Per una piena concretizzazione della pedagogia socialista nell'insegnamento



PER UNA PIENA CONCRETIZZAZIONE DEL PRINCIPIO DELLA PEDAGOGIA SOCIALISTA NELL'INSEGNAMENTO

 
Discorso pronunciato alla
Conferenza nazionale degli insegnanti

27 dicembre 1971
 

Compagni, permettetemi anzitutto di rivolgere, a nome del Governo centrale del Partito e del Governo della Repubblica, le mie felicitazioni e i miei ringraziamenti calorosi ai partecipanti alla Conferenza e a tutti gli insegnanti del nostro paese che, seguendo fedelmente la politica del Partito nel campo dell’insegnamento, lottano con abnegazione sul fronte dell’educazione per la formazione comunista della nuova generazione.
Dall’epoca della rivoluzione democratica che ha seguito la Liberazione fino ad oggi i nostri insegnanti, combattenti rivoluzionari fedeli al Partito hanno sempre applicato coerentemente l’orientamento in fatto di insegnamento indicato dal partito in ogni tappa della rivoluzione, e hanno ottenuto grandi risultati nel lavoro di educazione della nuova generazione. Il nostro Partito apprezza altamente l’opera magnifica e i brillanti risultati realizzati dagli insegnanti in questo periodo nella loro lotta gloriosa e meritoria per la formazione degli eredi della rivoluzione.
Oggi vorrei parlarvi del problema del perfezionamento della pedagogia socialista e della concretizzazione ancora più piena del suo principio dell’insegnamento.
Il compito più importante che oggi si impone nel campo dell’insegnamento è quello di formare nel modo migliore la nuova generazione per farne la continuatrice della rivoluzione, l’erede fidata dell’edificazione comunista.
Sotto la direzione chiaroveggente del Partito, il nostro popolo, attraverso una lotta ardua, ha instaurato nel nostro paese un regime socialista avanzato e ha conosciuto successi grandiosi nell’edificazione del socialismo. Tuttavia la nostra opera rivoluzionaria non è ancora terminata. Noi dobbiamo riunificare la patria, edificare il socialismo e il comunismo nel nostro paese e spazzare via una volta per tutte gli imperialisti dalla faccia della terra. Questi sono i compiti rivoluzionari ai quali ci troviamo di fronte.
Per realizzare questi compiti gravosi ma gloriosi, noi dobbiamo continuare incessantemente la rivoluzione e fare di coloro che appartengono alla nuova generazione dei rivoluzionari comunisti convinti, chiamati ad assumersi l’eredità della rivoluzione.
Se vogliamo fare della nuova generazione la continuatrice degna di fiducia della nostra rivoluzione, è necessario dare ai giovani, fin falla più tenera età, un’educazione comunista. L’instaurazione del regime socialista non produce affatto una trasformazione spontanea degli uomini in comunisti. Soltanto dando un’educazione rivoluzionaria e comunista ai giovani fin dal loro passaggio nei giardini d’infanzia e le scuole inferiori è possibile che essi divengano più tardi dei rivoluzionari ardenti e dei veri comunisti.
Sotto qualsiasi regime sociale, la missione fondamentale dell’insegnamento è di fare degli uomini i servitori fedeli della società.
Nella società feudale l’insegnamento aveva la missione di educare i giovani nel rispetto dell’ordine feudale e di servire dunque da strumento di difesa del regime feudale. Nella società capitalistica, d’altra parte, l’insegnamento serve a inculcare nelle persone l’egoismo individuale e a renderle docili allo sfruttamento e all’oppressione capitalistica.
Nella società socialista, l’insegnamento ha una missione fondamentalmente diversa da quella che ha nelle società nelle quali regna lo sfruttamento. Esso è chiamato a istillare l’ideologia comunista nella nuova generazione, e darle le conoscenze necessarie all’edificazione del socialismo e del comunismo, società senza classi e che assicura a tutti una vita felice. Nella società socialista l’insegnamento deve dunque essere fondato su una teoria e un metodo nuovi, fondamentalmente differenti da quelli vigenti nelle società precedenti, e il suo contenuto deve essere integralmente nuovo. Nella società socialista l’insegnamento deve essere rivoluzionario e comunista, e definire nettamente la linea di demarcazione tra la classe operaia e la classe capitalista, tra il comunismo e il capitalismo.
Se lo Stato socialista dà ai bambini e ai giovani un’educazione ibrida, né socialista né capitalistica, anziché un’educazione rivoluzionaria e comunista, sarà impossibile fare degli appartenenti alla nova generazione i continuatori della rivoluzione e i costruttori del comunismo. Coloro che ricevono un’educazione eclettica non possono che diventare uomini con un’ideologia sincretica. Coloro che non vengono educati nello spirito comunista non possono assumere l’eredità rivoluzionaria dei loro padri né edificare la società comunista, ideale dell’umanità.
Attualmente in alcuni paesi socialisti si rivelano alcuni fenomeni negativi, e l’edificazione del socialismo non procede come dovrebbe. Come spiegare questo fatto? Indubbiamente possono esserci numerose cause, ma una delle più importanti, a nostro parere, consiste nel fatto che la nuova generazione non viene educata nello spirito comunista. Laddove la nuova generazione, non avendo ricevuto un’educazione comunista, non ama il lavoro bensì l’ozio, e peggio ancora, non ama il regime socialista realizzato al prezzo del sangue dei suoi padri rivoluzionari e ha in orrore la rivoluzione, è fuori dubbio che la rivoluzione non potrà essere continuata e che l’edificazione del socialismo e del comunismo non progredirà con risultati sempre più brillanti.
È un errore credere che in fatto di insegnamento socialista basta che le scuole e gli altri istituti di insegnamento inizino gli allievi ai classici del marxismo-leninismo, come Il Capitale, e ai principi universali del marxismo-leninismo, come l’economia politica, il materialismo dialettico e il materialismo storico. D’altra parte, se le scuole danno agli allievi un insieme magmatico di conoscenze, mescolando quello che è feudale e borghese a quello che è socialista, si avrà inevitabilmente un’educazione sincretica.
Indubbiamente la letteratura e le arti della società feudale e della società capitalistica hanno prodotto alcune opere progressiste. Tuttavia non si deve includere queste opere nei manuali senza alcuna modificazione, chiamandole «capolavori classici», e farle acquisire così come sono agli allievi che ancora non possiedono una concezione rivoluzionaria del mondo.
Ad esempio, si può dire che Evgenij Onegin di Puškin e il nostro Racconto di Chun Hyang per la loro epoca sono state opere progressiste. Tuttavia, tenendo conto dell’epoca e delle classi sociali, entrambe queste due opere hanno dei limiti. Dunque è impossibile che queste opere contribuiscano all’educazione comunista dell’infanzia e della gioventù nella nostra epoca.
