Sulle idee del Juché
Sulle idee del Juché
Tesi
inviata al simposio nazionale sulle idee del Juché organizzato per
celebrare
il 70º anniversario della nascita del Presidente Kim Il Sung
31
marzo 1982
Celebreremo
tra poco il 70º anniversario della nascita del nostro rispettato
leader.
Tenere
un convegno nazionale sulle idee del Juché in occasione di questo
anniversario è un avvenimento altamente significativo.
Questo
convegno ha fatto con orgoglio il bilancio dell’opera compiuta dal
leader sul piano ideologico e teorico guidando per più di mezzo
secolo la nostra rivoluzione ed il nostro lavoro di edificazione e ha
dimostrato con forza ancora una volta la grandezza e la bontà delle
idee del Juché.
Le
idee del Juché sono il prezioso frutto del lavoro ideologico e
teorico approfondito e multiforme del leader e il loro concepimento
occupa un posto eminente fra le sue imprese rivoluzionarie.
Creando
le grandi idee del Juché, il leader ha aperto alla classe operaia e
alle altre masse popolari una via nuova che conduce alla vittoria
della rivoluzione e ha impresso una svolta storica alla loro opera
rivoluzionaria.
La
storia della rivoluzione coreana intrapresa e diretta dal leader si
fonde con la storia gloriosa della brillante applicazione e del
trionfo generale delle grandi idee del Juché.
Le
idee del Juché sono l’ideologia direttrice incrollabile della
rivoluzione coreana e la grande bandiera rivoluzionaria della nostra
epoca.
Dobbiamo
oggi misurarci con il glorioso compito di trasformare tutta la
società con le idee del Juché.
È
questa un’opera storica destinata a completare la nostra
rivoluzione, che ha preso l’avvio sotto la bandiera delle idee del
Juché, grazie alle quali non ha mai cessato di progredire
vittoriosamente.
Per
la trasformazione di tutta la società con le idee del Juché, tutti
i membri del partito e gli altri lavoratori devono impregnarsi
dell’autenticità di queste idee, pensare e agire scrupolosamente
in funzione delle esigenze che esse pongono.
Nel
corso di più di mezzo secolo di lotta rivoluzionaria, il nostro
popolo ha acquisito l’intima convinzione che si può superare
qualsiasi prova e trionfare nella rivoluzione e nel lavoro di
edificazione quando si è impregnati delle idee del Juché e quando
ci si orienta su di esse.
Approfittando
del simposio nazionale tenuto dagli specialisti di scienze sociali e
dai propagandisti teorici alla vigilia del 70º anniversario della
nascita del leader per discutere sulle idee del Juché e il loro
grande trionfo, vorrei esporre i princìpi di queste idee.
1.
La creazione delle idee del Juché
Le
idee progressiste hanno un ruolo importante nello sviluppo
storico-sociale.
Quando
esse guidano le masse popolari, queste diventano i creatori efficaci
della storia. Certo, non tutte le idee progressiste giocano un ruolo
analogo nello sviluppo storico-sociale. Questo ruolo differisce sia
in funzione della fedeltà con cui esse rappresentano le aspirazioni
e gli interessi delle masse popolari che della precisione con cui
illuminano la via della lotta. Prima ancora della comparsa della
classe operaia sono esistite idee che riflettevano le aspirazioni
delle classi sociali avanzate. Senonché, per via dei loro limiti
storici e dei loro limiti di classe, le correnti di idee di una volta
esercitavano sul progresso sociale un’azione necessariamente
limitata. Solo le idee rivoluzionarie della classe operaia possono
riflettere esattamente le esigenze dell’epoca e le aspirazioni
delle masse popolari, incitarle alla lotta rivoluzionaria e dare così
un forte impulso allo sviluppo storico-sociale.
Solo
dei dirigenti eminenti possono far nascere le idee rivoluzionarie
della classe operaia.
Si
può dire che i cento e qualche decina d’anni di esistenza del
movimento comunista sono la storia della creazione e dello sviluppo
delle idee rivoluzionarie da parte dei dirigenti della classe
operaia, la storia della loro materializzazione per trasformare il
mondo. Alla metà del XIX secolo Marx ed Engels hanno creato il
marxismo, determinando la missione storica di una classe operaia
appena comparsa nell’arena, così come la via della sua
liberazione, incoraggiando la lotta contro il capitale e segnando la
nascita del movimento comunista internazionale. Lenin, sviluppando il
marxismo in conformità alle nuove condizioni storiche create dal
passaggio allo stadio imperialista del capitalismo, ha fondato il
leninismo, incoraggiando così la lotta della classe operaia e dei
popoli per demolire il bastione dell’imperialismo e liberarsi,
dando l’avvio al passaggio dal capitalismo al socialismo.
Il
nostro leader, cogliendo esattamente le esigenze di un’epoca nuova,
quella in cui le masse popolari, un tempo oppresse ed umiliate, si
presentano come padrone del proprio destino, ha dato la luce alle
grandi idee del Juché. Così egli ha elevato ad uno stadio nuovo e
superiore la lotta delle masse popolari per il Chajusong e inaugurato
un’epoca nuova nell’evoluzione della storia dell’umanità,
l’era del Juché.
Le
idee rivoluzionarie della classe operaia riflettono le esigenze,
giunte a maturità, dell’evoluzione della storia e dello sviluppo
della rivoluzione.
La
lotta della classe operaia e delle masse popolari contro lo
sfruttamento e l’oppressione si trovava ad una nuova svolta quando
il nostro leader si è incamminato sulla via della rivoluzione. Sulla
scena mondiale il socialismo esercitava un’influenza crescente dopo
la sua prima vittoria e si assisteva ad uno slancio impetuoso della
lotta rivoluzionaria della classe operaia e della lotta di
liberazione dei popoli dei paesi coloniali e semicoloniali. Gli
imperialisti avevano intensificato il saccheggio e la tirannia contro
i popoli nella speranza di opporsi alla spinta rivoluzionaria delle
masse e di trovare uno sbocco alla loro profonda crisi politica ed
economica. In numerosi paesi le contraddizioni e gli antagonismi fra
la rivoluzione e la controrivoluzione si erano esacerbati, mentre le
masse popolari la cui sovranità veniva da lungo tempo beffata si
erano impegnate nella lotta per l’emancipazione sociale e la
liberazione nazionale. Una nuova epoca vedeva la luce, l’epoca
dello sviluppo universale del movimento nazionale, della sua
estensione e della sua diversificazione.
Per
far progredire la rivoluzione nelle nuove condizioni storiche,
bisognava che la classe operaia e il popolo di ogni paese assumessero
un atteggiamento responsabile riguardo a tutti i loro problemi e li
risolvessero in funzione della loro situazione. Ciò era
particolarmente importante nel caso del nostro paese, per via della
specificità del suo sviluppo storico, della complessità e del
carattere arduo della sua rivoluzione. La rivoluzione coreana esigeva
in modo imperativo che le masse popolari le aprissero il cammino in
completa indipendenza e in modo creativo.
È
in funzione di queste esigenze reali della rivoluzione coreana che
sono state elaborate le idee del Juché.
La
rivoluzione è una lotta che mira a realizzare attraverso la
mobilitazione delle masse popolari la loro aspirazione alla sovranità
e la loro liberazione. Esse possono farla trionfare solo se si
impregnano delle idee rivoluzionarie e si uniscono per costituire una
forza politica organizzata. Il dovere dei rivoluzionari è di
mescolarsi alle masse popolari, padrone della rivoluzione, per
educarle, organizzarle ed incitarle alla lotta. Essi devono formare
le forze rivoluzionarie necessarie nel seno delle masse popolari e
mettere a frutto l’energia e l’intelligenza di queste masse
popolari per far fronte a tutti i problemi che sorgono nel corso
della lotta.
Ora,
negli anni ’20, i comunisti e i nazionalisti che pretendevano di
militare nel movimento di liberazione nazionale nel nostro paese di
fatto si abbandonavano esclusivamente alla lotta per l’egemonia con
abbondanza di discorsi, piuttosto che andare verso le masse popolari
per educarle, organizzarle ed incitarle alla lotta rivoluzionaria.
Invece di unirle, le dividevano con le loro dispute settarie.
Fin
dagli inizi della sua lotta rivoluzionaria il leader ha riconosciuto
il loro errore; ha così seguito una via diversa dalla loro, la via
rivoluzionaria autentica che consiste nel mescolarsi alle masse
popolari per lottare con il loro appoggio, e ha chiarito la verità
secondo la quale queste sono le padrone della rivoluzione e bisogna
andare verso di esse per educarle ed organizzarle se si vuol far
trionfare la rivoluzione. Questa è una delle origini delle idee del
Juché.
In
ogni paese spetta al popolo, padrone della rivoluzione, farla in
completa indipendenza, cioè con senso acuto delle sue
responsabilità, e in modo creativo, cioè in funzione della sua
situazione reale. Il Chajusong e lo spirito creativo sono degli
imperativi assolutamente propri del movimento rivoluzionario e
comunista.
Fin
dall’inizio la rivoluzione coreana, che inaugurava l’era del
Juché, non poteva progredire di un sol passo senza procedere in
completa indipendenza e in modo creativo. Era una rivoluzione
difficile e complessa perché doveva affrontare il potente
imperialismo giapponese per condurre a buon fine il doppio compito
della rivoluzione antimperialista di liberazione nazionale e della
rivoluzione democratica antifeudale; era anche una rivoluzione ardua
data la via che doveva seguire e che non era mai stata intrapresa in
precedenza.
E
ciò tanto più in quanto un estremo servilismo verso le grandi
potenze aveva fatto allora la sua comparsa nel movimento
antigiapponese di liberazione nazionale e nel movimento comunista del
nostro paese ostacolava la via della rivoluzione. I nazionalisti e i
marxisti da salotto, perpetuando il servilismo verso le grandi
potenze e le dispute settarie, pratiche esecrabili che avevano
rovinato il paese, sognavano di accedere all’indipendenza nazionale
con un appoggio esterno, piuttosto che pensare di fare essi stessi la
rivoluzione. Coloro che pretendevano di militare nel movimento
comunista avevano creato ognuno la sua propria setta e si recavano
all’estero per elemosinare la garanzia dell’Internazionale; e,
senza tenere in alcun conto le condizioni storiche e la situazione
concreta del nostro paese, che era allora una società semifeudale
colonizzata, recitavano meccanicamente le teorie stabilite e
cercavano di imitare le esperienze straniere. Questa forte azione
esercitata dal servilismo verso le grandi potenze e dal dogmatismo
non poteva che sbarrare la strada alla rivoluzione.
Il
leader ha tratto serie lezioni da queste conseguenze del servilismo e
del dogmatismo e ha così dimostrato in modo irrefutabile che bisogna
fare la rivoluzione non contando su un’approvazione o su delle
direttive qualunque, ma al contrario secondo le proprie convinzioni e
sotto la propria responsabilità e che bisogna risolvere tutti i
problemi generati dal processo rivoluzionario in completa
indipendenza e in modo creativo. Questa è un’altra origine delle
idee del Juché.
Come
si può constatare, il leader ha elaborato le idee originali e
rivoluzionarie del Juché sulla base delle esperienze pratiche e
delle lezioni della lotta rivoluzionaria.
È
sempre tenendo conto della pratica rivoluzionaria che il leader ha
portato avanti le sue attività di pensatore e di teorico, ed è
chiarendo i problemi che essa sollevava che egli ha sviluppato e
arricchito le sue idee e le sue teorie rivoluzionarie. Solo
fondandosi sulla pratica rivoluzionaria si possono adattare le teorie
esistenti alla rivoluzione del proprio paese, conformemente agli
interessi e alle realtà di questa, e mostrarsi in grado di scoprire
verità nuove o far nascere teorie e idee nuove.
Fin
dagli inizi della sua attività rivoluzionaria il leader aveva
acquisito una perfetta conoscenza del marxismo-leninismo. Lungi però
dal contentarsi di applicarla alla pratica della rivoluzione coreana,
egli cercò di esplorare nuovi campi della teoria rivoluzionaria
assumendo una ferma posizione ispirata al Juché ed apportò
soluzioni originali ai problemi posti dalla pratica rivoluzionaria.
Opponendosi
ai nazionalisti inveterati, ai marxisti fanfaroni, agli elementi
infeudati alle grandi potenze e ai dogmatici ed aprendo una via nuova
alla rivoluzione, il leader scoprì la verità delle idee del Juché.
Così, nel corso della Conferenza dei quadri dirigenti dell’Unione
della gioventù comunista e dell’Unione della gioventù
antimperialista convocata nel giugno 1930 a Kalun, definì i princìpi
delle idee del Juché e la linea jucheana della rivoluzione coreana.
Fu un avvenimento storico, che annunciò la comparsa delle idee del
Juché e della corrispondente linea rivoluzionaria.
Il
leader non aveva ancora vent’anni quando, penetrando le aspirazioni
dell’epoca, le speranze del popolo e la legge dello sviluppo della
storia in una situazione caotica in cui predominava ogni genere di
idee dannose, quali il riformismo nazionale e gli opportunismi di
destra e di sinistra, mise in piena evidenza la verità del Juché,
aprendo così la via dello sviluppo indipendente alla nostra
rivoluzione.
Perfezionandosi
attraverso la pratica della rivoluzione coreana, le idee del Juché
sono diventate l’ideologia direttrice della rivoluzione
contemporanea.
Un’ideologia
direttrice non può nascere in un sol colpo e già fatta. Trovando la
sua origine nelle condizioni dell’epoca e nelle circostanze
storiche, essa nasce dalla generalizzazione delle esperienze della
lotta rivoluzionaria e finisce per cristallizzarsi in un sistema
ideologico e teorico unitario arricchendosi attraverso le prove di
una lotta di lungo respiro, che nello stesso tempo attestano la sua
veridicità.
Il
leader ha accumulato egli stesso esperienze ricche e di grande valore
guidando vittoriosamente diverse fasi della lotta rivoluzionaria e
tutti i settori di attività: politica, economica, culturale e
militare; e, generalizzando queste esperienze, ha approfondito e
sviluppato costantemente le idee del Juché. I cinquant’anni e più
consacrati dal leader alla direzione della difficile rivoluzione
coreana aprendole un cammino sono la storia dell’elaborazione delle
idee del Juché e del loro compimento in un sistema ideologico e
teorico originale in una gloriosa pratica rivoluzionaria.
Poiché
sono nate, come già ricordato, sulla base sia delle esigenze di
un’epoca nuova, quella in cui le masse popolari sono emerse come
padrone della storia, che delle ricche esperienze della lotta
rivoluzionaria, le idee del Juché sono diventate la grande ideologia
direttrice della rivoluzione del nostro tempo.
2.
I princìpi filosofici delle idee del Juché
Le
idee del Juché sono idee filosofiche nuove che pongono l’accento
sull’uomo.
Come
ha detto il rispettato leader, esse si basano sul principio
filosofico secondo il quale l’uomo è padrone di tutto e decide di
tutto. Esse ritengono che l’uomo sia al centro del problema
filosofico, donde questo principio.
Dicendo
che l’uomo è padrone di tutto, si vuole dire che egli è padrone
del mondo e del proprio destino; dicendo che l’uomo decide di
tutto, si vuole dire che egli gioca un ruolo determinante quando si
tratta di trasformare il mondo e di forgiare il proprio destino.
Il
principio filosofico delle idee del Juché, principio che verte
sull’uomo, precisa la posizione ed il ruolo che spettano all’uomo
nel mondo.
Il
leader ha affermato che l’uomo è un essere sociale dotato di
Chajusong, di creatività e di coscienza.
L’uomo
è senza alcun dubbio un essere materiale, ma non è un essere
materiale semplice. È l’essere materiale più evoluto e un
prodotto compiuto dell’evoluzione del mondo fisico. Liberandosi
dalla natura si è già mostrato notevole. Mentre tutte le altre
forme della materia dotata di vita dipendono dal mondo oggettivo per
conservare la propria esistenza, l’uomo sussiste ed evolve grazie
alla conoscenza che acquista di quest’ultimo, la quale gli permette
di modificarlo e di sottometterlo alla propria volontà.
Se
l’uomo gode di questa posizione e di questo ruolo particolare di
padrone del mondo, è perché è un essere sociale dotato di
Chajusong, di creatività e di coscienza.
Affermando
che il Chajusong, la creatività e la coscienza sono le
caratteristiche essenziali dell’uomo, essere sociale, il leader ha
recato nuova luce alla riflessione filosofica sull’uomo.
Il
Chajusong, la creatività e la coscienza sono gli attributi sociali
dell’uomo, si formano e si sviluppano in un quadro storico-sociale
determinato. L’uomo è il solo essere al mondo che vive ed agisce
nel quadro dei rapporti sociali. È solo nel quadro della società
che l’uomo conserva la sua esistenza e riesce a raggiungere i suoi
obiettivi. Il Chajusong, la creatività e la coscienza sono propri
dell’essere sociale per eccellenza che è l’uomo.
L’uomo
è un essere dotato di Chajusong, un essere sociale sovrano.
Il
Chajusong è l’attributo dell’uomo che cerca di vivere e di
evolvere in completa indipendenza come padrone del mondo e del
proprio destino. Grazie al Chajusong l’uomo supera gli ostacoli
della natura, si oppone a tutte le forme di asservimento sociale e
mette ogni cosa al proprio servizio.
Il
Chajusong è vitale per l’uomo, essere sociale. Simboleggia la
vitalità sociopolitica che l’uomo possiede all’infuori della sua
esistenza fisica. Se questa rimanda all’esistenza dell’uomo come
organismo vivente, la vitalità sociopolitica rimanda alla sua
esistenza come essere sociale.
L’uomo
è un essere dotato di creatività, un essere sociale creatore.
La
creatività è l’attributo dell’uomo sociale che modifica il
mondo e plasma il proprio destino coscientemente e con uno scopo
determinato. Grazie ad essa l’uomo si allea sempre più la natura e
la società sostituendo l’arcaico con il nuovo.
Così
come il Chajusong, la creatività è una caratteristica essenziale
dell’uomo, essere sociale. Se quello si esprime principalmente
attraverso la posizione dell’uomo, padrone del mondo, questa si
esprime principalmente attraverso il ruolo che egli gioca come
trasformatore del mondo.
L’uomo
è un essere dotato di coscienza, un essere sociale cosciente.
La
coscienza è l’attributo dell’uomo che vive in società, essa
determina tutte le attività che egli svolge per conoscere e
modificare il mondo così come per conoscere e modificare se stesso.
Grazie alla coscienza, l’uomo penetra le leggi del mondo e dello
sviluppo dei suoi movimenti, trasforma e sviluppa a suo modo la
natura e la società. La coscienza garantisce il Chajusong e la
creatività dell’uomo, essere sociale, così come le sue attività
conoscitive e pratiche, che mirano a scopi precisi.
In
breve, dati il suo Chajusong, la sua creatività e la sua coscienza,
l’uomo appare come un essere superiore, il più potente del mondo,
e che agisce sul mondo non fatalmente, ma in modo rivoluzionario, non
passivamente, ma attivamente, e lo trasforma non alla cieca, ma con
uno scopo preciso. L’uomo, essere sociale dotato di Chajusong, di
creatività e di coscienza, è il solo a dominare e a trasformare il
mondo.
