Il XXI secolo è l'epoca dell'industria informatica
KIM JONG IL
IL XXI SECOLO È L'EPOCA DELL'INDUSTRIA INFORMATICA
Colloquio con i quadri dirigenti del Partito del Lavoro di Corea
11 marzo Juche 90 (2001)
Dobbiamo svolgere tutto il nostro lavoro in modo innovativo, in sintonia con le esigenze del XXI secolo. Per questo occorre una visione pertinente del nuovo secolo.
Se il XX fu il secolo dell’industria meccanica, il XXI sarà il secolo dell’industria informatica.
Nell’era dell’industria meccanica la creazione dei beni materiali contava essenzialmente sul lavoro fisico, mentre nell’era informatica si ricorrerà sempre più al lavoro intellettuale.
Marx ha minuziosamente analizzato l’economia capitalista nell’epoca della manifattura e dell’industria meccanica, in cui i beni materiali erano prodotti dallo sforzo fisico degli operai. Su questa base ha costruito la dottrina del plusvalore e scritto il Capitale. Poiché nell’epoca dell’industria informatica il faticoso lavoro fisico viene sempre più sostituito dal lavoro intellettuale nella creazione dei beni materiali, bisogna però guardarsi dall’interpretare meccanicamente la dottrina enunciata da Marx molto tempo fa. La sua teoria presume in ogni caso la partecipazione del lavoro vivo alla creazione dei beni materiali accanto ai mezzi di produzione. Essa non tiene conto della situazione di oggi, allorché la produzione dei beni materiali si svolge per mezzo di apparecchiature informatiche e senza la partecipazione di una mano d’opera vivente e numerosa. Le apparecchiature informatiche sono anch’esse prodotti del lavoro. Non sono lavoro vivo in sé, ma mezzi di lavoro. Secondo la teoria di Marx, nella produzione capitalistica il plusvalore si crea ed aumenta grazie al capitale variabile investito nella forza lavoro, non grazie al capitale costante destinato ai mezzi di produzione. Dunque, afferma la teoria, il saggio di plusvalore non si calcola in rapporto all’insieme del capitale investito nella produzione, ma al capitale variabile, e questo esprime il grado di sfruttamento della forza lavoro. E tuttavia, poiché il saggio di plusvalore appare sotto forma di tasso d’interesse dell’insieme del capitale investito nella produzione, lo sfruttamento della mano d’opera salariata da parte del capitale viene occultato. Nel caso in cui la produzione si svolga con l’intervento di apparecchiature informatiche, la teoria del plusvalore non basta a svelare completamente il segreto dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Marx pensava che più il capitalismo si sviluppa in virtù della legge del valore, più crescono le fila degli operai industriali, becchini di quel regime, e le condizioni oggettive della rivoluzione giungono a maturità.
Se nel secolo scorso la figura dominante nella ripartizione dei beni materiali creati dal lavoro sociale era chi deteneva i mezzi di produzione, nel XXI secolo si tratta di chi dispone dei think tank. Contando sui think tank, è possibile realizzare cospicui profitti in modo semplice e veloce per mezzo dei computer.
Ai giorni nostri è difficile risolvere tutti i problemi sociali ed economici alla luce della teoria economica esistente. È pur vero che ancora oggi nella società capitalista la maggioranza degli operai svolge un faticoso lavoro fisico. Ma nei paesi capitalistici sviluppati sempre più operazioni produttive diventano redditizie con l’uso della tecnologia informatica. Quindi le fila dei lavoratori intellettuali crescono più rapidamente di quelle degli operai addetti a un faticoso lavoro fisico. Questo conferma la pertinenza della teoria del nostro Partito che definisce come forza motrice della rivoluzione le masse, compresi gli intellettuali, non soltanto la classe operaia, e secondo cui bisogna accrescere il ruolo di questa forza motrice.
In precedenza abbiamo rilevato i limiti della concezione materialistica della storia di Marx, ma non abbiamo menzionato quelli della sua dottrina del plusvalore. Marx spiegò l’origine e lo sviluppo del capitalismo e la necessità del suo crollo alla luce di questa dottrina. Tuttavia nel secolo in cui l’industria informatica raggiunge un elevato livello di sviluppo anche la teoria del plusvalore di Marx ha rivelato i suoi limiti. Ai giorni nostri occorrono nuovi studi per svelare il segreto dello sfruttamento del capitale e l’inevitabilità del crollo della società capitalistica.