Evgenij Onegin ha come argomento l’amore e la gelosia di due giovani aristocratici che finiscono per battersi in duello. Se in quest’opera ci sono degli elementi progressisti, questi sono costituiti dal fatto che essa critica in una certa misura la nobiltà. Per quanto riguarda Il racconto di Chun Hyang, quest’opera critica la diseguaglianza di condizioni sociali tra la nobiltà e la plebe nella società feudale e mostra che i giovani possono amarsi e unirsi senza distinzioni di fortuna e di condizioni sociali. Quest’opera era dunque indubbiamente progressista per l’epoca in cui fu scritta. Ma l’eroe di questo libro, che si oppone alla discriminazione gerarchica della nobiltà, non è altro che il figlio di un nobile, e l’universo spirituale dei personaggi dipinti nel libro è troppo differente da quello della gioventù della nostra epoca.
Non possiamo in alcun modo sperare che la lettura di Evgenij Onegin e del Racconto di Chun Hyang o di altre opere ancora del passato possa ispirare alla gioventù della nostra epoca dell’ardore nella lotta rivoluzionaria e nella produzione. Al contrario, gli aspetti della vita dei nobili feudali e dei capitalisti, che si abbandonano al lusso, al vizio e alla depravazione, descritti in queste opere del passato, potrebbero esercitare un’influenza nefasta sull’infanzia e la gioventù, impregnandole dell’ideologia feudale e capitalistica e del modo di vita borghese. Non è certo un caso se oggi in alcuni paesi socialisti i giovani tendono al vizio e all’ozio e, peggio ancora, invidiano il regime capitalistico e il modo di vita borghese.
A partire dalla realtà di altri paesi e dall’esperienza del nostro paese, noi abbiamo imparato questa lezione fondamentale: se si impartisce un’educazione composita e non un’educazione comunista i bambini e ai giovani, questi diventano uomini con un’ideologia comunista sincretica, e l’intera società una società eclettica. Il nostro Partito ha dunque audacemente rifiutato le teorie e i metodi del passato in fatto di insegnamento e ha definito l’orientamento per la creazione di una pedagogia nuova, socialista, che sia conforme alle esigenze dell’edificazione comunista. Esso ha già definito nettamente il principio fondamentale della pedagogia socialista e si adopera in modo attivo per applicarlo scrupolosamente all’insegnamento.
Il principio fondamentale della pedagogia socialista consiste nell’impartire un’educazione comunista all’infanzia e alla gioventù, per rivoluzionarizzarle e trasformarle sul modello della classe operaia.
Rivoluzionarizzare gli uomini e trasformarli sul modello della classe operaia è un’esigenza naturale dell’edificazione del socialismo e del comunismo. Per costruire la società socialista, e poi la società comunista, è necessario conquistare la fortezza materiale sviluppando le forze produttive e contemporaneamente conquistare la fortezza ideologica rivoluzionarizzando tutti i membri della società e trasformandoli sul modello della classe operaia.
Marx ed Engels, formulando la loro teoria sull’edificazione del comunismo, hanno insistito molto sugli aspetti economici, ma poco sugli aspetti ideologici. Essi prevedevano che quando la classe operaia al potere avesse tolto ai capitalisti i mezzi di produzione come le fabbriche, le ferrovie e le terre trasformandoli in proprietà dello Stato, e quando avesse sviluppato un poco di più le forze produttive, si sarebbe realizzata la società comunista, nella quale ciascuno lavora secondo le sue capacità e viene retribuito secondo i suoi bisogni.
Ma nello studio della teoria di Marx e di Engels sull’edificazione del comunismo non possiamo non tenere conto di alcuni fatti: Marx e Engels hanno formulato la loro teoria senza aver intrapreso essi stessi l’edificazione comunista; sono vissuti nell’epoca del capitalismo premonopolistico e, nel loro studio del problema dell’edificazione comunista, hanno tenuto conto delle condizioni dei paesi capitalistici sviluppati, che costituivano il quadro della loro attività. Di conseguenza essi hanno avanzato l’idea che la rivoluzione proletaria sarebbe scoppiata consecutivamente e pressoché simultaneamente nei principali paesi capitalistici, e che la rivoluzione mondiale si sarebbe conclusa con la vittoria in un periodo di tempo relativamente breve; inoltre pensavano che all’interno di un dato paese, una volta che la classe operaia fosse arrivata al potere e avesse nazionalizzato i mezzi di produzione, la costruzione delle basi materiali e tecniche del comunismo non avrebbe richiesto un lasso di tempo troppo lungo. Essi hanno dunque ritenuto che il periodo di transizione dal capitalismo al comunismo sarebbe stato breve. Non potevano prevedere che le sopravvivenze delle vecchie ideologie negli animi degli uomini e l’ideologia borghese proveniente dall’esterno avrebbero ostacolato seriamente l’edificazione del comunismo e che numerose difficoltà avrebbero potuto presentarsi durante tutto il periodo dell’edificazione del comunismo.
A differenza di Marx e di Engels, Lenin non ha ritenuto che il periodo di transizione dal capitalismo al comunismo sarebbe stato breve, ma al contrario ha previsto che sarebbe stato abbastanza lungo, in quanto egli aveva fatto la rivoluzione in una Russia in cui lo sviluppo capitalistico era in ritardo e aveva diretto personalmente l’edificazione del socialismo. Ma neppure Lenin è entrato nei dettagli per quanto riguarda la rivoluzione ideologica che lo Stato di dittatura del proletariato deve sviluppare a fondo nel corso del periodo di transizione.
Lenin enunciò la sua concezione dell’edificazione comunista con questa formula: il comunismo è il potere dei soviet più l’elettrificazione di tutto il paese. In questa frase il termine «elettrificazione» deve essere interpretato in questo modo: automazione di tutto il processo di produzione e dunque creazione di solide basi materiali del paese attraverso la rivoluzione tecnica. Per quanto riguarda l’espressione «potere dei soviet», essa indica la dittatura del proletariato. Sviluppando ulteriormente questa espressione, possiamo interpretarla nel modo seguente: lo Stato della classe operaia deve continuare la lotta di classe e la rivoluzione ideologica. Tuttavia Lenin non ha potuto precisare l’idea che se si vuole edificare il socialismo e il comunismo è necessario rivoluzionarizzare gli uomini e trasformarli sul modello della classe operaia attraverso la rivoluzione ideologica, e conquistare a qualsiasi costo sia la fortezza ideologica che la fortezza materiale.
Non si può dire che il comunismo è davvero costruito per il solo fatto che la classe operaia ha preso il potere e ha elettrificato il paese. Attualmente nel nostro paese l’elettrificazione ha raggiunto un livello molto elevato: tutte le comuni sono servite dell’energia elettrica e tutte le case contadine hanno l’illuminazione elettrica; anche nella produzione agricola l’energia elettrica è ampiamente diffusa. Anche l’Unione Sovietica ha raggiunto nell’edificazione risultati enormemente superiori a quelli del progetto di Lenin. Tuttavia si è ancora ben lontani dal poter applicare il principio della distribuzione comunista: da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo i suoi bisogni. Anche se la produzione fosse altamente automatizzata e si fosse in grado di produrre una quantità sufficiente di beni materiali, non si potrebbe dire, per questo solo fatto, che il comunismo è stato realizzato.
