La causa del socialismo è invincibile
LA CAUSA DEL SOCIALISMO È INVINCIBILE
Nina Andreeva, segretario
generale del Partito comunista
pansovietico dei bolscevichi
Lezione tenuta di fronte agli insegnanti e
agli studenti dell’Università Kim Il Sung
6 ottobre 1992
Edizioni in lingue estere
Pyongyang, Corea
1992
Cari compagni e amici,
Creatori-costruttori ed eroici difensori del socialismo in Corea,
Stimati colleghi, insegnanti e scienziati dell’Università Kim Il Sung.
Permettetemi di salutarvi cordialmente a nome del Partito comunista pansovietico dei bolscevichi che è sorto sulle rovine del Partito comunista dell’Unione Sovietica e in nome del popolo sovietico che non si è arreso di fronte al tradimento della cricca di Gorbačëv e ai successivi tragici eventi della rovina del paese, e anche a nome di quanti combattono con perseveranza per la restaurazione dell’Unione Sovietica e del socialismo. Vorrei anche congratularmi con voi per il 47º anniversario della fondazione del Partito del lavoro di Corea, significativa festività vicinissima, ed augurarvi nuovi successi nell’edificazione del socialismo sotto la saggia guida del compagno Kim Il Sung, il grande leader, segretario generale, Presidente e Generalissimo, e del compagno Kim Jong Il, il caro leader, membro del Presidium dell’Ufficio politico del Comitato centrale del partito, comandante supremo e Maresciallo — straordinarie figure del movimento comunista e operaio internazionale dell’epoca odierna.
Molti di voi seduti in questa sala potrebbero chiedere: perché sono qui davanti a voi, che cosa posso dire a voi, i costruttori del socialismo in Corea, che l’epoca attuale ha posto all’avanguardia del progresso sociale nella lotta contro l’imperialismo? Durante gli ultimi sei mesi siamo stati in Belgio, Germania, Grecia, Vicino Oriente e Brasile, abbiamo tenuto colloqui e conversato con i capi di dozzine di partiti politici, comunisti e socialdemocratici, metallurgici e carbonai, ingegneri e dottori, professori e scienziati, artisti e direttori, scrittori ed eminenti figure della cultura mondiale, senatori e deputati, statisti e sindaci, giornalisti e diplomatici; abbiamo fatto discorsi in TV e alla radio e pubblicato articoli in molte riviste e giornali.
Oggi in pochi non si preoccupano per le seguenti questioni: che cos’è accaduto nell’Unione Sovietica, com’è stato possibile che i lavoratori rinunciassero al potere senza combattere, perché il Partito comunista dell’Unione Sovietica fondato da Lenin si è sciolto da sé, quale sarà ora il destino del socialismo mondiale e del movimento comunista internazionale, quanto a lungo può durare l’offensiva della reazione nel nostro paese? Queste questioni sono dibattute anche fra i compagni coreani. In particolare, le autorevoli vedute messe in chiaro dal compagno Kim Jong Il, caro leader, nel suo storico colloquio con i dirigenti del CC del Partito del lavoro di Corea il 3 gennaio 1992 in merito a queste questioni sono ampiamente note in tutto il mondo. Inutile dire che tutti voi siete ben informati su queste vedute e sulle sagge conclusioni che ne derivano. Il nostro partito è totalmente d’accordo con esse. Ora lasciate che mi riferisca alle questioni sollevate.
Che cos’è successo nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche in questi ultimi anni? Duole ammetterlo, ma nell’Unione Sovietica si è svolta una controrivoluzione borghese avviata trasformando il socialismo in capitalismo, cioè con l’introduzione di elementi di capitalismo nel socialismo, che più tardi si è risolta nella restaurazione dei rapporti capitalistici in tutte le sfere della vita sociale.
Quali sono le fonti e le cause di questa ritirata del movimento, di questa regressione del socialismo nell’URSS e nei paesi socialisti europei? Non è un segreto per nessuno che la politica interna ed estera dell’URSS veniva delineata e guidata dal Partito comunista dell’Unione Sovietica. A differenza del feudalesimo e del capitalismo, lo sviluppo del socialismo non può assumere carattere spontaneo. La formazione dei rapporti socialisti dev’essere organizzata e pianificata e contare su una base scientifica in costante sviluppo. È il partito della classe operaia che deve imprimere carattere organizzato, pianificato e scientifico al socialismo.
La forza del partito rivoluzionario della classe operaia risiede nell’avere un programma scientifico, nel difendere coerentemente gli interessi sociali dei lavoratori e nell’avere una visione corretta su come raggiungere gli obiettivi strategici della classe operaia che derivano da questi interessi. Per il partito fondato da Lenin questi interessi erano in primo luogo gli interessi della classe operaia, dei contadini kolchoziani-sovchoziani e degli intellettuali lavoratori. Qualsivoglia ritirata da questi interessi significava e significa tradimento politico-sociale — cedimento della posizione comunista al nemico di classe.
Quando è avvenuto questo cedimento delle posizioni scientifico-proletarie nell’edificazione del socialismo nell’Unione Sovietica? In alcuni partiti comunisti e nel nostro paese si ritiene di solito che tutto sia cominciato con la conquista dell’egemonia da parte di Gorbačëv e dei suoi accoliti. Oggi è palese che una simile valutazione è insoddisfacente. Non può fornire la risposta alla domanda su come sia stato improvvisamente possibile distruggere le fondamenta del socialismo, disorganizzare l’URSS, uno Stato plurinazionale, e liquidare il Partito comunista dell’Unione Sovietica. È impossibile ad un pugno di rinnegati e traditori, per quanto alta possa essere la loro posizione, distruggere un partito politicamente maturo e un sistema socio-economico sano nel giro di pochi anni. In altre parole, alla controrivoluzione servivano prolungati preparativi sia all’interno del paese che all’estero. Prima di tutto occorreva la degenerazione del partito al potere, il suo deterioramento opportunista.
Il Partito comunista dei bolscevichi di tutta l’Unione ritiene che la degradazione del Partito comunista dell’Unione Sovietica nell’opportunismo di destra e nel revisionismo sia cominciata alla fine degli anni ’50, quando della direzione del partito e dello Stato si sono impadroniti Chruščëv e i suoi collaboratori. Il punto di partenza delle degenerazione del Partito comunista dell’Unione Sovietica nell’opportunismo è stato il suo XX Congresso. Il preludio ideologico, la premessa ideologica di ciò era la campagna antistaliniana lanciata sotto il falso slogan della critica del «culto della personalità». L’immenso prestigio di I.V. Stalin è stato proditoriamente presentato a tutto il mondo come «culto della personalità» e la stessa «rivelazione» ha assunto uno sgradevole carattere piccolo-borghese e filisteo. In realtà è stato presto chiarito che la maggior parte delle accuse erano orchestrate da Chruščëv o da qualcun altro, ma la macchina propagandistica della «rivelazione» era già entrata in pieno fermento. I comunisti che si opponevano a tale politica venivano sollevati dall’incarico, espulsi dal Partito comunista dell’Unione Sovietica e sottoposti al terrore morale in quanto «stalinisti». Talvolta venivano eliminati con varie scuse pretestuose.
