per comprendere quale società avrà maggiori capacità di sviluppo bisogna dunque vedere qual è la società che consente di valorizzare al massimo l’indipendenza, la creatività e la coscienza dell’uomo. L’indipendenza e la creatività dell’uomo sono garantite dalla coscienza; si può dunque affermare che la coscienza ha una funzione determinante nell’attività umana. Pertanto anche la mentalità ha una funzione determinante. La mentalità, in cui si riflettono aspirazioni e interessi, determina il fine e l’orientamento delle azioni umane, la volontà e la combattività dell’uomo. Per questo il fattore essenziale dello sviluppo sociale va ricercato nella mentalità. Per poter dare impulso allo sviluppo sociale è necessaria una mentalità indipendente; la forma suprema dello sviluppo della coscienza indipendente delle masse popolari è la mentalità socialista. È incontestabile che il socialismo, società che progredisce grazie alla coscienza rivoluzionaria e all’elevata energia creativa delle masse popolari impregnate dalle idee socialiste, è anche la società che si caratterizza per la maggiore capacità di sviluppo.
L’instaurazione del regime socialista crea le condizioni socio-economiche necessarie affinché tutti i membri della società si uniscano e collaborino secondo un unico ideale, ma questa unione e questa collaborazione non si realizzano spontaneamente. Per rafforzare l’unità e la coesione della società bisogna rafforzare la formazione ideologica socialista. Ebbene, non si è compreso che la forza principale che dà impulso allo sviluppo della società socialista sta nell’unità e nella collaborazione basate sulla coscienza elevata delle masse popolari. La pratica socialista perciò ha fatto registrare dei casi in cui il lavoro di trasformazione della mentalità degli uomini è stato trascurato. In particolare si è constatata la tendenza a cercare la forza motrice dello sviluppo economico socialista nel fattore economico, chiamato adattamento dei rapporti di produzione alla natura delle forze produttive, e a incrementare gli stimoli alla produzione solo per mezzo di leve economiche come l’interesse materiale. Naturalmente si possono benissimo usare le leve degli stimoli materiali, perché il socialismo è una società transitoria, ma ciò a condizione che la priorità sia data alla formazione nelle idee socialiste. In altre parole bisogna osservare il principio seguente: combinare attentamente gli stimoli politici e morali e quelli materiali, dando però priorità ai primi. Se si mettesse l’accento esclusivamente sull’interesse materiale, la gente diventerebbe egoista, la società piomberebbe nel caos e le basi stesse del socialismo verrebbero compromesse. Nei paesi in cui si è rinunciato a dare impulso alla formazione socialista per incoraggiare invece l’egoismo individuale, la costruzione economica del socialismo è entrata in una fase di ristagno e prendendo a pretesto questo fatto e con la scusa di voler combattere il sistema di comando amministrativo si è finito per rifiutare la direzione dell’economia socialista da parte del partito e dello Stato della classe operaia e si è introdotta l’economia di mercato capitalista.
Nella società socialista uno dei compiti fondamentali del partito e dello Stato della classe operaia consiste nella direzione dell’economia con mezzi politici e in modo centralizzato e pianificato, perché il partito e lo Stato hanno il dovere di vigilare, sotto la loro diretta responsabilità, sulle condizioni di vita delle masse popolari. Rinunciare a questa funzione significa dunque sottrarsi alla responsabilità di garantire la vita delle masse popolari. Nella società socialista, a seconda delle condizioni date e delle esigenze della rivoluzione in ciascun paese, il modo in cui il partito e lo Stato della classe operaia dirigono l’economia può variare da un paese all’altro, ma non è possibile la rinuncia a dirigere l’economia. Un’economia che non sia diretta dal partito e dallo Stato della classe operaia non è un’economia socialista; una società che non si basi sull’economia socialista non è una società socialista. La valorizzazione dei vantaggi dell’economia socialista dipende dal modo in cui il partito e lo Stato dirigono l’economia. La nostra esperienza mostra che una gestione dell’economia oculata e conforme alle esigenze proprie della società socialista la si ha quando i comitati di partito dirigono l’economia in modo collegiale, quando la linea adottata nei confronti delle masse viene applicata, il lavoro politico precede ogni altra attività e i quadri applicano metodi di lavoro rivoluzionari e uno stile di lavoro popolare.