Perché il principio della distribuzione comunista possa essere applicato parallelamente allo sviluppo dei beni materiali della società, è indispensabile intraprendere una rivoluzione ideologica destinata a educare e a rieducare gli uomini nello spirito comunista. Naturalmente, se si porta a termine l’edificazione economica e si producono beni materiali in abbondanza, il popolo può godere di una vita agiata. Ma è impossibile costruire la società comunista se si mette l’accento unicamente sulla costruzione economica e se, trascurando la rivoluzione ideologica, non si riplasma la coscienza ideologica degli uomini nell’ottica comunista.
È vero che la coscienza ideologica dell’uomo è influenzata dalle condizioni materiali. Tuttavia lo sviluppo economico e l’elevamento del livello di vita non portano automaticamente con sé la trasformazione comunista della coscienza ideologica dell’uomo. Solo portando avanti con risolutezza la costruzione economica parallelamente alla rivoluzione ideologica è possibile gettare le solide basi materiali e tecniche del comunismo e al tempo stesso trasformare la coscienza ideologica dell’uomo secondo l’ideologia comunista. Soltanto in questo modo è possibile edificare con successo la società comunista.
Il periodo di passaggio dal capitalismo al comunismo può essere lungo o breve; questo dipende dal livello di sviluppo capitalistico raggiunto dal paese in questione. Ma quali che siano le condizioni in cui si trova, durante il periodo di transizione ogni paese socialista deve assolutamente realizzare il compito della rivoluzionarizzazione degli uomini e della loro trasformazione sul modello della classe operaia.
Soltanto sostenendo efficacemente la lotta per rivoluzionarizzare gli uomini e trasformarli sul modello della classe operaia è possibile estirpare il veleno ideologico che ancora rimane nei loro animi e impedire la rinascita del capitalismo. A maggior ragione, dato che l’imperialismo esiste ancora nel mondo e non cessa di portare avanti la sua penetrazione ideologica e culturale nei paesi socialisti per minarli dall’interno, il partito e lo Stato della classe operaia non possono salvaguardare con fermezza le conquiste socialiste senza promuovere vigorosamente il lavoro di educazione ideologica tra i lavoratori.
La stessa edificazione economica può procedere con successo solo quando il lavoro di educazione ideologica tra i lavoratori viene svolto correttamente. L’economia socialista infatti può svilupparsi costantemente solo grazie alla lotta cosciente e attiva dei lavoratori liberati dallo sfruttamento e dall’oppressione e divenuti padroni del paese. Di conseguenza intensificare il lavoro di educazione ideologica tra i lavoratori e rafforzare il loro zelo rivoluzionario costituisce un fattore decisivo per promuovere vigorosamente l’edificazione economica socialista.
Poiché negli animi degli uomini persistono le influenze dell’ideologia capitalistica, se lo Stato socialista trascura di rafforzare tra di essi il lavoro di educazione ideologica, i lavoratori possono degenerare in individui egoisti che detestano il lavoro, amano vivere nell’ozio, pensano solo al denaro e cercano soltanto la comodità personale. Se ciò accade, risulta impossibile accelerare l’edificazione economica finalizzata alla creazione delle basi economiche e tecniche del comunismo, e anche le realizzazioni già ottenute nell’edificazione del socialismo e del comunismo rischiano di essere vanificate.
Oggi alcuni avanzano la teoria secondo la quale, una volta arrivata ad un certo livello, l’economia socialista rallenta gradualmente il suo ritmo di sviluppo. Questo non è altro che un sofisma costruito per giustificare la lentezza del ritmo di crescita dell’economia e il suo marasma, che sono il portato della mancanza di zelo rivoluzionario tra i lavoratori e dell’oziosità di questi, dovute al fatto che l’educazione rivoluzionaria dei lavoratori è stata trascurata.
La nostra esperienza indica chiaramente che se si sollecita l’eroismo collettivo e lo spirito d’iniziativa dei lavoratori rafforzando tra di essi la rivoluzione ideologica, nella società socialista è possibile sviluppare costantemente l’economia ad un ritmo elevato. Negli ultimi anni il nostro paese ha conosciuto una sensibile penuria di elettricità a causa delle siccità consecutive; d’altra parte il carbon coke proveniente dall’estero non arriva nei modi previsti. Ci è stato dunque molto difficile portare avanti in modo normale la produzione industriale. A questa difficoltà si è poi venuta ad aggiungere la penuria di mano d’opera. Per di più siamo stati costretti a dedicare grandi sforzi al rafforzamento della capacità difensiva del paese, dato il clima di tensione che poteva degenerare in una nuova guerra, situazione questa creatasi a seguito dell’incidente della «Pueblo» e delle altre incessanti provocazioni degli imperialisti americani. Di conseguenza nell’edificazione economica sono sorti numerosi problemi complessi e delicati. Ma il nostro Partito ha superato con successo tutte queste difficoltà e ha sviluppato ogni anno l’economia ad un ritmo elevato, esaltando l’ardore rivoluzionario dei lavoratori grazie all’intensificazione del lavoro politico.
L’esperienza storica della rivoluzione e dell’edificazione socialista ci ha guidato alla conclusione che per edificare la società comunista non basta portare avanti l’edificazione economica, ma è assolutamente necessario promuovere contemporaneamente l’edificazione economica e la rivoluzionarizzazione degli uomini, e cioè la lotta per conquistare la fortezza materiale e la lotta per conquistare la fortezza ideologica.
Poiché la rivoluzionarizzazione degli uomini e la loro trasformazione sul modello della classe operaia attraverso il rafforzamento della rivoluzione ideologica è un’esigenza indispensabile dell’edificazione comunista, nell’educazione socialista noi dobbiamo mettere al primo posto il lavoro di rivoluzionarizzazione degli allievi e della loro trasformazione sul modello della classe operaia. Questo deve diventare il principio fondamentale della pedagogia socialista.
Guidati da questo principio fondamentale, noi dobbiamo perfezionare la pedagogia socialista.
Questo è il compito a cui oggi ci troviamo di fronte. Si tratta di un compito che non può essere realizzato con l’azione di uno o due uomini chiunque essi siano. È necessario unire l’intelligenza di tutti i lavoratori dell’insegnamento per realizzarlo gradualmente.
Nessuno ha ancora formulato una teoria compiuta sulla pedagogia socialista, né alcun paese ha realizzato un modello di pedagogia socialista che meriti di essere adottato dal nostro. In nessun caso possiamo reintrodurvi quella pedagogia ibrida che non stabilisce una demarcazione netta tra il socialismo e il capitalismo. A maggior ragione, non è possibile contare di poter ricavare alcunché dalle teorie e dai metodi d’insegnamento feudali e capitalistici ormai superati. La pedagogia delle società in cui segna lo sfruttamento è concepita per difendere il regime di sfruttamento. Dunque non abbiamo nulla da ricavarne e dobbiamo rigettarla completamente e fondare una nuova pedagogia socialista.
