Onorare il grande Presidente Kim Il Sung è il più nobile dovere morale del nostro Partito e del nostro popolo
ONORARE IL GRANDE PRESIDENTE KIM IL SUNG È IL PIÙ NOBILE DOVERE MORALE DEL NOSTRO PARTITO E DEL NOSTRO POPOLO
Colloquio coi quadri dirigenti
del Comitato Centrale del Partito del Lavoro di Corea
27 ottobre 1999
L’anno prossimo celebreremo il 55º anniversario della fondazione del Partito. La storia del nostro Partito è la storia della rivoluzione jucheana intrapresa e guidata dal grande compagno Kim Il Sung, la gloriosa storia della continuità dell’opera rivoluzionaria del Presidente di generazione in generazione in vista del suo compimento.
A dispetto delle situazioni più critiche e delle difficoltà senza precedenti seguite alla scomparsa del venerato Presidente, il nostro popolo ha seguito con passo deciso la via della rivoluzione sotto l’alta direzione del Partito, fedele alle sue istruzioni. Affrontando tutte le sfide della storia, siamo riusciti a difendere il nostro socialismo e a dimostrare al mondo intero la potenza e l’invincibilità della nostra patria socialista. La posizione politica e ideologica della nostra rivoluzione si è consolidata, la potenza militare del paese si è rafforzata come mai prima d’ora, ed è stato gettato il trampolino per un nuovo slancio dell’edificazione economica. Alla vigilia del 55º anniversario della fondazione del Partito, impegnato all’unisono nell’edificazione di un grande paese socialista prospero e potente, il nostro popolo onora con imprese e innovazioni la nuova era della rivoluzione jucheana da esso inaugurata.
Se abbiamo ottenuto esaltanti vittorie e successi nella sublime lotta per applicare le raccomandazioni del Presidente, ciò non toglie che abbiamo ancora molto da fare e un arduo cammino da percorrere. Non siamo finora riusciti a risolvere in modo soddisfacente i problemi dell’alimentazione, del vestiario e dell’alloggio del popolo né a riunificare il paese. Non cesso di riflettere su come assicurare una vita confortevole al nostro popolo, rendere il paese ricco e potente e riunificarlo al più presto, tanto più che si avvicina il 55º anniversario della fondazione del Partito. Nonostante ciò, ho l’impressione che i quadri di alcuni dipartimenti del Comitato Centrale del Partito lavorino senza aver compreso le mie intenzioni né tener conto del fine a cui dedico anima e corpo.
Non molto tempo fa l’Istituto di Storia del Partito mi ha inviato una proposta scritta per costruirmi una statua di bronzo in occasione del 60º anniversario della mia nascita. Dopo aver letto il documento, ho annotato: «Permesso negato». Questo episodio dimostra che i quadri lavorano ancora senza conoscere i miei pensieri.
L’Istituto di Storia del Partito ha fatto notare che la statua in bronzo del Presidente sulla collina di Mansu era stata eretta in occasione del suo 60º compleanno, argomento, a suo avviso, per fare altrettanto con me. Il 60º compleanno del Presidente e il mio non si collocano in circostanze storiche e contesti identici.
Il Presidente Kim Il Sung è il primo grande Leader del nostro Stato e del nostro popolo che la nostra nazione abbia conosciuto e acclamato nella sua storia plurimillenaria. Presto coinvolto nella rivoluzione, armi in pugno, ha guidato alla vittoria la grande guerra contro il Giappone, recuperando così la patria perduta; poi ha eretto sulla nostra terra uno Stato socialista indipendente in politica, in economia e nella difesa, un fiorente paradiso del popolo. È un patriota senza pari il fondatore della Corea socialista, che ha inaugurato una nuova era per la patria e il popolo, un’era di prosperità.