I traditori del socialismo hanno avviato la trasformazione della proprietà socialista in proprietà privata con l’argomento che il «sistema di comando amministrativo» sarebbe da addebitarsi proprio al peso preponderante della proprietà statale. La proprietà socialista, costituita dalla proprietà statale di tutto il popolo e dalla proprietà cooperativa, costituisce la base socio-economica che permette alle masse popolari di occupare la posizione che loro spetta in qualità di padrone dello Stato e della società e di svolgere le funzioni che questo loro ruolo comporta. Quando la proprietà socialista viene distrutta e trasformata in proprietà privata, i mezzi di produzione privatizzati, prima o poi, quale che sia il metodo di privatizzazione, passeranno nelle mani di un pugno di sfruttatori, cioè di privilegiati e speculatori. È trascorso pochissimo tempo dall’inizio della campagna di privatizzazione nei paesi in cui il socialismo è fallito, ma già sono emersi i superricchi, mentre la grande maggioranza dei lavoratori si dibatte nella disoccupazione e nella miseria. I fatti storici dimostrano dunque che il rifiuto della direzione dell’economia da parte del partito e dello Stato della classe operaia e la soppressione della proprietà socialista, quale che ne sia il pretesto, non conducono ad altro che alla restaurazione del regime di sfruttamento capitalista.
Tutte le perniciose campagne di propaganda antisocialista che dipingono il socialismo come «totalitarismo», «regime da caserma» o «sistema di comando amministrativo», puntano anche a denigrare il collettivismo socialista per esaltare l’individualismo borghese. Ciò significa che la lotta che oppone i socialisti ai traditori del socialismo è lotta tra il socialismo, basato sul collettivismo, e il capitalismo che si basa sull’individualismo.
Per far fallire i complotti dei traditori e difendere la causa del socialismo bisogna applicare a fondo i principi collettivisti in tutti gli ambiti della vita sociale.
Il collettivismo costituisce la sostanza del socialismo e insieme la fonte della sua superiorità e vitalità. È un’ideologia che dà più importanza agli interessi della collettività che non a quelli degli individui. In regime socialista, con le masse operaie trasformate in lavoratori socialisti, la società costituisce una comunità perfettamente unita dall’identità degli interessi. In una società siffatta, il collettivismo si esprime con grande intensità perché il singolo attribuisce un valore altissimo agli interessi dello Stato e della società. Ma il collettivismo socialista non sta in contrapposizione all’interesse individuale, anzi costituisce la migliore associazione possibile tra gli interessi dei singoli. In regime socialista chi lavora per lo Stato e per la società lavora per le masse popolari che ne sono i padroni. Le masse popolari costituiscono una comunità sociale composta di lavoratori; difendere gli interessi delle masse equivale dunque a difendere gli interessi di ogni singolo lavoratore membro di questa comunità. In sostanza il collettivismo socialista esige che si mettano in primo piano gli interessi dello Stato e della società, nel quadro dei quali ciascuno realizza gli interessi propri. Il collettivismo socialista non si oppone agli interessi dell’individuo bensì alla tendenza a promuovere questi interessi a detrimento di quelli dello Stato e della società. Non è il collettivismo socialista ma l’individualismo borghese che pregiudica gli interessi personali dell’individuo. Sacrificare gli interessi dei lavoratori a profitto di un’infima minoranza di sfruttatori: questa è la natura reazionaria dell’individualismo borghese. È questo individualismo che sta all’origine di tutte le contraddizioni e le piaghe sociali del regime capitalista.
Il collettivismo ha conosciuto un continuo sviluppo come ideologia del socialismo. L’avvento del marxismo riveste un’importanza storica nello sviluppo dell’ideologia collettivista. Il marxismo ha messo in evidenza la verità che nessuno può realizzare individualmente la propria liberazione e che invece la forza unita della classe operaia può eliminare lo sfruttamento e l’oppressione dell’uomo sull’uomo e portare all’umanità libertà e uguaglianza reali.
Il compagno Kim Il Sung, nostro grande dirigente, ha elaborato le idee del Juché e su questa base ha sviluppato e perfezionato le idee socialiste sotto nuovi aspetti, portando così l’ideologia collettivista a uno stadio nuovo e superiore. Con le idee del Juché si afferma l’idea originale che sono le masse popolari e non gli individui che creano la storia e forgiano il destino dell’umanità ed esse devono unirsi e formare un’unica entità socio-politica per poter plasmare il loro destino in piena indipendenza e in modo creativo.
Un individuo isolato non può essere la forza motrice del movimento storico né godere di quell’integrità socio-politica di cui abbisogna un essere sociale dotato di indipendenza, creatività e coscienza. Il luogo che consente di avere questa forza vitale è la collettività sociale. Solo integrandosi in questa collettività e condividendone la sorte il singolo può beneficiare di questa integrità e non condurre una esistenza ordinaria, bensì vivere e svilupparsi in piena indipendenza e in modo creativo come padrone del proprio destino.
In una collettività sociale in cui le masse popolari, forza motrice della storia, formano un’entità socio-politica, regnano i principi della fratellanza e del senso del dovere rivoluzionario: ognuno condivide la sorte degli altri e della collettività; tutti si aiutano reciprocamente e si dedicano gli uni agli altri. Il collettivismo socialista, che incarna il principio «Uno per tutti, tutti per uno», esprime precisamente questo rapporto di fratellanza e di senso del dovere rivoluzionario in seno a una collettività in cui i singoli condividono la stessa sorte. Il socialismo del nostro paese, basato sulle idee del Juché, è la società in cui il collettivismo socialista si esprime con la massima intensità.