Non si può ritenere che lo sviluppo dell’industria informatica porti alla scomparsa delle contraddizioni e degli antagonismi di classe nella società capitalistica. Lo sviluppo dell’industria informatica non può cambiare la natura sfruttatrice e predatoria del capitale né porre rimedio ai malanni incurabili della società capitalistica come il divario tra ricchi e poveri e la disoccupazione. I capitalisti fanno a gara nell’introdurre la tecnologia informatica perché mossi dall’avidità di ottenere sempre maggiori profitti; gli imperialisti tentano di usarla per intensificare il dominio e il saccheggio degli altri paesi. Lo sviluppo dell’industria informatica non può affatto eliminare le contraddizioni e i conflitti di classe nella società capitalistica.
Il bisogno sovrano delle masse popolari consiste nel voler condurre una vita equa e felice, liberi da ogni servitù e da ogni impedimento. Quale che sia lo sviluppo dell’industria informatica, questo bisogno sovrano non può essere soddisfatto nella società capitalistica; quindi la lotta delle masse per l’indipendenza continuerà. Soltanto il socialismo consente un uso più efficace dei benefici dell’industria informatica per il benessere delle masse popolari.
La natura progressiva o reazionaria di una società non è determinata unicamente dalla vita economica materiale. Anche la vita politica e ideologica e la vita culturale e morale sono molto importanti nelle attività sociali dell’uomo. In regime capitalista, anche se si sviluppa l’industria informatica, l’onnipotenza del denaro resta insuperabile. In questa società, dove il denaro viene prima di ogni cosa e riduce l’uomo in schiavitù, è inevitabile che la vita politica e ideologica e la vita culturale e morale divengano sempre più reazionarie e impoverite. Questo va oggi considerato come un importante fattore che determina l’ineluttabilità del crollo del capitalismo. È impossibile spiegare questa legge con la sola teoria del plusvalore. Spetta a noi mettere in luce le contraddizioni del capitalismo e l’inevitabilità del suo crollo non solamente in base alla concezione materialistica della storia e alla dottrina del plusvalore, ma soprattutto facendoci guidare dalle idee del Juche.
Il nostro socialismo presenta dei vantaggi decisivi nello sviluppo dell’industria informatica.
Nella società capitalistica i lavoratori non hanno un vivo interesse per questo progresso che aumenta il divario tra i due poli — la ricchezza e la miseria — ed aggrava la disoccupazione.
Per contro, nella nostra società lo sviluppo dell’industria informatica interessa vivamente il popolo, perché essa è chiamata a liberarlo dal lavoro difficile e faticoso e a garantirgli una vita sempre più confortevole e civile. Il nostro paese riunisce le condizioni favorevoli per sviluppare rapidamente l’industria informatica, giacché si pratica un’economia pianificata, la forza creativa delle masse può essere in larga misura incanalata e il livello di istruzione è alto. Dobbiamo valorizzare appieno questi vantaggi per portare tempestivamente la nostra industria informatica al livello mondiale.
Tutti i quadri devono avere un’idea chiara dell’importanza e del significato dell’industria informatica. Attualmente alcuni dei nostri quadri considerano il computer come una macchina da scrivere, ma non è questa la sua funzione essenziale. Il suo ruolo principale consiste nel sostituire il lavoro dell’uomo con programmi di software. Tutti i quadri devono familiarizzare con il computer: saper non soltanto trovare ciò che occorre fra i dati registrati, ma anche lavorare per mezzo del computer. Saper consultare i dati che contiene e scrivere non significa averlo padroneggiato. Il ritardo della tecnologia informatica nel nostro paese è imputabile alla scarsa conoscenza del computer da parte dei quadri.
La struttura dell’industria va rinnovata secondo le esigenze dell’era informatica.
Bisogna sviluppare rapidamente l’industria informatica e informatizzare tutti i settori dell’economia nazionale. È opportuno elaborare un preciso piano di sviluppo della tecnologia informatica, sviluppo di primaria importanza per lo Stato. Si accresceranno dunque gli investimenti nella tecnologia informatica e verrà intrapresa un’energica lotta per introdurre questa tecnologia in tutte le branche dell’economia nazionale. La precedenza va data alla ricerca scientifica per lo sviluppo della tecnologia informatica.
Cresceranno le fila degli scienziati e dei tecnici, il cui livello dev’essere elevato al più presto.
Bisogna intensificare la formazione di tecnici informatici. È necessario istituire solidi centri per la formazione di talenti informatici e generalizzare l’insegnamento dell’informatica in tutte le scuole. Così il nostro paese avrà presto accesso al rango dei paesi avanzati.
Si devono organizzare efficaci studi tecnici sull’industria informatica fra i lavoratori affinché il maggior numero possibile di essi possa maneggiare le apparecchiature informatiche.
Per portare avanti il lavoro in conformità agli imperativi del nuovo secolo, è importante rispondere alle esigenze della teoria del seme.