Certo,
l’uomo non può vivere separato dal mondo, al contrario vive e
agisce in mezzo al mondo.
La
natura è ciò su cui si esercita l’azione dell’uomo e la fonte
materiale della sua vita, mentre la società è una collettività
nella quale egli vive ed agisce. Le condizioni naturali e le
circostanze sociali esercitano una grande influenza sulle sue
attività. Portate avanti per trasformare la natura e sviluppare la
società, esse saranno favorite o, al contrario, ostacolate o
limitate a seconda che le condizioni naturali siano favorevoli o no
e, soprattutto, a seconda che si abbia a che fare con un regime
politico ed economico progressista o reazionario.
Tuttavia
l’uomo non subisce passivamente le circostanze e le condizioni che
lo circondano. Con attività sovrane, creatrici e coscienti, egli
rende le cose più conformi ai suoi auspici, sostituisce ciò che è
superato e reazionario con ciò che è nuovo e progressista,
trasformando così costantemente la natura e la società. Così
agisce e lotta l’uomo che trasforma e modifica il mondo per
metterlo sempre più al suo servizio.
Determinando
in modo originale le caratteristiche essenziali dell’uomo, la
posizione ed il ruolo che gli spettano nel mondo, le idee del Juché
hanno stabilito una concezione del mondo che privilegia l’uomo.
È
già noto che il mondo è costituito di materia e che si trasforma ed
evolve per via del movimento della materia. Rispondendo
all’interrogativo su chi sia il padrone della natura e della
società e quale sia la forza che le trasforma, le idee del Juché
propongono una nuova interpretazione del mondo. Che l’uomo domini e
trasformi il mondo è una percezione nuova del mondo quanto al suo
rapporto con l’uomo.
Tenuto
conto della posizione e del ruolo attribuiti all’uomo, padrone del
mondo, le idee del Juché hanno stabilito una posizione ed un punto
di vista nuovi riguardo all’universo.
Questo
punto di vista e questa presa di posizione pongono l’uomo al centro
dell’universo.
Ciò
facendo, si coglie, come è naturale, il mondo alla luce degli
interessi dell’uomo, giacché egli è il padrone del mondo.
Se
l’uomo conosce e trasforma il mondo, è per mettere ogni cosa al
proprio servizio. L’uomo è ciò che vi è di più prezioso al
mondo e nulla è più importante dei suoi interessi. Niente al mondo
ha valore se non in rapporto all’uomo. Di conseguenza, considerare
il mondo dal punto di vista dei servigi che esso gli rende sempre di
più è il punto di vista e la posizione più giusta.
Far
vertere il mondo sull’uomo, significa considerare il ruolo di
questo, che ne è il trasformatore, come essenziale nel cambiamento e
nell’evoluzione del mondo.
L’uomo
è l’essere più potente del mondo ed è il solo capace di
trasformarlo. È lui stesso che esige e compie la trasformazione del
mondo. Egli lo trasforma attivamente, in conformità al proprio
volere e facendo appello alle sue leggi oggettive. Il mondo può
modificarsi in rapporto all’uomo solo grazie al ruolo attivo che
questi vi gioca. Di conseguenza, considerare il cambiamento e
l’evoluzione del mondo alla luce del ruolo attivo dell’uomo che
sottomette con uno scopo preciso la natura e la società ai suoi
desideri è il punto di vista e la posizione più giusta riguardo al
mondo.
Il
punto di vista e la posizione jucheani riguardo al mondo sono
autenticamente rivoluzionari perché danno all’uomo l’alta
coscienza di essere il padrone del mondo e del proprio destino e gli
consentono di trasformare il mondo e di plasmare il proprio destino
in modo sovrano, creativo e cosciente.
La
concezione jucheana del mondo, basata sul principio filosofico
secondo il quale l’uomo è padrone di tutto e decide di tutto, è
in questo campo la concezione più giusta del nostro tempo.
Con
l’evoluzione della storia, la posizione e il ruolo dell’uomo,
padrone del mondo, si rafforzano, e la sua lotta sovrana, creatrice e
cosciente gli fa estendere sempre più la sfera su cui si esercita la
sua volontà. Ai nostri giorni le masse popolari si sono affermate
come padrone autentiche del mondo e grazie alla loro lotta il mondo è
sempre più al loro servizio. La realtà attuale, caratterizzata
dallo straordinario accrescimento della posizione e del ruolo delle
masse popolari, padrone del mondo, prova con più forza che mai la
giustezza e la vitalità del principio filosofico del Juché secondo
il quale l’uomo è padrone di tutto e decide di tutto.
3.
I princìpi storico-sociali delle idee del Juché
Le
idee del Juché hanno determinato le leggi dell’evoluzione della
storia e della rivoluzione sociale. Esse hanno definito in modo
originale i princìpi fondamentali del movimento sociale, del
movimento rivoluzionario delle masse lavoratrici che creano e
sviluppano la storia.
I
princìpi storico-sociali determinati dalle idee del Juché
costituiscono a questo riguardo una concezione nuova, la concezione
jucheana della storia.
1. Sono le masse popolari che fanno la storia di ogni società
Sapere
chi fa la storia è fondamentale per capire lo sviluppo della società
e della rivoluzione in una prospettiva jucheana.
Come
ha indicato il nostro rispettato leader, le masse lavoratrici sono il
soggetto della storia e la forza motrice dello sviluppo sociale.
La
storia evolve grazie alla loro lotta per trasformare la natura e la
società. Il progresso storico implica il rafforzamento della
posizione e del ruolo delle masse popolari, soggetto della storia.
I
movimenti storico-sociali sono retti dalle loro proprie leggi che
sono diverse da quelle che reggono i movimenti della natura. Certo i
movimenti sociali in quanto movimenti materiali hanno dei tratti in
comune con il movimento nella natura. Le leggi generali del mondo
materiale intervengono anche nei movimenti sociali. Ma questi hanno
un soggetto, ciò che non è il caso dei movimenti della natura. I
movimenti della natura hanno luogo spontaneamente per via
dell’interazione delle materie che esistono in modo oggettivo, ma i
movimenti sociali sorgono e si sviluppano grazie all’azione ed al
ruolo attivi di un soggetto umano.
Le
masse popolari sono il soggetto di questi movimenti. Senza di esse,
questi stessi movimenti non potrebbero vedere la luce e non ci
sarebbe niente da dire sull’evoluzione della storia.
Le
masse popolari sono le padrone della rivoluzione e dell’edificazione
e il fattore decisivo della trasformazione della natura e dello
sviluppo sociale. La lotta rivoluzionaria e il lavoro di edificazione
devono essere compiuti per e dalle masse popolari. Esse vi si
impegnano con le loro proprie forze per plasmare il proprio destino.
Sono loro che esigono la rivoluzione e l’edificazione e che le
mettono in pratica. Esse producono tutte le ricchezze della società
con le loro mani; trasformano il mondo e sviluppano la storia con la
propria lotta. Senza le loro attività creatrici, i cambiamenti e il
progresso sociali sarebbero inconcepibili. L’esame della storia
dell’umanità mostra che le innovazioni e i cambiamenti che
sopravvengono ad ogni generazione si limitano ad una sfera
relativamente ristretta nel mondo, ma che le masse popolari che
conoscono e trasformano il mondo hanno un’intelligenza ed una forza
illimitate.
Trasformando
la natura e la società, esse godono di una posizione e di una forza
crescenti, il che, in cambio, permette loro di svolgere un ruolo
sempre più attivo nello sviluppo storico-sociale.
Tanto
le masse lavoratrici sono il soggetto della storia, altrettanto è
impossibile che lo siano le classi sfruttatrici reazionarie. Quelle
aprono la strada alla storia e allo sviluppo, ma queste cercano di
frenare il suo progredire e farla tornare indietro. Alla fine tutte
le classi sfruttatrici sono storicamente reazionarie e, in quanto
tali, il bersaglio della rivoluzione. In tutto il periodo di
esistenza della società di classe, un’aspra lotta ha opposto il
creatore della storia al suo nemico, il padrone della rivoluzione al
suo bersaglio, in altri termini, le masse lavoratrici alle classi
sfruttatrici reazionarie. È attraverso questa lotta che la società
ha progredito e si è sviluppata.
Le
masse lavoratrici sono il soggetto della storia, ma la loro posizione
e il loro ruolo cambiano in funzione delle epoche e delle società.
Un tempo, nelle società che avevano conosciuto un lungo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, esse non avevano compreso né la loro
situazione di classe né la loro forza e non si erano unite in una
forza politica. Perciò esse si sono viste private dei loro diritti
dalle classi sfruttatrici minoritarie e hanno sofferto dello
sfruttamento e dell’oppressione e non hanno occupato la posizione
che doveva essere la loro in quanto padrone della società. Anche
nelle società basate sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
esse hanno creato con le proprie forze tutte le ricchezze materiali e
culturali, ma non hanno potuto far progredire in completa
indipendenza la storia perché non occupavano la posizione di padrone
della società. Soltanto quando detengono il potere statuale e i
mezzi di produzione e instaurano il regime socialista esse possono
liberarsi dallo sfruttamento e dall’oppressione e creare con tutta
coscienza la storia in quanto padrone autentiche della società e del
proprio destino.
I
cambiamenti radicali intervenuti nella situazione delle masse
lavoratrici e il rafforzamento della loro posizione e del loro ruolo
nella società socialista sono dovuti alla direzione e alla lotta
rivoluzionaria della classe operaia.
Lo
sviluppo della società socialista sotto la sua direzione è un
processo di trasformazione di tutta la società sul modello di questa
classe. Quando tutta la società si trasformerà impeccabilmente,
sotto la sua direzione, sul modello di questa classe d’avanguardia,
le masse popolari, soggetto della storia, vedranno rafforzarsi la
loro posizione in modo straordinario e accrescersi incomparabilmente
il loro ruolo nell’impulso da dare al progresso della storia e allo
sviluppo della rivoluzione.
Per
consentire alle classi popolari di accedere alla posizione e al loro
ruolo di soggetto della storia, di soggetto del progresso
storico-sociale, bisogna assolutamente, benché esse siano l’artefice
della storia, orientarle correttamente.
La
direzione della masse è particolarmente decisiva nel movimento
rivoluzionario, il movimento comunista, le cui cui larghe masse
popolari, specialmente la classe operaia, sono la forza motrice.
Poiché il movimento comunista è un movimento altamente consapevole
e organizzato che presuppone una seria lotta di classe, può sfociare
nella vittoria solo se è diretto oculatamente.
La
direzione del movimento rivoluzionario, del movimento comunista, si
fonde precisamente con la direzione che esercitano il partito e il
leader sulle masse popolari.
Il
partito della classe operaia è lo stato maggiore della rivoluzione,
e il leader di questa classe è il dirigente supremo della
rivoluzione. Le masse popolari saranno o meno sensibilizzate e
organizzate per la rivoluzione e assolveranno o no i loro compiti
rivoluzionari e la loro missione storica a seconda che il partito e
il leader le dirigeranno correttamente o no.
Solo
se le masse popolari, specialmente la classe operaia, beneficiano
della direzione oculata del partito e del leader, potranno combattere
vittoriosamente una lotta rivoluzionaria seria e complessa per la
trasformazione della natura e della società, accedere così alla
liberazione nazionale e di classe, edificare con successo la società
socialista e comunista e assicurarne il corretto funzionamento.
Come
ha detto il nostro leader, al momento attuale le masse popolari si
sono imposte come padrone della storia, padrone della rivoluzione e
dell’edificazione, e sottomettono l’universo ogni giorno di più
al loro potere.
Nella
nostra epoca le masse lavoratrici, a cominciare dalla classe operaia,
si tengono fermamente al centro dello sviluppo della storia.
Parecchie centinaia di milioni di uomini che per lunghi anni
gemettero sotto l’oppressione e lo sfruttamento sociali e nazionali
seguono con passo deciso il cammino della sovranità,
dell’indipendenza e del progresso sociale e giocano un ruolo sempre
più importante nei destini dell’umanità e nell’avvenire del
mondo. Per via di questi progressi impressionanti il capitalismo e
l’imperialismo, che nel corso dei secoli si sono ingrassati col
sangue e il sudore delle masse lavoratrici il cui destino era
totalmente nelle loro mani, deperiscono irrimediabilmente e
sprofondano sempre più nelle tenebre della storia.
Le
masse popolari, degne padrone del proprio destino, trasformano il
mondo in conformità alle loro aspirazioni e ai loro auspici e fanno
nascere una nuova storia dell’umanità. È questa la principale
tendenza storica del nostro tempo e nulla può fermarla.
2. La storia dell’umanità è la storia della lotta delle masse popolari per il Chajusong
2. La storia dell’umanità è la storia della lotta delle masse popolari per il Chajusong
La
storia dello sviluppo della società umana è la storia delle lotte
delle masse popolari per difendere e realizzare il Chajusong.
Secondo
il nostro leader, tutte le lotte rivoluzionarie vengono portate
avanti dalle masse popolari per difendere il Chajusong.
Nel
corso della lunga storia della società umana
gli uomini hanno lottato senza interruzione per liberarsi dalla
servitù sociale e dagli ostacoli della natura. Tutte le lotte per
trasformare la società, la natura e l’uomo mirano a difendere e
realizzare il Chajusong delle masse popolari.
La
lotta per la trasformazione della società finalizzata
all’emancipazione sociale e nazionale e alla creazione delle
condizioni sociopolitiche necessarie ad una vita sovrana.
Quest’ultima presuppone il rovesciamento del regime sociale
retrogrado che calpesta e soffoca il Chajusong. Bisogna sopprimere
questo regime sociale ed instaurarne un altro che favorisca il
Chajusong se le masse popolari vogliono diventare le autentiche
padrone della società e del loro destino e vivere in modo sovrano.
La
lotta per la trasformazione della natura è una lotta con la quale le
masse popolari cercano di liberarsi dagli ostacoli della natura e di
creare le condizioni materiali necessarie ad una vita sovrana. Per
vivere e svilupparsi, l’uomo deve necessariamente agire sulla
natura e fabbricare così delle ricchezze materiali. Deve dunque
trasformare e domare la natura.
La
lotta dell’uomo per la propria trasformazione è una lotta con cui
le masse popolari cercano di liberarsi dagli ostacoli dell’ideologia
e della cultura superate e di creare in questo campo le condizioni
indispensabili ad una vita sovrana. Oltre a ciò, una coscienza
ideologica indipendente e una cultura sana sono assolutamente
necessarie per consentire all’essere umano di disporre di se
stesso, di agire autenticamente da essere sovrano e di plasmare il
proprio destino.
La
trasformazione della società, della natura e dell’uomo è
l’aspetto principale della lotta per realizzare il Chajusong delle
masse popolari. L’uomo godrà di un perfetto Chajusong solo se si
libera dalla servitù sociale, dagli ostacoli della natura e dagli
impedimenti dell’ideologia e della cultura del passato. La lotta
per il Chajusong deve aver luogo su tutti i piani, in tutti i campi
della trasformazione della società, della natura e dell’uomo.
Per
realizzare il Chajusong delle masse popolari è di primaria
importanza concretizzarlo sul piano sociopolitico.
L’uomo,
essendo un essere sociale, deve prima di tutto godere del Chajusong
sul piano sociopolitico. Questa è la chiave sia della sua
liberazione dagli ostacoli della natura che del suo sviluppo
ideologico e culturale. Finché le masse popolari saranno asservite,
non potranno né profittare realmente dello sviluppo delle forze
produttive né liberarsi degli ostacoli dell’ideologia e della
cultura reazionarie.
Tutta
la storia dell’umanità dalla divisione della società in classi
antagoniste è prima di tutto la storia delle rivoluzioni sociali per
realizzare il Chajusong sociopolitico delle classi popolari. È
attraverso simili rivoluzioni che si è plasmato il loro destino e
che si è sviluppata la società.
Le
rivolte degli schiavi, che possono essere considerate come le prime
manifestazioni della storia delle masse lavoratrici sfruttate per il
Chajusong, e poi le lotte antifeudali dei contadini nel Medioevo
hanno condotto alla scomparsa prima del regime dei padroni di
schiavi, poi del regime feudale. Questi furono dei progressi nella
lotta delle masse popolari per il Chajusong. Tuttavia queste lotte
non hanno portato all’abolizione del dominio sociale e
dell’oppressione; esse non hanno fatto che sostituire, per le masse
popolari, le catene della schiavitù con le pastoie della feudalità,
poi col giogo del capitale. Nella storia della società umana il
capitalismo è l’ultimo regime sfruttatore che si beffa delle
aspirazioni e delle speranze delle masse popolari per il Chajusong,
un feroce regime oppressore che associa il dominio sociale e
l’oppressione nazionale.
La
liquidazione del regime capitalistico e l’instaurazione del regime
socialista costituiscono una svolta storica nello sviluppo della
lotta rivoluzionaria per il Chajusong. L’instaurazione del regime
socialista segna la condanna a morte di tutte le classi sfruttatrici
e del loro regime che calpestavano e soffocavano le aspirazioni e le
speranze delle masse popolari per il Chajusong; allo stesso modo,
vengono così create le condizioni necessarie perché queste
detengano il potere e i mezzi di produzione e godano appieno di una
vita sovrana.
La
realizzazione del Chajusong delle masse popolari implica l’importante
compito storico di trasformare, oltre alla società, la natura e
l’uomo.
In
tutto il processo di sviluppo della società umana, esse non hanno
cessato di lottare per liberarsi degli ostacoli della natura e
progredire sul piano ideologico e culturale.
All’alba
della società umana l’uomo aveva una forza creatrice ridotta e un
livello ideologico e culturale assai poco elevato. È stato
attraverso una lotta lunga e aspra che le masse popolari hanno
accresciuto la loro abilità di domare la natura, esteso il loro arco
di conoscenze, sviluppato le forze produttive e innalzato
continuamente il loro livello di coscienza ideologica e il loro
bagaglio culturale. Le conquiste più recenti della scienza e della
tecnica, le idee d’avanguardia e la cultura umana sono il punto
d’arrivo delle lotte storiche portate avanti dalle masse popolari.
Il
compito della trasformazione della natura e dell’uomo, cioè il
compito storico di liberare le masse popolari dagli ostacoli della
natura come dagli impedimenti dell’ideologia e della cultura del
passato, di assicurare il loro potere assoluto sulla natura e di
dotarle realmente dell’ideologia e della cultura rivoluzionaria,
può imporsi su tutti i piani e realizzarsi efficacemente solo sotto
il socialismo che fa delle masse lavoratrici le padrone della
società. In sede di lotta per il Chajusong nella società
socialista, che presuppone una trasformazione rivoluzionaria del
sistema sociale, è essenziale trasformare la natura e l’uomo per
liberare dagli ostacoli della natura, dell’ideologia e della
cultura superate le masse popolari già liberate dall’oppressione
sociale. Nella misura in cui la trasformazione della natura e la
rieducazione dell’uomo progrediscono a tutti i livelli sulla base
di un consolidamento e di uno sviluppo costanti del regime
socialista, le masse popolari godranno di un Chajusong sempre più
grande in tutti i campi.
