Risposte alle domande del direttore dell'«Avanti!», organo del Partito Socialista Italiano



RISPOSTE ALLE DOMANDE DEL DIRETTORE DELL'«AVANTI!», ORGANO DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO

9 ottobre 1982
 

Ho ricevuto le vostre numerose domande scritte.
Per maggior comodità nel rispondere, le riassumerò in alcuni punti.
Innanzitutto il problema della riunificazione del nostro paese.
La riunificazione della patria è la più grande aspirazione nazionale e il più urgente compito militante di tutto il popolo coreano.
Come ben sapete, per via della divisione del territorio e della nazione imposta dall’esterno dopo la seconda guerra mondiale, il popolo coreano sopporta sofferenze e sventure indicibili da quasi quarant’anni. Per questo popolo che nel corso della storia ha sempre vissuto in armonia, come nazione omogenea su uno stesso territorio, parlando una sola lingua e praticando un’unica cultura, non può essere che una grande tragedia e quindi nulla è più urgente della riunificazione della patria. Fin dai primi giorni dopo la divisione del paese da parte delle forze esterne, noi abbiamo avanzato numerose proposte giuste e razionali in vista della sua riunificazione e abbiamo lottato con perseveranza per vederle realizzate.
Il nostro Partito e il governo della nostra repubblica mantengono costantemente, nella lotta che portano avanti per riunificare il paese, i principi fondamentali di riuscirci in totale indipendenza e senza nessuna ingerenza esterna, con mezzi pacifici e senza l’uso della forza delle armi, attraverso una grande unità nazionale.
Al suo VI Congresso, tenutosi nel 1980, il nostro Partito ha definito un nuovo progetto volto a riunificare il paese secondo i Tre principi: indipendenza, riunificazione pacifica e grande unità nazionale. Si tratta del progetto di fondazione della Repubblica Confederale Democratica di Koryo. Questo progetto consiste nel creare, sulla base del riconoscimento e dell’accettazione dell’esistenza delle ideologie e dei regimi presenti nel Nord e nel Sud della Corea, un governo nazionale unitario al quale partecipino su un piano di parità le due parti Nord e Sud e nell’instaurare uno Stato confederale in cui esercitino la rispettiva autonomia regionale sotto questo governo, condividendo gli stessi poteri ed obblighi.
Questo progetto è equo e realistico perché tiene conto delle realtà concrete del nostro paese in cui ideologie e regimi sociali differenti esistono nel Nord e nel Sud da lunghi anni — dalla liberazione del paese — e riflette fedelmente le aspirazioni e gli interessi comuni di tutta la nazione coreana. Per questo gode del sostegno e dell’approvazione energica di tutti gli abitanti del Nord e del Sud, di tutti i nostri compatrioti residenti all’estero; ed è inoltre accolto calorosamente dai popoli progressisti del mondo intero.
La riunificazione indipendente e pacifica della Corea presuppone anzitutto il ritiro delle truppe americane dalla Corea del Sud e la fine dell’ingerenza e del dominio dell’imperialismo americano su questa parte della Corea.
Gli Stati Uniti esercitano un dominio coloniale sulla Corea del Sud, che hanno occupato a mano armata, e praticano la politica delle “due Coree” per impedire ad ogni costo la riunificazione del nostro paese. È questo il principale ostacolo alla riunificazione.
La politica di occupazione coloniale della Corea del Sud e delle “due Coree” praticata dagli Stati Uniti è in contrasto con la tendenza contemporanea alla sovranità e contravviene all’aspirazione unanime del popolo coreano a vivere in piena indipendenza in una patria riunificata. Gli Stati Uniti devono ritirarsi senza indugio della Corea del Sud con le loro forze armate d’aggressione, abbandonare la politica delle “due Coree” e rinunciare ad ogni mossa contraria alla riunificazione della Corea.
Perché il Nord e il Sud possano agire di concerto per la riunificazione indipendente e pacifica del paese, bisogna che la società sudcoreana sia indipendente e democratizzata.
Le odierne autorità sudcoreane, che hanno preso il potere grazie a un complotto ordito dagli Stati Uniti, si ostinano nella politica di dipendenza e tradimento della patria per mantenersi al potere. Implorano le truppe americane di occupare in perpetuo la Corea del Sud, col pretesto di un’immaginaria “minaccia d’aggressione contro il Sud”, e fanno tutto quanto è in loro potere per conformarsi alla politica colonialista dell’imperialismo americano e al suo dichiarato obiettivo di creare “due Coree”. Allo stesso modo, esse soffocano ogni elemento democratico in tutti gli ambiti della vita sociale e perseguitano crudelmente la popolazione patriottica che rivendica la democratizzazione della società e la riunificazione del paese. In Corea del Sud, sotto l’attuale sistema di dominio militare-fascista, i diversi strati della popolazione non possono discutere liberamente il problema della riunificazione né prender parte attiva alla lotta per questa riunificazione.