Il compagno Kim Il Sung, grande leader, dice giustamente che la forza trainante della rivoluzione e della costruzione socialista «non è altro che l’unità del leader, del partito e delle masse». Non a caso l’opportunista Chruščëv ha sferrato il suo primo colpo a tale unità al fine di disorganizzare e indebolire la forza motrice delle riforme socialiste. In questo modo l’edificazione del socialismo è stata sospesa e il movimento comunista e operaio interazionale così come la lotta di liberazione nazionale dei popoli contro l’imperialismo hanno subito una grave perdita. La campagna antistaliniana ha portato a compromettere il prestigio del socialismo, al conflitto con il Partito comunista cinese e poi agli scontri di frontiera tra l’URSS e la Cina, qualcosa di vergognoso per la nostra leadership, e all’attivazione dei nemici del socialismo nelle democrazie popolari d’Europa. Nell’Unione Sovietica ha avuto luogo una sostituzione di massa dei quadri di partito e di governo ed è iniziata l’adulterazione dei princìpi fondamentali del marxismo-leninismo in quanto concezione del mondo scientifica della classe operaia così come delle forze socialiste nel tempo attuale.
La storia dimostra che il pericolo dell’opportunismo si accresce di molte volte quando esso forma una classe dirigente su scala nazionale, perché sotto il socialismo un potente apparato di propaganda, in grado di far perdere la bussola ai comunisti e i lavoratori per molto tempo, finisce al suo servizio. Proprio questo è accaduto nell’Unione Sovietica. A suo tempo I.V. Stalin ha definito molto correttamente il ruolo sociale dell’opportunismo di destra sottolineando che per gli opportunisti «il socialismo significa la crescita e l’arricchimento della borghesia». L’opportunismo si esprime nella mancanza di princìpi, nel miope perseguimento di interessi individuali immediati, spesso e volentieri immaginari, che vanno contro gli interessi fondamentali dei lavoratori. All’inizio il danno di una simile politica veniva dissimulato ed era in parte compensato dalle reali conquiste del socialismo nel passato, conquiste che hanno creato una riserva di stabilità del sistema socialista senza precedenti.
Se al tempo di Stalin l’obiettivo di base dell’economia era la riduzione del costo dei beni (il principale indicatore del piano di ogni impresa) e la produzione di beni d’alta qualità facendo uso delle conquiste scientifiche e delle nuove tecniche ed economizzando sulle materie prime, sull’energia e sulla forza-lavoro, al tempo di Chruščëv e Brežnev il principale indice dell’efficienza economica della produzione era invece il profitto espresso in termini monetari. Hanno cominciato ad ottenerlo attraverso il metodo di alzare artificialmente i prezzi, ossia con un metodo del tutto irrazionale che ammette la riduzione del volume dei beni prodotti mentre i prezzi salgono. Il miope perseguimento dei profitti e di altri interessi privati dell’impresa ha portato al rallentamento del tasso di sviluppo dell’economia nazionale, alla diminuzione dell’efficacia degli investimenti e al graduale abbassamento del valore del rublo. La riduzione pianificata dei prezzi è stata sospesa ed è iniziato l’aumento dei prezzi dei beni di consumo e i beni accessibili sono scomparsi. Il progresso scientifico e tecnico viene intralciato e cala la produttività del lavoro.
Risultato della politica economica opportunista era un grosso divario tra chi riceve salari alti e chi salari bassi. Lo scarto superava 1 a 30 e ora supera 1 a 150. Si sviluppa l’economia «nera» che produce gli elementi dell’impresa privata. Cominciava ad emergere l’accumulazione illecita di capitale da parte della nuova borghesia «sovietica» in via di arricchimento. Gli imprenditori dell’economia «nera» cospiravano con i burocrati corrotti nel partito e negli organi di governo, distruggendo ogni cosa intorno a sé. Il processo di scomparsa delle distinzioni di classe è soppiantato dalla differenziazione sociale e dalla divisione della società in ricchi e poveri. In queste condizioni gli incentivi morali al lavoro sono scomparsi mentre fra i lavoratori è emerso un atteggiamento negativo verso ogni proprietà dello Stato. La violazione della disciplina lavorativa e le pratiche di sperpero della proprietà del popolo sono in crescita. Lo Stato sovietico perde il suo carattere di classe. Lo Stato sovietico cambia dallo Stato della dittatura proletaria ad uno «Stato di tutto il popolo».
In questo Stato dilagano la burocrazia, le mazzette e la corruzione. Intorno agli anni ’80 le strutture burocratiche statali erano cresciute di tre volte rispetto ai livelli del periodo staliniano. L’efficienza dell’apparato statale diminuisce. Lo Stato si allontana dai lavoratori, come si è detto, si separa da loro. Di conseguenza, la base sociale dello Stato sovietico è crollata, lo Stato sovietico ha perso il sostegno dei lavoratori e la lotta contro la criminalità che gradualmente paralizza le funzioni della società si è indebolita. Attraverso il cosiddetto «Stato di tutto il popolo» la gente si è imbevuta dell’idea della cosiddetta uguaglianza di tutti gli uomini e della democrazia «pura». Questo concetto borghese cela l’impossibilità in linea di principio dell’uguaglianza fra lo sfruttatore e lo sfruttato, tra l’oppressore e l’oppresso.
Con l’ascesa alla leadership del gruppo Gorbačëv-Jakovlev-Ševardnadze, l’opportunismo di destra è passato a restaurare il capitalismo su base legale. A partire dal concetto di «vittoria completa e finale del socialismo in Unione Sovietica» di Chruščëv e attraverso la falsa propaganda del «socialismo sviluppato» di Brežnev, lo strato superiore del PCUS si è completamente e definitivamente trasformato in un manipolo di traditori, di rinnegati, di burattini del capitale monopolistico statunitense e della sua criminale borghesia, di devastatori del socialismo e dello Stato sovietico plurinazionale e di disorganizzatori del partito; di conseguenza l’opportunismo di destra ha concluso la sua evoluzione. Gli opportunisti nella direzione del partito come Gorbačëv, Jakovlev, El’cin, Kravčuk e Nazarbaev che alcuni giorni fa cantavano l’Internazionale davanti alle telecamere parlano oggi a vanvera della «caduta del socialismo», del «vicolo cieco della storia» e di «un esperimento fallito»; in questo modo rivelano la loro completa bancarotta politica e morale.
In aggiunta a questo, dobbiamo prendere in considerazione tre aspetti.