Oggi
la lotta per la difesa del Chajusong delle masse popolari ha assunto
una dimensione internazionale. Dal momento che le forze imperialiste
che soffocano il Chajusong sono coalizzate su scala internazionale, è
inevitabile che la lotta contro il dominio e l’oppressione
dell’imperialismo per la difesa di questo Chajusong abbia anch’essa
carattere internazionale. In virtù dell’analogia fra le loro
situazioni storiche e della loro identità d’interessi, le nazioni
e i popoli un tempo oppressi, cioè derubati dell’indipendenza e
della sovranità e succubi all’asservimento coloniale
dell’imperialismo, sono uniti in un solo fronte di lotta contro
l’imperialismo per la difesa del Chajusong. Tutti i paesi, tutte le
nazioni e tutti i popoli del mondo che tengono al Chajusong devono
unirsi solidamente sotto la bandiera rivoluzionaria
dell’antimperialismo e della sovranità e fare causa comune, se
vogliono rovesciare l’ingiusto e iniquo ordine internazionale
imposto dagli imperialisti e instaurare relazioni internazionali
nuove che si basino sul Chajusong e sull’uguaglianza dei paesi e
delle nazioni.
La
lotta per il Chajusong portata avanti senza interruzione da lungo
tempo dalle masse popolari raggiunge definitivamente il suo scopo
grazie all’edificazione del socialismo e del comunismo. La lotta
per il socialismo e il comunismo è lo stadio supremo della lotta
delle masse popolari per il Chajusong. È una lotta destinata a porre
fine una volta per tutte allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
alla oppressione di una classe sull’altra, al dominio di uno Stato
sull’altro, a farla finita con tutte le conseguenze delle vecchie
società e a liberare definitivamente l’uomo dai loro ostacoli.
Nella società comunista le masse popolari godranno di una vita
totalmente sovrana come padrone autentiche della società, della
natura e del proprio destino
La
difesa del Chajusong è un’esigenza assoluta dell’uomo, essere
sociale, e suo diritto fondamentale inalienabile. Poiché il
Chajusong è vitale per la sua persona, è normale che egli lotti
contro ogni violazione del suo Chajusong. È in nome di questo che le
masse popolari si impegnano nella lotta rivoluzionaria contro gli
oppressori e destinano tutta loro intelligenza e tutte le loro forze
creatrici a edificare il socialismo e il comunismo.
Per
difendere il Chajusong, bisogna optare con fermezza per una posizione
indipendente nella rivoluzione e nell’edificazione.
Come
ha detto il nostro leader, l’atteggiamento dell’indipendenza è
fondamentale nella rivoluzione e nell’edificazione. Mantenerlo è
un’esigenza della stessa lotta rivoluzionaria di cui il Chajusong è
lo scopo.
Questo
atteggiamento è perfettamente rivoluzionario e proprio della classe
operaia. Questa è la classe potenzialmente più sovrana perché
lotta per liberarsi con le proprie forze e per diventare padrona del
suo destino, mentre l’opera socialista e comunista è la sua opera
storica per la realizzazione completa del Chajusong delle masse
popolari. Ogni atteggiamento contrario all’indipendenza non ha
nulla a che vedere con l’atteggiamento della classe operaia e delle
masse popolari e nuoce alla causa del socialismo e del comunismo.
L’atteggiamento
sovrano si esprime nell’esercizio dei propri diritti di padrone
della rivoluzione e dell’edificazione. Esercitare questo diritto,
dal punto di vista delle masse popolari, significa risolvere tutti i
problemi della rivoluzione e dell’edificazione in funzione dei
propri interessi, secondo il proprio giudizio e la propria decisione
sovrani. Il diritto di risolvere tutti i problemi della rivoluzione e
dell’edificazione appartiene solo al popolo interessato, che ne è
il padrone. È legittimo che questi problemi siano risolti secondo il
giudizio e la volontà del popolo interessato. Solo così ogni popolo
potrà salvaguardare i suoi interessi e realizzare la sua volontà e
i suoi auspici. Nessun popolo deve tollerare una pressione o una
ingerenza esterna, quale che sia. Rassegnarsi a non essere padrone
del proprio destino per via di un dominio o di una costrizione
esterna significa rinunciare alla propria sovranità mentre seguire
la volontà altrui e agire contro i propri interessi significa
abbandonare questo diritto.
L’atteggiamento
dell’indipendenza si esprime quando si assolve alle responsabilità
che implica la padronanza di se stessi. Agire così, dal punto di
vista delle masse popolari, significa incaricarsi di risolvere tutti
i problemi posti dalla lotta rivoluzionaria e dal lavoro di
edificazione con le proprie forze, come padrone di se stesse. Poiché
la rivoluzione e l’edificazione sono una faccenda loro propria, le
masse popolari devono necessariamente risolvere questi problemi per
conto proprio, secondo il principio della fiducia in sé. Si può
eventualmente beneficiare di un aiuto esterno nella rivoluzione e
nell’edificazione, ma la parte più importante è affidata alle
proprie capacità. Cercare di affidare ad altri il proprio compito e
di sistemare i propri affari con l’aiuti altrui, significa cercare
di sfuggire alle proprie responsabilità e abbandonare la propria
posizione di padroni di se stessi.
Solo
conservando la propria posizione di indipendenza si possono sempre e
dovunque risolvere i problemi della rivoluzione e gli altri problemi
del proprio paese secondo un giudizio e convinzioni indipendenti e
con lo spirito rivoluzionario della fiducia in sé e portare avanti
la rivoluzione e l’edificazione con successo.
Ogni
popolo deve opporsi all’aggressione e all’asservimento e non solo
salvaguardare con fermezza il proprio Chajusong ma anche combattere
l’imperialismo e il dominazionismo che calpestano il Chajusong
degli altri popoli. L’attaccamento al Chajusong può essere
considerato autentico quando ci si oppone non solo alla violazione
del proprio ma anche a che venga calpestato e soffocato quello degli
altri.
La
lotta rivoluzionaria delle masse popolari contro gli imperialisti e i
dominazionisti, usurpatori del Chajusong, per far trionfare la causa
del socialismo e del comunismo non cessa di intensificarsi e di
svilupparsi. Nulla potrà ostacolare il corso dell’evoluzione della
storia che spinge i popoli a reclamare il Chajusong e a seguire la
strada che vi ci porta. Non solo il presente ma anche il futuro
appartengono ai popoli che lottano per il Chajusong.
3.
Il
movimento storico-sociale è l’espressione concreta della
creatività delle masse popolari
Il
movimento storico-sociale è un movimento creativo delle masse
popolari che trasformano la natura e la società.
Le
attività delle masse popolari per una vita sovrana rivestono un
carattere creativo. L’uomo soddisfa i suoi bisogni vitali con delle
attività creatrici.
Queste
si esercitano sulla natura e sulla società. Grazie a simili attività
tese a trasformare la natura che lo circonda e la società in cui
vive, l’uomo crea dei beni materiali e culturali, un regime nuovo e
una vita nuova.
Sono
le masse popolari che modificano la natura e la società. Esse
pretendono che venga eliminato il vecchio a favore del nuovo, hanno
anche le capacità creatrici necessarie per trasformare la natura e
la società.
La
storia dell’umanità è la storia dell’azione creatrice delle
masse popolari.
Fin
dall’inizio della storia dell’umanità queste, con il lavoro
creativo, sono riuscite a domare la natura e a produrre i beni
necessari alla loro esistenza e al loro sviluppo; inoltre la lotta
creatrice contro tutto ciò che è retrogrado ha consentito loro di
accedere al progresso sociale. La società si è sviluppata grazie
alla loro instancabile attività creatrice.
Le
attività creatrici portate avanti dalle masse popolari per domare la
natura e realizzare il processo sociale implicano una lotta. Senza
lotta, è inconcepibile che si possa creare del nuovo. Bisogna notare
in particolar modo che la sostituzione di un nuovo regime sociale al
vecchio e la liberazione sociale delle masse popolari si realizzano
nel processo di un’aspra lotta di classe. Ogni rivoluzione comincia
con la lotta e finisce con la lotta. Le forze retrograde, attaccate
al vecchio ordine di cose, non cedono di propria volontà. La
creazione di un regime e di una vita nuovi passa per la lotta contro
queste forze retrograde. In ultima analisi, tutti i progressi e tutti
i cambiamenti compiuti dall’umanità nel corso della sua storia
sono il frutto della lotta creatrice delle masse popolari.
Portando
avanti la loro lotta creatrice, le masse popolari accrescono la
propria potenza.
Trasformando
la natura e sviluppando la società, esse hanno accresciuto le
proprie capacità creatrici. La storia dello sviluppo delle forze
produttive è la storia della crescita della forza creatrice
dell’uomo, domatore della natura, così come la storia delle
rivoluzioni sociali è la storia del rafforzamento delle capacità
rivoluzionarie delle masse popolari per la modificazione della
società.
I
movimenti storico-sociali non cessano di andare avanti grazie
all’aumento delle capacità creatrici delle masse popolari.
Il
movimento comunista di cui la classe operaia è la punta di diamante
è la forza suprema del movimento creatore della storia dell’umanità.
Esso serve a edificare la società in cui si realizzeranno su tutti i
piani il Chajusong e la creatività delle masse popolari, la società
ideale dell’umanità fondamentalmente diversa da tutte le società
anteriori, divise in classi. La forza creatrice delle masse popolari
si manifesta con un’ampiezza del tutto particolare nel movimento
rivoluzionario della classe operaia. Grazie al movimento comunista,
movimento rivoluzionario della classe operaia, le masse lavoratrici,
la cui attività creatrice è stata imbrigliata dalla classi
dirigenti durante tutto il periodo in cui sono esistite delle classi
sociali antagoniste, diventano le creatrici autentiche della storia,
le quali sottomettono il mondo alla propria volontà e plasmano il
loro destino in completa indipendenza.
Il
movimento rivoluzionario, attività creativa delle masse popolari,
esige sempre da parte loro una ferma posizione creatrice nella lotta
per la trasformazione della natura e della società.
È
questa una condizione indispensabile per la vittoria del movimento
rivoluzionario. Solo aderendovi senza riserva le masse popolari
possono mostrarsi degne della posizione di padrone della rivoluzione
e dell’edificazione e adempiere al ruolo che loro spetta.
Esse
devono necessariamente aderire ad una posizione creativa; è una
condizione sine qua non del successo della loro missione di
trasformare la natura e la società a modo proprio e di forgiare il
loro destino liberamente. L’aderenza ad una posizione creativa
permette a colpo sicuro di risolvere ogni problema in funzione delle
esigenze della rivoluzione e degli interessi delle masse popolari e
con i loro propri sforzi.
Come
ha fatto notare il leader, l’atteggiamento creativo è il metodo
fondamentale da applicare nella rivoluzione e nell’edificazione.
Appoggiarsi
fermamente sull’intelligenza e sulla forza creatrice delle masse
popolari pur stimolandole con vigore è un imperativo del movimento
rivoluzionario. Le masse popolari sono le padrone e la forza motrice
principale della rivoluzione, esse dispongono di un’intelligenza e
di una forza creatrice inesauribili. Solo facendo leva su queste
ultime si può accedere ad una conoscenza precisa del mondo
oggettivo, risolvere ogni problema conformemente alla realtà e
riuscire a trasformare la natura e la società. Privilegiare la
posizione creativa significa adottare un metodo che consente di dare
impulso alla rivoluzione e all’edificazione con spirito
d’iniziativa grazie ad un forte stimolo della creatività delle
masse popolari, di continuare a innovare e a progredire superando le
difficoltà incontrare grazie alla lotta delle masse.
Il
movimento rivoluzionario si svolge sempre in una situazione concreta
complessa e in perpetuo cambiamento. Esso esclude ogni schematismo e
ogni dogmatismo e si allontana dal punto di vista retrogrado fatto di
imitazione servile. Il punto di vista schematico e la concezione
dogmatica frenano la creatività, impediscono una conoscenza precisa
della realtà multiforme e in perpetua evoluzione così come la messa
punto dei metodi scientifici della rivoluzione e dell’edificazione.
Bisogna radicarsi nella realtà concreta e attenersi costantemente ad
un atteggiamento creativo se si vogliono trovare i metodi adeguati
per trasformare la natura e la società e metterli abilmente in
opera. L’atteggiamento creativo, in quanto metodo, consiste nel
respingere il dogmatismo, nel penetrare con la propria testa la
realtà quale essa è, viva e concreta, e nel risolvere tutti i
problemi in conformità ad essa.
Assumere
questo atteggiamento significa adottare un metodo rivoluzionario,
perché esso permette di soddisfare nel modo migliore le esigenze del
nostro tempo in cui le masse popolari si sono presentate come padrone
della storia e in cui il movimento rivoluzionario è cresciuto in
ampiezza e profondità. La nostra epoca esige che queste masse
giochino il ruolo più grande possibile nella rivoluzione e
nell’edificazione e che tutti i problemi vengano risolti in modo
creativo. L’atteggiamento creativo garantisce infallibilmente la
vittoria della rivoluzione perché consente di definire
scientificamente la strategia e gli orientamenti militanti della
rivoluzione in funzione degli imperativi nuovi dell’evoluzione
degli avvenimenti così come dello sviluppo attuale della rivoluzione
e di stimolare sempre più la creatività delle masse popolari.
4.
La
coscienza ideologica indipendente delle masse popolari gioca il ruolo
decisivo nella lotta rivoluzionaria
La
rivoluzione progredisce e trionfa grazie alla lotta cosciente delle
masse popolari.
Il
leader è il primo ad aver definito il principio secondo il quale la
coscienza ideologica indipendente delle masse popolari gioca un ruolo
decisivo nella lotta rivoluzionaria.
La
coscienza ideologica determina e coordina tutte le azioni dell’uomo.
La
coscienza, che è un attributo superiore dell’uomo, ne fa l’essere
più evoluto e più potente del mondo. Essa è la funzione superiore
del cervello dell’uomo, la parte più sviluppata del suo organismo.
Il cervello gioca un ruolo centrale nelle attività vitali dell’uomo,
mentre la coscienza, che ne è la funzione, dirige tutte le sue
azioni.
In
quanto riflette le aspirazioni e gli interessi dell’uomo, la
coscienza ideologica esercita un ruolo primordiale nelle sue
attività. Le attività indipendenti e creative dell’uomo sono
concepibili solo se sono determinate e coordinate dalla sua coscienza
ideologica.
Per
essere un individuo sovrano e creativo, l’uomo deve avere una
coscienza ideologica autonoma. Quest’ultima gli dà la sensazione
di essere il padrone del proprio destino e la volontà di plasmarselo
da sé. Solo così l’uomo può agire coscientemente per domare la
natura e lottare energicamente contro gli oppressori che usurpano e
violano il suo Chajusong. L’attività che l’uomo svolge per
conoscere scientificamente e trasformare efficacemente il mondo è
appunto la manifestazione della sua coscienza, mentre il ruolo che
gioca nella lotta per la modificazione della natura e della società
è alla fine l’espressione della sua coscienza ideologica.
Questa,
per via della sua autonomia, gioca un ruolo decisivo nel movimento
rivoluzionario per il Chajusong delle masse popolari.
Tutti
i movimenti rivoluzionari sono dei movimenti coscienti. Cominciano
con l’azione esercitata dalle idee d’avanguardia sull’uomo e
terminano quindi con la vittoria delle masse popolari.
La
coscienza ideologica è il fattore decisivo del ruolo che l’uomo
assolve nella rivoluzione e nell’edificazione.
Essa
determina il carattere di classe delle azioni dell’uomo nel
movimento rivoluzionario. Nella società classista le idee non
possono esistere indipendentemente dalle classi. La coscienza di
classe è l’elemento essenziale della coscienza ideologica
dell’uomo. Essa determina i suoi atteggiamenti e la sua posizione
nella lotta di classe. Certo, la situazione sociale di un essere
umano è alla base delle sue attività e le condiziona. Ma essa
influenza le azioni dell’uomo solo attraverso la sua coscienza
ideologica. Nella società classista si lotta per difendere gli
interessi di questa o quella classe a seconda delle idee che si
condividono. Solo se si assimilano le idee della classe
d’avanguardia, cioè se si ha una coscienza ideologica autonoma, si
potrà assumere una giusta posizione di classe e lottare per la
vittoria della rivoluzione.
La
coscienza ideologica determina anche la volontà e la combattività
dell’uomo in rapporto al movimento rivoluzionario. Dare più o meno
prova di volontà o di forza è una questione ideologica. Solo coloro
che hanno una coscienza ideologica ferma e autonoma possono assumere
un atteggiamento e una posizione risoluti nella lotta rivoluzionaria,
dimostrare una grande volontà di parteciparvi attivamente e lottare
fino in fondo, a dispetto di tutte le prove e le difficoltà.
Le
capacità rivoluzionarie delle masse sono certo inesauribili, ma esse
non potranno utilizzarle appieno se non vengono destate sul piano
ideologico. Delle masse sfruttate e oppresse ma non risvegliate
ideologicamente non possono impegnarsi in una lotta rivoluzionaria né
piegare la natura e la società ai loro desideri. Solo le masse
coscienti dei loro interessi di classe possono dare il meglio di se
stesse e garantire la vittoria della rivoluzione.
Il
ruolo della coscienza ideologica non cessa di crescere man mano che
si sviluppa il movimento rivoluzionario.
Il
movimento comunista, stadio supremo del movimento rivoluzionario,
esige per sua essenza una coscienza elevata da parte dell’uomo. Le
masse popolari creano coscientemente e con uno scopo preciso la
società socialista e comunista. Nel corso dell’edificazione del
socialismo e del comunismo che segue la presa del potere e
l’instaurazione del regime socialista da parte della classe
operaia, il ruolo della coscienza ideologica si amplia
incomparabilmente. Il socialismo e il comunismo poggiano su questa
presa di coscienza elevata dell’uomo, mentre il capitalismo si
fonda sulla disciplina della fame e del bastone. Il socialismo, che è
una società transitoria, implica certo della vigilanza. Ma il ruolo
della coscienza cresce proporzionalmente all’eliminazione delle
conseguenze della vecchia società nel corso del progredire
dell’edificazione del socialismo e del comunismo. Il socialismo e
il comunismo assicurano tutte le condizioni necessarie a questo
accrescimento del ruolo della coscienza ideologica dell’uomo su
tutti i piani. Sotto il socialismo le idee d’avanguardia della
classe operaia esercitano la loro influenza su tutta la società. Il
capitalismo sottomette il pensiero e l’azione dell’uomo al
denaro, ma il socialismo e il comunismo al contrario fanno delle
masse popolari le padrone autentiche della società e di conseguenza
permettono loro di dare ampia prova di fervore rivoluzionario e
attività creativa.
Il
ruolo fondamentale giocato dalla coscienza ideologica nella lotta
rivoluzionaria per il socialismo e il comunismo è dovuto anche alle
caratteristiche delle idee rivoluzionarie della classe operaia.