Attualmente in Corea del Sud la tendenza favorevole alla sovranità della nazione e alla democratizzazione della società si amplifica con il passare del tempo. La gioventù studentesca e la popolazione lottano con fermezza contro il dominio coloniale dell’imperialismo americano in Corea del Sud, contro la politica di dipendenza e le macchinazioni fasciste perpetrate dalle autorità.
Il ritiro delle truppe americane dalla Corea del Sud, l’accesso di questa società all’indipendenza e alla democrazia permetteranno un dialogo e contatti proficui fra tutti gli strati della popolazione e le personalità coreane del Nord, del Sud e dell’estero che aspirano alla riunificazione, la grande unità nazionale e l’apertura della porta alla riunificazione della patria.
La soluzione del problema della riunificazione della Corea incontra numerosi ostacoli e difficoltà, ma li supereremo grazie all’unità delle forze di tutta la nazione e concluderemo senz’altro quest’opera storica.
Adesso parlerò dell’edificazione del socialismo e del comunismo nel nostro paese.
Al momento attuale il nostro popolo miete cospicui successi nell’edificazione del socialismo, seguendo il cammino originale che noi stessi abbiamo tracciato.
La lotta per edificare il socialismo e poi il comunismo si svolge nel quadro di ogni Stato nazionale e in condizioni storico-sociali differenti. Non può esistere una ricetta universale che si applichi alla rivoluzione in tutti i paesi, giacché essa si svolge in condizioni storico-sociali specifiche. Ogni paese deve dunque disporre di strategie e di tattiche originali, conformi alle precise condizioni che gli sono proprie e alla sua realtà, e risolvere a modo proprio tutti i problemi che si pongono nella rivoluzione e nell’edificazione. Soltanto così potrà costruire con successo il socialismo e poi il comunismo, senza rischiare di cadere nel deviazionismo.
Ad ogni tappa dello sviluppo della rivoluzione, tenendo ferma la posizione indipendente, abbiamo stabilito una politica conforme alle particolari realtà del nostro paese e agli interessi del nostro popolo, e l’abbiamo applicata facendo leva sulle forze del nostro popolo. Abbiamo portato a termine con i nostri propri metodi sia la rivoluzione democratica che la rivoluzione socialista. Così abbiamo ottenuto grandi successi in tutti gli ambiti della lotta rivoluzionaria e dell’opera di edificazione.
Oggi il nostro popolo lotta energicamente per costruire il socialismo e poi il comunismo sotto la bandiera delle Tre rivoluzioni: ideologica, tecnica e culturale. Queste Tre rivoluzioni costituiscono la linea generale del nostro Partito nell’edificazione del socialismo e del comunismo. Solo con il loro energico svolgimento sarà possibile pervenire alla trasformazione dell’uomo, della società e della natura e conquistare così la fortezza ideologica e la fortezza materiale necessarie all’instaurazione del comunismo. Grazie all’impulso dato a queste Tre rivoluzioni, arriveremo a trasformare tutti i membri della società in rivoluzionari, a plasmarli sul tipo della classe operaia e a farne degli intellettuali, nonché a modificare tutti gli ambiti della vita sociale in funzione delle esigenze della classe operaia, per costruire sul suolo della nostra patria un’eccellente società comunista di stampo coreano, conforme ai desideri e alle speranze del nostro popolo.
Mi avete chiesto qual è la situazione economica del nostro paese. In breve, essa è eccellente.
Mentre fortissime fluttuazioni economiche scuotono il mondo intero e numerosi paesi soffrono la stagnazione economica, la nostra economia non ne risente e continua a svilupparsi a ritmo accelerato.
La nostra produzione industriale è cresciuta molto rapidamente di anno in anno, e nel settore dell’economia rurale abbiamo ottenuto ogni anno un raccolto abbondante, malgrado condizioni climatiche sfavorevoli. Adesso siamo in grado di soddisfare in pieno da soli il nostro fabbisogno di cereali e disponiamo delle riserve necessarie.