Noi dobbiamo perfezionare in modo originale la pedagogia socialista basandoci sui principi del marxismo-leninismo e sulle esperienze accumulate nel corso della rivoluzione e dell’edificazione socialista nel nostro paese.
Nella sua opera I principi del comunismo, Engels ha indicato, come politica dell’insegnamento da applicare dopo la presa del potere da parte della classe operaia, l’educazione di tutti giovani a spese dello stato in istituti di stato dal momento in cui possono fare a meno delle cure delle madri, e la combinazione dell’insegnamento con il lavoro nelle fabbriche. Noi dobbiamo comprendere correttamente le idee contenute in questa tesi di Engels e svilupparle per perfezionare la pedagogia socialista, così come perfezionamento la teoria dell’edificazione del comunismo sviluppando la tesi di Lenin secondo la quale il comunismo è il potere dei soviet più l’elettrificazione di tutto il paese.
Studiando questa tesi di Engels, possiamo ricavarne l’idea che è necessario educare le nuove generazioni in modo collettivo in istituti di Stato per sottrarle all’influenza delle idee sorpassate dei genitori, e che bisogna combinare l’insegnamento con il lavoro produttivo per fornire ai giovani le conoscenze necessarie alla costruzione comunista. Ma le tesi di Engels non dà risposta alle seguenti domande: quali sono le materie da insegnare e quali sono le idee da istillare ai giovani, educandoli a spese dello stato negli istituti di Stato?
Per rivoluzionarizzare e trasformare sul modello della classe operaia gli appartenenti alle nuove generazioni e farne chiunque dei rivoluzionari risoluti e degli autentici comunisti, è necessario, oltre ad avere degli istituti di stato destinati alla loro formazione, disporre di una teoria e di un metodo pedagogico che consentano di dar loro un’educazione comunista. Per quanto lo stato possa costruire un gran numero di nidi, di giardini d’infanzia e di scuole e istituire l’insegnamento obbligatorio, esso non potrà rivoluzionarizzare i giovani né trasformali sul modello della classe operaia, e la loro formazione a spese dello stato non avrà alcun senso, se non viene impartita un’educazione ideologica corretta.
Attualmente noi applichiamo l’insegnamento tecnico obbligatorio nove anni, e tra breve istituiremo l’insegnamento obbligatorio di dieci anni. Quando quest’ultimo sarà applicato in modo generale, tutti i ragazzi potranno beneficiarne nelle scuole elementari e secondarie dopo due anni di giardino d’infanzia al termine del periodo passato nei nidi. In questo modo, considerando soltanto il periodo a partite dall’ingresso nei giardini d’infanzia, i nostri ragazzi faranno per dodici anni una vita collettiva negli istituti di insegnamento dello Stato. Durante questo lasso di tempo, gli istituiti di insegnamento possono se non realizzare completamente la formazione della concezione comunista del mondo tra le nuovi generazioni, almeno formarne l’ossatura, se impartiscono agli allievi un’educazione comunista corretta in fatto di ideologia e di cultura. I giovani possono diventare degli uomini dotati di una coerente concezione rivoluzionaria del mondo se continuano, dopo la fine dei loro studi secondari, ad essere educati e formati per cinque o sei anni nell’organizzazione dell’Unione della Gioventù Lavoratrice Socialista, o nelle scuole superiori, o nell’Esercito Popolare, o nelle fabbriche. Procedendo in questo modo, l’opera di rivoluzionarizzazione di trasformazione di tutta la società sul modello della classe operaia potrà essere portata avanti con successo.
Nel nostro paese attualmente sono riunite tutte le condizioni necessarie alla formazione comunista delle nuove generazioni. Si tratta dunque degli insegnamenti di concretizzare pienamente nel loro lavoro il principio della pedagogia socialista definito dal nostro Partito.
Per fare degli appartenenti alle nuove generazioni dei rivoluzionari ardenti e degli autentici comunisti concretizzando il principio della pedagogia socialista, è necessario anzitutto educarli in modo tale che essi acquistino la fede nel comunismo.
Questa fede è una delle nobili qualità spirituali del comunisti. Credere fermamente alla vittoria del comunismo, ideale supremo dell’umanità, e dedicarsi interamente alla lotta per la sua realizzazione è la caratteristica sublime dei comunisti.
Come si sa, la rovina del capitalismo e la vittoria del comunismo costituiscono la legge dello sviluppo storico. È possibile che il periodo di edificazione del comunismo vari da un paese all’altro, a seconda della situazione concreta di ciascun paese, ma è fuori di dubbio che tutti paesi arriveranno al comunismo. Il comunismo tuttavia non si realizzerà spontaneamente, senza lotta. Per accelerare la fine del capitalismo e edificare rapidamente il comunismo è necessario che tutti abbiano una fiducia incrollabile nella vittoria del comunismo e lottino con abnegazione per essa. Rispetto alla vittoria del comunismo, è particolarmente importante educare le nuove generazioni in modo che esse acquistino la fede nel comunismo. Se le nuove generazioni avranno fede incrollabile nel comunismo potranno continuare a edificarlo, continuando la nostra opera, anche se noi non vi riusciremo completamente.
Il comunismo che noi vogliamo edificare è un comunismo scientifico. Perciò la fede nel comunismo non ha niente a che vedere con la credenza nei dogmi religiosi che predicano che gli uomini dopo la morte possono andare in «cielo» o in «paradiso». Fin dall’antichità, l’uomo ha aspirato ad una società in cui tutti lavorassero e fossero felici. Un tempo però gli uomini credevano che in questo mondo non potevano esserci che sfruttamento e oppressione, speculazione e non potevano esserci che sfruttamento e oppressione, speculazione e non potevano esserci che sfruttamento e oppressione, speculazione e gelosia, miseria e tristezza; essi ignoravano che questi mali sociali potevano essere soppressi e che una società in cui tutti potessero vivere felici, poteva essere realizzata su questa terra. Per questo essi prestavano orecchio ai dogmi del cristianesimo e del buddismo che predicavano che si sarebbe potuto godere della beatitudine, in «cielo» o in «paradiso».
Ma questo «cielo» o questo «paradiso» non esistono in nessun posto. La scienza e la tecnica moderne lo hanno dimostrato concretamente. Oggi l’uomo effettua di frequente voli cosmici a bordo di navi spaziali, ma simili mondi non sono stati ancora scoperti. Che l’uomo possa andare in «cielo» o in «paradiso» dopo la morte significa che può ottenere la felicità dopo la morte. Ma che felicità può esistere dopo la morte?
Se gli uomini vogliono liberarsi dei mali e delle sofferenze e godere una vita felice devono rovesciare la società in cui regna lo sfruttamento e costruire la società comunista, in cui ognuno lavorerà secondo le sue capacità e sarà retribuito secondo i suoi bisogni. Soltanto in questo modo la società veramente felice a cui ispira l’umanità da secoli diventerà una realtà nel nostro mondo terreno.