Il
ruolo della coscienza ideologica nello sviluppo sociale dipende dal
suo carattere di classe e dal suo contenuto. Le idee rivoluzionarie
delle classi sfruttatrici sono un freno al progresso sociale, ma le
idee avanzate delle classi progressiste gli danno impulso. Le idee
rivoluzionarie della classe operaia, la classe più portata alla
sovranità, esercitano un’azione nettamente più grande di tutte le
idee d’avanguardia che si sono fatte strada nella storia. In quanto
riflettono scientificamente le leggi dello sviluppo sociale e le
aspirazioni delle masse popolari, esse si trasformano in una grande
forza materiale al servizio dello sviluppo sociale. Costituiscono
un’arma per conoscere e trasformare la realtà così come per
forgiare l’avvenire. A differenza delle idee reazionarie delle
classi sfruttatrici, idee opposte al progresso della storia e
favorevoli ad un regime corrotto e retrogrado, le idee rivoluzionarie
della classe operaia hanno la missione di dare impulso ed orientare
questo progresso.
Poiché
il movimento rivoluzionario è un movimento cosciente, bisogna sempre
porre prima di tutto l’accento sulla concezione ideologica
dell’uomo nella lotta rivoluzionaria e nel lavoro di edificazione.
Questo è uno dei princìpi essenziali da salvaguardare in questi
campi.
Porre
principalmente l’accento sulla concezione ideologica dell’uomo
nella rivoluzione e nell’edificazione significa attribuire
un’importanza decisiva al fattore ideologico e accrescere il ruolo
della coscienza ideologica nella risoluzione di tutti i problemi.
Attribuire
un’importanza decisiva al fattore ideologico è un’esigenza
legittima dello sviluppo del movimento rivoluzionario. È vero che i
fattori materiali hanno un forte ruolo in questo campo. Tuttavia non
bisogna aspettarsi che la rivoluzione scoppi spontaneamente per il
solo fatto che le condizioni materiali si trovano riunite. Il
giovamento che si trarrà da queste condizioni materiali dipende
dalle attività coscienti dell’uomo. Da esse dipende il fatto che
queste stesse condizioni vengano create rapidamente o no. La
rivoluzione può avanzare solo grazie alla lotta attiva dei
rivoluzionari e delle masse popolari. D’altronde, la rivoluzione
non scoppia che dopo la creazione di tutte le condizioni necessarie;
del resto, essa non si svolge sempre in circostanze favorevoli.
Aspettare
a braccia conserte la maturazione di tutte le condizioni equivale in
ultima analisi a rifiutarsi di fare la rivoluzione. Di conseguenza,
nel quadro della lotta rivoluzionaria e del lavoro di edificazione,
bisogna accordare la precedenza al fattore ideologico del quale è
opportuno valersi per far maturare al più presto le condizioni
necessarie.
Elevare
la coscienza ideologica dell’uomo per risolvere tutti i problemi è
proprio dei comunisti. Questi ultimi, che lottano per la libertà e
la felicità del popolo, risvegliano sul piano ideologico e rendono
cosciente l’uomo, lo portano così ad impegnarsi liberamente nella
lotta, per fare trionfare la rivoluzione e condurre in porto la loro
sublime missione. Essi dispongono di un’arma ideologica abbastanza
potente per rendere cosciente e scuotere l’intero popolo. Anche i
capitalisti cercano di propagare le loro idee ma non possono
impregnarne le masse popolari perché esse sono fondamentalmente
contrarie ai loro interessi. Solo le idee della classe operaia che
difendono gli interessi del popolo lavoratore possono essere
accettate da tutto il popolo e regnare incontrastate sulla società.
Quando
si risveglia l’uomo sul piano politico e ideologico per risolvere
tutti i problemi, la vittoria della rivoluzione e dell’edificazione
è saldamente garantita. Quando si fa leva sull’alta coscienza
rivoluzionaria delle masse popolari, la lotta rivoluzionaria e il
lavoro di edificazione possono progredire a passi da gigante e la
vittoria della rivoluzione può essere affrettata anche se le
condizioni sono sfavorevoli.
4.
I principi direttivi delle idee del Juché
I
princìpi direttivi delle idee del Juché sono la guida che regge il
radicamento del Juché sia nelle attività del partito e dello Stato
che negli altri settori della rivoluzione e dell’edificazione. Sono
questi princìpi fondamentali ai quali bisogna aderire per condurre
in porto la rivoluzione e l’edificazione attenendosi
all’atteggiamento sovrano e creativo e dando maggiore importanza al
ruolo della coscienza ideologica.
L’applicazione
delle idee del Juché sia alla rivoluzione che all’edificazione
implica necessariamente l’osservanza di questi princìpi.
1.
Bisogna
attenersi all’atteggiamento sovrano
Per
portare avanti la rivoluzione e l’edificazione secondo i postulati
delle idee del Juché, bisogna che il partito e lo Stato mantengano
ed esercitino il Chajusong nelle loro attività.
A
tal fine, il nostro leader ha definito i principi del Juché sul
piano ideologico, della sovranità politica, dell’indipendenza
economica e dell’autodifesa in materia di sicurezza nazionale. Il
Juché, la sovranità, l’indipendenza e l’autodifesa sono i
principi direttivi da seguire per materializzare il Chajusong nei
settori dell’ideologia, della politica, dell’economia e della
sicurezza nazionale.
1.1
Il Juché in campo ideologico. Il radicamento del Juché nel
settore ideologico è l’esigenza primordiale della lotta
rivoluzionaria delle masse popolari per il Chajusong. Essendo la
rivoluzione e l’edificazione un’attività cosciente degli esseri
umani, affermare il Juché in campo ideologico è una condizione del
suo radicamento in tutte le altre sfere: politica, economia e difesa
nazionale.
Radicare
il Juché nel campo dell’ideologia significa spingere ognuno ad
acquisire un punto di vista ed un atteggiamento che lo obblighino a
sentirsi padrone della rivoluzione e dell’edificazione, a fare
della rivoluzione nel proprio paese l’asse di tutto il proprio
pensiero e di tutta la propria azione e a risolvere tutti i problemi
grazie alla propria intelligenza e con le proprie forze.
I
padroni della rivoluzione in un paese sono il partito e il popolo di
quello stesso paese, essendo loro dovere essenziale condurla a buon
fine. D’altronde, la rivoluzione mondiale potrà trionfare solo se
ogni paese conduce in porto la propria rivoluzione e se, su questa
base, tutti i paesi si aiutano reciprocamente e cooperano fra loro.
Per questo motivo al partito e al popolo di ogni paese incombe di
radicare fermamente il Juché nell’ideologia, di prendere in mano
la propria rivoluzione e la propria edificazione e di assumersi
l’intera responsabilità del loro svolgimento.
Il
radicamento del Juché nell’ideologia esige che ognuno sia
impregnato delle idee rivoluzionarie della classe operaia così come
della linea e della politica del suo partito.
La
classe operaia è legata alla sovranità che riflette la sua
ideologia rivoluzionaria. Bisogna assolutamente che ognuno si
impregni dell’ideologia rivoluzionaria della classe operaia se
vuole prendere coscienza di essere padrone della rivoluzione e
compiere quest’ultima alla perfezione, così come il lavoro di
edificazione, in qualsiasi frangente, anche il più difficile e
complesso.
La
linea e la politica del partito rivoluzionario di ogni paese,
ispirandosi all’ideologia rivoluzionaria della classe operaia,
devono servirgli da guida nella rivoluzione come nell’edificazione.
Solo armandosi della linea e della politica del proprio partito e
assumendoli come il principio che regge il proprio pensiero e la
propria azione si può condurre in porto la rivoluzione e
l’edificazione conformemente alle esigenze del proprio popolo e
alle realtà del proprio paese e assolvere alle proprie alte
responsabilità rivoluzionarie.
Per
noi radicare il Juché nell’ideologia significa armarsi delle idee
del Juché, così come della linea e della politica del nostro
partito, materializzazione di queste idee, e quindi impregnarsi della
sua ideologia unica. Bisogna che l’insieme del partito e della
società ne sia pervaso perché ci sia consentito di affermare che il
Juché è stato fortemente radicato in campo ideologico.
Il
radicamento del Juché nell’ideologia presuppone che ognuno conosca
le specificità del proprio paese.
È
a questa condizione che si potranno risolvere in completa
indipendenza tutti i problemi posti dalla rivoluzione e
dall’edificazione, conformemente alla realtà concreta del proprio
paese, e realizzarle tenendo conto delle aspirazioni e degli auspici
del proprio popolo. È a questa condizione anche che si potrà dar
prova di un vivo attaccamento alla propria patria e al proprio popolo
e dar piena prova di devozione patriottica e di entusiasmo
rivoluzionario.
Ogni
coreano è tenuto a conoscere bene la storia, la geografia,
l’economia e la cultura del proprio paese così come gli usi e i
costumi del proprio popolo, e in particolare ad essere al corrente
della politica, delle tradizioni e della storia rivoluzionaria del
nostro partito. Solo così potrà diventare un patriota, un comunista
coreano autentico, impregnato del Juché.
Il
radicamento di questo nell’ideologia implica che ognuno sia animato
da una grande fierezza nazionale e da un vero orgoglio
rivoluzionario.
Un
popolo che non prova nessuna fierezza nazionale, che non è persuaso
di non essere in nulla inferiore agli altri, un popolo che non ha
niente della fierezza o dell’orgoglio propri dei popoli
rivoluzionari non può pensare con la propria testa né vivere in
modo indipendente, né difendere la propria indipendenza e la propria
dignità nazionali né trionfare in seguito ad una lotta
rivoluzionaria accanita. Una nazione molto fiera di se stessa e
animata da un autentico orgoglio rivoluzionario è invincibile,
mentre in caso contrario è debole. Questa fierezza e questo orgoglio
sono particolarmente indispensabili ai popoli dei piccoli paesi che
hanno sofferto per lungo tempo dell’oppressione straniera. La
necessità di intensificare la lotta per elevare la fierezza
nazionale e l’orgoglio rivoluzionario si fa sentire soprattutto in
quei piccoli paesi, poiché le loro popolazioni sono ancora sul serio
vittime della negazione dei valori nazionali e del servilismo verso
le grandi potenze, per via delle pratiche assimilatrici colonialiste
e della politica di annientamento della cultura nazionale che un
tempo venivano messe in opera dagli imperialisti.
Dobbiamo
vegliare a che tutta la popolazione provi la viva fierezza di
appartenere alla nazione coreana, intelligente e coraggiosa,
specialmente la fierezza e anzi l’orgoglio di fare la rivoluzione
sotto la guida del grande leader.
Per
radicare il Juché nell’ideologia bisogna sviluppare la cultura
nazionale ed elevare il livello culturale e tecnico delle masse.
La
creazione di una cultura jucheana, nazionale nella forma,
rivoluzionaria e socialista nel contenuto, conforme ai sentimenti del
popolo interessato e corrispondente allo spirito della classe operaia
è la condizione di una sana vita ideologica e spirituale del popolo
e di un solido radicamento del Juché in campo ideologico. Per
sviluppare una cultura nazionale socialista sana, bisogna da un lato
arrestare totalmente la penetrazione culturale imperialista,
dall’altro respingere le tendenze tanto revansciste quanto
nichiliste riguardo al patrimonio culturale nazionale, perpetuare e
sviluppare correttamente le magnifiche tradizioni culturali nazionali
e assimilare in modo critico gli aspetti progressisti, conformi ai
sentimenti del proprio popolo, della cultura straniera.
È
opportuno, inoltre, sviluppare attivamente la scienza e la tecnica ed
elevare il livello culturale e tecnico delle masse. È a questa
condizione che sarà possibile fare dei lavoratori gli autentici
padroni della natura e della società, liberarli dal culto dei paesi
stranieri e dallo spirito di dipendenza di fronte ad altri e radicare
fermamente il Juché in questo campo.
Il
radicamento del Juché nell’ideologia presuppone il rifiuto del
servilismo verso le grandi potenze e di tutte le altre idee
retrograde.
Radicare
il Juché nell’ideologia significa liberare ideologicamente gli
esseri umani per affrancarli dai ceppi della vecchia ideologia,
significa anche compiere una rivoluzione ideologica volta ad
impregnarli di una concezione nuova, jucheana, del mondo. Esso
presuppone quindi il rifiuto di tutte le idee del passato contrarie
al Juché e, in particolare, l’eliminazione completa del servilismo
verso le grandi potenze.
Il
servilismo è lo spirito di sottomissione proprio dello schiavo che
consiste nel servire o nel venerare i paesi grandi o sviluppati; è
una negazione della propria dignità nazionale che tende a
sottovalutarsi e ad auto-disprezzarsi. Quelli che ne sono vittime
venerano altri paesi di cui vanno a rimorchio: se questi paesi
abbracciano il revisionismo o il dogmatismo, lo fanno anche loro.
Come
ha affermato il nostro leader, un uomo che è in preda al servilismo
verso le grandi potenze si istupidisce, una nazione che ne è vittima
finisce per mandare in rovina il paese, e un partito che vi si
abbandona porta la rivoluzione e l’edificazione al fallimento.
Notiamo
soprattutto che il più nefasto e pericoloso al momento attuale è il
servilismo verso l’imperialismo americano. Questo servilismo, che
trova espressione nei sentimenti di timore e di ammirazione verso gli
Stati Uniti, reca grave pregiudizio alla lotta rivoluzionaria dei
popoli. La nocività del servilismo verso l’imperialismo americano
si manifesta oggi in modo vistoso nella Corea del sud. Questa
concezione velenosa, molto nociva, disseminata dagli imperialisti
americani aggressori e dai loro servi, addormenta la coscienza
nazionale e la coscienza di classe della popolazione sudcoreana e
calpesta il prezioso patrimonio culturale così come i costumi sani e
le belle usanze della nostra nazione. Se non si rafforza la lotta
contro coloro che temono e idolatrano gli Stati Uniti, per elevare lo
spirito di indipendenza nazionale nella popolazione sudcoreana, il
trionfo della rivoluzione sudcoreana e la riunificazione indipendente
del paese saranno impossibili.
Opporsi
al servilismo verso le grandi potenze e combattere per radicare il
Juché è un problema serio da cui dipende il destino della
rivoluzione. Grazie alla lotta sempre più intensa che condurremo
contro il servilismo verso le grandi potenze per radicare il Juché
nel settore ideologico, garantiremo con forza il trionfo finale della
rivoluzione coreana.
1.2
La sovranità politica. La politica costituisce un fattore
determinante della vita sociale. Se non si parla della sovranità in
politica, non se ne può parlare in nessun altro settore. Il Juché
nel campo dell’ideologia si traduce prima di tutto nella sovranità
politica; allo stesso modo, l’indipendenza economica e l’autodifesa
in materia di sicurezza nazionale sono garantite dalla sovranità in
campo politico.
Aderire
al Chajusong politico significa esercitare una politica mirante a
salvaguardare l’indipendenza nazionale e la sovranità del proprio
popolo, a difendere i propri interessi e a contare solo sulle proprie
forze.
Il
nostro leader ha insegnato che il Chajusong politico è il primo dei
tratti distintivi di un paese indipendente e sovrano, per il quale
esso è vitale. Una nazione, quale che sia, può essere indipendente
e libera, felice e prospera solo se si attiene al Chajusong politico.
Ogni lotta rivoluzionaria mira, prima di ogni altra cosa, a
realizzare il Chajusong politico. Tutti i problemi che si pongono
nella rivoluzione e nell’edificazione riguardano direttamente la
politica; perciò possiamo affermare che il risultato di ogni
attività rivoluzionaria dipende in fin dei conti dal Chajusong
politico.
Per
garantirlo bisogna instaurare un potere popolare.
Il
diritto dell’uomo alla sovranità si esprime in forma condensata
nel potere statuale. Per questo la classe operaia e le masse popolari
devono anzitutto impadronirsi del potere politico per poter godere
pienamente del Chajusong. Esse devono detenere il potere e diventare
i padroni autentici dello Stato e della società se vogliono accedere
al Chajusong politico e condurre una vita sovrana e creatrice.
L’applicazione
del Chajusong in politica implica la formazione di una forza politica
indipendente.
La
forza politica è la principale forza rivoluzionaria. Bisogna
assolutamente mettere in piedi una solida forza politica autonoma e
fare affidamento su di essa per acquisire e salvaguardare la propria
sovranità ed esercitare una politica sovrana. Per formare una simile
forza politica bisogna rinsaldare il partito, forza dirigente della
rivoluzione, e realizzare l’unità e la coesione di tutto il popolo
sulla base della alleanza fra i contadini e la classe operaia,
alleanza di cui questa è del resto il nucleo. Per riuscirci è di
capitale importanza raggruppare strettamente tutto il popolo attorno
al partito e al suo leader. Solo se saldamente uniti in una forza
politica monolitica il partito e il popolo possono manifestare la
loro inesauribile potenza e trionfare nella rivoluzione e
nell’edificazione.
L’esercizio
del Chajusong politico presuppone che ogni paese si riferisca alla
propria ideologia direttrice e che esso scelga e applichi la propria
linea politica in completa indipendenza e secondo la propria
determinazione.
L’azione
politica poggia essenzialmente sulla definizione e l’applicazione
di una linea di condotta. Si può parlare di politica sovrana solo se
tutte le linee e tutti gli orientamenti politici vengono elaborati ed
eseguiti in modo indipendente. Se si tollerano pressioni e ingerenze
straniere o se ci si lascia comandare a bacchetta da forze esterne,
non si potranno conservare i princìpi e la coerenza della propria
azione e si finirà per far fallire la rivoluzione e l’edificazione.
Sotto la direzione lungimirante del nostro leader, il nostro partito
ha assunto le idee del Juché come unica ideologia direttrice e ha
elaborato in completa indipendenza ogni sua linea e ogni sua politica
e le ha applicate conformemente agli interessi del nostro popolo e
alla realtà del nostro paese. Ecco perché ha potuto riportare
sempre brillanti vittorie nella rivoluzione e nell’edificazione.
Per
godere del Chajusong politico ci vogliono sovranità e uguaglianza
totali nei rapporti esteri.
In
definitiva, il Chajusong di un partito o di uno Stato si esprime
nelle sue relazioni con l’estero. Accedere ad una sovranità e ad
una uguaglianza totali in politica estera è un problema essenziale
che bisogna risolvere per assicurarsi il Chajusong politico. La
sovranità è un sacro diritto di tutti i partiti, di tutti i paesi e
di tutte le nazioni. Ci sono nel mondo paesi e partiti diversi quanto
ad importanza, nazioni evolute o in ritardo dal punto di vista
economico. Tuttavia essi tutti sono uguali nei diritti e si attengono
alla sovranità. Nessuno deve violare quella altrui né lasciare che
altri violino la propria.
Il
Chajusong non contravviene all’internazionalismo, ma al contrario
condiziona il suo rinsaldamento. Non si può pensare alla rivoluzione
mondiale separandola dalla rivoluzione nel proprio paese; allo stesso
modo, è impossibile immaginare un internazionalismo senza Chajusong.
La solidarietà internazionalista deve essere essenzialmente fondata
sui principi del libero consenso e dell’uguaglianza. Può esserlo,
può diventare autentica e duratura solo se poggia sul Chajusong.
Il
nostro partito ha scelto l’orientamento di rinsaldare l’unità
dei paesi socialisti e del movimento comunista internazionale a
condizione che si oppongano all’imperialismo, sostenendo il
movimento di liberazione nazionale nei paesi colonizzati e il
movimento operaio internazionale, continuino ad avanzare verso il
socialismo e il comunismo e rispettino i princìpi della non
ingerenza negli affari interni, del rispetto reciproco,
dell’uguaglianza e del vantaggio comune. Peraltro il nostro paese è
sempre orientato a solidarizzare con i paesi non allineati e i paesi
delle nuove forze emergenti secondo il principio del rispetto
dell’integrità territoriale e della sovranità, della non
aggressione, della non ingerenza negli affari interni,
dell’uguaglianza e del vantaggio reciproco, così come della
cooperazione con tutti i paesi che ci dimostrano la loro amicizia.