Grazie a lui, il nostro popolo ha potuto affrancarsi dalla schiavitù coloniale per recuperare la dignità e i diritti dell’essere sovrano ed avere accesso all’autentica libertà e felicità. La grandezza delle sue idee, la lungimiranza della sua direzione e la sua notevole reputazione hanno fatto la gloria del nostro paese nel mondo intero. Il supremo dovere morale del nostro Partito e del nostro popolo consiste nell’esaltare il Presidente e nell’onorare le sue gesta. Prima del suo 60º compleanno, al centro della città di Pyongyang si ergeva tuttavia solo il monumento alla Liberazione, eretto per commemorare il giorno in cui la patria fu liberata, ma non le imprese del Presidente. Perciò, in occasione del suo 60º compleanno, abbiamo provveduto a costruirgli una statua in bronzo sulla collina Mansu, specchio della volontà e dei desideri unanimi del popolo. Allora il Presidente ignorava l’esistenza del progetto, iniziativa che abbiamo portato avanti sotto la nostra propria responsabilità. Era perfettamente naturale erigere la sua statua al centro di Pyongyang, capitale della rivoluzione, tanto più che si trattava del grande Leader, autore di imprese dal valore immortale nella storia della nostra patria e della nostra rivoluzione. Questa statua eretta sulla collina Mansu è un simbolo sublime del nostro Presidente, patriota senza pari, padre della nostra nazione e fondatore della Corea socialista. Ancora oggi il nostro popolo vi si reca per deporre fiori e inchinarsi rispettosamente dinanzi ad essa durante le feste, gli avvenimenti felici o significativi nella propria vita. È l’espressione del suo più nobile dovere morale verso la persona del Leader.
Tuttavia il caso del 60º anniversario della mia nascita è un'altra cosa. Io sono un soldato rivoluzionario chiamato a proseguire l’opera del Presidente, a difendere ed onorare le sue gesta. A questo titolo, fedele al proposito di tutta la sua vita, assumo la missione storica di offrire al nostro popolo una vita confortevole, di riunificare il paese e di portare a termine l’opera rivoluzionaria jucheana. Mentre ho ancora importanti compiti da assolvere per fare onore al giuramento prestato dinanzi al feretro del Presidente, in particolare quelli che riguardano l’economia, la vita del popolo e la riunificazione del paese, è ammissibile che mi si costruisca una statua in occasione del 60º anniversario della mia nascita? Non posso permettere che avvenga restando incompiuta la riunificazione del paese, sogno dorato del Leader e ragione dei suoi instancabili sforzi.
Non bramo affatto il potere o qualsiasi funzione pubblica, desidero soltanto onorare il Presidente e proseguire fedelmente la sua opera fino al compimento. Dopo il decesso del Presidente, molti nostri quadri e nostri cittadini si sono espressi a favore della mia elezione alla presidenza della Repubblica, ma non ho potuto acconsentire perché non rispondeva alla mia fede e alla mia volontà. Per risanare la morale comunista un tempo infangata dai traditori della rivoluzione, dagli ambiziosi e dagli intriganti nel movimento comunista internazionale ed instillare nel nostro popolo la convinzione che il Presidente sarà sempre con noi, ho fatto modificare l’apparato istituzionale dello Stato e sancire per legge l’idea secondo cui Kim Il Sung è l’unico ed eterno Presidente della Repubblica. Allo stesso modo, in questo nuovo sistema dello Stato ho assunto solo la presidenza della Commissione per la Difesa Nazionale, affidando a un’altra persona la responsabilità dell’amministrazione dello Stato. Mi sembra che i nostri quadri non comprendano l’intenzione del partito quando ha emendato la Costituzione per modificare l’apparato istituzionale dello Stato.
Il nobile dovere morale comunista del nostro Partito che onora il Presidente restando fedele alla sua opera desta l’ammirazione del mondo intero, e nemmeno i nostri nemici osano biasimarlo. E tuttavia, visto che i nostri quadri intendono erigere una mia statua senza legarla all’autorità del Presidente, si può cogliere l’insufficienza del loro senso del dovere morale comunista. Prima di formulare la loro proposta, avrebbero dovuto riflettere profondamente se erigere la mia statua alcuni anni soltanto dopo il decesso del Presidente rendesse realmente onore al dirigente e se non pregiudicasse in qualche modo il rapporto del dovere morale comunista. Non comprendo perché si cerchi di erigermi una statua, che peraltro non voglio, mentre mi preoccupo solo di riunificare il paese e di edificare sulla nostra terra un grande paese prospero e potente continuando l’opera rivoluzionaria del Presidente. L’idea di costruirmi una statua contravviene alla mia intenzione di completare l’opera del Presidente in conformità al dovere morale comunista.