Oggi alcuni sostengono che il comunismo potrà essere realizzato soltanto tra centinaia d’anni, il che equivale a dire che il comunismo non può essere costruito nella nostra epoca e che lo sarà soltanto dopo la scomparsa delle attuali generazioni. Noi non dobbiamo educare le persone a questa concezione. Se si dicesse alle persone che la società comunista può essere realizzata soltanto in centinaia di anni, esse perderebbero la fede nel comunismo e non lotterebbero attivamente per il suo trionfo.
Certo, è possibile che trascorra un lungo periodo prima che il comunismo sia completamente edificato. Ma la realizzazione del comunismo non appartiene ad un futuro remoto. L’edificazione più o meno rapida del comunismo dipende interamente dalla nostra lotta. Essa sarà rapida se tutto il popolo lotterà efficacemente unendo le sue forze.
Tuttavia non è possibile costruire il comunismo dall’oggi al domani. Via via che se ne creeranno le condizioni, noi dovremo applicare gradualmente, l’una dopo l’altra le misure comuniste. Mettendone in pratica una oggi, un’altra domani e così di seguito via via che se ne creano le possibilità, alla fine arriveremo alla completa edificazione della società comunista.
Il sistema dell’assistenza medica gratuita oggi in vigore nel nostro paese è una di queste misure comuniste. Un tempo nel nostro paese alcune persone quando si ammalavano non potevano nemmeno pensare di andare all’ospedale; oggi invece hanno la possibilità di farsi curare senza pagare nulla, grazie al sistema di assistenza medica gratuita. Certo esistono ancora delle insufficienze: i medici non sono abbastanza numerosi, le medicine e gli strumenti sanitari non sono sufficienti, e dunque non è possibile fornire un’assistenza medica soddisfacente. Ma se produrremo in abbondanza una grande varietà di medicine e di strumenti sanitari sviluppando ancora di più l’industria, e se formeremo un numero molto maggiore di medici, potremo colmare queste lacune e dimostrare pienamente la superiorità del sistema di assistenza medica gratuita. Applicando una dopo l’altra e consolidando simili misure comuniste, noi saremo in grado di costruire nel nostro paese una società comunista, in cui tutti saranno felici.
Per questo motivo, oltre ad educare gli allievi in modo che acquistino la convinzione che il capitalismo perirà e che il socialismo e il comunismo trionferanno sicuramente, è necessario insegnare loro il modo di procedere alla costruzione del comunismo dopo il rovesciamento del capitalismo. Dobbiamo cioè portare le nuove generazioni ad avere fede nel comunismo e a lottare attivamente per costruire il socialismo e il comunismo.
È necessario inoltre educare gli allievi nell’odio per la classe dei proprietari fondiari, per la classe dei capitalisti e per i regimi di sfruttamento.
Oggi noi viviamo in un’epoca di lotta di classe accanita. La classe dei proprietari fondiari e la classe dei capitalisti si agitano disperatamente per rimediare alla loro situazione di moribondi e lanciano delle sfide al socialismo. Per consolidare il regime socialista e edificare con successo il socialismo e il comunismo è necessario dunque schiacciare totalmente la resistenza della classe degli sfruttatori.
Poiché la nostra è l’epoca della lotta di classe e della rivoluzione, è estremamente importante ispirare alle nuove generazioni l’odio per la classe dei proprietari fondiari e per la classe dei capitalisti, come anche per i regimi di sfruttamento. Se non svolgiamo in modo adeguato questo lavoro di educazione al loro interno, le nuove generazioni possono dimenticare il nemico di classe, lasciarsi prendere dall’indolenza, arrivare a detestare la rivoluzione e in ultima istanza degenerare e corrompersi. Se cioè avviene, non solo è impossibile costruire con successo il socialismo o il comunismo, ma si rischia anche di mettere in pericolo le conquiste rivoluzionarie.
In tal senso, la nostra educazione scolastica deve fare tutto il possibile per portare gli allievi a comprendere esattamente la natura sfruttatrice e la crudeltà delle classi dei proprietari terrieri e dei capitalisti, la corruzione della società capitalista e la falsità della democrazia borghese. Essa inoltre deve mostrare correttamente agli allievi che nella società capitalista le masse lavoratrici, e in primo luogo la classe operaia, non vengono trattate umanamente e conoscono soltanto povertà e tristezza, sebbene siano costrette a lavorare fino all’esaurimento.
È necessario soprattutto far bene comprendere agli allievi il carattere reazionario e corrotto della società sud-coreana. Oggi in Corea del Sud anche i ceti medi, per non parlare degli operai e dei contadini, maledicendo la società sud-coreana dicono: «La ricchezza per il ricco, la povertà per il povero»; il che significa che nella società sud-coreana il ricco si arricchisce sempre di più mentre il povero si impoverisce sempre di più. In effetti oggi la Corea del Sud è diventata una terra delle tenebre dove tutte le libertà e tutti i diritti democratici sono negati, e la sua popolazione è condannata ad una miseria indicibile a causa della spoliazione coloniale operata dall’imperialismo americano e dello sfruttamento crudele imposto dai proprietari fondiari e dai capitalisti compradores.
Descrivendo in questo modo alle nuove generazioni la vera natura della società capitalistica e il carattere reazionario della società sud-coreana, noi dobbiamo condurle ad avere in orrore le classi dei proprietari fondiari e dei capitalisti e i regimi di sfruttamento, e a lottare risolutamente contro di essi.
Al tempo stesso, è necessario far comprendere a fondo agli allievi la superiorità del socialismo sul capitalismo.
La società socialista è incomparabilmente superiore alla società capitalistica. Nella società socialista, le masse popolari sono i padroni del paese, e tutti, liberi da qualsiasi sfruttamento e oppressione, conducono una vita felice istruendosi a proprio piacimento e lavorando. D’altra parte, tutti i lavoratori possono condurre una vita sempre più agiata e ad un alto livello di cultura svolgendo con facilità il loro lavoro, poiché nella società socialista scomparirà gradualmente la differenza tra lavoro duro e lavoro leggero, tra lavoro agricolo e lavoro industriale, tra lavoro manuale e lavoro intellettuale. Soltanto facendo comprendere a fondo questa superiorità della società socialista a coloro che appartengono alle nuove generazioni la scuola può farne dei rivoluzionari ardenti, che lottano attivamente per consolidare il regime socialista e edificare il socialismo e il comunismo.
Per far conoscere alle nuove generazioni la superiorità del socialismo sul capitalismo è importante educarle confrontando la metà nord della Repubblica con la metà del sud.
Oggi la popolazione della metà nord della Repubblica non ha alcuna preoccupazione per quanto riguarda il cibo, il vestiario e l’alloggio. Lo Stato garantisce ai nostri lavoratori il vitto e gli altri mezzi di esistenza anche quando a causa di una malattia non possono andare al lavoro. Anche se nel nostro paese la gente non è vestita con la stessa eleganza che si vede nei paesi capitalistici, nessuno va coperto di stracci, e nessuno dorme all’addiaccio per mancanza di alloggio, ma mandano i loro figli e le loro figlie negli istituti di insegnamento superiore senza pagare un soldo.