Primo, visto che la sconfitta del socialismo nell’Unione Sovietica non è stata spontanea, è totalmente sbagliato ritenere che la controrivoluzione sia uscita definitivamente e completamente vittoriosa. Come il compagno Kim Jong Il, caro leader, ha giustamente sottolineato nella sua opera Gli insegnamenti storici dell’edificazione del socialismo e la linea generale del nostro partito, che contiene profonde teorie, «la sconfitta del socialismo e la rinascita del capitalismo in alcuni paesi, osservate alla luce della tendenza principale dello sviluppo storico, sono solo un fenomeno temporaneo e locale». Quali che siano le macchinazioni dei reazionari, la corrente generale della storia scorrerà inevitabilmente dal feudalesimo e dal capitalismo al socialismo e spazzerà via la fortezza dell’imperialismo. Questa corrente può essere tenuta sotto controllo per un po’ e fronteggiare ostacoli. Ma nessuno può invertire la ruota della storia, né la controrivoluzione né la guerra né il tradimento possono farla girare a ritroso.
In secondo luogo, a rigor di termini, non sono il socialismo e l’idea comunista bensì l’insignificante ed incompetente opportunismo, che aveva arraffato il potere con mezzi ipocriti, ad aver subito una disfatta nell’URSS.
I doppiogiochisti politici e i carrieristi privi di qualsivoglia idea, che hanno conquistato la fiducia del popolo con l’inganno e l’adattamento camaleontico, si sono trincerati nelle massime gerarchie del PCUS e dello Stato sovietico.
Oggi, per restarsene appollaiati sul collo del popolo, sono pronti a dipendere da qualunque feccia della terra — criminali, emarginati e persino fascisti, l’inveterato nemico dell’umanità. Si comportano diplomaticamente anche nei confronti degli esuli antisovietici, e strisciano ai piedi dei razzisti del Sudafrica e di Israele, dei regimi reazionari di Seul e di Taiwan.
Pertanto si può dire chiaramente che non ha cessato di esistere il partito dei comunisti, ma la sua moribonda, marcia e paralizzata struttura nata dall’opportunismo si è rivelata incompetente e ha subito un disastro. Gli opportunisti hanno da tempo cessato di personificare il partito leninista, gli sono bensì oggettivamente opposti. A questo proposito, il Partito comunista pansovietico dei bolscevichi è contro la rinascita del PCUS che è divenuto un partito dei socialisti di destra, giacché la direzione opportunista da insediare mediante la sua rinascita non restaurerebbe nulla se non l’opportunismo.
In terzo luogo, il capitalismo ora salvato dai rinnegati e dagli opportunisti non può risolvere nessun problema dell’umanità. Il crollo dell’imperialismo potrebbe essere posticipato ma non rimosso dall’ordine del giorno. Il suo «trionfo» attuale è illusorio e racchiude i semi di una crisi più profonda, dell’aggravarsi di tutte le contraddizioni mondiali e dell’acuirsi della lotta per la nuova spartizione del mondo. E, cosa più importante, Iraq, Jugoslavia ed altri progetti per una terza guerra mondiale vengono ripresi in mano e messi in atto dagli imperialisti.
Il socialismo, dunque, offre l’unica possibilità di salvare tutto il popolo della terra dalla crisi militare, economica, demografica, informativa e da altre crisi globali; poiché oggi non il capitalismo, ma il socialismo rappresenta gli interessi dell’umanità nella sua massima ampiezza, di cui Bush e Gorbačëv amano parlare. Il processo di ripristino del capitalismo nei paesi socialisti europei e nell’Unione Sovietica non solo contravviene alla legge obiettiva del progresso storico, ma arresta anche la lotta per la sopravvivenza umana. Pertanto questo processo di regressione dev’essere fermato. La controrivoluzione è votata al fallimento.
Che cosa ha portato la controrivoluzione al popolo sovietico? In breve, l’ha condotto a una catastrofe da cui non esiste via d’uscita sulla strada del capitalismo, anch’esso in grave crisi. Questa crisi trova espressione nella diretta distruzione delle forze produttive. Il complesso produttivo perfettamente integrato del paese è stato distrutto. Più di mille imprese chiudono i battenti ogni mese. Il livello di produzione è sceso a quello dei primi anni ’70 o al livello di vent’anni or sono. Su 58 grandi altoforni, 36 hanno spento il fuoco sulla griglia, attrezzatura di valore viene distrutta e perduta, rare forniture di materie prime rubate, miniere di carbone allagate, la rotazione delle colture resa impossibile, gli animali da fattoria macellati per la scarsità di mangimi, i mezzi di trasporto logorati durante la Gorbastrojka messi fuori uso, il complesso di difesa nazionale demolito. L’insuccesso nell’acquisto dei prodotti agricoli e del combustibile minaccia il pericolo di un inverno freddo e affamato. Il sistema valutario si trova in crisi. In altre parole, i principali strumenti e mezzi di produzione e la base materiale e tecnica della società sono in seria crisi e in stato di distruzione. D’altra parte, la più grave crisi ha travolto i lavoratori, componente cardinale delle forze produttive e creatori della ricchezza materiale e spirituale. La disoccupazione comincia ad aumentare rapidamente. Durante la «perestrojka» classe operaia è divenuta apolitica e ha cessato di essere una classe. Il governo di El’cin ha mandato in bancarotta i kolchoz e i sovchoz. La gestione agricola, divenuta insolvente, è ormai oggetto dell’odio di classe. La crescente inflazione ha abbassato il valore del rublo all’1%, e questo ha privato i sovietici di tutti i risparmi da lavoro. I salari sono in arretrato da molti mesi. Le riserve d’oro e di materiali strategici del paese si sono svuotate. I pensionati sono sotto la soglia di povertà o fuori dal livello di sopravvivenza biologica oppure sull’orlo dell’inedia. Organizzando il genocidio, i controrivoluzionari si vendicano della precedente generazione che ha edificato e difeso il socialismo. Gli ex quadri del partito hanno perso le loro buone pensioni di partito. Poiché la scala salariale era bassa nei tempi passati, ora sono in condizioni materiali molto difficili alla luce delle generiche pensioni da lavoro. Negli Stati baltici — Lettonia, Lituania ed Estonia — chi ha partecipato alla Grande guerra patriottica, e chi ne è rimasto invalido, ha perso la pensione. La borghesia nazionale salita al potere, invece, ha garantito alte pensioni a quanti hanno combattuto l’Esercito rosso nella guerra, hanno sparato alle spalle del popolo in lotta, si sono fatti beffe del popolo nell’area occupata, e anche a quelli che, nascosti nelle foreste dopo la guerra, assaltavano e saccheggiavano i villaggi, e assassinavano i veri comunisti e i militanti del Komsomol e stupravano le donne. Questa feccia della terra chiama «difensori del paese» i traditori, garantendo loro alte pensioni e, per giunta, «estinguendo» la pena carceraria per i loro crimini contro il governo sovietico.