Questo progetto, lungi dall’etica comunista, è piuttosto un’espressione della vetusta idea secondo cui il sessantesimo compleanno di un uomo deve essere celebrato con un sontuoso banchetto.
Sarebbe paradossale, tanto più che ho di recente segnalato ai nostri quadri l’inammissibilità di permettersi di festeggiare il loro 60º compleanno, età di pieno fervore, rammentando le parole del Presidente: a 60 anni si è ancora giovani, la vecchiaia comincia solo ai 90. Esercito il mio controllo per impedire che si girino dei film su di me. Non ha senso che si faccia ciò mentre lavoro con entusiasmo e pieno di vigore.
L’idea di una statua in occasione del mio 60º compleanno urta peraltro la fede del nostro popolo. Il nostro popolo mi chiama il Generale per identificarmi con il Presidente, e i poeti cantano che il Presidente è il Generale e viceversa. In queste condizioni bisogna che il popolo possa avere l’impressione di vedermi contemplando la statua del Presidente e di rivolgermi i suoi auguri deponendo mazzi di fiori ed inchinandosi dinanzi alla statua. È superfluo costruirmi una statua a parte, con l’effetto di separarmi dal Presidente nello spirito del popolo.
Del resto, bisogna tener debito conto del sentimento del popolo se si tratta di erigere una statua. Abbiamo riadattato il Palazzo memoriale di Kumsusan come tempio supremo del Juche e vi abbiamo depositato le spoglie imbalsamate del Presidente, padre affettuoso. Allo stesso modo, abbiamo innalzato statue in bronzo al Presidente e alla madre Kim Jong Suk in tutti i luoghi della memoria. Nelle feste e negli anniversari importanti il nostro popolo visita questi siti e s’inchina dinanzi alle loro statue, impegnandosi a restar fedele alla loro memoria. Se si erigesse una statua anche per me, la gente dovrebbe recarsi al Palazzo memoriale di Kumsusan o dinanzi alle statue del Presidente e della madre Kim Jong Suk e poi andare ad inchinarsi anche dinanzi alla mia statua, uno sforzo inutile.
Certi quadri pensano, a quanto pare, che bisogna costruirmi una statua per segnare il 60º anniversario della mia nascita che si avvicina. Non è importante erigere una statua, ma assicurarsi che le gesta perdurino. La storia di un grande uomo brilla non a causa delle statue o dei monumenti alla sua memoria, bensì rifulge del suo pensiero e delle sue gesta. Un quadro veramente fedele al Partito e al Leader non deve lesinare sforzi per sostenere al meglio le idee e la direzione del Partito, per difendere ed onorare i suoi meriti, prima di proporre di erigere una statua. È sbagliato cercare di erigere una statua senza curarsi di rendere onore alle conquiste ottenute. Ne abbiamo edificate in onore del Presidente sin dagli anni ’70, perciò è inutile costruirne una a me ora.
Un rivoluzionario fedele al dovere morale comunista dovrebbe proporre di costruire una statua non adesso, bensì dopo aver riunificato la patria. Allora sarebbe un’altra cosa. Se riusciamo a ricreare l’unità del paese continuando l’opera rivoluzionaria del Presidente, il popolo ne erigerà una spontaneamente. Ciò risponderà al dovere morale comunista, allora me ne sentirò degno dinanzi al popolo e proverò la gioia di aver fatto la rivoluzione.
Talora era stato proposto di erigere la mia statua sul monte Jangja. Singolare pensata dei nostri quadri. Il monte Jangja è diverso da Kosanjin. Kosanjin è il luogo storico in cui, al culmine dell’aspra guerra di liberazione della patria, il Presidente ha concepito e approntato una nuova offensiva. Ma il monte Jangja non è un luogo in cui io abbia svolto attività rivoluzionarie o compiuto qualsivoglia impresa: è un luogo in cui ho trascorso un periodo della mia infanzia durante la guerra di liberazione della patria. La proposta di costruirmi una statua lassù è scevra da qualunque considerazione politica. Perciò mi sono espresso con franchezza di fronte ai quadri su questo argomento.
Alcuni quadri sembrano pensare che il mio rifiuto si debba al fatto che la questione mi riguarda. Si sbagliano. La modestia non è una regola assoluta quando si è coinvolti in prima persona.
