Le caratteristiche dell'imperialismo moderno e la sua natura aggressiva
KIM JONG IL
LE CARATTERISTICHE DELL'IMPERIALISMO MODERNO E LA SUA NATURA AGGRESSIVA
15 gennaio 1962
Analizzare e definire esattamente l'imperialismo moderno e far chiarezza sulla sua natura aggressiva è di grande importanza al fine di elaborare una strategia e una tattica pertinenti per la rivoluzione di ogni paese e per la rivoluzione mondiale e per affrettare la loro vittoria.
Ciò è urgente tanto più oggi che ci troviamo faccia a faccia con gli imperialisti americani e i revisionisti abbelliscono e imbellettano l'imperialismo.
Marx ed Engels non hanno potuto spiegare il problema dell'imperialismo. Poiché hanno militato nel periodo del capitalismo premonopolistico, non hanno potuto vedere l'imperialismo né, dunque, discuterne.
È Lenin che ha avanzato per primo la teoria dell'imperialismo. Nell'Imperialismo, fase suprema del capitalismo e in alcune altre opere, egli ha messo in luce le caratteristiche essenziali dell'imperialismo e sulla sua posizione storica in base agli avvenimenti verificatisi alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX nei principali paesi capitalisti.
È il nostro grande Leader Kim Il Sung che ha formulato una teoria nuova e perfetta dell'imperialismo.
Noi dobbiamo, a partire dalle idee e dalle teorie eminenti del nostro grande Leader Kim Il Sung, analizzare l'imperialismo moderno per evidenziare con esattezza le sue caratteristiche essenziali e la sua natura aggressiva e confutare i sofismi degli opportunisti in merito.
1. Le caratteristiche dell'imperialismo moderno
Il punto di partenza dell'analisi dell'imperialismo moderno consiste nell'evidenziare ciò che lo distingue da quello del passato, condizione per risolvere correttamente tutti gli altri problemi che lo riguardano.
Un'analisi scientifica delle caratteristiche dell'imperialismo moderno implica che si faccia luce sulle sue fondamenta, i cambiamenti verificatisi nel dominio coloniale e i segnali rilevati nei rapporti tra paesi imperialisti.
L'imperialismo moderno poggia sul capitalismo monopolistico di Stato. Da questo punto di vista, esso si distingue da quello del passato che si basava semplicemente sul dominio dei monopoli. Se il capitalismo monopolistico di Stato si dimostrava temporaneo e parziale in passato, oggi è divenuto un fenomeno universale.
Man
mano che si aggrava la crisi politica ed economica dell'imperialismo,
i grandi monopoli detengono il potere statale e si orientano verso la
fascistizzazione del regime politico borghese e una combinazione
intima della forza del capitalismo monopolistico con l'autorità
statale. Essi tengono in mano le leve di comando dell'economia e il
potere statale e si servono dell'apparato dello Stato per ingerirsi
su tutti i piani nella vita politica ed economica del paese, allo
stesso modo di come cercano la soluzione della crisi economica nella
militarizzazione dell'economia e la corsa agli armamenti. Essi
mettono l'economia sulla via militare e spingono il paese verso
l'aggressione e la guerra; è il modo di realizzare un elevato
profitto monopolistico e di mantenere il loro sistema di dominio.
Detentori del potere statale, essi tendono a rendere estremamente
reazionario l'insieme della vita sociale e principalmente politica,
economica e culturale.
La detenzione dell'economia e della
politica e la decisione della politica interna ed estera ad opera dei
grandi monopoli sono la base politica ed economica dell'imperialismo
moderno.
Che l'imperialismo moderno si appoggia sul capitalismo monopolistico di Stato significa che la sua situazione si è aggravata, non che è migliorata. Il capitalismo monopolistico di Stato è l'ultimo stadio del capitalismo e l'ultimo punto d'appoggio degli imperialisti.
L'imperialismo moderno pratica altresì una politica neocolonialista.
L'aggressione oltreoceano e la dominazione coloniale rientrano nella natura fondamentale dell'imperialismo, ma la forma e il metodo di questa dominazione cambiano secondo le condizioni storico-sociali.