Se la nostra economia non cessa di svilupparsi a ritmo accelerato, senza subire l’effetto delle fluttuazioni economiche mondiali, è perché abbiamo costruito una solida economia nazionale indipendente.
La situazione della nostra economia nazionale, che si sviluppa senza posa facendo leva sulle sue solide basi indipendenti, è già eccellente, ma le sue prospettive future sono ancora più promettenti.
Il VI Congresso del nostro Partito ha presentato i Dieci obiettivi a lungo termine dell’edificazione economica socialista, obiettivi molto ambiziosi da raggiungere negli anni ’80. Essi consistono nel produrre annualmente, in un prossimo avvenire, 100 miliardi di kWh di energia elettrica, 120 milioni di tonnellate di carbone, 15 milioni di tonnellate d’acciaio, 1,5 milioni di tonnellate di metalli non ferrosi, 20 milioni di tonnellate di cemento, 7 milioni di tonnellate di fertilizzanti chimici, 1,5 miliardi di metri di tessuto, 5 milioni di tonnellate di prodotti ittici, 15 milioni di tonnellate di cereali, e nel valorizzare da qui a dieci anni 300.000 ettari di saline.
Una volta raggiunti questi obiettivi, la nostra economia conoscerà una fase nuova e più avanzata e il tenore di vita del nostro popolo migliorerà sensibilmente.
I Dieci obiettivi a lungo termine dell’edificazione economica socialista da realizzare negli anni ’80 si rivelano molto ardui e vasti. Ma siamo del tutto in grado di raggiungerli. La VI Sessione plenaria del VI Comitato Centrale del nostro Partito, tenutasi di recente, ha discusso il problema della realizzazione dell’obiettivo di 1,5 milioni di tonnellate di metalli non ferrosi e aperto larghe prospettive al suo adempimento da qui al 1988. Abbiamo anche mezzi sicuri per realizzare prima del termine gli obiettivi fissati per quanto riguarda il carbone, l’acciaio ed altri materiali.
Al momento attuale, animati dalla fiducia nella vittoria, i nostri lavoratori imprimono uno slancio rivoluzionario a tutti i settori dell’edificazione economica socialista.
Questo slancio d’entusiasmo dei nostri lavoratori mi fa presagire che i Dieci obiettivi a lungo termine dell’edificazione economica socialista saranno raggiunti prima della scadenza.
Adesso vorrei soffermarmi sulla lotta che i popoli del mondo intero portano avanti per difendere la pace.
Oggi sulla scena internazionale si svolge uno scontro accanito tra le forze fedeli alla pace e le forze imperialiste d’aggressione. Spaventati dal continuo rafforzamento della lotta dei popoli per l’indipendenza, contro l’imperialismo, gli imperialisti moltiplicano le manovre aggressive e bellicose.
Gli imperialisti americani hanno rinunciato alle parole d’ordine di “pace” e “distensione” che in precedenza usavano per ingannare i popoli del mondo e hanno apertamente scatenato un grande baccano intorno alla “politica di forza” e alla “guerra nucleare”. Così facendo accrescono i loro armamenti in proporzioni fino ad oggi mai viste, accelerano la produzione e il dispiegamento di armi nucleari di tipo nuovo, compresa la bomba a neutroni, e inscenano frequenti esercitazioni militari su vasta scala.
Le manovre aggressive e bellicose degli imperialisti esacerbano all’estremo la tensione internazionale e turbano la pace e la sicurezza in parecchie regioni del mondo, specialmente in Corea, nel Vicino e Medio Oriente e in Europa, aumentando ogni giorno di più il rischio di scoppio di una nuova guerra mondiale.
Le manovre degli Stati Uniti che mirano a provocare una nuova guerra si rivelano ancora peggio che altrove nella penisola coreana. In questi ultimi tempi, affermando che quella regione presenta un’importanza superiore nel raggiungimento dell’obiettivo immediato della loro strategia di guerra, i bellicisti americani introducono in Corea del Sud e nei dintorni grandi quantità d’armi di sterminio di massa, nucleari nella fattispecie, e incitano la giunta fascista sudcoreana ad avviare i preparativi in vista di una guerra contro la metà nord della Corea.
Le manovre aggressive e bellicose degli Stati Uniti hanno trasformato la Corea del Sud in una polveriera, piena fino all’orlo d’armi di sterminio di massa, nucleari nella fattispecie, e hanno creato una situazione molto pericolosa nel nostro paese in cui una nuova guerra può scoppiare da un momento all’altro. Se scoppia qui, essa potrà facilmente degenerare in una nuova guerra mondiale e far conoscere ai popoli del mondo intero gli orrori nucleari.