Cose simili accadono anche in Ucraina, in Moldavia e in Russia. In molti casi i veterani, ai cui servigi dobbiamo la nostra vita di oggi, vengono umiliati non solo a parole ma anche fisicamente.
Qualche tempo fa a Minsk i controrivoluzionari hanno mutilato Osipova, una donna partigiana ed Eroina dell’Unione Sovietica. Durante la guerra, su ordine dell’organizzazione clandestina, giustiziò Kube, l’agente di Hitler e macellaio del popolo bielorusso nell’area occupata. Aveva lanciato una bomba nella sua camera da letto e lo spedì all’inferno. È difficile credere che quelli che l’hanno derubata delle onorificenze di guerra e degli effetti personali siano delinquenti minori. Il recente incidente di Minsk sarebbe stato impossibile senza il coinvolgimento dei nazionalisti bielorussi. Čornovil, uno di quelli che agognano alla presidenza ucraina, è il figlio di un agente delle SS. Non a caso ha eretto un grande monumento su una collina vicino a Livov in memoria della divisione SS di Hitler cui appartenevano molti nazionalisti ucraini. Monumenti simili sono stati eretti dai nazionalisti in altri luoghi, in particolare negli Stati baltici. Nel frattempo, i monumenti agli eroici partigiani, ai combattenti clandestini e ai soldati eroici vengono abbattuti. Di recente un uomo che aveva servito con il rinnegato generale Vlasov e si era poi dato alla macchia è apparso sul nostro schermo TV. Costui, passato insieme a Vlasov nell’esercito di Hitler, ha servito il nemico. Il rinnegato ora richiede pensioni militari dal governo tedesco attuale. In risposta alla domanda dei giornalisti, ha rivendicato senza vergogna di aver combattuto, con Vlasov, contro l’Esercito rosso durante la guerra sotto la bandiera tricolore, simile a quella ora scelta come bandiera nazionale della Russia da El’cin. La bandiera giallo-nera sotto cui i ribelli bianchi ucraini combattevano l’Esercito rosso è adesso divenuta la bandiera nazionale dell’Ucraina. Sotto questa bandiera giallo-nera i Banderov e i nazionalisti ucraini hanno servito Hitler durante la guerra patriottica, e più tardi gli Americani.
Gli intellettuali tenuti in ostaggio dai controrivoluzionari si sono allontanati dall’orbita del lavoro creativo. Gli intellettuali «di razza», d’élite, che si preparavano per il ritorno del capitalismo hanno subito una disfatta. Non gli intellettuali, ma gli imprenditori rapaci e i papaveri corrotti da El’cin e ingrassati col sangue del popolo sono ora diventati milionari e miliardari. Qualche tempo fa una pubblicazione «gialla» riportava la fugace notizia che a Mosca oggi la mafia governa la città. Di frequente nella capitale e nelle altre città si sentono spari. I mafiosi saldano i conti l’uno con l’altro oppure hanno scambi di fuoco con la polizia. Fra i rappresentanti della cultura d’élite si può udire un gemito d’imbarazzo, di nostalgia per la patria e il passato e di brama persino del socialismo deformato e di stabilità, sicurezza e ordine in declino. Il capitalismo risorto ha portato con sé la povertà spirituale nel paese. Negli ultimi anni non un libro degno, non un film che valga menzionare, non un pezzo musicale memorabile è stato argomento di conversazione. I teatri, le produzioni cinematografiche, l’arte e l’architettura sono in stato di crollo. Il grande pubblico non può permettersi i biglietti per musei, teatri, cinema ed esposizioni. La «cultura di massa» americana che predica la possibilità della violenza, la sregolatezza sessuale e tutto il resto è in plateale offensiva. La TV, la radio e gli altri mezzi di comunicazione di massa si discostano gradualmente dal «pluralismo» tanto reclamizzato e diventano media di propaganda ufficiale della controrivoluzione. I lavoratori hanno perduto l’ultima possibilità di esprimere le loro vedute pubblicamente contro i creatori delle crisi.
La scienza e gli scienziati sono nelle condizioni più deplorevoli. Molti scienziati entrano nel mondo dell’impresa, delle aziende e del commercio. Il resto vive in miseria. Molti cominciano a svegliarsi alla vista dei templi della scienza distrutti, della distruzione delle tradizioni della scienza sovietica, dei risultati delle ricerche di molte generazioni rubati, delle invenzioni e dei nuovi sviluppi tecnologici, orgoglio nazionale, che defluiscono in Occidente a basso prezzo. Lo Stato di El’cin sta perdendo l’ultima posizione della scienza di livello mondiale, la posizione in cui abbiamo guidato il mondo per decenni. Al fine di guadagnarsi da vivere sul mercato capitalista, l’Accademia delle scienze ha istituito un dipartimento che recluta scienziati da esportare. Il «commercio di cervelli» si svolge al prezzo più basso.
Le condizioni della giovane generazione sono tragiche. Le imprese speculative non forniscono ai giovani mezzi di guadagno stabili e garantiti né hanno prospettive. Il nuovo modo di vita portato con sé dal capitalismo risorto ha creato prigionia mentale. Droghe, alcol, prostituzione ed altre piaghe sociali uccidono a poco a poco sempre più giovani.
I diplomati dalle università, dai collegi e dalle scuole tecniche iniziano ad accrescere la disoccupazione che aumenta di mese in mese. La fame è divenuta la sorte degli studenti universitari. I sussidi sono troppo bassi per pranzare alla mensa del campus.
Le università e molte scuole secondarie cominciano a riscuotere tariffe. Alcune esigono tariffe mensili cinque o sei volte più alte del salario medio nel paese. Di conseguenza, all’istruzione può accedere solo l’élite, o gli imprenditori, alcuni dei quali iniziano a mandare i figli a rinomate università negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali.
La crescita della mortalità in tutte le regioni del paese oggi eccede di gran lunga la natalità decrescente. Il numero di suicidi nei primi sei mesi del 1992 equivale ai decessi nella guerra in Afghanistan negli ultimi dieci anni. I conflitti tra le nazioni causati dalla borghesia nazionale sono in crescita quantitativa e i delitti impongono un pesante tributo di vite. Le normali attività delle organizzazioni sanitarie vengono sospese, anche se sono preziose e indispensabili per la maggior parte dei lavoratori. Molti campi dei pionieri, bazar turistici, giardini d’infanzia, asili, sale dei pionieri e case per gli anziani hanno chiuso le porte. Il prezzo delle carte di soggiorno e ristoro è troppo alto da pagare per i lavoratori. Ma i nuovi capitalisti emergenti partono in gruppo per i più meravigliosi sanatori e case per esercizi curativi. In questa congiuntura un crescente numero di madri delle famiglie povere sono obbligate a lasciare i bambini appena nati negli ospedali pediatrici a causa della povertà. I parenti spesso non riescono a tenere funerali per i morti, perché le spese funebri sono salite fino a 15.000-17.000 rubli (i salari sono di 2.000-4.000 rubli). Questo crea un’atmosfera penosa nella società.