Oggi, allorquando il sistema di dominazione coloniale dell'imperialismo è rapidamente crollato in seguito alla trasformazione del socialismo in un sistema mondiale e allo slancio senza precedenti che ha preso la lotta di liberazione nazionale nei paesi coloniali, gli imperialisti non sono più in condizione di dominare apertamente le loro colonie. Così hanno scelto di far dono della “indipendenza” ai paesi colonizzati e di praticare una politica di asservimento coloniale dissimulato nei loro confronti servendosi dei propri fantocci.
Gli imperialisti rafforzano la loro pressione e la loro ingerenza sui paesi di nuova indipendenza e impegnati sulla via dello sviluppo nazionale e, se questi non vanno loro a genio, incitano i loro lacchè a effettuare un colpo di Stato reazionario per mettere in piedi un regime fantoccio.
Gli imperialisti praticano la loro politica colonialista asservendo sul piano economico i paesi di nuova indipendenza: essi li tengono in pugno sul piano economico vagheggiando “aiuti”, vi aprono la via per l'espansione oltreoceano del loro capitale monopolistico, saccheggiano le loro abbondanti risorse naturali e ostacolano lo sviluppo della loro economia nazionale per mezzo dell'esportazione di capitali e delle concessioni coloniali.
Gli imperialisti rafforzano l'offensiva ideologica e culturale reazionaria per paralizzare la coscienza dell'indipendenza nazionale e combattiva dei popoli dei paesi di nuova indipendenza e concludono con questi ultimi vari accordi militari sotto il manto dell'“anticomunismo” e della “sicurezza reciproca” per controllarli manu militari e farne proprie basi militari.
Questi sono i principali metodi neocolonialisti dell'imperialismo moderno.
Il neocolonialismo si identifica, per sua natura, col vecchio colonialismo. La differenza tra loro risiede nel metodo di dominazione coloniale più astuto e subdolo del nuovo colonialismo.
La politica colonialista che gli imperialisti americani praticano attualmente in Corea del Sud è un esempio di neocolonialismo: essi vi hanno fabbricato un regime fantoccio, hanno completamente asservito la sua economia per mezzo degli “aiuti”, sopprimono i begli usi e costumi della nostra nazione imponendovi lo stile di vita americano e vi fanno stazionare le loro truppe per il loro dominio coloniale.
Anche nell'ambito delle relazioni tra paesi imperialisti, l'imperialismo moderno presenta delle differenze col passato.
Precedentemente, i paesi imperialisti si trovavano contrapposti in gravi contraddizioni e conflitti d'interesse. Ma la situazione interna dell'imperialismo è cambiata con la Seconda guerra mondiale. Tra le potenze imperialiste, la Germania fascista, l'Italia e il Giappone sono stati sconfitti e la Francia e la Gran Bretagna sensibilmente indebolite, mentre gli Stati Uniti si sono ipertrofizzati sul piano economico e militare.
Nel 1948 gli Stati Uniti detenevano il 53,9% della produzione industriale e il 74,5% della quantità di oro nel mondo capitalista, potenziale economico tramite il quale hanno sospinto altri paesi imperialisti al rango di debitori a loro profitto e li hanno catturati nella trappola degli “aiuti” di natura aggressiva.
Traendo profitto dalla loro potenza e dalla situazione estremamente sfavorevole degli altri paesi imperialisti, gli Stati Uniti si sono eretti a capifila dell'imperialismo mondiale, rivelando la loro ambizione di tenere in pugno il campo capitalista e conquistare il mondo, mentre gli altri paesi imperialisti, privati della loro antica sfera d'influenza ed estremamente indeboliti, tentavano, pur rimettendosi agli Stati Uniti imperialisti, di mantenere il loro sistema di dominazione prossimo al crollo.
Così, l'ambizione all'aggressione degli Stati Uniti e l'aspirazione degli altri paesi imperialisti a mantenere il loro sistema di dominio sotto il patrocinio degli Stati Uniti si sono unificate, giungendo alla riorganizzazione del sistema imperialista con gli Stati Uniti alla testa.
Questa riorganizzazione si esprime nel fatto che gli Stati Uniti trasformano gli altri paesi imperialisti in strumenti per la loro politica d'aggressione sotto la parola d'ordine ingannevole della “salvaguardia del mondo libero”, che, sul piano economico, li sottomettono tramite gli “aiuti” e impongono loro il dollaro come moneta di riferimento per il mondo capitalista e che, sul piano militare, creano vari blocchi militari di natura aggressiva che essi controllano, standardizzando il materiale militare e tecnico e i sistemi di telecomunicazione militare.