Non senza buone ragioni i popoli progressisti e amanti della pace nel mondo intero si allarmano all’idea del pericolo di guerra nucleare.
La pace e la sicurezza nel mondo possono essere preservate solo con la lotta. Tutti i paesi progressisti e i popoli amanti della pace devono legarsi in stretta unità e lottare energicamente di concerto per fermare e sventare i piani aggressivi e bellicosi degli imperialisti, per difendere la pace e la sicurezza mondiali.
Il movimento contro il nucleare e contro la guerra per la difesa della pace che assume vigorosa ampiezza in numerosi paesi, specialmente in Asia e in Europa, infligge duri colpi agli imperialisti nei loro tentativi di provocare una nuova guerra mondiale. Tutti i popoli amanti della pace dovranno fare blocco e formare un largo fronte unito per sviluppare con più energia questo movimento su scala mondiale.
Tutti i popoli progressisti e amanti della pace sono tenuti a denunciare e a condannare energicamente la politica aggressiva e bellicosa degli imperialisti, ovunque si manifesti nel mondo, e a fermare e sventare risolutamente le manovre di espansione degli armamenti nucleari e di provocazione di una guerra nucleare. Devono perseverare nella lotta per smantellare tutte le basi militari e far evacuare tutte le truppe d’aggressione stanziate in territorio straniero e per ottenere un disarmo generale e completo.
I blocchi militari, prodotto della politica della guerra fredda, costituiscono un fattore permanente dell’aggravarsi della tensione internazionale. Finché si fronteggeranno, è inevitabile che la crescita degli armamenti e l’espansione delle forze armate proseguano e che la tensione internazionale non possa attenuarsi. La pace mondiale potrà divenire permanente e durevole solo quando i blocchi militari e gli strumenti di guerra saranno completamente eliminati dal globo terrestre. I popoli progressisti e amanti della pace devono combattere con vigore per sciogliere tutti i blocchi militari.
Al fine di difendere la pace e la sicurezza mondiali, bisogna lottare con ogni energia per creare delle zone senza armi nucleari, delle zone di pace, in parecchie regioni del mondo. I popoli progressisti e legati alla pace devono creare simili zone in diverse regioni del globo terrestre ed espanderle senza sosta per fermare i test, la produzione, lo stoccaggio e l’uso delle armi nucleari ed eliminarle completamente. Soltanto allora l’umanità potrà sbarazzarsi una volta per tutte del pericolo di guerra nucleare ed ottenere la garanzia reale della pace e della sicurezza mondiali.
Il popolo coreano lotta con fermezza per trasformare la penisola coreana in zona denuclearizzata, in zona di pace, e in più sostiene energicamente i popoli progressisti del mondo intero nella lotta per creare simili zone in Asia, nel Vicino e Medio Oriente, in Africa, in America latina e in Europa.
Il popolo coreano ama la pace e la Repubblica Popolare Democratica di Corea è una nazione pacifica. In futuro come in passato, il governo della nostra repubblica e il suo popolo, in stretta unità con tutti i popoli progressisti e amanti della pace, combatteranno con vigore per prevenire una nuova guerra mondiale e per difendere la pace e la sicurezza sul globo terrestre.
È giunto il momento di parlare del problema della cooperazione economica Nord-Sud, che è attualmente oggetto di discussione internazionale.
Come avete fatto giustamente notare, esiste una grande disparità economica tra i paesi capitalistici industrializzati e i paesi in via di sviluppo, i paesi del Terzo Mondo. I primi, in numero infimo, posseggono la maggior parte dei beni del pianeta, mentre i secondi, che riuniscono la schiacciante maggioranza della popolazione mondiale, ne possiedono solo una proporzione trascurabile. Le ricchezze abbondano nei paesi capitalistici industrializzati, mentre i popoli dei paesi del Terzo Mondo in Asia, in Africa e in America latina si dibattono nella carestia. Ciò costituisce la grande contraddizione che implicano gli attuali rapporti economici internazionali, nonché una grave violazione della giustizia e quindi una minaccia per la pace.
Per ridurre le differenze di ricchezza esistenti fra i paesi capitalistici industrializzati e i paesi in via di sviluppo, quelli del Terzo Mondo, e promuovere la giustizia e la pace, bisogna che il Sud e il Nord sviluppino tra loro un’equa cooperazione economica su un piano di parità.