L’idea del collettivismo propria del nostro partito è scaturita dalla lotta rivoluzionaria antigiapponese organizzata e diretta dal compagno Kim Il Sung, nostro grande dirigente. Dovendo superare difficoltà indescrivibili, i comunisti coreani si sono uniti intorno al leader della rivoluzione formando una solida entità socio-politica e hanno così fornito un modello di legame profondo, basato sul collettivismo, tra le fila dei rivoluzionari e le masse popolari. Nel nostro paese le cause sociali che impedivano l’unità e la coesione collettivista delle masse popolari sono state estirpate in due fasi di rivoluzione sociale; col progredire dell’edificazione del socialismo e con l’approfondirsi e svilupparsi della formazione collettivista, tutto il popolo ha formato un’entità socio-politica, forza motrice sovrana della rivoluzione, intorno al partito e al leader, e lo stile di vita collettivista, basato sulla fratellanza e sul senso del dovere rivoluzionario, ha potuto manifestarsi pienamente in tutti gli ambiti della vita sociale.
Attualmente il nostro popolo fa fronte alle sue responsabilità di padrone dello Stato e della società e svolge le funzioni che gli competono in tutti gli ambiti della vita sociale — politici, economici, culturali, ecc. — e procede strettamente unito in un’unica volontà intorno al partito e al leader, condividendone la sorte nel bene e nel male per portare a termine l’opera rivoluzionaria del Juché. Non bisogna considerare la vita umana esclusivamente dal punto di vista materiale, ma bisogna vederla soprattutto dal punto di vista della vita socio-politica che gli uomini conducono in qualità di veri padroni dello Stato e della società. La vita sovrana e creativa del nostro popolo è una vita autenticamente umana perché mette in evidenza il valore essenziale del nostro socialismo che privilegia le masse popolari e realizza il collettivismo socialista.
Nella società socialista, in cui le masse popolari detengono il potere statale e la proprietà dei beni materiali e culturali, ognuno ha diritto a una vita sovrana e creativa e tutti hanno la responsabilità di sviluppare costantemente insieme questa esistenza. Da noi non c’è nessun disoccupato, non c’è nessuno che resti emarginato dal sistema scolastico o privo di cure in caso di malattia e non c’è nessuno che vada in giro a mendicare. Tutti contribuiscono nella misura delle proprie capacità creative nel quadro di incarichi adeguati alle proprie attitudini e capacità, tutti conducono una vita ugualmente felice senza essere afflitti dalle preoccupazioni materiali e beneficiando, come padroni dello Stato e della società, di una vita politica indipendente in seno a una determinata organizzazione politico-sociale.
Il nostro partito, che è la direzione politica della società ed è un partito rivoluzionario ispirato al Juché, è responsabile delle sorti del popolo, lo guida e si preoccupa attentamente di tutti gli aspetti della sua vita; con la sua direzione collegiale il comitato di partito, che rappresenta l’organismo supremo in ogni centro di attività, garantisce la pienezza dei diritti sovrani del popolo lavoratore e organizza con cura le sue attività creative. L’unità di pensiero tra i superiori e i subalterni e la collaborazione improntata a spirito fraterno tra tutti è entrata negli usi e nei costumi del nostro paese. Il partito è al servizio delle masse popolari che da parte loro seguono le sue direttive e tutti condividono la stessa sorte nel bene e nel male: qui sta la fonte della grande fierezza del nostro popolo, questa è la ragione della sua invincibilità. Se il nostro socialismo rimane ben saldo in mezzo a ogni tempesta è perché il leader, il partito e le masse sono strettamente uniti in un’unica volontà e le masse popolari, sotto la direzione del partito e del leader, creano una vita nuova conforme alla loro volontà sovrana.
Denigrare la vita nuova, socialista, in base a parametri obsoleti, già messi in soffitta dalla storia, è un’operazione di assai breve respiro. Valori nuovi possono essere valutati soltanto con criteri nuovi. La realtà conferma sempre più chiaramente che quanti propugnano il ritorno all’antico non hanno un nuovo modo di pensare. È ridicolo che si parli di nuovo modo di pensare quando non si riesce nemmeno a distinguere il collettivismo dal totalitarismo; è soltanto un modo di nascondersi, falsificando le realtà del socialismo e applicando, per restaurare il capitalismo, mentalità e criteri che hanno fatto il loro tempo.
Bisogna che sappiamo trarre i giusti insegnamenti dalle sconfitte del socialismo in certi paesi e, respingendo categoricamente tutte le calunnie della marmaglia antisocialista, dimostriamo quell’intelligenza e quel coraggio che possono trasformare a nostro favore una congiuntura sfavorevole e raddoppiamo le forze nella marcia verso l’avvenire radioso dell’umanità.
 
Kim Jong Il, Opere scelte, vol. XIII, Edizioni in lingue estere, Pyongyang 2009, pp. 315-332.

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