Promuovere e sostenere il dirigente della rivoluzione è fondamentale per il felice esito della rivoluzione e bisogna necessariamente tener conto degli imperativi e dei principi della rivoluzione per far fronte a quest’esigenza. La rivoluzione richiede un centro unitario e può trionfare solo quando acclama un eminente dirigente e raduna solidamente le masse popolari intorno alla sua persona. Non disapprovo né trascuro le proposte che mi riguardano personalmente senza tener conto dei principi, ma le approvo in funzione degli imperativi della rivoluzione. Il mio rifiuto del progetto di erigere una mia statua si spiega in particolare con il rispetto dei principi della rivoluzione. Alcuni quadri, evocando la mia iniziativa di costruire una statua al Presidente in occasione del suo 60º compleanno, fanno notare che adesso tocca a loro e a nessun altro proporre di fare altrettanto per il mio 60º compleanno. Così si atteggiano a promotori di un simile progetto. Neppure nell’Esercito Popolare mancano ufficiali che diffondono la suddetta idea, a quanto si dice.
Attualmente faccio appello alla mia forza e alle mie abilità per dirigere la rivoluzione e l’edificazione. Il Presidente mi ha consigliato di ricorrere alle mie competenze per dirigere il Partito e la rivoluzione, anziché sperare in promozioni. Mi sono conformato alla sua volontà e ho diretto il nostro Partito durante i tre decenni successivi al mio ingresso nel Comitato Centrale e poi, mentre la nostra rivoluzione doveva misurarsi con le peggiori difficoltà in seguito alla scomparsa del Presidente, ho fatto leva sull’esercito e ho lanciato la rivoluzione del Songun, riuscendo a difendere la patria, la rivoluzione e il socialismo. La nostra rivoluzione è sempre alle prese con dure prove, ma noi lottiamo tenacemente, animati da fiducia ed ottimismo, per edificare un grande paese socialista prospero e potente. Gli imperialisti americani non osano fare alcunché di nocivo per noi, giacché li affrontiamo senza lasciarci minimamente scuotere. Il mondo intero è d’accordo nel riconoscere l’originalità del metodo di governo e dell’arte del comando che pratico, punti di forza che mi hanno permesso di unire strettamente l’esercito e il popolo fino a costituire un blocco monolitico dei ranghi rivoluzionari e di imprimere un nuovo slancio alla rivoluzione e all’edificazione anche nelle situazioni peggiori. Godere di una simile riconoscenza è meglio che vedermi costruire una statua di bronzo.
Certuni affermano che il progetto deve svolgersi a mia insaputa perché riguarda la mia persona, ma è ad un tempo irrealizzabile e inammissibile. Gli insegnamenti storici della rivoluzione mi obbligano ad interessarmi di tutto ciò che mi riguarda e ad esigere che tutti i progetti, grandi o piccoli, siano sottoposti alla mia approvazione prima di essere eseguiti. Visto che si rischia di porre questioni come questa, presto particolare attenzione alle unità di lavoro che potrebbero essere implicate, come il Centro di creazione artistica Mansudae. Saputo che certi quadri si erano recati al Centro per commissionare una statua, intendevo da lungo tempo fare delle osservazioni a questo proposito. È riprovevole che i quadri si azzardino a far scolpire a mia insaputa una statua del sottoscritto. Non passerò sotto silenzio né perdonerò simili sgarri.
Chiunque faccia una proposta contraria alle mie intenzioni non può che considerarsi opposto alla mia volontà. Non sarebbe altro che un elemento abitudinario privo di formazione rivoluzionaria, non un compagno legato a me attraverso un’aspra lotta. È inammissibile cercare di far passare un’idea in contrasto con le mie intenzioni, mentre dopo la scomparsa del Presidente il nostro popolo si sforza di applicare le sue istruzioni nel corso dell’Ardua Marcia e della marcia forzata, anziché incoraggiarmi ed aiutarmi.
