Colloquio con il Segretario generale dell'Associazione d'Amicizia Italia-Corea

COLLOQUIO CON IL SEGRETARIO GENERALE DELL'ASSOCIAZIONE D'AMICIZIA ITALIA-COREA

3 settembre 1977
 

Vi sono grato per avere già visitato più volte il nostro paese, per essere tornati anche stavolta ed aver fatto così tanto per rafforzare la solidarietà fra il popolo coreano e il popolo italiano. Sono particolarmente felice di vedervi accompagnato dalla vostra famiglia nella presente visita.
Per tramite vostro invio i miei saluti a tutto il popolo italiano, ai quadri dell’Associazione d’Amicizia Italia-Corea e al Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano, nonché al compagno Segretario generale Enrico Berlinguer.
Avete appena affermato di esser stati oggetto della calorosa accoglienza del nostro popolo, ma per noi è naturale ricevervi con una simile ospitalità, con giusta ragione. Ogniqualvolta una delegazione coreana è si è recata in Italia, le avete sempre offerto la buona accoglienza riservata in genere ai vostri fratelli e parenti. Ne sono alquanto commosso, e vi ringrazio ancora una volta. Voi fate veramente del vostro meglio per favorire l’amicizia e la solidarietà fra i popoli coreano e italiano. Sono lieto di apprendere che il Partito Comunista Italiano e il compagno Enrico Berlinguer aderiscono al principio dell'indipendenza.
In questi giorni certuni attaccano il compagno Carrillo, accusandolo di un preteso “eurocomunismo” e chissà cos’altro. Di certo non può esistere né un “comunismo europeo”, né un “comunismo asiatico”, né un “comunismo americano”. Non c’è che un solo comunismo per tutti. Dunque la parola “eurocomunismo” è un’invenzione dei capitalisti, non dei comunisti, penso. Oggi i partiti comunisti d’Europa (in particolare il PCI, il PCF e il PCE, partiti attivi nei paesi capitalistici sviluppati, così come quelli di molti altri paesi ancora) professano l'indipendenza; è cosa buona e giusta, perché a ciascun popolo spetta di decidere da sé il destino della rivoluzione nel proprio paese.
Le esperienze acquisite da un paese nella rivoluzione, qualunque esso sia, non possono in nessun caso essere imposte ai partiti degli altri paesi.
La nostra epoca è ben diversa da quella in cui Lenin organizzò la III Internazionale. A quel tempo il compagno Berlinguer ed io eravamo entrambi degli scolaretti in tema di marxismo-leninismo. Ma adesso i nostri capelli sono già bianchi. Noi possediamo oggi tali ricchezze teoriche e sperimentali che siamo in grado di risolvere da soli i problemi che sorgono nella rivoluzione del nostro paese, e tracciamo la nostra linea di condotta rivoluzionaria in piena indipendenza. Abbiamo già attraversato tutte le fasi della rivoluzione. E siamo giunti alla conclusione che tutti i partiti sono tenuti a guidare il movimento rivoluzionario in rapporto alle realtà dei loro rispettivi paesi. Attualmente il PCI, il PCF e il PCE cercano di portare il movimento operaio a uno stadio superiore, facendo leva sul vasto fronte unito che hanno formato con parecchi altri partiti dei loro rispettivi paesi; è molto importante. La formazione di un simile fronte unito permette alla rivoluzione di non indietreggiare, bensì di avanzare. Per questo sosteniamo attivamente la linea del vostro Partito. La nostra posizione in questo campo è stata già trasmessa al Comitato Centrale del PCI. Però vi prego di informarlo ancora una volta.
Il nostro Partito e il PCI si attengono entrambi al principio dell'indipendenza. Per i partiti comunisti mantenere l'indipendenza significa assumere davvero una posizione tesa a difendere la purezza del marxismo-leninismo. Si tratta di sviluppare il movimento rivoluzionario nei loro rispettivi paesi ed ottenere così la vittoria della rivoluzione. Ciò costituisce il principale criterio per sapere se la purezza del marxismo-leninismo viene preservata o no. Per questo riteniamo giusta la politica praticata dal vostro Partito.