Si può affermare che la cooperazione economica Nord-Sud è prima di tutto necessaria allo sviluppo dei paesi capitalistici industrializzati. Giacché questi non possono risolvere il problema delle materie prime, dei combustibili e dell’energia senza ricorrere alle abbondanti risorse naturali dei paesi in via di sviluppo, sebbene dispongano di un’economia sviluppata e di tecniche avanzate. Lo dimostra nitidamente la grave crisi economica che colpisce oggi il mondo capitalista e che si manifesta soprattutto nelle difficoltà di approvvigionamento di materie prime e di combustibili. Solo rafforzando la cooperazione economica col Terzo Mondo i paesi capitalistici industrializzati possono risolvere il problema delle materie prime, dei combustibili e dell’energia e sviluppare la propria economia.
La cooperazione economica Nord-Sud si rivela necessaria anche allo slancio economico dei paesi in via di sviluppo e dei paesi del Terzo Mondo. Se questi paesi cooperano sul piano economico e tecnico con i paesi capitalistici industrializzati, essi potranno benissimo risolvere il problema dei materiali, dei fondi e delle tecniche indispensabili all’edificazione economica e accelerare il proprio sviluppo economico.
Tenuto conto dei rispettivi interessi, i paesi capitalistici industrializzati e quelli in via di sviluppo discutono da molto tempo per espandere la cooperazione economica Nord-Sud. In particolare nell’ottobre dell’anno scorso a Cancún, in Messico, si è svolta la Conferenza al vertice di 22 paesi del Nord e del Sud. Tuttavia queste ripetute discussioni sono rimaste infruttuose per via della posizione e dell’atteggiamento infondati assunti da quei paesi capitalistici, a cominciare dagli Stati Uniti, che vogliono mantenere il vecchio ordine economico internazionale iniquo e la propria sfera di dominio economico.
Per sviluppare davvero la cooperazione economica Nord-Sud, bisogna stabilire un ordine economico internazionale nuovo ed equo sulla base dei princìpi dell’indipendenza, della parità e dei vantaggi reciproci.
Il mantenimento del vecchio ordine economico internazionale impedisce una reale cooperazione fra i paesi industrializzati e i paesi in via di sviluppo sulla base della parità, dei vantaggi reciproci e dell’indipendenza.
Al momento attuale i paesi in via di sviluppo, quelli del Terzo Mondo, sono unanimi nell’esigere l’eliminazione del vecchio ordine economico internazionale e l’instaurazione di un nuovo ordinamento.
Se desiderano davvero la cooperazione Nord-Sud, i paesi capitalistici industrializzati dovranno rispondere positivamente alla legittima richiesta dei paesi in via di sviluppo di rifondare alla radice le vecchie strutture e sistemi iniqui esistenti nei rapporti economici internazionali e di stabilirne di nuovi che siano equi.
Per intrecciare rapporti economici con i paesi in via di sviluppo, essi devono cercar di aiutare sinceramente i popoli di questi ultimi nella lotta per edificare un’economia nazionale indipendente e superare le più pressanti difficoltà economiche.
I paesi in via di sviluppo esigono una cooperazione economica e tecnica realmente utile all’edificazione di un’economica nazionale indipendente, non una “cooperazione” o un “aiuto” che comporti l’asservimento economico. Per questo la cooperazione Nord-Sud avrà successo solo se i paesi capitalistici industrializzati forniranno ai paesi in via di sviluppo un’assistenza senza alcuna condizione politica o economica.
Alcuni di questi paesi capitalistici destinano ogni anno enormi fondi agli armamenti. Devono porre fine alla corsa agli armamenti ed utilizzare i fondi per aiutare i paesi in via di sviluppo. Ciò favorirà la nascita di rapporti d’amicizia e cooperazione tra i paesi capitalistici industrializzati e i paesi in via di sviluppo e, allo stesso tempo, aiuterà i primi a superare le difficoltà economiche.
Al momento attuale un gran numero di paesi in via di sviluppo dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina non riesce ad accrescere la produzione agricola e vive sotto la minaccia permanente della carestia. I paesi capitalistici industrializzati devono astenersi dall’usare le derrate alimentari come arma politica contro i paesi in via di sviluppo e quelli del Terzo Mondo, bensì fornire un aiuto reale allo sviluppo della produzione agricola affinché possano risolvere da soli il problema alimentare.