L'imperialismo moderno, che si avvia alla sua fine, compie sforzi disperati.
Gli Stati Uniti, capifila dell'imperialismo, hanno subito a più riprese una crisi economica, prima e dopo la Seconda guerra mondiale, e si scontrano oggi con la lotta energica dei lavoratori contro l'oppressione e lo sfruttamento del capitale monopolistico. Essi hanno subito una grave disfatta politica e militare nella guerra di Corea, inizio del loro declino. Oggi, dappertutto nel mondo, essi sono attaccati, precipitandosi verso la loro rovina.
Anche gli altri paesi imperialisti si ingolfano ogni giorno di più nel pantano, affrettando la loro fine. Gli imperialisti hanno perso quasi tutte le loro vecchie colonie in Asia e in Africa e non sono più in grado di sfruttare e saccheggiare a loro piacimento i popoli degli altri paesi come lo facevano in passato.
In una parola, i paesi imperialisti con a capo gli Stati Uniti si trovano di fronte alla rovina generale.
E tuttavia, più l'agonia degli imperialisti si intensifica, più compiono sforzi vani. Attualmente, con gli americani alla testa, essi manovrano disperatamente per trovare una soluzione nell'aggravamento della tensione internazionale e la provocazione di una nuova guerra e si orientano verso un'avventura più pericolosa. All'interno, fascistizzano sempre più il regime sociopolitico e reprimono crudelmente le rivolte rivoluzionarie delle masse popolari, mentre in molte parti del mondo si danno a incessanti ingerenze e manovre bellicose.
L'imperialismo moderno non potrà uscirne malgrado i suoi sforzi disperati e verrà il giorno in cui scomparirà dalla scena della storia.
Ciò detto, l'imperialismo moderno poggia sulla base politica ed economica che è il capitalismo monopolistico di Stato e non semplicemente sui monopoli; poggia sul neocolonialismo e non sul vecchio colonialismo; si trova riorganizzato nella dipendenza dagli Stati Uniti e non più giustappostovi; va rapidamente alla sua rovina malgrado sforzi disperati, lungi dal crescere e dal rafforzarsi.
2. La scelleratezza e la perfidia dell'aggressione attuale dell'imperialismo
L'aggressione e il saccheggio sono nella natura dell'imperialismo; non esiste imperialismo che se ne liberi. Certo, aggressioni e saccheggi esistono da prima dell'imperialismo, ma sono continuati più apertamente e ulteriormente rafforzati nell'epoca dell'imperialismo. Essi sono indispensabili per il mantenimento del suo status ad opera del capitale monopolistico e la sussistenza dell'imperialismo.
Dalla sua nascita ai giorni nostri, l'imperialismo non ha mai cessato di darsi all'aggressione e al saccheggio. Il suo metodo di aggressione attuale differisce da quello del passato in una certa misura. Se prima, allorquando gli imperialisti occupavano la maggior parte del mondo, costoro non cessavano di battersi accanitamente per maggiori interessi economici e più colonie, oggi essi orientano le loro aggressioni e i loro interventi verso la distruzione e la soppressione delle forze rivoluzionarie, soprattutto i paesi socialisti.
È così che gli imperialisti con gli americani alla testa si dimenano per mantenere il loro sistema prossimo al crollo. All'interno, con la parola d'ordine truffaldina della “minaccia del comunismo”, reprimono i partiti e le organizzazioni sociali democratiche e soprattutto il partito comunista, instaurando il sistema fascista, mentre all'esterno, sotto la direzione degli americani, essi si orientano verso la formazione di un “fronte anticomunista”. Se, dopo la guerra, gli Stati Uniti hanno creato dei blocchi militari di natura aggressiva come la NATO, il CENTO e il SEATO e riarmano i militaristi giapponesi e i revanscisti tedesco-occidentali, cercando di creare il focolaio di una nuova guerra e a farne delle truppe d'assalto in una nuova guerra d'aggressione, è perché mirano ad attaccare i paesi socialisti.