Quando si è inscenato un golpe politico, il golpe che ha spinto il popolo sovietico in una profonda palude di dolore e disgrazia? Noi riteniamo che sia accaduto dopo gli eventi dell’agosto 1991 a Mosca, che non sono stati né «rivolta», né «colpo di Stato» né «presa di potere», cioè dopo la formazione del cosiddetto comitato statale d’emergenza. Fino ad allora la rinascita del capitalismo nell’Unione Sovietica si era svolta sotto la guida della dirigenza opportunista del PCUS ed era camuffata sotto gli slogan di «rinnovamento socialista» e di «accelerazione della velocità di sviluppo socialista». A metà del 1991 la controrivoluzione si è perfezionata in forma siffatta. Si è elaborato un canovaccio per la transizione alla fase successiva della controrivoluzione. Pensiamo che sia stato «messo a punto all’estero». In questo dramma anticomunista il ruolo del produttore era recitato da Gorbačëv e da El’cin e il ruolo degli attori era recitato dagli pseudo-democratici mobilitati per la difesa della Casa bianca (l’edificio di governo di El’cin) e da quei giovani privi di carattere di classe che avevano circondato la «barricata». Il tentativo non poteva concludersi con successo senza un’offerta sacrificale necessaria per tenere una «cerimonia». Così i «tre difensori» caduti come vittime di questa immolazione sono stati presto proclamati «eroi sovietici» e si è tenuto un funerale con tanto di formalità.
In seguito a questa provocazione, i lavoratori sono stati privati del potere politico e la rinascita del capitalismo è stata ulteriormente promossa senza nessun ostacolo serio.
Per questo motivo, l’esercito e le organizzazioni di sicurezza statale hanno perduto il loro prestigio e subito un pesante colpo. Subito dopo si è svolta un’epurazione nell’esercito, a cominciare da chi era rimasto fedele al giuramento allo Stato sovietico. I membri del comitato statale d’emergenza Janaev, Pavlov, Krjučkov, Jazov, Šenin e Starodubcev e molti altri sono stati gettati nel carcere che porta il nome di «silenzio dei marinai».
Secondo alcune informazioni, il ministro degli affari interni Pugo e certi altri quadri dirigenti del Comitato centrale del PCUS si sono suicidati in circostanze alquanto strane. Poi è iniziato il crollo dell’Unione Sovietica. Gorbačëv di ritorno da Foros (in Crimea), liberato dalla «detenzione», ed El’cin hanno proibito le attività del PCUS emanando decreti. Nella capitale e nelle aree locali è iniziato il collasso pacifico delle organizzazioni di partito. Sorge la seguente domanda. Perché nessuno ha espresso il proprio sostegno al CC del PCUS e ai comitati regionali e cittadini del partito?
Il partito fondato da Lenin ed educato da Stalin ha smesso di esistere da tempo. Gli opportunisti hanno ridotto il partito della classe operaia a un «partito di tutto il popolo».
Negli ultimi trent’anni il PCUS si è trasformato in un «bacino sedimentario» ossia in un «deposito» di socialdemocratici, anticomunisti, nazionalisti, cosmopoliti, anarchici e despoti che la ristrutturazione in stile Gorbačëv aveva messo sul palcoscenico delle attività politiche.
Un gran numero di quelli che hanno tenuto le loro posizioni nell’ex dirigenza del partito, dai segretari del CC del PCUS ai segretari dei comitati distrettuali del partito, si sono messi in affari. Non c’era un solo membro dell’Ufficio politico del CC del PCUS che potesse ridestare il popolo in una lotta contro gli opportunisti di destra che gradualmente alzavano la testa. Ai congressi il corpo dei deputati del popolo ha sostenuto gli atti incostituzionali della controrivoluzione borghese, anche se più del 70% dei suoi membri erano iscritti al Partito comunista sovietico. Gli opportunisti non cercavano alcun sostegno dal popolo e neppure i membri del Partito comunista hanno chiamato il popolo a difendere la proprietà e l’onore del PCUS. Il gruppo giornalistico della Pravda e altre pubblicazioni di partito, gli insegnanti addetti alla materia marxista-leninista, i conferenzieri di propaganda dei comitati di partito si sono «riformati» molto rapidamente in stile Gorbačëv. Di fatto, il partito non è stato sciolto da nessuno ma si è autodistrutto! Perché soltanto il vessillo del partito restava comunista.
Parlerò della politica estera, estensione diretta delle politiche interne ed esterne dello Stato.
Lenin e Stalin hanno detto che non dobbiamo arrenderci alla pressione dell’accerchiamento capitalistico e che può sussistere il pericolo che il nazionalismo prenda piede in un paese socialista. Questa loro esperienza non è stata presa in considerazione.
I nostri opportunisti hanno rimosso i contenuti di classe dalla politica di coesistenza pacifica. Ne sono conseguiti l’indebolimento dell’influenza socialista sul Terzo Mondo (il mondo dei paesi in via di sviluppo) e la distruzione della posizione internazionale del movimento comunista e operaio mondiale.
La strada della degenerazione e dell’opportunismo era quella del graduale indebolimento della politica internazionalista del socialismo.
Gli opportunisti hanno reso avvezzo il popolo sovietico all’abitudine di considerare il proprio paese non come parte della totalità del processo rivoluzionario mondiale ma come l’inizio e la fine del proprio processo. In breve, questo significava che gli interessi di tutti gli altri paesi socialisti e partiti rivoluzionari andavano sacrificati per gli interessi dell’Unione Sovietica.
Una bomba di dominio ed egemonia veniva posta sotto le relazioni reciproche dei paesi socialisti.
A causa di siffatta politica, i paesi socialisti hanno attraversato vicissitudini e hanno persino fatto cose senza scrupoli per intralciare la via della Repubblica popolare democratica di Corea che edifica il socialismo attenendosi a una linea indipendente nel confronto con l’imperialismo, anziché aiutarla.
Per giunta, l’egemonia pseudo-socialista e il dominazionismo hanno portato con sé l’interruzione del supporto fraterno alle forze di liberazione nazionale e l’abbandono dell’aiuto ai partiti comunisti fratelli, la divisione del mondo in «sfere di influenza» delle grandi potenze e la complicità delle superpotenze nel sacrificare gli interessi delle altre nazioni.
Quindi la politica estera di un paese socialista è giunta a perdere il suo carattere proletario e ad assumere il carattere piccolo-borghese che deriva dal generale indebolimento della comunità socialista. La tendenza nazionalista in politica estera ha dato origine alla disintegrazione e all’isolamento dei paesi socialisti. La politica estera nazionalista incoraggiata dagli opportunisti si è accentuata con i restauratori del capitalismo che sostenevano lo sciovinismo e l’egoismo animale. Qui va menzionato in particolare il provocatorio baccano da essi sollevato a proposito del «fondo del PCUS».