Anche
in futuro noi salvaguarderemo la sovranità e l’uguaglianza nei
rapporti esteri e ci atterremo al principio di combinare Chajusong e
internazionalismo.
1.3
L’indipendenza economica. L’economia è la base materiale
della vita sociale. L’autonomia economica soltanto permette ad ogni
paese di rinsaldare la sua indipendenza, di godere di una vita
sovrana, di garantire fermamente il Juché nell’ideologia, la
sovranità politica e l’autodifesa in materia di sicurezza
nazionale e di assicurare un livello di vita materiale e culturale
soddisfacente alla popolazione.
Per
applicare il principio dell’indipendenza economica bisogna
costruire un’economia nazionale indipendente.
Creare
una simile economia significa edificare una economia autonoma che non
dipenda da alcun paese straniero, un’economia che provveda ai
bisogni del proprio popolo e si appoggi alle risorse naturali del
proprio paese e alle capacità del proprio popolo. L’edificazione
di una simile economia permette di utilizzare integralmente e in modo
razionale le risorse naturali allo scopo di sviluppare rapidamente le
sue forze produttive, di migliorare costantemente il livello di vita
della popolazione, di gettare solide basi materiali e tecniche per il
socialismo, e di accrescere la potenza del paese sia sul piano
politico che su quello economico e militare. Essa permette anche di
godere di una sovranità e di un’eguaglianza totali nei rapporti
internazionali in campo sia politico che economico e di contribuire
ad accrescere le forze antimperialiste e fedeli alla sovranità,
insieme alle forze socialiste di tutto il mondo. Va notato in
particolare che l’edificazione di un’economia nazionale
indipendente è vitale per i paesi già in ritardo sul piano
economico e tecnico a causa del dominio e del saccheggio
imperialisti. Solo questa edificazione consentirà loro di respingere
la politica neocolonialista degli imperialisti, di liberarsi
definitivamente dal loro dominio e dal loro sfruttamento, di porre
fine alla disuguaglianza fra le nazioni e di avanzare vigorosamente
verso il socialismo.
Per
edificare un’economia nazionale indipendente bisogna aderire al
principio della fiducia in sé.
La
fiducia in sé è un’espressione dello spirito rivoluzionario e un
principio di lotta dei comunisti decisi a portare fino in fondo la
rivoluzione con le proprie forze. Nell’edificazione economica come
in tutti gli altri compiti della rivoluzione e della costruzione,
bisogna avere fiducia nelle proprie forze e far leva su di esse. Un
popolo che lotta con ostinazione contando unicamente su se stesso può
assolvere qualsiasi compito, anche il più difficile, mentre un
popolo che non ha fiducia in sé e che pensa solo a ricorrere alle
forze esterne non è capace di fare nulla. L’adozione del principio
della fiducia in sé deve permettere ad ogni paese di mobilitare la
forza del proprio popolo, di valorizzare le proprie risorse
nazionali, di fare assegnamento sui propri mezzi finanziari e sulla
propria tecnica. Solo così gli sarà possibile sviluppare
attivamente e ad un ritmo sostenuto la propria economia e raggiungere
la prosperità nazionale superando tutte le eventuali difficoltà.
L’edificazione
di un’economia nazionale indipendente presuppone uno sviluppo
diversificato e coerente dell’economia.
A
differenza dell’economia capitalista che mira a realizzare
profitti, l’economia socialista indipendente tende unicamente a
soddisfare i bisogni del paese e della popolazione. È dunque
naturale che questa economia indipendente sia tenuta a svilupparsi in
modo diversificato e coerente, perché la produzione nazionale possa
rispondere ai bisogni del paese in prodotti dell’industria pesante
e leggera e in prodotti agricoli necessari alla prosperità nazionale
e al miglioramento del livello di vita della popolazione. Inoltre una
simile economia offre la possibilità di uno sviluppo economico
rapido su una base solida e sicura.
L’esperienza
pratica del nostro paese dimostra che l’edificazione di una
economia indipendente, diversificata e coerente esige l’applicazione
della linea di sviluppare simultaneamente l’industria pesante,
l’industria leggera e l’agricoltura, accordando la priorità alla
prima.
L’industria
pesante, centrata sulle costruzioni meccaniche, è il fulcro di ogni
economia nazionale indipendente. Infatti essa garantisce
l’indipendenza sul piano economico e tecnico così come uno
sviluppo rapido di tutti i settori dell’economia nazionale,
specialmente l’industria leggera e l’agricoltura, sulla base
delle tecniche moderne. Insieme allo sviluppo dell’industria
pesante, quello dell’industria leggera e dell’agricoltura
determina un miglioramento costante nel livello di vita della
popolazione e, in aggiunta, uno sviluppo più spinto dell’industria
pesante stessa. Notiamo in particolare che risolvere da sé il
problema del cibo grazie ad un’agricoltura ben riuscita è di
importanza capitale in questo campo perché ciò permette al popolo
di darsi un livello di vita stabile e di organizzarsi in modo
sovrano.
Perché
un’economia nazionale sia indipendente, bisogna che sia dotata di
tecniche moderne e che vengano formati in gran numero quadri tecnici
nazionali.
L’indipendenza
tecnologica è assolutamente pregiudiziale all’indipendenza
economica. Ogni paese deve disporre dei propri tecnici avanzati se
vuole sfruttare ed utilizzare efficacemente e sviluppare tutti i rami
della propria economia nazionale. D’altronde, il progresso tecnico
permette di liberare le masse lavoratrici dai lavori gravosi, di
diminuire le disparità fra il lavoro manuale e il lavoro
intellettuale e di risolvere da sé i problemi complessi e ardui
posti dalla costruzione dell’economia e della difesa nazionale.
Porre fine al ritardo tecnico dell’economia nazionale e dotarla di
tecnici moderni è una rivoluzione. Solo sviluppando incessantemente
la rivoluzione tecnica con la mobilitazione di tutte le potenzialità
disponibili in tutti i settori, un paese può fare rapidi progressi
tecnici e accedere al più presto all’indipendenza economica e
tecnica.
Risolvere
il problema dei quadri tecnici nazionali è una condizione importante
di quest’ultima; la soluzione di questo problema è indispensabile
per sviluppare l’economia e la tecnica con le proprie forze. La
soluzione di questo problema s’impone come un compito
particolarmente importante ai paesi posti in precedenza al margine
della civiltà scientifica e tecnica moderna dal dominio imperialista
e ormai tenuti a edificare una società nuova. Pertanto, per
intraprendere la rivoluzione tecnica e accedere all’indipendenza
economica e tecnologica, è indispensabile accingersi alla
rivoluzione culturale al fine di elevare il livello culturale e
tecnico delle masse lavoratrici e di formare un grande esercito di
quadri tecnici nazionali. Bisogna che noi applichiamo con scrupolo
l’orientamento fornito dal nostro leader e che mira a
intellettualizzare tutta la società, migliorare incessantemente il
livello culturale e tecnico delle masse lavoratrici così come la
competenza dei quadri tecnici e formare meglio ancora un maggior
numero di nuovi tecnici.
Per
edificare un’economia nazionale indipendente bisogna crearsi da
soli una solida base di approvvigionamento di materie prime e
combustibili.
Dipendere
da paesi stranieri per le materie prime e i combustibili significa
cedere loro le leve di comando della propria economia. Perché un
paese acceda all’indipendenza economica e sviluppi la propria
economia in condizioni sicure e con spirito di previdenza, bisogna
assolutamente che disponga di una base di approvvigionamento di
materie prime e combustibili e soddisfi essenzialmente con la
produzione nazionale i suoi bisogni in questo campo. Per far ciò,
esso deve da una parte mobilitare l’integralità delle proprie
risorse naturali e trarne profitto efficacemente, e dall’altra
promuovere fin dall’inizio un’industria jucheana utilizzando le
materie prime e i combustibili del paese.
Edificare
un’economia nazionale indipendente secondo il principio della
fiducia in sé non significa minimamente autarchia. L’indipendenza
economica è nemica del dominio e dell’asservimento economico
straniero, ma non interdice la cooperazione economica internazionale.
Va notato che la stretta cooperazione sul piano economico e tecnico
fra i paesi socialisti, fra i paesi delle nuove forze emergenti
contribuisce largamente ad assicurare la loro indipendenza economica
e ad accrescere il loro potenziale economico.
Al
momento attuale i popoli delle nuove forze emergenti lottano contro
la politica di aggressione e di saccheggio degli imperialisti,
soprattutto quelli degli Stati Uniti, per preservare la loro
sovranità nazionale e le loro risorse naturali per demolire l’ordine
economico sorpassato di cui si servivano le potenze capitaliste
minoritarie per sfruttare e spogliare come gli pareva la maggior
parte dei paesi e dei popoli del mondo intero, e per instaurare un
nuovo ordine economico mondiale equo. Questi paesi dispongono di
inesauribili risorse di manodopera e di ricchezze naturali, così
come di importanti potenzialità economiche. Possiedono anche
numerose esperienze valide e tecniche eccellenti degne di essere
l’oggetto di scambi. Se essi rafforzano la loro cooperazione sul
piano economico e tecnico e raddoppiano gli sforzi in questo campo
solidarizzando gli uni con gli altri, potranno far fallire la
politica di aggressione e di saccheggio degli imperialisti, difendere
la propria dignità nazionale e il proprio diritto ad esistere e
giungere in breve tempo all’indipendenza economica e alla
prosperità senza avere bisogno di far ricorso alle grandi potenze.
Un
compito primario che ci incombe attualmente nell’edificazione di
un’economia nazionale socialista indipendente è di accelerare la
jucheizzazione, la modernizzazione e il perfezionamento scientifico
della economia nazionale.
Il
nostro rispettato leader ha precisato che questo processo costituisce
la linea strategica alla quale bisogna attenersi con coerenza nella
edificazione economica socialista e comunista. Spetta a noi
continuare ad applicare fermamente la linea di edificazione di una
economia nazionale indipendente e dare energico impulso alla
jucheizzazione, alla modernizzazione e al perfezionamento scientifico
dell’economia nazionale per rafforzare il suo carattere
indipendente e jucheano, modernizzare incessantemente il suo
equipaggiamento tecnico e basare saldamente sul piano scientifico
tutti i processi di produzione così come tutte le attività di
gestione.
1.4
L’autodifesa in materia di sicurezza nazionale. Difendersi
con i propri mezzi è uno dei princìpi essenziali dell’edificazione
di uno Stato indipendente e sovrano. Finché esiste l’imperialismo,
un paese che non disponga di forze armate di autodifesa in grado di
respingere i suoi nemici interni e esterni non può, di fatto, essere
considerato un paese completamente indipendente e sovrano.
L’imperialismo
è causa di guerra permanente; al momento attuale la principale forza
d’aggressione e di guerra è l’imperialismo americano.
Come
ha affermato il rispettato leader, se è vero che noi non vogliamo la
guerra, è altrettanto vero che non la temiamo e che non elemosiniamo
la pace degli imperialisti. Per salvaguardare l’indipendenza
nazionale e la pace e assicurare la vittoria dell’opera
rivoluzionaria, la soluzione migliore è opporre la guerra di
liberazione alla guerra di aggressione degli imperialisti, la
violenza rivoluzionaria alla violenza controrivoluzionaria, e tenersi
sempre pronti per far fallire i complotti imperialisti di aggressione
e di guerra.
A
questo fine, è opportuno applicare il principio dell’autodifesa in
materia di sicurezza nazionale.
L’autodifesa
è per ogni paese la garanzia militare della sua indipendenza
politica ed economica. L’adesione a questo principio gli permette
di respingere le aggressioni e le ingerenze imperialistiche, di
salvaguardare la propria indipendenza politica ed economica e di
difendere le conquiste della rivoluzione e la sicurezza del popolo.
Aderire
a questo principio significare difendere il proprio paese con le
proprie forze. Evidentemente, in questo campo come negli altri, è
possibile che un paese benefici dell’aiuto di paesi fratelli o
amici. Ciò nondimeno, non si può affidare la difesa del proprio
paese ad un paese straniero. È essenziale contare sulle proprie
forze e d’altronde solo se si è già in sé pronti a difendersi
l’aiuto straniero può dare tutta la misura della sua efficacia.
Perciò, per difendere il paese, bisogna fare leva prima di tutto
sulla forza del proprio popolo così come sulla propria capacità di
difesa. La difesa nazionale mira al bene del popolo dal quale
d’altronde essa è assicurata. Se tutto un popolo, sotto la
direzione di un partito rivoluzionario, saldato in un blocco
monolitico, si impegna in una lotta di liberazione nazionale e
combatte per difendere la patria, potrà benissimo ricacciare
qualunque invasore imperialista e conservare l’indipendenza del
paese e le conquiste della rivoluzione.
Per
applicare il principio dell’autodifesa in materia di sicurezza
nazionale bisogna disporre di forze armate predisposte per questo
scopo.
Esse
devono essere costituite dai figli e dalle figlie del popolo
lavoratore. Solo un esercito di cui tutti i soldati e gli ufficiali
siano figli del popolo lavoratore, operai e contadini in primissimo
luogo, può assicurare l’unità fra sé e il popolo, fra superiori
e subalterni, e diventare un’autentica forza armata popolare di
autodifesa che abbia la missione di difendere l’indipendenza del
paese e le conquiste della rivoluzione e di servire il popolo.
L’applicazione
del principio dell’autodifesa nazionale presuppone lo stabilirsi di
un sistema di difesa dall’insieme del popolo e dello Stato.
La
messa a punto di un simile sistema di difesa implica la
modernizzazione dell’intero esercito e la sua trasformazione in un
esercito di quadri. Trasformare tutto l’esercito in un esercito di
quadri consente non solo di accrescere le sue capacità, ma anche,
appena se ne farà sentire il bisogno, di formare tanti comandanti
quanti ce ne vorranno per moltiplicare i suoi effettivi in modo
considerevole. Del resto, la modernizzazione di tutto l’esercito
permette di congiungere la sua superiorità politica e ideologica a
una tecnica moderna, il che renderà l’esercito rivoluzionario
veramente invincibile.
La
messa a punto di un sistema di difesa dell’insieme del popolo e
dello Stato richiede, inoltre, di armare tutto il popolo e di
fortificare tutto il paese. È il solo modo di annientare prontamente
e completamente, con la mobilitazione della forza di tutto il popolo,
qualsiasi nemico, da qualunque parte venga, e di difendere con
fermezza il paese contro ogni aggressione imperialista.
Per
applicare il principio dell’autodifesa nazionale, è opportuno
assicurare al massimo la superiorità politica e ideologica delle
forze armate popolari.
Il
fattore decisivo della vittoria in una guerra non è né l’armamento
né la tecnica; l’essenziale è piuttosto l’entusiasmo politico
elevato e la devozione alla giustezza della loro causa. La nobiltà
rivoluzionaria della devozione alla causa della liberazione del
popolo, la sconfinata fedeltà al partito e al suo leader,
l’incomparabile abnegazione e l’eroismo collettivo dei
combattenti pronti a dare la loro giovinezza e la loro vita per la
patria e la rivoluzione, il cameratismo rivoluzionario fra gli
ufficiali e i soldati, degli autentici legami di sangue tessuti fra
l’esercito e il popolo, una disciplina liberamente rispettata,
tutto questo spiega la superiorità politica e ideologica di un
esercito popolare, di un esercito rivoluzionario, ed è suo
appannaggio. La storia delle guerre rivoluzionarie prova che un
esercito rivoluzionario solidamente preparato dal punto di vista
politico e ideologico può trionfare malgrado l’inferiorità del
proprio armamento su un nemico equipaggiato con armi sofisticate. La
superiorità politica e ideologica è una qualità intrinseca degli
eserciti rivoluzionari ed è la ragione della loro invincibilità.
Perciò
è necessario rendere più saldo l’esercito sul piano
politico-ideologico, elevare costantemente il suo livello politico e
ideologico e abbattere le truppe d’aggressione imperialiste con la
superiorità politica e ideologica delle forze armate popolari
rivoluzionarie.
Per
applicare il principio dell’autodifesa, bisogna creare la propria
industria bellica.
L’industria
della difesa nazionale garantisce materialmente le capacità di
autodifesa. Al momento attuale, mentre gli imperialisti, specialmente
quelli degli Stati Uniti, s’ingegnano odiosamente a fare delle armi
una esca per asservire altri paesi e vendono armi per ottenere
profitti esorbitanti sulle spalle degli altri popoli, è fondamentale
che i paesi di recente indipendenza creino industrie belliche loro
proprie. Certo, è difficile per i paesi piccoli fabbricare di
propria mano tutte le armi di cui hanno bisogno; ma è altrettanto
inammissibile per loro dipendere dall’estero per tutte le armi.
Bisogna fabbricarne il più possibile da sé e creare e sviluppare a
questo scopo un’industria della difesa nazionale.
L’applicazione
del principio dell’autodifesa esige che venga consolidata la
retroguardia.
Il
nostro rispettato leader ha insegnato che l’esito di una guerra
moderna dipende in larga misura dalla possibilità di garantire
pienamente o no durante un periodo abbastanza lungo le risorse umane
e materiali necessarie a una guerra. Per affrontare una guerra,
bisogna fortificare le zone che presentano grande importanza
strategica, mettere di riserva la quantità necessaria di materiali e
prendere serie disposizioni, durante lo stesso periodo di pace, per
essere in grado di continuare a produrre in tempo di guerra.
Il
nostro partito ha scelto l’orientamento di far progredire insieme
la costruzione dell’economia e della difesa nazionale; così ha
completato dei preparativi materiali e militari per affrontare la
guerra e consolidato altrettanto bene sia le prime linee che la
retroguardia.
Grazie
ad un’applicazione scrupolosa e costante della nostra linea di
autodifesa, rafforzeremo continuamente le nostre forze armate di
autodifesa fino a renderle invincibili e daremo scacco a qualunque
aggressione del nemico per difendere la nostra patria e le conquiste
della rivoluzione.
2.
Bisogna
ricorrere ai metodi creativi
Per
compiere la rivoluzione e l’edificazione in
conformità
alle idee del Juché bisogna usare metodi creativi in
sede di elaborazione
ed
applicazione
della linea, della strategia e della tattica della rivoluzione.
Risolvere
tutti i problemi posti dalla rivoluzione e dall’edificazione grazie
all’uso di simili metodi, cioè contando sulla capacità di
innovazione delle masse popolari, conformemente alla realtà
concreta, è un principio al quale bisogna attenersi sempre con
fermezza
nel movimento rivoluzionario.
2.1
Il
metodo di
appoggiarsi
alle masse popolari.
Il
successo
della rivoluzione e dell’edificazione dipende, in ultima analisi,
dal modo che si usa per mettere
in moto
la forza creativa delle masse popolari.
Queste
sono la forza motrice decisiva della rivoluzione e dell’edificazione.