Applicando il marxismo-leninismo in maniera dogmatica non si può risolvere nessun problema. La rivoluzione socialista d’Ottobre ha di per sé grande importanza. Tutti i comunisti sono unanimi nell’esaltare ed approvare l’alto merito avuto da Lenin inaugurando l’era della rivoluzione socialista. Tuttavia un’esperienza vecchia di sessant’anni non può più essere applicata pari pari nell’odierna lotta rivoluzionaria di tutti i paesi, per ovvi motivi. Lenin aveva tracciato una linea rivoluzionaria che valeva soprattutto per la sua epoca.
Lo stesso dicasi per Marx ed Engels. Poiché avevano analizzato il problema della rivoluzione in base a ciò che osservavano vivendo in un paese capitalistico altamente sviluppato, essi credevano che le rivoluzioni socialiste stessero per scoppiare l’una dopo l’altra e trionfare rapidamente su scala mondiale. Dunque consideravano breve il periodo di transizione dal capitalismo al socialismo. Quanto a Lenin, egli ha intrapreso la rivoluzione in un paese capitalistico arretrato, non in un paese sviluppato; perciò riteneva che questo periodo di transizione fosse un po’ più lungo di quanto avevano pensato gli stessi Marx ed Engels.
Ai giorni nostri invece non si può nemmeno contemplare un periodo di transizione così breve, giacché la rivoluzione si svolge nei paesi sottosviluppati. Non dobbiamo intendere il marxismo-leninismo come un sistema meccanico. Per questo mi è capitato di tenere una conferenza sul problema del periodo di transizione dal capitalismo al comunismo per i nostri quadri. Bisogna esaminare ogni cosa in funzione della pratica della rivoluzione nel proprio paese. La realtà dimostra che l’applicazione dogmatica del marxismo-leninismo non è una soluzione.
Attualmente voi e noi ci opponiamo al dogmatismo. È un atteggiamento giustissimo. Non possiamo che trionfare perché siamo sulla buona strada. Per il partito di ogni paese attenersi al principio dell'indipendenza e risolvere i problemi della rivoluzione conformemente alla propria realtà nazionale significa restar fedele all’internazionalismo proletario e alla causa del comunismo. Speriamo che in futuro i rapporti d’amicizia tra i popoli coreano e italiano si sviluppino e si rafforzino ulteriormente in base al principio dell'indipendenza.
Oggi eviterò di parlare a lungo dei problemi teorici con voi. Tuttavia li ho appena menzionati per evidenziare che la solidarietà fra noi è tanto più profonda in quanto risolviamo tutti i nostri problemi in completa indipendenza.
Quest’anno il nostro paese ha ottenuto un raccolto abbondante. Per vivere l’uomo ha bisogno di che mangiare e vestirsi. L’alimentazione e l’abbigliamento sono i problemi essenziali nella vita quotidiana. Il nostro popolo non si preoccupa più né dell’una né dell’altro. In questo momento preparo una sessione plenaria del Comitato Centrale del Partito, che si aprirà dopodomani. Ho scritto alcune Tesi sull’insegnamento socialista e conto di presentarle a questa sessione plenaria. Ai giorni nostri i paesi socialisti non riescono a dare una risposta esatta al problema dell’insegnamento. Per la classe operaia al potere è molto importante educare nel modo opportuno la generazione emergente. Noi consideriamo la sua educazione come un problema fondamentale. Non appena la prossima sessione plenaria del Comitato centrale del partito avrà approvato le mie Tesi sull’insegnamento socialista, ve ne farò spedire una copia. Non siamo ancora riusciti a riunificare la nostra patria. Il nostro compito è smascherare completamente la natura reazionaria dei fantocci sudcoreani e le manovre aggressive degli imperialisti americani agli occhi del mondo intero e riunificare la nostra patria. Pertanto ci auguriamo che continuiate a sostenere la lotta del nostro popolo per la riunificazione della patria. Quanto a noi, faremo del nostro meglio per la nostra riunificazione.
Ancora una volta vi auguro un caloroso benvenuto nel nostro paese e vi ringrazio di cuore per la vostra promessa di adoperarvi sempre a favore dell’amicizia e della solidarietà fra i popoli di Corea e d'Italia.


Kim Il Sung, Opere, vol. 32, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 1988, pagg. 340-43 ed. ing.

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