I rapporti tra il dirigente supremo e i quadri non devono essere semplicemente dei rapporti di comando e subordinazione, ma legami di fratellanza autentica, fondati sulla fede rivoluzionaria e sul dovere morale comunista. La parola compagni designa due esseri che condividono gli stessi pensieri e perfino la vita e la morte nella lotta rivoluzionaria. La fratellanza nei rapporti tra il dirigente supremo e i quadri significa che gli ultimi devono sostenerlo sinceramente, pensare ed agire secondo la sua volontà. Per portare a termine l’opera rivoluzionaria del Presidente bisogna obbedire alla volontà del dirigente supremo, suo successore. Per sostenerlo, bisogna seguirlo come dirigente politico di cui si è tenuti a condividere le idee e la volontà, e non come semplice dirigente gerarchico cui si deve obbedienza. Seguire il dirigente supremo come semplice dirigente istituzionale non genera che un sostegno di pura forma, privo di sincerità. Da sempre detesto le formalità. I nostri quadri, anziché usare formalità e cerimonie, devono sostenere e seguire sinceramente il proprio dirigente supremo senza alcun egoismo od ipocrisia. Pretendere di sostenere il dirigente e agire invece all’opposto delle sue intenzioni, o parlare di eseguire la politica del Partito e invece ostacolare la sua applicazione e comprometterne il prestigio, sono tutti fenomeni imputabili a un atteggiamento sleale e disonesto di certi quadri nei confronti del proprio dirigente supremo.
Professare una venerazione assoluta al dirigente, sostenerlo e difenderlo con lealtà, sempre animati da perfetta convinzione rivoluzionaria e da coscienza immacolata, spetta a tutti i nostri quadri.
Devono pensare e agire seguendo le sue idee ed intenzioni, parlare in sintonia con la sua voce e marciare sui suoi passi. Un quadro autenticamente leale è chi approva ciò che il dirigente supremo gradisce e condanna ciò che questi detesta, ed esegue i suoi ordini alla lettera. Se un quadro lavora in modo responsabile, conforme alle mie idee e alla mia direzione, per aiutarmi conseguendo risultati concreti e mi invia una semplice lettera d’auguri in occasione del 60º anniversario della mia nascita, potrà considerarsi un compagno rivoluzionario che condivide il mio pensiero e il mio destino.
Mentre taluni quadri propongono di costruirmi una statua in bronzo, io penso di erigere un monumento alla gioventù. La nostra rivoluzione è stata inaugurata dai giovani comunisti sotto la direzione del compagno Kim Il Sung, e i nostri giovani hanno giocato un ruolo importante in ogni periodo e in ogni fase della rivoluzione. All’inizio della lotta rivoluzionaria antigiapponese, i giovani comunisti hanno sostenuto il Presidente sotto il nome di Hanbyol; sempre i giovani erano all’avanguardia dell’edificazione di una patria nuova. Gli eroi della Guerra di Liberazione della Patria come Ri Su Bok sono emersi fra i giovani. Nel dopoguerra i giovani hanno portato a termine in tempo record la costruzione della linea ferroviaria Haeju-Hasong e, nel movimento delle quadre di lavoro Chollima, Kil Hwak Sil, Ri Sin Ja e altri giovani erano i pionieri all’avanguardia della trasformazione dell’uomo. Ancora oggi tutti i compiti difficili e faticosi come la difesa della patria e i vasti progetti di costruzione sono affidati ai giovani. A dispetto della penuria generale e delle difficoltà, i nostri giovani hanno creato opere monumentali come la strada Pyongyang-Nampo, trasportando terra e pietre sulle spalle. Abbondano di meriti al punto che per loro niente va lesinato. Il nostro Partito conta sempre su di loro e investe nello sviluppo del movimento della gioventù.
Poiché devo portare avanti la rivoluzione insieme ai giovani, mi preoccupo di offrire loro tutto ciò che posso. Ecco perché in questi giorni penso assai spesso al luogo in cui erigere un monumento alla gioventù. Senza alcun dubbio, il nostro popolo approverà il mio progetto.
Chiedo ai dirigenti del Comitato Centrale di essere i primi a farsi un’idea pertinente sulla questione della mia statua per fornire un’informazione corretta agli altri quadri. Essi controlleranno che i quadri conformino tutto il lavoro, e non soltanto questo punto, al pensiero e alla volontà del dirigente supremo, con sincera lealtà verso la sua persona.
― Kim Jong Il, Per onorare il grande Leader Kim Il Sung e tener fede alle sue gesta, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2015, pagg. 127-37 ed. fr.
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