Al contrario, oggi gli abitanti della Corea del Sud non hanno alcuna garanzia di sopravvivenza e si dibattono nella fame e il freddo. Se non lavorano, anche per un solo giorno, l’indomani devono fare a meno del pasto; in caso di malattia non possono prendere nemmeno una dose di un qualsiasi medicinale, e non possono mandare a scuola i figli. Un giornale sudcoreano ha riportato la notizia di una donna che ha ucciso i figli e si è suicidata perché tormentata dal fatto di non poter sostenere le spese scolastiche.
Le realtà diametralmente opposte del sud e del nord della Corea dimostrano che il regime socialista instaurato nella metà nord della Repubblica è incomparabilmente superiore al regime sociale della Corea del sud. Gli ospiti stranieri in visita nel nostro paese esprimono all’unanimità questo giudizio. Numerosi stranieri, dopo aver visitato il nostro paese, al loro ritorno in patria hanno scritto articoli di elogio del regime socialista esistente nella metà nord della Repubblica.
Oggi la cricca fantoccio sud-coreana è estremamente preoccupata del consolidamento del regime socialista della metà nord della Repubblica e della dimostrazione sempre più evidente della sua superiorità, e tenta di annullare l’influenza del regime socialista della metà nord della Repubblica sulla popolazione sudcoreana. Attualmente a Panmunjom, i rappresentanti delle organizzazioni della Croce Rossa del nord e del sud della Corea sono riuniti attorno ad un tavolo per discutere sui mezzi per alleviare le sofferenze dei nostri compatrioti che si trovano separati al nord e al sud, ma la parte sud-coreana non intende accettare la nostra giusta proposta di mettere all’ordine del giorno dei colloqui il problema relativo alla ricerca delle famiglie, dei parenti e degli amici dispersi al nord e al sud e alla loro libera circolazione. Questo perché i governanti sudcoreani sanno perfettamente che se fosse autorizzata la libera circolazione tra nord e sud e gli abitanti della metà sud potessero visitare liberamente la metà nord, vedrebbero e sentirebbero di persona la superiorità del regime socialista e si impegnerebbero più risolutamente nella lotta per la riunificazione della patria. Oggi la cricca fantoccio sudcoreana sostiene che tutta la Corea del Sud rischierebbe di «diventare rossa» se la libera circolazione tra nord e sud fosse autorizzata. Questo mostra chiaramente quanto essa teme l’influenza del regime socialista della metà nord della Repubblica sulla popolazione sud-coreana.
Recentemente, col pretesto della «minaccia di invasione del Sud da parte del Nord», minaccia del tutto immaginaria, la cricca fantoccio sudcoreana ha proclamato lo «stato di urgenza» allo scopo di far fallire i contatti e i negoziati tra Nord e Sud e di soffocare il sentimento di simpatia per la metà nord della Repubblica e la tendenza all’unificazione pacifica che si sviluppano ogni giorno di più tra la popolazione sudcoreana. Dalla proclamazione dello «stato di urgenza», essa quasi ogni giorno partorisce ogni sorta di leggi oppressive e fasciste. Anche oggi, alle tre del mattino, si è riunita segretamente, come un branco di gatti predatori, e ha emanato una legga senza precedenti, la «legge sulle misure speciali per la difesa dello Stato», col più completo disprezzo per la riprovazione dei partiti dell’opposizione e della maggioranza degli strati sociali.
Queste manovre della cricca fantoccio sud-coreana non sono gli ultimi soprassalti disperati di un agonizzante. Per quanto essa ricorra, nella sua follia, ad una campagna di repressione fascista, non potrà in alcun modo soffocare la simpatia della popolazione sudcoreana per la metà del nord della Repubblica né fermare la lotta del nostro popolo per la riunificazione pacifica della patria.
Educando gli allievi attraverso l’illustrazione di questo contrasto decisivo tra il nord e il sud della Corea, noi dobbiamo far comprendere loro più profondamente la superiorità del regime socialista della metà del nord della Repubblica. Quando gli allievi, piccoli e grandi, se ne saranno convinti, difenderanno fermamente il regime socialista e lotteranno con una maggiore determinazione per la vittoria della causa del socialismo e del comunismo.
Per fare degli appartenenti alle nuove generazioni dei costruttori del comunismo, è della massima importanza educarli all’amore per il lavoro.
L’edificazione del comunismo può essere coronata dal successo soltanto se tutti i membri della società amano lavorare e partecipano lealmente al lavoro. Non possiamo edificare con successo il socialismo e il comunismo se non educhiamo le nuove generazioni all’amore per il lavoro.
Più la società progredisce, è più la vita diviene agiata, e più si deve essere laboriosi. Non si deve pensare a vivere nell’ozio. È un errore credere che una volta giunti alla società comunista si possa vivere nell’ozio. Il comunismo non è in alcun modo una società di fannulloni. Evidentemente nella società comunista il livello di vista del popolo si eleverà al massimo e il lavoro sarà alquanto agevole. Tuttavia anche allora tutti dovranno lavorare, giacché è impossibile che la vita conosca una piena fioritura senza il lavoro.
Il lavoro indispensabile anche alla salute dell’uomo. Un lavoro adeguato e sicuro è per l’uomo la condizione della sua robustezza e della sua longevità.
In avvenire noi dovremo educare tutti gli allievi in modo che essi considerino il lavoro come una delle cose più sacre e più onorevoli, siano felici di lavorare, osservino volontariamente la disciplina del lavoro e facciano del lavoro un’abitudine naturale.
Un metodo efficace per creare tra gli allievi un atteggiamento comunista verso il lavoro è quello di far conoscere loro degli esempi concreti di autentici comunisti che amano sinceramente il lavoro. Oggi nel nostro paese sono innumerevoli gli autentici comunisti che amano il lavoro e sono felici di lavorare. Il loro esempio vivente può costituire una grande forza di persuasione nell’educazione degli allievi.
Mi sembra che la storia del «Padre comunista» della comune di Chaegyong-ri, pubblicata sul Rodong Sinmun, possa essere considerata un buon materiale per l’educazione degli allievi. Il vecchio era originario di Rajin. Il figlio, dopo aver terminato gli studi universitari, insegnava dopo la guerra all’Istituto politecnico Kim Chaek; un giorno fece venire il padre da lui a Pyongyang. Dalla finestra dell’appartamento il padre guardò la città: in diversi posti si muovevano delle gru, sorgevano nuove abitazioni, e la gioventù, cantando, lavorava con dinamismo. Alla vista di questa realtà effervescente, il vecchio decise, malgrado la sua età, di ritornare in campagna per riprendere il suo lavoro. Così si presentò alla comune di Chaegyong-ri, dove ridiventò membro della fattoria cooperativa. Tempo fa, durante una visita a quella comune, abbiamo avuto occasione di parlare con lui e abbiamo osservato che lavorava più di chiunque altro e in modo esemplare. Quella sera, alla riunione a cui assistemmo, egli prese la parola, e in modo ammirevole. Egli criticò severamente quelli che non portavano a termine in modo adeguato i loro compiti, dicendo che sotto l’ottimo regime socialista si doveva lavorare molto e era inammissibile essere insofferenti al lavoro.