Usano quelli che si sono scissi dal CC del PCUS e dal Comitato per la sicurezza dello Stato.
La politica estera del governo di El’cin è completamente subordinata agli interessi del capitale monopolistico statunitense. Per questo il governo ha adottato una misura definitiva per mettere fine al «sistema filo-comunista» in vigore in Serbia e Montenegro e ha preso la strada di screditare il socialismo in Cina, nella RPDC, in Vietnam, in Laos e a Cuba e di lavorare a braccetto con gli imperialisti che si oppongono ai popoli amanti della pace in tutto il mondo.
I restauratori fanno ogni sforzo possibile per ricevere più aiuto dal capitale internazionale, sebbene quest’ultimo sia prodigo di generosità senza precedenti con loro.
La cricca opportunista con a capo Gorbačëv è responsabile della degenerazione dei partiti nei paesi socialisti europei, dell’attivazione del capitale internazionale che ovunque lancia attacchi contro le forze progressive e della crisi creata nel movimento comunista mondiale. Così la rinascita del capitalismo nell’Unione Sovietica va oggi intesa come il principale fattore nella politica internazionale. La lotta alla controrivoluzione nell’Unione Sovietica dovrà assumere un carattere internazionalista. È necessario trascinare tutte le forze sociali progressive in questa lotta. Il capitale internazionale teme la solidarietà internazionale ed ostacola in ogni modo il rafforzamento del fronte unito antimperialista.
Un importante compito per rafforzare questo fronte grava sulle spalle di quei partiti che non seguono la risoluzione opportunista adottata al XX Congresso del PCUS. Fra questi partiti, prima di qualunque altro, dovrei menzionare il Partito del lavoro di Corea che ha dato ottimo esempio di robustezza e di internazionalismo proletario negli ultimi 47 anni.
A causa del temporaneo scacco del socialismo in Europa e nell’Unione Sovietica, il centro del socialismo e del movimento rivoluzionario nel mondo si è trasferito nei paesi asiatici e latino-americani attualmente soggetti alla pressione concentrata del capitale mondiale.
All’inizio del XX secolo il centro del movimento rivoluzionario mondiale si è spostato dalla Germania alla Russia. Questo ha permesso al partito fondato da Lenin di accrescere il senso di responsabilità per la causa rivoluzionaria mondiale. Oggi questo centro si è trasferito in Asia e in America latina. Questo rende imperativo lo sviluppo del senso di responsabilità globale dei paesi asiatici e latino-americani per il destino del socialismo mondiale, e di quello del movimento di liberazione nazionale di tutto il popolo e per il movimento comunista nei paesi capitalistici. Riteniamo questa un’esigenza assai legittima.
La grande impresa compiuta dal PLC, dal grande leader Presidente Kim Il Sung e dal caro leader compagno Kim Jong Il è la stesura della Dichiarazione di Pyongyang. La sua adozione significa che la ritirata del socialismo su scala mondiale è giunta al termine e che i preparativi per il contrattacco all’imperialismo e la sua realizzazione sono ormai l’ordine del giorno. Questo ha inaugurato la solidarietà di tutte le forze antimperialiste guidate dai partiti comunisti e da altri partiti rivoluzionari. Ciò è dimostrato dal fatto che sinora 132 partiti politici hanno già firmato la Dichiarazione di Pyongyang. Le pubblicazioni comuniste lanciano una campagna a supporto dell’idea socialista della Dichiarazione di Pyongyang ed intensificano la critica degli opportunisti sovietici ed altri lacchè degli imperialisti.
La differenziazione delle forze in seno allo stesso movimento comunista internazionale si è aggravata.
I partiti e i dirigenti che seguivano la «ristrutturazione» di Gorbačëv perdono prestigio e potere d’influenza.
L’essenza borghese liberale dell’eurocomunismo viene messa a nudo. Il movimento comunista effettua i preparativi per avanzare ad una nuova posizione di lotta antimperialista.
L’aspettativa degli elementi anticomunisti sull’isolamento del PLC e del popolo coreano è stata delusa. Le pubblicazioni anticomuniste ricorrono ad ogni tipo di spregevoli trucchi contro i dirigenti politici che ispirano e organizzano la costruzione socialista.
Approfittando di questa occasione, gli opportunisti danno luogo a varia confusione. Le organizzazioni borghesi di propaganda e i frazionisti usano abilmente le parole «culto della personalità» per paralizzare lo spirito di chi manca d’esperienza e di chi non è addestrato alla lotta politica. Questa espressione è stata finora abilmente usata al fine di deformare il socialismo nell’Unione Sovietica e di disonorare le eroiche pagine della storia dell’Unione Sovietica. Questo avviene perché il prestigio ufficialmente riconosciuto dei leader rivoluzionari è in crescita.
Pensiamo insieme alla storia della religione. I fondatori delle religioni vengono rispettati. Grandi chiese e templi sono stati eretti per loro e si pubblicano milioni di copie di libri sulle loro idee, prediche e dottrine. Per esempio, le copie dei libri dedicati alla propaganda del cristianesimo sono le più numerose e questi libri circolano in tutto il mondo. Il buddhismo, il cristianesimo e il maomettismo hanno finora conquistato il rispetto di molte generazioni, poiché demandavano la giustizia, la protezione dei deboli, il rispetto per gli anziani e la figliolanza per i genitori e promettevano tale felicità nel mondo ultraterreno.
Come dovremmo trattare coloro che non soltanto predicano tale felicità a parole ma si adoperano anche per incarnarla nella vita reale sul globo terrestre, nella vita che chiunque può godersi per una volta sola?
Come dovremmo trattare coloro che hanno unito le forze degli uomini, che li hanno emancipati dalla povertà, dall’assenza di diritti, dall’analfabetismo e dal giogo delle forze straniere e che hanno guidato il popolo dalle falde fumanti del disprezzo, dello sfruttamento e della soggezione verso un futuro radioso e verso il sole?
I libri religiosi esigono che le gesta compiute da ogni persona siano soppesate giustamente. Penso che nel socialismo gli operai, i contadini, i soldati, gli scienziati, gli uomini di cultura e gli educatori debbano essere valutati giustamente in ogni circostanza e dovunque. Penso che molti di voi presenti qui ad ascoltare la mia lezione siano insigniti di alte onorificenze statali e godano di prestigio e rispetto fra il popolo.
Se è così, dovremmo accordare la dovuta stima a quei dirigenti del partito e dello Stato che hanno elaborato linee politiche corrette e si sforzano di realizzarle per il benessere e gli interessi dei lavoratori.