Per realizzare questa ambizione aggressiva essi mettono in moto tutti i loro mezzi. Rafforzano la militarizzazione dell'economia e la corsa al riarmo e aggravano la tensione internazionale, provocando in molti paesi “guerre locali” e “guerre speciali” e affannandosi per scatenare la “guerra totale”. Intervengono direttamente o tramite i loro paesi satelliti e fantocci nella guerra d'aggressione per la soppressione delle forze rivoluzionarie. Se non si sentono all'altezza per sopprimere le forze rivoluzionarie, cercano di raggiungere il loro obiettivo mobilitando però i loro satelliti, come già gli Stati Uniti hanno istigato la Gran Bretagna, la Francia e Israele a mobilitarsi per la guerra contro l'Egitto e hanno condotto i loro quindici satelliti¹ a partecipare alla guerra di Corea. Gli imperialisti americani, capifila dell'imperialismo moderno, hanno, nella guerra di Corea, brutalmente massacrato gli abitanti pacifici e ridotto le città e le campagne in cenere. Essi commettono atti di barbarie dovunque nel mondo e soprattutto in America Latina, nel Sudest asiatico, nel Medio e nell'Estremo Oriente.
La scelleratezza dell'aggressione dell'imperialismo moderno è sostenuta dalla perfidia che si manifesta nelle sue manovre subdole per minare dall'interno i paesi socialisti e altre forze rivoluzionarie sotto il manto della “pace” e della “cooperazione”.
Se, precedentemente, gli imperialisti attaccavano apertamente manu militari dei paesi piccoli e deboli per appropriarsi dei loro diritti economici o trasformarli in colonie, oggigiorno essi ricorrono alla tattica perfida doppiogiochista, la spada in una mano e il ramoscello d'olivo nell'altra.
Ciò perché non sono in grado di opporsi frontalmente alle forze rivoluzionarie e perché delle correnti opportuniste hanno fatto la loro comparsa in seno al movimento comunista internazionale.
Gli imperialisti incitano i revisionisti a rinunciare alla lotta rivoluzionaria e tramano in ogni maniera per minare dall'interno le forze rivoluzionarie sotto la bella insegna della “pace” e della “amicizia”.
La loro “strategia di pace” è quella della guerra a rovescio e un piano d'aggressione perfido e subdolo. Dietro alla “pace” e alla “amicizia” di cui parlano gli imperialisti vi è un disegno di distruzione, disturbo, aggressione e intervento. Per rendersene conto, è sufficiente ricordarsi che gli imperialisti americani non hanno chiuso alcuna delle basi militari installate nel mondo, ma aumentano sistematicamente le loro truppe di stanza all'estero senza mai ritirarle.
Gli imperialisti adottano apparentemente come parola d'ordine la “pace” e la “amicizia” ma in pratica si affrettano nei preparativi di una nuova guerra. Si può trovarne l'espressione nel fatto che le spese militari degli Stati Uniti aumentano ogni anno.
Se gli Stati Uniti avevano effettuato delle spese militari dirette di un miliardo di dollari nel corso dell'anno fiscale 1937-1938, essi le hanno portate a 43,9 miliardi di dollari nell'anno fiscale 1951-1952, mentre erano in piena guerra d'aggressione contro la Corea. Neanche dopo la fine di questo conflitto le hanno ridotte, aumentandole ancora a 47,5 miliardi di dollari nell'anno fiscale 1960-1961.
È più che evidente che queste immense spese militari non mirano alla “pace” e alla “cooperazione” di cui parlano.
Tutti questi fatti provano che l'imperialismo moderno si dà a manovre perfide e odiose per realizzare le sue ambizioni d'aggressione.
3. Il carattere reazionario dell'opinione dei revisionisti che negano la natura aggressiva dell'imperialismo
Se si vuol far sparire una volta per tutte l'imperialismo e veder progredire energicamente la rivoluzione mondiale, si devono sventare completamente le manovre dei revisionisti moderni che lo abbelliscono, lo imbellettano e diffondono illusioni su di esso.
Essi negano la sua natura aggressiva chiamandola “razionale”. Essi affermano che gli imperialisti non vogliono più la guerra e che considerare l'imperialismo come aggressivo è una vecchia formula. Pretendendo che sia giunta una nuova epoca in cui tutti i paesi possano vivere procedendo a un'edificazione pacifica, essi professano la “coesistenza pacifica” e dei buoni rapporti con l'imperialismo.
Tutte le loro affermazioni sono basate sull'opinione reazionaria secondo la quale la natura aggressiva dell'imperialismo è cambiata. Poiché i revisionisti credono che l'imperialismo non è aggressivo ma “razionale”, essi rinunciano a lottare contro di esso e giustificano ogni sorta di teorie e pratiche opportuniste e controrivoluzionarie.