Un giorno, si dice, la nuora di Pyongyang andò a fargli visita. La suocera voleva offrirle del riso per integrare la razione. Il padre, venuto a sapere di questo fatto, fece le sue rimostranze alla moglie e alla nuora: il nostro regime è infinitamente buono, lo stato ci fornisce viveri sufficienti per vivere, che volete di più? Ti proibisco di portare via questo riso; è meglio conservarlo per le famiglie dei martiri della guerra e delle famiglie dei militari che hanno poche braccia da lavoro.
Un simile padre, si può ben dire, è un uomo che non soltanto ama sinceramente il lavoro, ma che ha compreso a fondo, attraverso la propria esperienza, la superiorità del regime socialista ed è cosciente della necessità di consolidare sempre di più tale regime col suo lavoro.
La madre del compagno Ma Tong Hui, che voi conoscete bene, è anch’essa una madre comunista. Essa appartiene ad una famiglia di martiri rivoluzionari. Ha dato alla rivoluzione il figlio, la figlia, la nuora e il marito. È prossima ai novant’anni, ma vive sola, rimane incrollabile e lavora laboriosamente, malgrado l’insistenza del Partito perché prenda una cuoca, dicendo che non è giusto che approfitti ancora della sollecitudine di quest'ultimo.
Qualche tempo fa siamo stati andati a trovarla. Le abbiamo rinnovato la nostra raccomandazione di prendere una cuoca, perché, dicevamo, l’età ormai doveva pesarle. Ma lei ha risposto: «Stimato Presidente, seguirei qualsiasi vostro consiglio, ma questo non posso farlo. Come potrei sottrarre delle braccia tanto preziose, io che sono desolata di non poter, vecchia come sono, far nulla di utile per il paese e per lo Stato?» Non potendo far altro, abbiamo incaricato un’infermeria di un ospedale di aiutare la madre e di tenerle compagnia la notte dopo aver fatto il suo turno all’ospedale.
Malgrado l’età, questa donna lavora in modo esemplare per la campagna di allevamento dei bachi da seta col ricino, campagna che si svolge sotto gli auspici dell’Unione Democratica delle Donne. Pianta numerosi ricini nel cortile della sua casa e li coltiva, assicurando così le foglie necessarie all’allevamento dei bachi organizzato dall’Unione Democratica delle Donne.
Io penso che anche oggi esiste tra i nostri lavoratori un gran numero di eroi sconosciuti che dedicano tutte le loro forze e le loro capacità all’edificazione socialista. Noi dobbiamo scoprire numerosi esempi di questo genere per educare più attivamente gli allievi presentando loro simili modelli. Dobbiamo far sì che tutti i nostri bambini e i nostri giovani lavorino e vivano sempre e dovunque con un atteggiamento comunista verso il lavoro, quale che sia il compito loro assegnato, che svolgano lavoro manuale o intellettuale.
Ugualmente importante è educare le nuove generazioni nello spirito di risparmio e di rispetto dei beni comuni dello stato e della società, perché i giovani diventino dei costruttori comunisti degni di fiducia.
Nella società socialista, i beni dello stato e della società sono proprietà comune del popolo. Tutti i beni che possediamo, come le fabbriche, le scuole e gli ospedali, costituiscono un capitale prezioso destinato a rendere ricco e potente il nostro paese e ad assicurare una vita felice al popolo. Per questo, nella società socialista proteggere e rispettare i beni dello Stato e della società è un dovere sacro di tutti i lavoratori. Più presteremo attenzione alla cura e al risparmio dei beni dello Stato e della società, più il paese diventerà ricco e potente, e più il livello di vita della popolazione si eleverà rapidamente.
Al momento attuale alcuni lavoratori trattano con negligenza i beni comuni e fanno un grande spreco dei beni dello stato e della società anziché risparmiarli.
I lavoratori del settore delle costruzioni utilizzano grosse barre d’acciaio e grossi tondini mentre basterebbe materiale più piccolo; inoltre non conservano come dovrebbero il cemento e lo lasciano portar via dal vento o deteriorare dalla pioggia. Il materiale di ferro e il cemento sprecati in questo modo nei cantieri sono una quantità enorme. Anche lo spreco di tessuti non è minore. I vestiti che attualmente vengono prodotti nelle nostre fabbriche di confezioni nella maggior parte dei casi non sono né di buona fattura né lavorati con cura. Confezionare malamente i vestiti con delle buone stoffe significa sprecare i tessuti.
Se ancora non siamo in grado di fornire abbastanza pesce alla popolazione non è perché peschiamo una quantità insufficiente di pesce. Noi peschiamo centinai di migliaia di tonnellate di pesce all’anno, e a volte arriviamo a prendere fino a 16.000 tonnellate di myongtae in un solo giorno. Ma i nostri lavoratori non conservano con cura il pesce preso e non ne assicurano il trasporto in tempo utile, e dunque ne lasciano deteriorare una grande quantità. È per questo motivo che ancora non riusciamo a dare abbastanza pesce alla popolazione.
Non vengono tenute in modo adeguato, e dunque rese inutilizzabili, anche le scuole che abbiamo costruito destinando grandi quantità di manodopera e di fondi per formare gli eredi della rivoluzione.
Se gestiamo con negligenza e sprechiamo in questo modo i beni dello Stato e della società, per quanto possiamo produrre e costruire non riusciamo ad elevare rapidamente il livello di vita del popolo né costruire con successo la società socialista e comunista. Se, malgrado le solide basi economiche di cui disponiamo, ancora non riusciamo a condurre una vita più agiata, questo è dovuto al fatto che i nostri funzionari amministrano a casaccio l’economia del paese sprecano una grande quantità di beni, in quanto non sono sufficientemente coscienti che sono al servizio del popolo e non hanno abbastanza spirito di risparmio e rispetto per i beni dello Stato e della società.
Per mettere fine a questi sprechi, bisogna educare le persone fin dall’infanzia in uno spirito di risparmio e di rispetto per i beni comuni dello Stato e della società. Dobbiamo rafforzare il lavoro di educazione ideologica tra gli allievi, perché le nuove generazioni acquisiscano l’abitudine a risparmiare e rispettare i beni comuni.  Bisogna inoltre educare gli allievi nell’ideologia collettivista.
Nel socialismo e nel comunismo, il collettivismo è alla base della vita sociale. Nella società socialista e comunista, gli interessi della collettività e della società inglobano gli interessi di ogni lavoratore; di conseguenza, gli interessi della collettività e della società rappresentano al tempo stesso gli interessi dei lavoratori. È perciò un’esigenza fondamentale della società socialista e comunista che tutti lavorino aiutandosi reciprocamente secondo la parola d’ordine «Uno per tutti, tutti per uno».