Sotto la loro direzione il popolo coreano ha edificato una nuova società e il socialismo di stampo coreano, ha eretto la Barriera del Mar Occidentale, oggetto d’invidia fra la gente di tutti i paesi, ha costruito nuove città socialiste, ha tracciato buone strade, ha avuto successo nella ricerca su nuove specie di piante e produce un gran numero di invenzioni scientifiche e tecnologiche e risolve creativamente le questioni aperte di tutti i tempi che sorgono nel corso della trasformazione socialista della società e di altre grandiose iniziative, trasformando così il proprio paese in un paradiso in cui sboccia la felicità.
Il caro leader compagno Kim Jong Il ha detto: «Il leader è il centro dell’organismo socio-politico e il suo cervello primo, ed incarna la volontà delle masse. Le relazioni tra il leader e le masse sono stretti legami di sangue entro l’organismo socio-politico combinati alla condivisione della medesima idea e fratellanza rivoluzionaria. Così come non possiamo pensare al cervello separato dal corpo, allo stesso modo non possiamo pensare al leader separato dalle masse né alle masse separate dal leader».
La teoria di Lenin sul ruolo delle masse, delle classi, dei partiti politici e dei leader nella storia si concretizza ed applica creativamente a questo precetto in conformità alle nuove condizioni storiche, il precetto sottoposto a verifica nella pratica.
La causa rivoluzionaria della Corea è sempre vittoriosa perché basata sui princìpi rivoluzionari del marxismo-leninismo.
L’unità del leader, del partito e delle masse ha portato con sé il rapido sviluppo della Corea socialista. I traguardi della RPDC diventano ancora più evidenti se confrontati a quelli raggiunti dai paesi capitalistici. Molte vetrine, automobili d’alta classe e splendide case sono visibili nei paesi capitalistici. Ma il capitalismo è ostile ai lavoratori, perché la differenza tra i ricchi e i poveri non diminuisce bensì viene accresciuta di continuo. I magnifici negozi in Belgio attirano soltanto pochi acquirenti. Più di un milione di brasiliani a Rio de Janeiro trascorrono ogni notte sotto i ponti o sulle panchine in città, perché non esistono periferie. Tale fenomeno si presenta in un paese non lontano dagli Stati Uniti in cui il presidente reclamizza i diritti umani al mondo.
Gli operai in Germania devono spendere quasi metà del salario in affitti, ma le loro case sono davvero lamentevoli. Nei paesi capitalistici le famiglie con molti figli sono stipate in piccole stanze. Ci sono molti operai metallurgici nella Ruhr, ma solo pochi restano in vita fino a raggiungere l’età di 63 anni con diritto alla pensione di anzianità. Le città brasiliane sono piene automobili ma spesso si vedono bambini dell’età di 3-5 anni investiti e uccisi dalle auto, mentre vagano per chiedere l’elemosina. Il capitalismo è buono soltanto per i ricchi. Perfino gli imprenditori di classe media vengono estromessi dai capitalisti monopolisti. La vita degli operai è così miserabile che non merita menzione. Più del 50% della popolazione è disoccupata nel territorio dell’ex Repubblica democratica tedesca. Un circolo vizioso di lotta per la sopravvivenza spinge gli uomini da un estremo all’altro.
Il vostro paese crea un netto contrasto con tutto ciò: il 20% del popolo a Pyongyang che ha ricevuto nuove abitazioni a titolo pressoché gratuito in occasione dell’80º compleanno del grande leader, donne e uomini ben vestiti nelle strade, giovani gioiosi e raffinati, un’ammirevole combinazione di gusto e modestia, una maestria nel lavoro e nel riposo, una cura speciale per tutti i bambini dal giorno di nascita, eccellenti scuole, giardini d’infanzia e complessi sportivi, il palazzo degli scolari in cui fino a 5.000 bambini contemporaneamente possono sviluppare abilità e talento, quell’impressionante concerto tenuto a un palazzo in cui i giovani attori offrivano esibizioni fini e impeccabili, niente criminalità, pulizia e ordine nelle strade, buona musica che mischia tradizione nazionale e contemporaneità.
Sarebbe impossibile raccontare tutti i traguardi della RPDC. Un alto standard di gestione museale, la riverenza per il passato nazionale e rivoluzionario che fa una tale impressione ai visitatori nel vostro paese. Cospicuo è il frutto dell’educazione alla rivoluzione, dell’educazione di classe e dell’educazione al patriottismo.
Certo esistono difficoltà e problemi da affrontare nella RPDC. Sono discussi liberamente nel partito e focalizzano l’attenzione dei mass media e delle arti. Noi crediamo che queste difficoltà siano transitorie e verranno superate, e si affronteranno altri problemi. Il socialismo della Corea ha dimostrato nella vita la sua longevità e la sua proiezione nel futuro. Ma certo questo socialismo va difeso e custodito come la pupilla dell’occhio e come vostro padre e vostra madre. Va assestato un colpo micidiale a chiunque tenti di nuocere a questo socialismo.
Ora veniamo agli affari sovietici. C’è un qualche futuro per la restaurazione del capitalismo nell’URSS? I fatti mostrano che non esiste futuro per la controrivoluzione nel nostro paese. Il governo di El’cin si è rivelato essere un gruppo di rinnegati coinvolti in politiche antipopolari. Non un solo problema sociale è stato risolto. La crisi economica, politica e ideologica si approfondisce. Crescono le lamentele e l’opposizione del popolo. Iniziano a capire di essere stati imbrogliati e a resistere al regime reazionario.
Anche la borghesia affronta una grave crisi, e l’antagonismo serpeggia nel suo seno. Centinaia di migliaia di lavoratori, sotto la bandiera rossa e patriottica, prendono parte alle riunioni di massa e alle manifestazioni. Gli scioperi dei lavoratori si moltiplicano.
Il Partito comunista pansovietico dei bolscevichi assicura che lo sciopero assuma un carattere politico e che le esigenze economiche e politiche degli scioperanti siano soddisfatte. Consideriamo lo sciopero politico universale come una forma basica di lotta. Un’acuta lotta di classe ci attende. La stiamo preparando ed esprimiamo gratitudine a coloro che ci estendono la propria solidarietà.
Su che cosa poggia il regime dei restauratori capitalistici nel nostro paese? Prima di tutto, il regime reazionario conta sul meccanismo economico della mafia ed El’cin gli ha fornito un completo spazio operativo. Le imprese del malaffare si accingono a formare dei monopoli. Il capitale delle banche si accoppia al capitale straniero ed è occupato a vendere qualsiasi cosa accessibile nel paese. El’cin recluta gli imprenditori accanto ai direttori di fabbriche i cui salari mensili hanno raggiunto i 150.000 rubli.