Dire che l'imperialismo non è aggressivo ma “razionale” è un sofisma.
I revisionisti pretendono che gli imperialisti rinunceranno ai loro tentativi di aggressione perché le forze rivoluzionarie mondiali, e in primo luogo le forze socialiste, sono incomparabilmente aumentate; è un'affermazione di un'assurdità senza pari.
Come tutti i fenomeni, l'imperialismo non cambierà di natura allo stesso modo di come non cambierà la sua essenza, per quanto grandi siano le forze rivoluzionarie. L'incremento dei paesi socialisti e di altre forze rivoluzionarie può dissuadere gli imperialisti dallo scatenare la guerra a loro piacimento, ma non modificare la loro stessa natura aggressiva. Essi non rinunceranno mai all'aggressione e al saccheggio dinanzi a questa crescita, ma ricorreranno a un metodo più perfido e subdolo.
I revisionisti pretendono che, poiché la comparsa delle armi nucleari trasformerebbero ogni guerra in una guerra termonucleare che, secondo loro, rovinerebbe anche i miliardari, pure gli imperialisti sarebbero portati a pensare in maniera “razionale” e a comportarsi con “discernimento”; è un sofisma. La forza distruttrice di questa guerra termonucleare non può modificare la loro natura aggressiva. Lungi dal mostrarsi “razionali” per la paura di questo potere distruttivo, essi minacciano e soggiogano i popoli del mondo con le armi nucleari.
In breve, intimiditi dalla politica di ricatto nucleare degli Stati Uniti imperialisti, i revisionisti non pensano che a inginocchiarsi davanti agli imperialisti americani, a disarmare il popolo e abbandonare la lotta.
In secondo luogo, i revisionisti moderni affermano che, avendo le sue forze produttive raggiunto un elevato livello di sviluppo, l'imperialismo non ha più bisogno di cercare delle colonie ma è invece pronto ad accordare “assistenza” ai paesi sottosviluppati.
Gli imperialisti sono infinitamente ingordi e più s'ingrassano, più diventano avidi. L'economia imperialista non è strutturata in modo che il ciclo produttivo si svolga all'interno di uno stesso paese. Di conseguenza, più le sue forze produttive raggiungono un grado di sviluppo elevato, più essa esige fonti di materie prime e mercati.
L'“aiuto” accordato dagli imperialisti ai paesi sottosviluppati è una falsità. È di dominio pubblico che questo “aiuto” è, per sua natura, l'insediamento del capitale monopolistico all'estero a nome dello Stato e che questo serve da strumento a un'aggressione e a un asservimento maggiori.
I revisionisti moderni, parlando di un imperialismo “razionale”, pretendono che la salita al potere di un politico borghese “assennato” porterebbe alla modifica della politica imperialista. È la ragione per la quale essi contavano ancora di recente su Eisenhower e basano adesso le loro speranze su Kennedy.
Poiché non esiste politica separata dall'economia, non esiste politico borghese separato dal miliardario. Nella società imperialista il politico borghese è il portavoce dei capitalisti monopolisti e il loro valletto.
La politica esercitata dallo Stato imperialista serve un pugno di grandi capitalisti monopolistici, quindi non ci si può attendere da parte sua alcuna politica che vada contro gli interessi dei miliardari.
Per citare solo gli Stati Uniti, i loro vari presidenti non erano che fedeli portavoce dei miliardari, degli autori della politica d'aggressione e di guerra e dei guerrafondai tristemente noti. Stesso vale per Eisenhower o Kennedy, sui quali i revisionisti hanno contato o contano. Dalla sua salita al potere, il primo ha tentato di lanciare una “nuova offensiva” su larga scala nella guerra di Corea e poi ha seguito invariabilmente la linea dell'aggressione. Il secondo, pure, qualche mese dopo la presa del potere, ha lanciato l'attacco contro Playa Girón a Cuba e ha richiesto al Congresso la spesa militare maggiore dalla guerra di Corea, senza abbandonare un solo istante la politica di guerra.
Quindi, l'opinione dei revisionisti i quali pretendono che l'imperialismo abbia rinunciato ai suoi disegni d'aggressione per mostrarsi “razionale” è un sofisma reazionario e capitolazionista da cima a fondo.