Dunque solo facendo
affidamento su di
esse sarà possibile risolvere nel modo migliore tutti i difficili
problemi sollevati e dare un forte impulso alla rivoluzione e
all’edificazione.
Per
condurle a buon fine con
l’appoggio delle
masse popolari, bisogna elaborare una linea e una politica giuste che
riflettano le loro esigenze e
le loro aspirazioni e fare in modo che esse si accingano
all’applicazione di questa linea e di questa politica.
Le
masse popolari conoscono la realtà meglio di chiunque e hanno molta
esperienza. Solo procedendo alla sintesi e alla generalizzazione
delle opinioni e delle esigenze delle larghe masse si giungerà ad
elaborare una linea e un orientamento conformi alle aspirazioni e
agli interessi del popolo, a colpire il cuore delle masse ed
incitarle alla lotta. Se non si arriva a cogliere esattamente le
intenzioni delle masse popolari, si rischia di commettere degli
errori soggettivisti nella direzione e dell’edificazione e quindi
di ostacolare l’incanalamento della forza creatrice delle masse.
Non
ci si deve accontentare di elaborare una linea e un orientamento che
riflettano le intenzioni e le aspirazioni delle masse popolari,
bisogna invece inculcarle nelle masse perché esse si accingano alla
loro esecuzione.
Tutte
le linee e gli orientamenti del partito vengono eseguiti e applicati,
in definitiva, dalle masse popolari. Appena esse prendono coscienza
della giustezza della politica del partito e dei metodi per
applicarla, considerano questa politica come vitale e danno prova di
un grande entusiasmo e di un elevato spirito di iniziativa nella sua
attuazione. Quando una linea e un orientamento non riescono a
guadagnarsi l’adesione delle masse popolari, non possono dare
grandi risultati nella vita reale.
Per
compiere la rivoluzione e l’edificazione contando sulla forza
creatrice delle masse popolari, bisogna riunirle e farne una forza
politica monolitica.
Le
masse sono potenti solo quando sono unite. Unite monoliticamente,
esse dimostrano una forza veramente fantastica sia nella lotta
rivoluzionaria che nel lavoro di edificazione.
Per
unirle strettamente bisogna combinare con giudizio la linea di classe
con la linea di massa.
Bisogna
applicare correttamente la linea di massa a condizione di
salvaguardare in ogni circostanza il principio di classe. Solo così
sarà possibile rinsaldare le posizioni di classe isolando
completamente gli elementi ostili, radunare le larghe masse di tutti
gli strati sociali educandole e rieducandole e, infine, dare libero
campo alla loro forza creatrice nella rivoluzione e
nell’edificazione. Durante il periodo del socialismo, se non si
riesce a combinare correttamente la lotta di classe col rinsaldare
l’unità e la coesione delle masse popolari e se si cede al
deviazionismo di destra o di sinistra in questo campo, la coesione
delle masse ne sarà indebolita, il loro entusiasmo rivoluzionario e
la loro creatività paralizzate, la rivoluzione e l’edificazione
fortemente compromesse.
Per
lasciare libero corso alla forza creatrice delle masse popolari nella
rivoluzione e nell’edificazione, bisogna combattere tutto ciò che,
in quanto retrogrado, si oppone alle innovazioni ed è importante
soprattutto lottare senza pietà contro la passività e il
conservatorismo. Rafforzare questa lotta è indispensabile per far
intervenire in pieno la forza creatrice delle masse popolari e
suscitare innovazioni continue e lo slancio ininterrotto della
rivoluzione e dell’edificazione.
Bisogna
lanciare frequenti campagne di masse nella rivoluzione e
nell’edificazione.
Questo
è un metodo creativo, destinato a rinsaldare la coesione e la
collaborazione delle masse lavoratrici e a dare alla loro forza
inesauribile tutto lo spazio per esprimersi, un metodo rivoluzionario
che consente di accelerare l’edificazione del socialismo e del
comunismo grazie alla lotta delle grandi masse e alle innovazioni
collettive. Basta combattere tutti gli elementi che si oppongono a
questa campagna, esaltare efficacemente la coscienza e lo spirito di
iniziativa delle masse, per essere in grado di risolvere
perfettamente qualunque problema, anche il più difficile.
Un
problema importante da risolvere per compiere la rivoluzione e
l’edificazione facendo leva sulla forza creatrice delle masse è
l’acquisizione di un metodo di lavoro rivoluzionario. Se non ci se
ne provvede, è impossibile mobilitare come si deve le grandi masse
per l’applicazione della linea e dell’orientamento giusti già
stabiliti e condurre a buon fine la rivoluzione e l’edificazione.
Fin
dall’epoca della lotta antigiapponese, il nostro rispettato leader
ha concepito un metodo di lavoro rivoluzionario tipicamente
comunista, un metodo di lavoro jucheano.
Il
metodo di lavoro jucheano permette alle masse popolari di conservare
la loro posizione di padrone della rivoluzione e dell’edificazione
e di adempiere il loro ruolo. Questo metodo, rivoluzionario e
comunista, consiste nel mescolarsi incessantemente alle masse per
conoscere a fondo la realtà concreta e trovare i mezzi più efficaci
per risolvere i problemi sollevati, consiste anche nel far aiutare
efficacemente le istanze inferiori da quelle superiori,
nell’anteporre il lavoro politico a tutte le altre attività per
indurre le masse a mobilitarsi di propria volontà per l’adempimento
dei loro compiti rivoluzionari e, infine, nel risolvere ogni problema
in modo creativo, conformemente alle particolarità e alle
circostanze concrete, piuttosto che attaccarsi a rispettare le forme
e a salvare le apparenze. Questo metodo consiste nel condividere la
sorte delle masse nel bene e nel male, nel porsi alla loro testa
dando l’esempio, nel mostrarsi modesti, sobri e generosi e nel
condurle a dar piena prova del loro spirito d’iniziativa.
Questo
metodo di lavoro jucheano è diametralmente opposto al metodo di far
lavorare le persone stimolandole col denaro o bastonandole; è anche
il contrario del metodo amministrativo di diramare ordini.
Il
partito della classe operaia deve sempre ricorrere a metodi di lavoro
rivoluzionari sia prima che dopo la presa del potere, tanto nella
lotta rivoluzionaria quanto nell’opera di edificazione. In
particolare, dopo la sua ascesa al potere, si raccomanda che esso
migliori e perfezioni costantemente il suo metodo di lavoro in
conformità con l’evoluzione del mondo reale.
Questo soltanto gli consentirà di mettere pienamente in
azione l’ardore rivoluzionario e la creatività delle masse e, per
ciò stesso, di dare energico impulso all’edificazione del
socialismo e del comunismo. Solo
in questo modo, anche, sarà possibile prevenire la tendenza alla
burocratizzazione e all’uso dei metodi amministrativi, che rischia
di manifestarsi in seno al partito al potere. Per compiere la
rivoluzione e l’edificazione è di capitale importanza che il
partito della classe operaia si serva di un metodo di lavoro
rivoluzionario che consista nel contare sulle masse e nell’incanalare
la loro forza creatrice.
Spetta
a noi applicare alla lettera il metodo di lavoro rivoluzionario
concepito dal nostro rispettato leader, il metodo chiamato «metodo
di lavoro del grande leader», per consentire alle masse popolari di
dare piena prova della loro forza creatrice e dare così un più
forte impulso alla rivoluzione e all’edificazione.
2.2
Il metodo che tiene conto delle realtà concrete.
È esigenza del movimento rivoluzionario che tutti i problemi vengano
risolti conformemente all’evoluzione e allo sviluppo della realtà,
così come alla situazione concreta di ogni paese.
La
lotta rivoluzionaria per il socialismo e il comunismo si svolge nelle
condizioni specifiche di ogni periodo, così come nelle circostanze
concrete di ogni paese. Non
esiste una formula che si adatti a tutti i periodi e a tutti i paesi
per condurre in porto la rivoluzione e l’edificazione. Di qui la
necessità costante di risolvere ogni problema in modo creativo, in
accordo con la situazione concreta, tenendo conto della realtà.
Per
condurre la lotta rivoluzionaria in modo corretto, in conformità
alla situazione concreta di ogni paese, bisogna tener conto
esattamente delle condizioni soggettive e oggettive nelle quali si
svolge la rivoluzione di questo paese ed elaborare una linea, una
politica, una strategia e una tattica che corrispondano a queste
condizioni. Se non si tiene esattamente conto di queste condizioni,
si cadrà nel soggettivismo nell’elaborazione della propria linea e
della propria politica e si causerà così un grave danno alla
rivoluzione e all’edificazione.
Nella
lotta rivoluzionaria bisogna accordare importanza primaria ai fattori
soggettivi, ai fattori politici e ideologici. Se le forze autonome
sono pronte e se la coscienza ideologica delle masse popolari è
all’erta, è possibile spingere attivamente la rivoluzione, anche
se le altre condizioni sono sfavorevoli. Scegliendo la linea e i
metodi per realizzare la rivoluzione, bisogna porre l’accento sui
fattori soggettivi, sui fattori politici e ideologici e accingersi a
rafforzarli per svilupparla energicamente.
Per
condurre in porto la lotta rivoluzionaria e l’opera di edificazione
conformemente alle realtà del proprio paese, è opportuno assumere
un giusto atteggiamento riguardo alle teorie esistenti.
Il
nostro rispettato leader ci ha insegnato che per applicare le tesi o
le formule tratte da una teoria esistente è indispensabile prendere
in considerazione le esigenze dell’epoca che riflette questa
teoria, le condizioni che essa presuppone e tener conto della realtà
concreta e delle particolarità del proprio paese. Una teoria che non
si adatta alla pratica rivoluzionaria attuale non è di alcuna
utilità. La direzione della lotta rivoluzionaria e dell’opera di
edificazione deve ispirarsi alla realtà concreta, e non alle tesi o
alle formule di una teoria stabilita. Il punto è sapere se questa
direzione è conforme o no alle esigenze e agli interessi delle masse
popolari, alle condizioni soggettive e oggettive di un’epoca
storica data, piuttosto che ad una qualunque teoria affermata. A
partire dal momento in cui essa risponde alle esigenze e agli
interessi delle masse popolari e soddisfa le condizioni soggettive e
oggettive, non c’è nessun bisogno di attaccarsi troppo a tesi e
formule esistenti.
Il
successo della lotta rivoluzionaria esige una ricerca costante di
nuovi princìpi e metodi
relativi alla rivoluzione e
all’edificazione del paese conformi alle condizioni storiche
dell’epoca esaminata e alla
realtà concreta di ogni paese.
Questa
ricerca è un compito particolarmente pressante nella nostra epoca.
In vista dell’approfondimento e dello sviluppo inaudito della
rivoluzione e l’edificazione e del sorgere di numerosi problemi
teorici e pratici, essa esige l’elaborazione di una teoria
direttrice, di una strategia e di una tattica rivoluzionarie conformi
alla realtà attuale, così come un nuovo sviluppo creativo della
teoria rivoluzionaria della classe operaia.
Il
nostro partito ha formulato in modo originale i princìpi e i sistemi
da mettere in opera per la rivoluzione in accordo con le esigenze
della pratica rivoluzionaria della nostra epoca. Grazie al suo lavoro
teorico, ha fornito un magnifico esempio in questo campo perché ha
salvaguardato i princìpi rivoluzionari del marxismo-leninismo e ha
fatto accedere la teoria rivoluzionaria della classe operaia a uno
stadio nuovo e superiore.
Per
compiere la rivoluzione e l’edificazione, è importante valutare in
modo critico e creativo le esperienze straniere.
Ogni
esperienza straniera è il riflesso delle condizioni storico-sociali
e delle particolarità nazionali del paese di cui è originaria.
Comporta degli elementi necessari e utili
ad un altro paese e altri che non lo sono, elementi che si adattano
alle realtà del paese in questione e altri che non vi si adattano.
Bisogna recepire ed accettare
solo ciò che è utile al proprio paese. Anche nel caso in cui si
introducesse
un’esperienza straniera valida, bisognerebbe evitare di copiarla
tale e quale, ma piuttosto riconoscere che bisogna trasformarla e
modificarla conformemente alle realtà nazionali prima di
assimilarla.
Pur
ammettendo la necessità di tener conto delle esperienze straniere,
bisogna nondimeno per quanto è possibile privilegiare le esperienze
proprie.
È
sbagliato cercar di copiare sconsideratamente ciò che viene
dall’estero, ed è altrettanto scorretto rifiutarsi di studiare
accuratamente le esperienze straniere valide. La questione è sapere
quale atteggiamento assumere di fronte alle esperienze straniere. Noi
ci opponiamo all’atteggiamento dogmatico che consiste nell’ammirare
beatamente ciò che si fa negli altri paesi per rinunciare ad ogni
creatività, e nell’ingurgitare tutto, anche ciò che non si adatta
alla realtà concreta del proprio paese. Questo atteggiamento
impedisce di elaborare una linea e una politica giuste, conformi alle
esigenze dello sviluppo della rivoluzione nel proprio paese e alle
aspirazioni del proprio popolo e, in ultima istanza, di condurre a
buon fine la rivoluzione e l’edificazione.
Il
metodo che vuole che si dia prova di creatività e che si risolvano
tutti i problemi tenendo conto della realtà concreta del proprio
paese è scientifico e rivoluzionario perché si oppone al servilismo
verso le grandi potenze e al dogmatismo e permette di garantire il
successo della rivoluzione e dell’edificazione.
3.
Bisogna
porre l’accento sull’ideologia
La
coscienza ideologica sovrana delle masse popolari gioca un ruolo
decisivo nel movimento rivoluzionario. Perciò, per condurre in porto
la rivoluzione e la edificazione, bisogna assolutamente porre
l’accento sull’ideologia e far precedere ogni altro lavoro dal
lavoro politico, il lavoro di trasformazione ideologica che mira a
risvegliare la coscienza e l’ardore delle masse popolari.
3.1
La
priorità accordata alla trasformazione ideologica.
La trasformazione ideologica è un lavoro di importanza capitale che
mira a generare
un tipo d’uomo autenticamente comunista.
Il
nostro rispettato leader ha definito la rivoluzionarizzazione, la
trasformazione sul modello della classe operaia e
l’intellettualizzazione di tutti i membri della società, ossia
la loro trasformazione in uomini di tipo comunista jucheano, come uno
dei maggiori
compiti rivoluzionari da assolvere per far evolvere tutta la società
nel senso delle idee del Juché.
L’edificazione
del socialismo e del comunismo implica non solo lo sviluppo delle
forze produttive e la modificazione dei rapporti sociali, ma anche la
trasformazione dell’essere umano stesso in uomo di tipo comunista,
poliedrico.
Si avrà un bell’intensificare lo sviluppo delle forze produttive e
produrre una quantità abbondante di beni materiali, non si potrà
pretendere di aver edificato una società comunista se gli esseri
umani, padroni della società, non vengono trasformati in uomini di
tipo comunista.
Per
farne uomini simili, armoniosamente sviluppati, uomini sovrani e
creatori, è opportuno armarli
delle idee comuniste così come delle conoscenze scientifiche e
tecniche di punta e assicurare loro un livello culturale elevato.
È
di capitale importanza vigilare a che si impregnino delle idee
comuniste.
La
trasformazione dell’uomo è per sua essenza una trasformazione
ideologica. Il valore e la qualità di uomo sono determinati
dall’ideologia cui si ispira. Perciò, per rieducarlo, è
primordiale
trasformarla.
La
trasformazione ideologica è un’impresa più ardua del lavoro di
miglioramento delle condizioni di vita materiali dell’uomo e di
elevamento del suo livello culturale e tecnico. Benché la coscienza
ideologica dell’uomo dipenda dalla situazione socioeconomica e
dalle condizioni di esistenza materiali di cui gode, il cambiamento
di
queste
non implica automaticamente la trasformazione di quella. Le
conseguenze della ideologia del passato sono particolarmente dure a
morire. La trasformazione ideologica è un’impresa complessa che
richiede molto tempo; s’impone dunque uno sforzo energico per
garantire
il
suo
successo.
Trasformare
le concezioni ideologiche dell’essere umano è un’impresa
rivoluzionaria che esige molto. Rappresenta una lotta che mira a
eliminare definitivamente le vestigia della vecchia società nella
sfera della coscienza ideologica dell’uomo e a impregnare tutti i
lavoratori dell’ideologia dell’avanguardia della classe operaia,
della ideologia comunista; essa costituisce la forma principale della
lotta di classe che si svolge nella società socialista liberata
dalle classi sfruttatrici. La trasformazione comunista dell’uomo
esige che dopo l’instaurazione del regime socialista,
parallelamente alla lotta contro la penetrazione ideologica e
culturale reazionaria degli imperialisti, si prosegua energicamente
la rivoluzione ideologica per estirpare le conseguenze della vecchia
ideologia dello spirito dell’uomo e impregnarlo dell’ideologia
nuova, comunista.
L’aspetto
più importante della trasformazione ideologica è adottare una
concezione rivoluzionaria del mondo, un punto di vista giusto di
fronte alla rivoluzione.
Per
fare di ognuno un fervente rivoluzionario comunista interamente
acquisito dalla causa del socialismo e del comunismo, bisogna
inculcare in tutti una giusta concezione della rivoluzione.
L’atteggiamento di una persona nei confronti della rivoluzione e
l’entusiasmo con cui vi partecipa dipendono, in fin dei conti,
dall’idea che se ne fa.
I
membri del nostro partito e i nostri lavoratori sono tenuti a dotarsi
di un punto di vista jucheano nei confronti della rivoluzione. Si
tratta di un punto di vista e di una posizione che pongono le masse
popolari al centro della rivoluzione, di uno spirito rivoluzionario
che spinge ognuno a combattere vigorosamente nel loro interesse.
La
fedeltà al partito e al leader costituisce il
nucleo
della concezione jucheana della rivoluzione. L’opera socialista e
comunista è intrapresa dal leader che la dirige di concerto con il
partito. Un movimento rivoluzionario può essere vittorioso solo se
usufruisce della direzione del partito e del leader. Pertanto,
per inculcare in ognuno un giusto punto di vista nei confronti della
rivoluzione, bisogna scegliere l’orientamento
fondamentale di accrescere la propria fedeltà al partito e al
leader.
Per
acquisire un simile punto di vista, bisogna impregnarsi delle idee e
delle teorie rivoluzionarie. Solo così ci si potrà fare un’idea
esatta della legge dello sviluppo della rivoluzione, affrontare il
suo avvenire con certezza e combattere senza tregua né esitazione, a
dispetto di qualunque difficoltà.
Inoltre
bisogna essere animati da uno spirito rivoluzionario comunista. Si
tratta di dare prova di una devozione senza limiti al partito e al
leader, alla classe operaia e al popolo, di dimostrare un odio
implacabile e profondo per ogni nemico della rivoluzione; si tratta
anche di manifestare un indomabile spirito rivoluzionario, cioè di
combattere inflessibilmente, fino in fondo, conservando intatta la
propria integrità rivoluzionaria, senza mai tergiversare, quali che
siano le avversità, di dar prova di uno spirito rivoluzionario di
fiducia in sé, quindi di vincere coraggiosamente tutti gli ostacoli
e tutte le difficoltà incontrate sulla via del progresso e di far
fronte a tutti i problemi con le proprie forze; si tratta infine di
avere uno spirito vigoroso di organizzazione e di disciplina per dare
molta importanza all’organizzazione rivoluzionaria ed osservare
volontariamente la disciplina che essa impone. Questo spirito
rivoluzionario comunista è indispensabile ad un autentico
rivoluzionario.