Molto tempo fa, quando dirigevo i lavori del settore letterario ed artistico, ho formulato la teoria del seme. Questa teoria riveste un significato vieppiù importante nell’era dell’industria informatica in cui viviamo. Fino ad oggi innumerevoli quadri, inclini a credere che questa teoria riguardasse solo la creazione nella sfera della letteratura e delle arti o dei media, non hanno nemmeno pensato di applicarla negli altri campi. Ho fatto questa osservazione e recentemente il Rodong Sinmun ha pubblicato un articolo esaustivo su quella teoria. In tutti i ambiti è opportuno impegnarsi ad applicare la teoria del seme tenendo conto della rispettiva situazione. In qualsiasi attività non si può
sperare nel successo senza cogliere esattamente il problema essenziale da risolvere — il seme — e senza accingersi alla sua soluzione.
Nel settore dell’agricoltura occorre attenersi alla teoria del seme per rivoluzionare la selezione delle specie. Se avessimo innovato la selezione delle specie fin da quando il nostro Partito aveva proposto questa teoria, la nostra agricoltura avrebbe registrato grandi progressi. Bisogna procedere a innovazioni decisive nella selezione applicando la teoria del seme.
Nel campo scientifico e tecnologico si devono individuare come semi i compiti più urgenti nella soluzione dei problemi e che garantiscono la massima redditività, e risolverli uno ad uno. Recentemente, visitando la fabbrica di macchine utensili di Kusong, ho visto alcune macchine computerizzate. Allora ho assegnato alla fabbrica un compito di ricerca volto ad aumentarne l’efficienza, ricerca il cui svolgimento consentirà di accrescere sensibilmente la produttività. La ricerca avrà successo perché ho inviato degli specialisti ausiliari in tal senso. Ecco uno dei semi dell’informatizzazione delle macchine utensili. Se risolveremo uno ad uno i problemi pendenti, attenendoci alla teoria del seme, l’economia nazionale potrà essere ammodernata e informatizzata a breve.
Nell’ambito della gestione economica bisogna scegliere come seme il problema del metodo di gestione in grado di ottenere il massimo profitto per tenendo fermo il principio socialista e impegnarsi a risolverlo.
Per ammodernare e informatizzare l’economia nazionale è ugualmente opportuno rinnovare i quadri.
Dobbiamo promuovere con audacia gli elementi giovani. Se nominati come quadri, i direttori di fabbrica e impresa in possesso di talento organizzativo ed arte del comando potranno far avanzare impetuosamente i lavori. Io ho avuto cura dei quadri educati dal Presidente Kim Il Sung in persona e ho permesso loro di continuare a svolgere la propria funzione ufficiale malgrado l’età. Ma pressoché tutti coloro che avevano affiancato il Presidente Kim Il Sung sono troppo anziani adesso. In questa situazione dobbiamo formare una riserva che possa sostituirli. La sorte del paese dipende dalla rapidità di questa formazione. Dobbiamo assegnare compiti con audacia ai giovani. Molto tempo fa il nostro Partito ha proposto di comporre i ranghi dei quadri con anziani, persone di mezza età e giovani nelle giuste proporzioni, e ora questi ranghi devono essere rinnovati in funzione del ricambio generazionale. Il titolo di studio dev’essere considerato un indice importante nella gestione dei quadri. È tempo di dare importanza al diploma di studi nell’insieme della vita sociale, come esige l’epoca nuova.
Un quadro dev’essere istruito per valorizzare il suo prestigio e assolvere il suo ruolo; chi manca di conoscenze non può aver voce in capitolo. Nella promozione dei quadri va osservato il principio di dare importanza ai titoli di studio. Fra i capi reparto che ho incontrato visitando le fabbriche e le imprese, quelli che lavorano meglio e dimostrano più intelligenza sono tutti laureati. Quelli che non hanno un diploma di studi superiori fanno fatica persino a svolgere la funzione di capo reparto.
Ingenti sforzi vanno destinati ad elevare il livello di conoscenze dei quadri. Attualmente i quadri giovani e di mezza età, per non parlare dei vecchi, mancano di assiduità negli studi. Sbagliano. Se i quadri non studiano con diligenza, il loro cervello si sclerotizza e il loro spirito invecchia. Non devono mai stancarsi di studiare.
Poiché l’avvenire della patria e della nazione dipende dalla formazione dei quadri che può rispondere o no alle esigenze del nuovo secolo, bisogna che procediamo con cura a una formazione sistematica dei quadri in servizio così come dei quadri nuovi.
─ Kim Jong Il, Opere scelte, vol. 15, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2011, pagg. 98-104 ed. fr.
"recentemente il Rodong Sinmun ha pubblicato un articolo esaustivo su quella teoria" sarebbe interessante se riusciste a pubblicarlo
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