Un metodo importante per stabilire un nuovo ordine economico internazionale equo e sviluppare la cooperazione economica Nord-Sud è il rafforzamento della cooperazione e degli scambi economici e tecnici tra i paesi in via di sviluppo.
Questi ultimi celano abbondanti ricchezze naturali e dispongono di preziose esperienze e di eccellenti tecniche acquisite nel corso dell’edificazione economica. Se questi paesi sviluppano l’economia e la tecnica grazie al rafforzamento della cooperazione e degli scambi economici e tecnici sotto la bandiera dell’autosufficienza collettiva, i paesi capitalistici industrializzati si vedranno obbligati ad abbandonare il proprio atteggiamento sbagliato e ad accogliere le loro rivendicazioni.
Ora è tempo di parlare dei rapporti fra la Repubblica Popolare Democratica di Corea e i paesi capitalistici d’Europa come l’Italia.
Sviluppare i rapporti d’amicizia con i paesi che rispettano la sovranità del nostro costituisce uno dei principi che il nostro Partito e il governo della nostra Repubblica si praticano costantemente nel campo delle relazioni estere.
La Costituzione socialista della Repubblica Popolare Democratica di Corea specifica che essa intreccia rapporti politici, economici e culturali da Stato a Stato con tutti i paesi che la trattano in modo amichevole, secondo i principi della parità completa, dell’indipendenza, del rispetto reciproco, della non-ingerenza negli affari interni e dei vantaggi comuni.
Fino ad oggi il governo della nostra Repubblica ha perseverato nel tentativo di sviluppare i suoi rapporti d’amicizia con numerosi paesi nel mondo. Il nostro paese intrattiene rapporti da Stato a Stato con più di un centinaio di paesi con i quali procede a scambi politici, economici e culturali, e fra di essi annovera molti paesi capitalistici.
Tuttavia non sono ancora stati stabiliti dei rapporti da Stato a Stato fra il nostro paese e certi paesi capitalistici d’Europa come l’Italia e nemmeno gli scambi economici si animano. Sebbene sia stato concluso un accordo sullo scambio di missioni commerciali fra il nostro paese e l’Italia nel 1977, il governo italiano non ha ancora acconsentito all’insediamento della nostra missione commerciale nel suo paese. Se fosse stata messa in piedi in Italia, gli scambi economici tra i due paesi sarebbero più attivi.
Se i rapporti economici fra il nostro paese e i paesi capitalistici d’Europa come l’Italia non si sviluppano come si deve, ciò si deve in larga misura al fatto che questi ultimi non lo comprendono correttamente. Finora le visite e i contatti fra il nostro paese e i paesi capitalistici d’Europa, Italia compresa, sono stati rari. Questa incomprensione verso il nostro paese è peraltro dovuta, mi sembra, al fatto che la gente di quei paesi è stata spesso abbindolata dalla menzognera propaganda diffusa dagli Stati Uniti e dalle autorità sudcoreane intorno alla nostra repubblica.
Il governo della nostra repubblica lascia sempre la porta aperta a tutti i paesi, senza distinzione di regime sociale, se la trattano in modo amichevole.
Non c’è niente di male se si sviluppano gli scambi economici fra il nostro paese e i paesi capitalistici d’Europa, secondo il principio del compenso reciproco. In quest’ottica lo sviluppo degli scambi economici e tecnici fra il nostro paese e l’Italia contribuisce allo sviluppo economico dei due paesi.
Da qualche tempo molti paesi capitalistici d’Europa hanno cominciato poco a poco a comprendere correttamente il nostro e si mostrano più favorevoli nei suoi confronti. La tendenza attuale ci consente di presagire che i rapporti fra il nostro paese e i paesi capitalistici d’Europa come l’Italia si svilupperanno favorevolmente sia in campo economico che nei diversi altri ambiti.
I partiti socialisti dell’Italia e di numerosi altri paesi d’Europa reclamano l’indipendenza; noi vediamo in ciò un’ottima promessa.
Il nostro Partito e il Partito Socialista Italiano tengono entrambi all’indipendenza, il che migliora di giorno in giorno i loro rapporti. Sono convinto che essi si rinsalderanno e si svilupperanno ulteriormente sulla base dell’indipendenza.
Colgo l’occasione per ringraziare il Partito Socialista Italiano e il popolo italiano che offrono il loro sostegno e testimoniano la loro simpatia al popolo coreano nella sua giusta lotta per la riunificazione della patria nell’indipendenza e nella pace.


Kim Il Sung, Opere, vol. 37, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 1991, pagg. 241-52 ed. ing.

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