Il nostro capitalismo «selvaggio» non potrebbe mai sopravvivere senza le iniezioni di capitale straniero, più l’assistenza «umanitaria». La piccola borghesia che comprende piccoli commercianti, bande di ladri, imbroglioni, impostori, prostitute, trafficanti, rapinatori professionisti ed altre celebrità del crimine, tutte allevate dal regime, sostiene il regime dei traditori. Pertanto, ogni qualvolta alcuni nei governi locali e nelle istituzioni giudiziarie incominciano una feroce battaglia contro la criminalità, vengono immediatamente schiacciati dai superiori. Gli agenti di polizia proteggono i piccoli criminali. Questa sezione della piccola borghesia forma le «guardie» nazionali ed altri banditi borghesi armati. Sono consapevoli che se al popolo viene permesso di partecipare al governo, ogni cosa strappata ai lavoratori sarà restituita ai veri proprietari. Pertanto la grande borghesia e i criminali stanno in guardia contro le possibili conseguenze. Questi criminali sono divenuti il principale pericolo in quanto base della crescente fascistizzazione del regime.
La sopravvivenza del regime attuale si deve all’irregimentazione della forza politica reazionaria. La cosiddetta borghesia patriottica e nazionale infettata dall’anticomunismo è pronta a sostituire la borghesia compradora al potere.
Il conflitto tra i gruppi borghesi si sviluppa in un conflitto tra il premier in carica Gajdar e Chasbulatov, il «presidente» del Soviet Supremo, e il vicepresidente Rutskoy e il segretario di Stato Burbulis.
Il capitale della nomenklatura dell’ex Partito comunista dell’Unione Sovietica porta avanti il processo di restaurazione capitalista in maniera più discreta, e sceglie gli agenti di El’cin tra gli opportunisti che erano clienti di Gorbačëv come Luk’janov e Volskij. La farsa politica dei reazionari non ha fine.
In conclusione, la sopravvivenza del regime di El’cin è permessa dalla diaspora delle forze che si oppongono alla restaurazione. Sono sorti più di cento partiti sulle rovine del PCUS. Certi assumono posizioni anticomuniste, altri si collocano a metà strada, e altri ancora hanno iniziato a formare il fronte per opporsi alla restaurazione. Quest’ultimo include il Partito comunista pansovietico dei bolscevichi, costituito l’8 novembre 1991 sulla base del programma bolscevico del PCUS.
Ora i partiti comunisti e socialisti organizzano comitati di coordinamento al fine di raggiungere l’unità d’azione nelle forze antirestauratrici. Noi siamo i promotori di questa unità e prendiamo parte attiva a questi comitati.
Le lezioni della storia dimostrano che se non apprezziamo ciò che abbiamo (spesso noi abbiamo fatto così) e lo perdiamo, avremo modo di pentircene.
Noi sovietici abbiamo chiuso un occhio sull’opportunismo e sulla controrivoluzione nel nostro paese e ora ne paghiamo le conseguenze.
Cari fratelli di Corea, parliamo a voi.
Apprezzate il vostro ottimo paese socialista. Rafforzate l’unità del leader, del partito e del popolo. Assestate un forte colpo alle tendenze settarie, per quanto minime, ai tentativi di minare l’unità politica e morale nel vostro paese.
Fate tesoro della nostra amara esperienza.
La Corea ha scelto la sua strada verso il domani, verso il socialismo e il comunismo. Ha scelto l’obiettivo da sola e vi si attiene con fermezza. La Corea avanza con fiducia e celerità, senza essere influenzata dalle prediche altrui. La Corea avanza sotto la guida del Partito del lavoro di Corea e del Presidente Kim Il Sung, grande leader, e del compagno Kim Jong Il, caro leader, ispirata dalle eterne idee del Juché e con lo sguardo rivolto alla meta.
Le idee del Juché e i loro princìpi sono riconosciuti dal grande pubblico nel mondo. Sono abbracciati da un crescente numero di persone. I partiti rivoluzionari attingono a queste idee e a questi princìpi, perché le evidenze rivoluzionarie nella RPDC — prova del rapido sviluppo di un paese socialista, conseguito malgrado l’isolamento condizionato dagli imperialisti e creato con l’assistenza degli opportunisti sovietici — hanno dimostrato l’immenso potenziale del socialismo in Corea.
Il personale docente, gli scienziati e i laureati dell’università, il primo istituto di insegnamento superiore nella Corea socialista, che reca il nome del grande leader compagno Kim Il Sung, il fondatore di quest’università, assume un posto speciale in questo lavoro.
L’imperialismo non ha mutato la sua natura aggressiva. Perciò il bisogno di accrescere la consapevolezza politica contro le sue trame costituisce un problema cruciale per i comunisti.
La direzione opportunista del PCUS ha ignorato questo bisogno e ha esposto il popolo a disgrazie e disagi inauditi. Ha privato la politica di coesistenza pacifica del contenuto di classe e ha fornito un teatro d’attività agli anticomunisti nel paese. Al giorno d’oggi chiunque tende a pensare che l’imperialismo stia attingendo alle sue amare esperienze e non attaccherà con carri armati e razzi. I maggiori metodi utilizzati dagli imperialisti sono: lasciare che il partito e il popolo si contrappongano, scoprire il punto debole nei ranghi del partito, sostenere i settari, incoraggiare i carrieristi e i cospiratori, instillare nel popolo l’incertezza attraverso la diversione ideologica, giocare sugli errori parziali nella costruzione socialista e distrarre gli analfabeti politici. Ma questi trucchi non possono e non devono più ripetersi da nessuna parte. Esiste un giusto rimedio contro ogni attacco e sabotaggio degli imperialisti. Il grande leader vi ha fatto riferimento nella sua lezione del 31 maggio 1986. La sua essenza è di «difendere l’unità e la coesione del partito — l’unità monolitica intorno al Comitato centrale del partito — come la pupilla dell’occhio ed ingaggiare una battaglia senza compromessi contro le tendenze che minano questa unità e questa coesione». Socialismo o morte! Non ci è data nessun’altra alternativa.
È nocivo sopravvalutare la potenza dell’imperialismo e questo conduce alla capitolazione. Ma non ci è nemmeno permesso di sottovalutarla. L’imperialismo è destinato a rovinarsi nel divenire storico, ma costituisce ancora una grande minaccia, avvelenando l’umanità.
Il Partito comunista pansovietico dei bolscevichi spera che i lavoratori della Corea socialista conseguiranno un ulteriore successo nel consolidamento e nel compimento del sistema socialista, nel rapido miglioramento della vita del popolo e nella soluzione del cruciale problema della riunificazione del paese diviso dagli imperialisti.
Lunga vita alla RPDC, indistruttibile baluardo della pace e del socialismo in Asia!
Lunga vita al Partito del lavoro di Corea, ispiratore e organizzatore di tutte le vittorie del popolo coreano!
Gloria al grande leader Generalissimo compagno Kim Il Sung e al caro leader compagno Kim Jong Il, comandante supremo e Maresciallo che hanno dedicato la vita al fedele servizio dei lavoratori!
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