Un
uomo impregnato di un’ideologia e di una teoria rivoluzionaria e
animato da un inflessibile spirito rivoluzionario comunista può
vantarsi di aver acquisito un giusto punto di vista nei confronti
della rivoluzione.
Ma
egli ha bisogno di ricevere la sanzione della pratica rivoluzionaria.
Quest’ultima è nello stesso tempo un modo efficace di trasformare
l’ideologia e un criterio di valutazione ideologica dell’uomo. Il
pensiero di un individuo non può essere valutato e confermato fuori
della pratica. Per un comunista la pratica rivoluzionaria si fonde
con la lotta per applicare le idee rivoluzionarie del leader così
come la linea e la politica del partito. Un vero rivoluzionario
comunista che abbia un giusto punto di vista nei confronti della
rivoluzione dedica tutto se stesso all’applicazione della linea e
della politica del partito, ispirandosi alle idee rivoluzionarie del
leader.
Il
punto di vista di un individuo nei confronti della rivoluzione appare
in piena luce in modo particolare nei momenti difficili.
Nell’avversità l’uomo svela il fondo del suo pensiero. È una
legge. Chi è pronto a restare per sempre fedele al partito e al
leader anche a rischio della vita e non rinuncia alla sua fede e alla
sua integrità rivoluzionarie nemmeno salendo sul patibolo può
essere considerato un autentico rivoluzionario impregnato della
concezione jucheana della rivoluzione.
Per
diventare un rivoluzionario comunista che abbia una giusta concezione
della rivoluzione, bisogna accordare largo spazio allo studio
rivoluzionario.
Gli
studi sono il mezzo principale per armarsi di un’ideologia, di una
teoria, di una strategia e di una tattica rivoluzionaria. Se non si
studia, non si può afferrare la verità della lotta rivoluzionaria
né acquisire un vivo spirito di classe e la lucidità rivoluzionaria
appropriata. Un rivoluzionario deve sempre considerare gli studi come
il suo compito primario e continuarli per tutta la vita. Non si
studia solo per assimilare un’idea o acquisire delle conoscenze.
Bisogna assolutamente forgiarsi una convinzione attraverso la teoria
rivoluzionaria e le conoscenza acquisite con tali studi.
Per
diventare un rivoluzionario comunista che abbia un giusto punto di
vista nei confronti della rivoluzione, bisogna rafforzare la propria
partecipazione alla vita dell’organizzazione rivoluzionaria.
In
quanto modo di vita rivoluzionario discendente dalla natura stessa
del movimento comunista, questa è una scuola di formazione
rivoluzionaria. Chi non vi partecipa non può diventare
rivoluzionario, né godere di vitalità politica. Biologicamente,
l’uomo deve la vita ai suoi genitori, ma la vitalità politica la
deve all’organizzazione cui appartiene, che gli permette di goderne
in pieno.
La
vita dell’organizzazione rivoluzionaria deve sempre accompagnarsi
ad un’intensa lotta ideologica. Condurre vigorosamente la lotta
ideologica è il solo modo per sensibilizzare ed agguerrire
politicamente l’uomo e per completare il suo profilo ideologico e
spirituale da un punto di vista rivoluzionario. Tocca al partito
della classe operaia avere sempre in mano la vita dell’organizzazione
rivoluzionaria e formare gli uomini nel fuoco della lotta ideologica
per farne dei comunisti convinti.
Se
vuole diventare un rivoluzionario comunista impregnato di una giusta
concezione della rivoluzione, l’uomo deve agguerrirsi nella pratica
rivoluzionaria.
Il
rivoluzionario rinsalda la sua ideologia e la sua volontà e
acquisisce le qualità e il profilo corrispondenti nella pratica
rivoluzionaria. La lotta di classe è la più aspra delle lotte
rivoluzionarie. È
nella pratica di questa lotta che la coscienza di classe dell’uomo
viene risvegliata ed egli arriva a distinguere nettamente gli amici
dai nemici e acquisisce un intransigente
spirito
di lotta contro i nemici di classe. Anche l’edificazione economica
socialista è una lotta rivoluzionaria importante. Solo prendendo
parte attiva alla lotta pratica per la produzione e la costruzione si
può acquistare la convinzione incrollabile della giustezza e del
trionfo della causa del socialismo e del comunismo, e assimilare
realmente lo spirito e la nobiltà rivoluzionaria della classe
operaia.
Traendo
il massimo profitto dagli studi, dalla vita dell’organizzazione e
dalla pratica rivoluzionaria, dobbiamo educare i membri del partito e
gli altri lavoratori per farne dei rivoluzionari comunisti di tipo
jucheano, solidamente armati di una concezione jucheana della
rivoluzione, autentici combattenti rivoluzionari pronti a dedicarsi
interamente all’opera rivoluzionaria jucheana intrapresa dal
rispettato leader.
3.2
La
priorità accordata al lavoro politico.
Perché un compito rivoluzionario sia coronato dal successo, bisogna
che il lavoro politico che mira a educare l’uomo e ad associarlo a
questo compito sia considerato come una pregiudiziale assoluta.
Poiché
la rivoluzione e il lavoro di edificazione sono compiuti dagli esseri
umani, il
successo
della lotta rivoluzionaria e dell’edificazione del socialismo e del
comunismo dipende, in ultima analisi, da come
si lavora con loro.
Il lavoro verso l’uomo è per sua essenza un lavoro politico, un
lavoro diretto
alla
sua visione ideologica. Accordare la priorità al lavoro verso
l’uomo, al lavoro politico, significa cominciare coll’inculcare
alle masse popolari la linea e la politica del partito al fine di
dare libero corso al loro entusiasmo rivoluzionario perché esse
stesse, animate da una coscienza elevata e da un accresciuto
dinamismo, portino avanti nel modo migliore la lotta rivoluzionaria e
il lavoro di edificazione. Per
sua natura la rivoluzione è un’azione rivoluzionaria. Non ci si
impegna in essa perché costretti o in vista di una ricompensa; si
partecipa ad essa di propria volontà, secondo le proprie convinzioni
e la propria coscienza politica. Perciò nella lotta rivoluzionaria
bisogna necessariamente attenersi
al
principio immutabile di
dare la priorità al lavoro politico per svegliare la coscienza
dell’uomo e di
stimolare il suo entusiasmo.
Agire
in questo modo è un’esigenza che discende dalla natura del regime
socialista. In modo opposto alla società capitalista in cui le masse
popolari sono oppresse e sfruttate, nella società socialista, in cui
esse sono padrone di tutto, è logico che ci si appoggi in tutto alla
loro alta coscienza politica e al loro grande entusiasmo
rivoluzionario. Solo stimolando l’ardore cosciente dei lavoratori,
padroni della rivoluzione, grazie alla priorità data al lavoro
politico, è possibile sviluppare la superiorità del regime
socialista e dare un forte impulso all’edificazione del socialismo.
Accordare
la priorità al lavoro politico non significa trascurare gli obblighi
professionali amministrativi o i compiti tecnici ed economici.
Il
nostro leader ha insegnato che, pur dando la priorità al lavoro
politico, bisogna combinarlo giudiziosamente col lavoro professionale
amministrativo e col lavoro tecnico-economico. L’edificazione del
socialismo e del comunismo è un’impresa minuziosamente organizzata
e pianificata su scala di tutta la società, un’impresa complessa,
fondata sulla scienza e sulla tecnica moderne. Un lavoro
amministrativo di organizzazione scrupoloso e un lavoro
tecnico-economico condotto scientificamente sono assolutamente
indispensabili per l’edificazione del socialismo e del comunismo.
Ciò nondimeno, questi compiti potranno riuscire solo a condizione di
essere preceduti dal lavoro politico. Se si rinuncia a questo per
applicarsi solo
ai compiti professionali tecnico-economici, nessun compito
rivoluzionario potrà riuscire.
D’altronde,
per riuscire a mobilitare le masse per l’edificazione del
socialismo, bisogna porre l’accento sugli stimoli politici e morali
e associarli
correttamente agli
stimoli materiali.
La
caratteristica essenziale di una società socialista risiede nella
sua natura comunista. La stimolazione politica e morale discende da
questo carattere comunista e tende a rinsaldarlo. Certo, in
virtù
del carattere transitorio della società socialista, le si può
applicare il principio socialista della ripartizione, ripartizione
commisurata
alla
qualità e alla
quantità del lavoro fornito, e bisogna vigilare a che non vengano
trascurati gli incentivi materiali. Tuttavia dare la priorità a
questi
ultimi
relegando in secondo piano lo stimolo politico e morale significa
disconoscere la natura stessa della società socialista. Significa
cedere ad un deviazionismo molto pericoloso e nefasto che tende a
stimolare l’egoismo nei lavoratori, a spingerli ad attaccarsi
unicamente al denaro o ai beni materiali e pertanto
a compromettere il regime socialista e le conquiste della
rivoluzione. Nella società socialista bisogna sempre porre l’accento
sullo stimolo politico e morale. La superiorità intrinseca del
regime socialista è nel fatto che le masse popolari, divenute
padrone di ogni
cosa
e strettamente unite,
lavorano coscienziosamente per il paese e il popolo, per la società
e la collettività. Solo dando la priorità agli incentivi politici e
morali è possibile condurle a dar prova di un ardore cosciente nel
lavoro, conservando una posizione e un atteggiamento giusti, degni
dei
padroni
della rivoluzione e del paese quali esse sono.
Il
lavoro politico deve ricorrere alla persuasione e all’educazione.
Questo lavoro, che si compie in direzione dell’uomo, tende a far
intervenire la sua coscienza ideologica. Il metodo burocratico che
consiste nel lanciare ordini e invettive
non è minimamente
abbastanza efficace per indurre
gli uomini a dar prova di un ardore cosciente. Solo un metodo fatto
di persuasione e di educazione, consistente nel consigliare e
nell’illuminare, consente
di impregnare gli uomini delle idee rivoluzionarie, di liberare al
massimo il loro entusiasmo rivoluzionario e la loro inesauribile
forza creatrice e di stringere ulteriormente i legami fra il partito
e le masse.
Il
lavoro politico deve compiersi in modo vivo sotto forme diverse, con
l’aiuto di metodi variegati.
È un lavoro creativo perché si svolge
in condizioni e circostanze che non sono mai le stesse, presso
persone i
cui caratteri e livelli differiscono. In questo lavoro è quindi
impossibile che venga applicata una stessa ed
unica formula. Esso
deve essere portato
avanti
con efficacia e dinamismo sotto diverse forme, con metodi svariati,
tenendo conto della realtà concreta.
Bisogna
vegliare a che le masse stesse si accingano
al lavoro politico. Questo lavoro, che mira a educare e a mobilitare
larghe masse, non può essere portato
a termine con la
sola forza di alcuni individui. Ogni rivoluzionario deve naturalmente
dedicarsi
al lavoro politico, educare e organizzare le masse.
Come
ha affermato il nostro leader, il metodo che vuole che una persona ne
educhi e ne esalti dieci altre, che dieci persone facciano
altrettanto per cento e cento persone facciano lo stesso con mille è
molto efficace, perché porta molte persone a prendere parte al
lavoro politico, che sarà condotto dalle masse stesse.
Il
lavoro politico dev’essere strettamente legato alla pratica
rivoluzionaria. Mira essenzialmente ad assicurare il successo dei
compiti rivoluzionari. Il risultato di questo lavoro deve
assolutamente essere dimostrato dai successi reali ottenuti nella
rivoluzione e nell’edificazione, ed essere valutato in funzione di
essi.
Un lavoro politico che si situi fuori dei compiti rivoluzionari e non
apporti nulla alla rivoluzione e all’edificazione non è di nessuna
utilità.
Dobbiamo
continuare ad applicare scrupolosamente
il principio di
dare la priorità al lavoro politico, la cui giustezza e vitalità
sono già state incontestabilmente confermate dalla pratica
rivoluzionaria, ed edificare così al più presto e nelle condizioni
migliori il socialismo e il comunismo.
5.
La
portata storica delle idee del Juché
Le
idee del Juché influenzano enormemente sia la vita ideologica e
intellettuale dell’umanità che la trasformazione rivoluzionaria
del mondo, esse si attirano la simpatia attiva dei popoli di tutto il
mondo e danno un energico impulso al movimento storico della nostra
epoca verso il Chajusong.
Rappresentano
una corrente di idee contemporanee, già riconosciuta da tutti, e la
loro influenza, così come la loro portata rivoluzionaria, si
accresce con l’evoluzione della storia.
Esse
hanno messo in evidenza la sola vera concezione rivoluzionaria del
mondo nella nostra epoca, l’epoca del Juché. Questo è un
contributo storico inestimabile al progresso del pensiero e alla
causa della liberazione dell’umanità.
L’evoluzione
delle concezioni e delle prese di posizione dell’uomo nei confronti
del mondo è il frutto di una lunga storia.
Storicamente
parlando, la concezione del mondo si è sviluppata attraverso la
lotta fra due concezioni filosofiche antagoniste, il materialismo e
l’idealismo, la dialettica e la metafisica. In questa lotta il
marxismo ha assicurato la vittoria del materialismo e della
dialettica. La concezione del mondo materialistico-dialettica
marxista è stata generata nel passato da un’epoca di cui essa ha
riflettuto le preoccupazioni. La classe operaia è penetrata
nell’arena della storia già da molto tempo. Così è nata un’era
nuova nella storia dell’umanità. Le nuove condizioni storiche di
scoppio della rivoluzione contro il capitale esigevano imperiosamente
delle idee rivoluzionarie in grado di illuminare la classe operaia in
lotta sull’ineluttabilità della rovina del capitalismo e della
vittoria del socialismo. Il problema che si poneva in primo luogo, a
questo riguardo, era di combattere l’idealismo e la metafisica
reazionari che erano serviti a santificare il dominio del capitale e
a predicare la sua immortalità e di mettere a punto la concezione
scientifica del mondo propria della classe operaia. È stato
riflettendo questo imperativo del suo tempo che la concezione
materialistico-dialettica del mondo ha visto la luce.
Lo
sviluppo storico di un’epoca si compie parallelamente a quello
della concezione del mondo. L’estensione e lo sviluppo continui
della rivoluzione che era cominciata con l’affermazione della
classe operaia hanno aperto un’era nuova in cui le masse
lavoratrici —
che fino a quel momento erano state solo oggetto della storia —
diventavano i soggetti della storia. Questa nuova era ha fatto delle
classi lavoratrici, e in primo luogo della classe operaia, una grande
forza dominatrice del mondo; ci voleva quindi una nuova concezione
del mondo che permettesse loro di essere padrone del proprio destino,
di plasmarlo in completa indipendenza e in modo creativo e di
assicurare la vittoria dell’opera storica di liberazione nazionale,
di emancipazione sociale e di liberazione umana. Con l’elaborazione
delle idee del Juché è stata data una clamorosa soluzione a questo
problema storico.
Queste
idee che hanno delucidato la concezione del mondo di una nuova epoca
devono la propria originalità ai principi filosofici che servono
loro da pietra angolare.
In
passato la filosofia si preoccupava principalmente di determinare i
rapporti tra la materia e la coscienza, fra l’essere e il pensiero.
Il principio materialista del marxismo relativo alla preesistenza
della materia e dell’essere ha chiarito scientificamente questo
problema.
Una
volta chiarito su basi materialistiche il problema dell’origine del
mondo, le idee del Juché hanno presentato per la prima volta la
posizione e il ruolo dell’uomo nel mondo come il problema
fondamentale della filosofia e hanno risposto alla domanda su chi è
il padrone del mondo.
Il
principio filosofico delle idee del Juché, avendo messo in evidenza
la posizione e il ruolo dell’uomo in quanto padrone del mondo,
poggia su una nuova definizione dell’uomo.
La
questione dell’esistenza umana ha preoccupato un gran numero di
antichi filosofi, la maggior parte dei quali si contentavano però di
elaborare idee astratte sull’uomo «puro», situato al di sopra
della società. Il marxismo ha delucidato la natura dell’uomo
tenendo conto dei rapporti sociali.
Le
idee del Juché, esaminando l’uomo all’interno dei rapporti
sociali, hanno recato nuova luce sulla sua natura fondamentale. Esse
hanno precisato che l’uomo è l’essere sociale che gode di
un’ideale di Chajusong, di spirito creatore e di coscienza. Così è
stata recata una luce filosofica decisiva sul problema dell’uomo.
Le idee del Juché, tenendo conto di questo, hanno avanzato il
principio filosofico secondo il quale l’uomo è padrone di tutto e
decide di tutto. È questa una scoperta filosofica che ha
completamente rinnovato la concezione che l’uomo aveva del mondo.
L’uomo
è il padrone di tutto e decide di tutto, in altri termini domina
l’universo e dispone di se stesso, trasforma il mondo e plasma il
proprio destino. Questa idea è del tutto contraria all’idealismo e
alla metafisica. Se il primo equivale al misticismo che professa che
l’universo e il destino dell’uomo siano alla mercé di una
«forza» soprannaturale, la seconda sfocia nel fatalismo in virtù
del quale nel mondo nulla può cambiare, e di conseguenza l’uomo
deve sottomettersi al proprio destino. L’idea che l’uomo domina
l’universo, dispone di se stesso e può trasformare il mondo e
plasmare il proprio destino sottende la posizione
materialistico-dialettica che nega il misticismo e il fatalismo.
Le
idee del Juché hanno stabilito che l’uomo, prodotto supremo
dell’evoluzione del mondo materiale, regna sull’universo; hanno
definito in modo originale il principio che regge la sua
trasformazione e il suo sviluppo e rinnovato così la base stessa
della nostra concezione del mondo. La concezione filosofica jucheana
del mondo privilegia l’uomo.
La
storia ha annoverato diverse specie di concezioni del mondo, ma
nessuna fra loro si è incentrata sull’uomo per delucidare il punto
di vista e la posizione da assumere nei confronti del mondo. I
materialisti di una volta che riconoscevano la realtà del mondo
materiale, e a fortiori gli idealisti che consideravano il
mondo come costituito dall’Idea e dallo Spirito, erano a mille
miglia dal definire la posizione e la concezione da adottare nei
confronti del mondo facendole vertere sull’uomo.
Contrariamente
alle vecchie filosofie, le idee del Juché considerano l’uomo come
il centro del mondo, e non semplicemente come una sua parte; esse
hanno così fondato una nuova concezione del mondo che verte
sull’uomo che ne è il padrone e hanno dato una nuova visione della
sua evoluzione. La posizione e il punto di vista jucheani tendono a
porre l’uomo al centro dell’universo, gli permettono a colpo
sicuro di conoscerlo meglio e di agire meglio su di esso in modo
indipendente e creativo nelle attività che porta avanti per
trasformarlo e plasmare il proprio destino.
Le
idee del Juché che hanno definito la posizione e il punto di vista
da assumere nei confronti del mondo, privilegiando l’uomo, hanno
rinnovato la visuale sulla storia della società. Prima che emergesse
il marxismo, anche i sostenitori del materialismo e della dialettica
si trovavano in questo campo su posizioni idealistiche. Il marxismo
ha dimostrato chiaramente che la società, proprio come la natura, fa
parte del mondo materiale e che la sua evoluzione è subordinata alla
legge generale dello sviluppo di questo, e ha fatto così tabula rasa
della concezione idealista della storia delle società umane.