L'imperialismo non cambierà mai la sua natura aggressiva come il lupo non può trasformarsi in agnello. Non può rinunciare all'aggressione e alla guerra e fintantoché resterà su questo pianeta, il pericolo di guerra non scomparirà mai. Che non cambia nella sua natura né rinuncia all'aggressione e al saccheggio non significa che la guerra sia inevitabile e sia impossibile prevenire la sua aggressione. L'umanità può prevenirla e mantenere la pace anche sussistendo gli imperialisti e ciò se tutte le forze rivoluzionarie del mondo, le forze socialiste in primo luogo, si uniscono per arrestare e sventare tutte le loro manovre d'aggressione di guerra e tarpar loro le ali.
Che le forze rivoluzionarie mondiali si uniscano strettamente per arrestare e sventare tutte le manovre d'aggressione e di guerra degli imperialisti e smascherare e fare a pezzi i sofismi controrivoluzionari dei revisionisti moderni è un compito attuale importante per rafforzare la lotta antimperialista e far progredire la rivoluzione mondiale.
Dobbiamo darci fortemente da fare per l'unione di tutte le forze rivoluzionarie mondiali, soprattutto quelle socialiste, e lottare energicamente sotto la bandiera rivoluzionaria antimperialista e antiamericana per cacciare gli aggressioni americani dalla Corea del Sud e realizzare la vittoria mondiale e per far poi sparire una volta per tutte l'imperialismo dal mondo e portare a compimento la rivoluzione mondiale.
NOTE
1. I quindici paesi che hanno preso parte alla guerra di Corea su istigazione degli Stati Uniti imperialisti: la Gran Bretagna, la Francia, i Paesi Bassi, il Belgio, il Lussemburgo, la Grecia, il Canada, la Turchia, l'Etiopia, il Sudafrica, le Filippine, l'Australia, la Nuova Zelanda, la Thailandia e la Colombia.
─ Kim Jong Il, Opere scelte, vol. 1 (edizione ampliata), Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2014, pp. 123-133 ed. fr.
Testo illuminante,da diffondere il più possibile
RispondiEliminaParticolarmente importante in quanto è l'analisi dell'imperialismo più scientifica e sistematica dopo quella di Lenin, però aggiornata agli sviluppi dell'epoca moderna e in un periodo storico molto più vicino al nostro.
RispondiEliminaAnalisi profonda e tutt'ora di grande attualità. Il Leader Kim Jong Il aveva prontamente identificato e smascherato le nuove strategie di aggressione imperialista adattate all'epoca post-coloniale, e ne aveva con grande lungimiranza anticipato gli sviluppi attuali, caratteristici dell'era della globalizzazione. Unitamente a ciò, ha anche messo in evidenza i grandi punti di debolezza delle potenze capitaliste e neo-colonialiste guidate dagli Stati Uniti, le quali stanno attualmente attraversando una crisi senza precedenti in cui diviene più evidente la loro natura fondata sull'oppressione e lo sfruttamento, sia nei confronti delle loro stesse masse popolari, da cui dipendono, che delle nazioni da cui traggono -o sperano di trarre- le proprie risorse. Ciò emerge dagli eventi più recenti e drammatici, come l'incapacità del governo statunitense a fronteggiare l'emergenza del Covid-19, in un sistema sanitario e sociale basato sul profitto e il classismo, e la crescente organizzazione delle masse popolari contro la violenza classista e razzista perpetrata dallo Stato per mezzo delle forze di polizia. Ma anche dal clamoroso fallimento di tutti i recenti tentativi di portare a termine un colpo di Stato nelle nazioni socialiste e antimperialiste che da sempre resistono alle aggressioni degli Stati Uniti e dei loro satelliti al fianco della Corea Popolare. I quali fallimento portato il risultato, in diverse occasioni, di smascherare la macchina della propaganda contro i governi eletti dai popoli antimperialisti, mostrando chi realmente non garantisce una corretta informazione. E' compito di tutte le nazioni antimperialiste, ma anche della popolazione progressista all'interno di quelle imperialiste, tenere alta la guardia contro il capitalismo e l'imperialismo e non cedere alle sue lusinghe ingannevoli. Unendoci e facendo leva sulle sempre più profonde incrinature della sua facciata, possiamo, come dice il Caro Leader, accelerare la sparizione dell'imperialismo dal mondo e realizzare la vera pace e autodeterminazione di ogni popolo.
RispondiEliminaRita Peana
Centro Studi sul Juche e Songun di Roma