Riconoscendo
che le leggi generali dell’evoluzione del mondo materiale agiscono
sulla storia, le idee del Juché hanno messo in evidenza la legge che
le è propria. Queste sono le grandi imprese che esse hanno compiuto
nel senso del perfezionamento della concezione che la classe operaia
ha della storia.
Le
masse popolari fanno la storia, grazie ad esse il movimento
storico-sociale esiste in quanto movimento indipendente e creativo e
la loro coscienza ideologica gioca un ruolo decisivo nella lotta
rivoluzionaria.
Questo principio storico-sociale è l’aspetto
essenziale della concezione jucheana della storia. È da lì che esso
illumina in modo nuovo il carattere e la forza motrice del movimento
storico-sociale, movimento che ha un soggetto.
Le
idee del Juché hanno stabilito la posizione e il punto di vista
nuovi che tendono a far vertere lo sviluppo storico e la rivoluzione
sociale sulle masse popolari che ne sono gli artefici. Le idee del
Juché, in quanto hanno delucidato la concezione del mondo e della
storia facendole vertere sull’uomo, hanno operato delle grandi
trasformazioni in questo campo. Se è vero che il marxismo ha
inaugurato la concezione rivoluzionaria del mondo della classe
operaia, non è meno vero che queste idee gli hanno permesso di
elevarsi ad uno stadio nuovo e superiore di sviluppo e
perfezionamento.
Concezione
rivoluzionaria del mondo che rappresenta la nuova epoca storica,
l’epoca del Juché, esse hanno ridotto in briciole le teorie
reazionarie di ogni specie e guidano infallibilmente la marcia in
avanti dell’umanità sulla strada della sovranità,
dell’indipendenza e infine del socialismo e del comunismo.
Queste
idee hanno inaugurato una fase nuova e superiore nello sviluppo della
teoria rivoluzionaria della classe operaia. È questo l’altro
merito storico di queste idee che hanno contribuito all’opera
rivoluzionaria della classe operaia e alla causa della liberazione
dell’umanità.
Sono
trascorsi lunghi anni dalla comparsa della teoria rivoluzionaria
della classe operaia e il movimento rivoluzionario ha fatto grandi
progressi. La pratica rivoluzionaria dell’epoca attuale esigeva un
adattamento dello sviluppo della teoria rivoluzionaria alle nuove
circostanze storiche. Le idee del Juché hanno colto il principio
fondamentale della rivoluzione secondo il quale i padroni della
rivoluzione e dell’edificazione sono le masse popolari, sono esse a
dar loro impulso; queste idee hanno così fatto nascere, sulla base
di questo principio, le teorie rivoluzionarie alle quali aspirava la
nostra epoca.
Esse
sono alla base delle teorie rivoluzionarie dell’epoca del Juché.
Costruire le teorie rivoluzionarie fondandosi su di esse significa
definire i principi e le leggi del movimento rivoluzionario facendoli
vertere sulle masse lavoratrici, padrone della rivoluzione e
dell’edificazione.
Nella
nostra epoca del Juché il movimento rivoluzionario esige che vengano
elaborate delle teorie rivoluzionarie fondate su di loro. Ai nostri
giorni esse si ergono a padrone del mondo e la lotta rivoluzionaria
cresce in ampiezza e profondità grazie alla loro coscienza
ideologica sovrana e alla loro forza creatrice; di conseguenza, per
delucidare con giudizio i principi e le leggi del movimento
rivoluzionario, bisogna fondarsi su di loro per costruire le teorie
rivoluzionarie. È agendo così che le idee del Juché hanno potuto
mettere in chiaro queste teorie su tutti i piani per realizzare il
Chajusong delle masse lavoratrici e fare di queste teorie della
classe operaia non solo una dottrina irrefutabile sulle questioni
relative alla liberazione nazionale, all’emancipazione sociale e
alla liberazione umana ma anche una sintesi di teorie comuniste
perfettamente a punto sulla trasformazione della società, della
natura e dell’uomo.
Porre
le masse lavoratrici al centro di una teoria rivoluzionaria da
elaborare consente di svilupparla a colpo sicuro, così come la
strategia e la tattica, conformemente alla natura del movimento
rivoluzionario.
Il
movimento rivoluzionario mira sempre al bene delle masse lavoratrici
che lo portano avanti. Perciò è logico che le teorie
rivoluzionarie, la strategia e la tattica difendano i loro interessi
e servano ad accrescere il loro ruolo. Si può dire che il valore di
una teoria è determinato da come difende questi interessi, mentre la
potenza della strategia e della tattica dipende da come accrescono
questo ruolo. Solo tendendo conto dell’ideale del Chajusong, della
creatività e della coscienza delle masse popolari le idee del Juché
hanno potuto generare la teoria, la strategia e la tattica atte a
difendere i loro interessi fondamentali e a valorizzare efficacemente
il loro alto entusiasmo rivoluzionario e la loro inesauribile forza
creatrice. Ciò ha consentito di rendere la teoria rivoluzionaria
della classe operaia la più influente di tutte, l’ha resa in grado
di difendere efficacemente gli interessi delle masse lavoratrici e di
assicurare loro un ruolo preminente.
Le
idee del Juché servono da guida per cogliere nel modo più
appropriato le teorie rivoluzionarie precedenti. Le teorie
rivoluzionarie precedenti della classe operaia hanno visto la luce a
partire da circostanze e compiti diversi da quelli di oggi, ma
avevano dei tratti in comune con la teoria rivoluzionaria jucheana
quanto alla loro posizione e alla loro missione di classe. Il
principio delle idee del Juché è di comprendere in modo creativo le
teorie e le esperienze già fatte, permettendo così di
materializzare e di sviluppare le teorie rivoluzionarie precedenti in
funzione delle esigenze della pratica rivoluzionaria contemporanea.
Va notato in particolare che prefiggendosi il compito di difendere e
di concretizzare scrupolosamente il Chajusong della classe operaia e
delle altre masse lavoratrici, esse hanno consentito di distinguere
correttamente e di superare gli opportunismi di ogni tipo,
specialmente il revisionismo, che abbandona a mezza strada la
rivoluzione o rinuncia alla lotta di classe; hanno quindi
salvaguardato fermamente il principio di classe e lo spirito della
rivoluzione ininterrotta nelle teorie rivoluzionarie della classe
operaia.
La
teoria rivoluzionaria jucheana è una teoria rivoluzionaria comunista
immortale e ineluttabilmente vittoriosa nella lotta per il Chajusong
delle masse lavoratrici.
Le
grandi idee generano una pratica grandiosa. Nella pratica
rivoluzionaria si sono operati mutamenti considerevoli grazie alle
grandi idee del Juché che rinnovano i princìpi filosofici e le
leggi del movimento storico-sociale e del movimento rivoluzionario e
mettono in luce scientificamente i princìpi direttivi della
rivoluzione e dell’edificazione.
Anzitutto,
la clamorosa materializzazione delle idee del Juché nella
rivoluzione coreana ha permesso ad essa di ottenere grandi vittorie.
La
rivoluzione coreana è guidata dalle idee del Juché, e senza di esse
non può sperare di riportare nessuna vittoria. Grazie alle idee del
Juché sotto la cui bandiera ha progredito, la rivoluzione ha potuto
superare ai suoi inizi seri ostacoli dovuti al servilismo verso le
grandi potenze e al dogmatismo, vincere molteplici prove e difficoltà
e non scostarsi dalla strada della vittoria attraverso un’aspra
lotta.
Sempre
grazie a loro, la rivoluzione e l’edificazione hanno potuto
progredire su una strada che per essere stata inesplorata fino ad
allora non era perciò la meno corta, e di parecchio. La rivoluzione
coreana ha aperto la strada più giusta per la liberazione nazionale
dei paesi colonizzati e ha spianato una scorciatoia per accedere più
rapidamente al socialismo. Ha aperto una via nuova e migliore, che
tutti sono d’accordo nel chiamare «modello del socialismo»; ha
aperto felicemente una via originale nella marcia verso il socialismo
e il comunismo. Le idee del Juché, indicandoci la strada più corta,
ci hanno permesso di riportare in poco tempo grandi vittorie che
stupiscono il mondo intero nella lotta per la sovranità,
l’indipendenza e il socialismo.
Le
idee del Juché si trovano materializzate in modo evidente nel nostro
paese. I cambiamenti storici e le grandi conquiste intervenute nella
vita del nostro popolo sono i frutti magnifici delle idee del Juché.
Oggi il nostro popolo, molto fiero, pieno anzi d’orgoglio per le
brillanti vittorie e le imprese che ha compiuto sotto la bandiera
delle idee del Juché, conduce una lotta di portata storica per
trasformare tutta la società secondo le esigenze delle idee del
Juché.
Riflettendo
l’auspicio unanime dei popoli attaccati all’ideale del Chajusong
in tutto il mondo, le idee del Juché esercitano una grande influenza
sullo sviluppo del movimento rivoluzionario contemporaneo per
l’avvento dello spirito di sovranità nel mondo intero.
Esse
hanno tracciato una via originale e larga alla rivoluzione e indicano
i mezzi per fare la rivoluzione in completa indipendenza e in modo
creativo.
Nella
nostra epoca in cui il movimento rivoluzionario si svolge su diversi
piani ma riferendosi sempre al concetto di Stato nazionale, è vitale
che in ogni paese il popolo assolva in modo efficace il suo ruolo
dominante, essendo perfettamente cosciente di essere responsabile
della rivoluzione. Questo è particolarmente imperioso in un momento
in cui agisce ancora l’influenza di idee sbagliate quali il
servilismo verso le grandi potenze e il dogmatismo. Indicando i modi
per fare la rivoluzione in completa indipendenza e in modo creativo,
le idee del Juché consentono ai popoli di tutti i paesi di liberarsi
di tutte le forme di idee retrograde che ostacolano il loro sviluppo
indipendente, di assumersi le piene responsabilità di padrone della
rivoluzione, di elaborare con la propria testa e secondo le loro
convinzioni la linea e la politica adatte alla situazione e di
compiere la rivoluzione valorizzando la loro creatività. Aperta la
via per fare la rivoluzione in completa indipendenza e in modo
creativo, i popoli soggetti a condizioni storiche diverse e che
attraversano tappe diverse nello sviluppo hanno la possibilità di
lottare energicamente per la liberazione nazionale, la emancipazione
nazionale e l’edificazione del socialismo e del comunismo restando
fiduciosi nella vittoria.
Le
idee del Juché hanno inaugurato una nuova era nello sviluppo delle
relazioni internazionali, proposto una via originale al movimento
comunista internazionale per permettergli di progredire facendo leva
sul Chajusong.
Il
movimento comunista è un movimento indipendente, perché in ogni
paese è intrapreso dal partito e dal popolo per eliminare
l’asservimento e la diseguaglianza in tutte le loro forme ed
ergersi a padroni autentici del proprio destino; di conseguenza, non
ammette alcuna distinzione fra superiore e inferiore né fra padrone
e servo.
Per
una nazione il Chajusong è vitale; per le nazioni i rapporti di
dominio e di asservimento e quelli di comando e di obbedienza sono
inammissibili. Le idee del Juché hanno definito il Chajusong come il
principio essenziale dei rapporti fra i partiti e gli Stati, operando
così dei cambiamenti nuovi nel movimento comunista internazionale e
nello sviluppo delle relazioni internazionali. Ai nostri giorni il
principio del Chajusong, garanzia dello sviluppo del movimento
comunista internazionale e principio immutabile della determinazione
dei rapporti fra i partiti comunisti e operai, conosce una vitalità
sempre più grande e viene riconosciuto come la base dello sviluppo
delle relazioni sia fra i paesi di recente indipendenza che fra i
paesi con regimi diversi in tutto il mondo e come arma efficace per
combattere gli imperialisti che vogliono imporre l’asservimento e
la diseguaglianza.
In
effetti le idee del Juché sono non solo la bandiera invincibile
della lotta delle masse popolari per edificare un mondo nuovo e
plasmare il proprio destino ma anche lo stendardo della vittoria.
*
* *
Sotto
la direzione del grande leader e la bandiera delle idee del Juché,
il nostro partito e il nostro popolo hanno percorso la strada
gloriosa della lotta e della vittoria per più di mezzo secolo; anche
in avvenire essi devono lottare con grande vigore tenendo ben alta
questa bandiera.
La
nostra rivoluzione non è ancora terminata; i nostri doveri
rivoluzionari restano sempre altrettanto complessi e difficili da
assolvere. Solo tenendo sempre ben alta la bandiera delle idee del
Juché nella lotta sarà possibile superare tutte le difficoltà e
tutte le prove, accelerare la riunificazione della patria e
assicurare la vittoria definitiva del socialismo e del comunismo.
Dobbiamo
impregnarci ancora delle idee del Juché e applicare alla lettera la
linea e la politica del partito che le materializzano, per realizzare
nel modo migliore il programma che esso ha elaborato di
trasformazione di tutta la società grazie ad esse.
Un
obiettivo simile implica che tutti i membri del partito e tutti gli
altri lavoratori se ne impregnino e lottino con tenacia seguendo
sempre e dovunque la strada indicata da queste idee.
Un
grave compito ci attende nelle attività scientifiche e teoriche per
impregnarle di queste idee e materializzare queste idee stesse.
Bisogna
dare la precedenza allo studio e alla propaganda in favore delle idee
del Juché se si vuole inculcare nei membri del partito e negli altri
lavoratori la concezione rivoluzionaria jucheana del mondo e
applicare alla lettera queste idee nella rivoluzione e
nell’edificazione.
Tutti
gli specialisti di scienze sociali così come tutti i teorici sono
tenuti a prendere coscienza della loro grave responsabilità e ad
imprimere una nuova svolta allo studio e alla propaganda a favore
delle idee del Juché.
Nel
campo delle scienze sociali bisogna studiarle ampiamente insieme alle
concezioni e alle teorie che esse hanno delucidato.
Gli
specialisti di scienze sociali devono studiare in modo esaustivo i
fondamenti delle idee del Juché e i loro principi direttivi così
come tutte le concezioni e le teorie che esse hanno delucidato e
approfondire lo studio delle imprese e delle esperienze da
accreditare al nostro partito quando ha materializzato queste idee
nella rivoluzione e nell’edificazione.
Le
nostre scienze sociali sono chiamate a fornire delle risposte
scientifiche e teoriche oculate ai problemi vitali posti dalla
pratica rivoluzionaria. I lavoratori del settore delle scienze
sociali devono badare prima di tutto a risolvere i problemi pratici,
ad approfondire lo studio delle idee del Juché e a recare così lumi
teorici e scientifici giudiziosi su tutti i problemi posti dalla
rivoluzione e dall’edificazione.
Queste
idee hanno aperto una larga strada allo sviluppo di tutte le scienze
sociali su basi nuove.
Dobbiamo
servirci di esse come fondamento ideologico, teorico e metodologico,
approfondire e sviluppare senza posa le attività scientifiche
affinché tutte le scienze sociali registrino nuovi successi nelle
ricerche.
Bisogna
rafforzare l’educazione alle idee del Juché.
I
nostri istituti d’insegnamento sono i palazzi
posti al servizio di questa educazione, e nel nostro paese
l’insegnamento scolastico deve recare da cima a fondo l’impronta
delle idee del Juché.
In
tutti gli istituti d’insegnamento bisogna vegliare gelosamente a
che l’educazione a queste idee si compia nelle condizioni migliori
perché dopo i loro studi secondari gli alunni abbiano una percezione
globale della concezione rivoluzionaria jucheana del mondo e al
termine dei loro studi superiori ne siano completamente impregnati.
Bisogna
rafforzare in particolare l’educazione alle idee e alle teorie del
Juché nelle scuole superiori. Queste devono combinare oculatamente
l’educazione destinata a radicare la concezione del mondo e
l’insegnamento chiamato a far assimilare agli studenti le
conoscenze specializzate. Le facoltà di scienze sociali sono tenute
a vigilare affinché gli studenti abbiano una corretta concezione
rivoluzionaria del mondo e, d’altra parte, a dispensare
intensamente l’insegnamento specializzato per formare degli
specialisti competenti impregnati delle idee e delle teorie del
Juché.
Bisogna
intensificare lo studio di queste idee presso i quadri, i membri del
partito e gli altri lavoratori.
La
propaganda teorica del partito è finalizzata ad impregnarli delle
idee e delle teorie del Juché.
Queste
idee sono un alimento ideologico ed intellettuale prezioso per i
rivoluzionari di tipo autenticamente jucheano, perché consentono
loro di prolungare la loro vitalità politica. Per essere un
rivoluzionario di tipo autenticamente jucheano, ognuno deve dedicarsi
allo studio delle idee del Juché.
I
quadri, i membri del partito e gli altri lavoratori devono studiare
tutti di gran lena per assimilare le idee e la teoria del Juché e
impregnarsene fino al midollo.
Gli
specialisti di scienze sociali e i teorici così come i lavoratori
della stampa sono invitati a redigere un gran numero di opere e di
articoli scritti il meglio possibile per spiegarle in modo
approfondito, il che permetterà loro di contribuire largamente a
impregnarne i quadri, i membri del partito e gli altri lavoratori.
In
campo scientifico-teorico bisogna adoperarsi a combattere l’ideologia
reazionaria borghese e le correnti opportunistiche di ogni genere e
salvaguardare energicamente la purezza delle idee del Juché.
Bisogna
che gli specialisti di scienze sociali e i teorici denuncino con
veemenza la natura reazionaria e la nocività di tutte le idee ostili
a queste ultime e proscrivano implacabilmente anche le più piccole
tendenze ideologiche contrarie al principio di classe e
controrivoluzionarie per impedire loro di infiltrarsi nei nostri
ranghi. Tocca a tutti combattere le idee reazionarie senza
transigere, specialmente l’ideologia borghese, la ideologia feudale
confuciana, il revisionismo, il servilismo verso le grandi potenze e
il dogmatismo, far fallire tutte le manovre dei reazionari e degli
opportunisti e difendere fermamente le idee del Juché.
Bisogna
che essi siano animati da una fede incrollabile nelle grandi idee del
Juché e veglino a che tutte le loro attività scientifico-teoriche
servano esclusivamente a studiare e propagare le idee e le teorie del
Juché, a difenderle e ad applicarle a fondo e che il lavoro di
spiegazione e di propaganda destinato a mettere in rilievo la
grandezza e la bontà di queste idee cresca in ampiezza e profondità.
Depositari
e propagatori delle idee d’avanguardia, essi giocano un ruolo
inestimabile nella rivoluzione e nell’edificazione.
Sono
convinto che i membri del nostro partito, grazie alla presa di
coscienza della loro missione e del loro dovere di difensori e di
propagatori entusiasti delle idee del Juché, contribuiranno
largamente alla lotta per il definitivo completamento dell’opera
rivoluzionaria jucheana.
―
Kim
Jong
Il,
Sulla filosofia del Juché, Edizioni in lingue estere,
Pyongyang 2002, pp. 18-106.
❤️
RispondiElimina