Per armare gli allievi dell’ideologia collettivista, è necessario anzitutto far comprendere loro che la forza collettiva è più potente della forza individuale, che l’eroismo collettivo è superiore all’eroismo individuale, che la vita all’interno di un’organizzazione e la vita collettiva sono più importanti della vita individuale di una persona. Bisogna far sì che fin dall’infanzia gli allievi si oppongano all’individualismo e all’egoismo, si leghino strettamente all’organizzazione e alla collettività e si votino alla lotta in difesa degli interessi della società e del popolo, del partito e della rivoluzione.
Bisogna inoltre educare gli allievi in modo che essi abbiano una precisa coscienza del fatto che si istruiscono e studiano le scienze e la tecnica per servire la patria e il popolo. Come ben sapete, nella società capitalistica le scienze e la tecnica sono servizio delle comodità personali e degli interessi della classe dei capitalisti, mentre nella società socialista esse servono gli interessi della classe operaia e di tutto il popolo. In altre parole, nella società socialista le scienze e la tecnica sono destinate a liberare i lavoratori dai compiti più difficili e più duri, a rendere il paese ricco e potente e a elevare il livello di vita del popolo, e non a fornire un profitto o un godimento personale.  In passato alcuni facevano di tutto per far studiare i loro figli, nella speranza di farne almeno dei segretario di distretto o dei maestri, posti con quali avrebbero potuto guadagnarsi facilmente la vita, mentre loro, essendo analfabeti, erano costretti a sudare nei campi. Io credo che tra i compagni presenti a questa riunione quelli più anziani sono stati influenzati da queste idee.
Noi non dobbiamo educare in questo modo le giovani generazioni. Non bisogna fare dei giovani uomini disposti a servire i capitalisti e che si lasciano comprare col denaro. Oggi nella nostra società le scienze e la tecnica che non vanno a vantaggio della rivoluzione e della classe operaia non sono di alcuna utilità. Dobbiamo fare in modo che gli allievi comprendano correttamente lo scopo e l’importanza dello studio delle scienze e della tecnica nella società socialista, affinché consacrino tutte le loro conoscenze e tutte le loro capacità alla lotta per il Partito e per la rivoluzione, per gli interessi della classe operaia di tutto il popolo.
Inoltre, per fare degli appartenenti alle nuovi generazioni dei comunisti autentici, è necessario educarli in modo che essi abbandonino il modo di vita della vecchia società e vivano e lavorino secondo il nuovo modo di vita socialista.
Il modo di vita della vecchia società ancora influenza in grande misura la nostra vita privata e vari campi della vita sociale. Gli sprechi che si fanno organizzando sontuosi festini e l’incensamento in occasione dei funerali sono cose che appartengono al modo di vita della vecchia società. Noi che stiamo edificando il socialismo non abbiamo bisogno di simili cerimonie e apparenze, di simili costumi arretrati.
Perché il socialismo e il comunismo vengano edificati con successo, dobbiamo mettere fine al modo di vita della vecchia società e stabilire un nuovo modo di vita, conforme alla società socialista, in tutti campi della vita sociale. Il mondo di vita della vecchia società non può essere soppresso in un sol colpo, con metodi coercitivi, ma deve essere eliminato gradualmente, attraverso l’educazione e la lotta perseverante.
Per eliminare il modo di vita della vecchia società e fondare il modo di vita socialista, è importante educare le nuove generazioni vivranno e agiranno secondo le norme di vita e le regole di condotta socialiste che corrispondono alla natura della nostra società, si vedranno finalmente scomparire i modi di vita del passato e si vedrà affermarsi il modo di vita socialista in tutti i campi della nostra società. Per questo, le nostre scuole devono prestare una estrema attenzione ad educare le nuove generazioni in modo da condurle a vivere e a lavorare conformemente al modo di vita socialista.
Per applicare in modo scrupoloso il principio della pedagogia socialista nel lavoro di insegnamento, è necessario definire una psicologia dell’infanzia conforme alla società socialista e servirsene nell’istruzione e l’educazione degli allievi.
La psicologia dell’infanzia è della massima importanza nell’istruzione e l’educazione in modo adeguato gli allievi.
La psicologia dell’infanzia è della massima importanza nell’istruzione e l’educazione degli allievi. Gli insegnanti possono istruire e educare in modo adeguato gli allievi soltanto se conoscono a fondo la loro psicologia. Il fatto che i ragazzi vengono istruiti e educati meglio nei giardini d’infanzia e nelle scuole che nella famiglia dipende dal fatto che gli insegnanti li educano tenendo conto delle loro particolarità psicologiche.
Per istruire e educare gli allievi in base alla loro psicologia, è necessario creare una corretta psicologia dell’infanzia. Il nostro insegnamento socialista infatti non può utilizzare così com’è quella che vigeva un tempo nella società borghese.
Oggi alcuni sostengono che la psicologia dell’infanzia è la stessa in qualsiasi società, perché dicono, la mentalità dei ragazzi è uguale in tutte le società, a prescindere dal sistema sociale esistente. Questa idea è completamente falsa.
La mentalità dei ragazzi è strettamente legata al contesto sociale. Quella della società feudale riflette il contesto della società capitalistica. Di conseguenza, la mentalità dei ragazzi della società socialista non può essere la stessa. I ragazzi rimpatriati di recente, che hanno vissuto nella società capitalistica e che noi incontriamo spesso in questi giorni, già danno la priorità al denaro e vogliono dividere qualsiasi somma tra fratelli. Cose di questo genere sono impensabili tra i ragazzi allevati nel nostro paese. Se la mentalità di ragazzi rimpatriati dopo aver vissuto nella società capitalistica è di questo tipo, è perché il contesto nel quale sono stati allevati è quello di una società in cui l’oro è onnipotente, cioè la società capitalistica fondata sull’individualismo, e non perché i loro genitori li hanno educati in quel modo.
Dal momento che i ragazzi della società capitalistica e quelli della società socialista pensano in modo diverso, è logico che anche la psicologia dell’infanzia deve essere differente.
Ora, i manuali di psicologia infantile che oggi vengono utilizzati nella formazione degli insegnanti non possono essere considerati come completamente socialisti. Essi contengono ancora numerose sopravvivenze della psicologia dell’infanzia della vecchia società. Il personale dell’insegnamento deve procedere ad un esame collettivo dei manuali di psicologia dell’infanzia e sopprimere completamente gli elementi borghesi e revisionisti che ancora vi sono contenuti, elaborando così una psicologia dell’infanzia interamente socialista.
Per concretizzare pienamente il principio della pedagogia socialista nell’insegnamento, è necessario inoltre rivoluzionarizzare gli insegnanti e trasformarli sul modello della classe operaia.
Se gli insegnanti che svolgono direttamente il lavoro di educazione non vengono rivoluzionarizzati e trasformati sul modello della classe operaia, sarà loro impossibile applicare pienamente la politica del Partito nel campo dell’insegnamento; essi non diventeranno dei comunisti e tanto meno potranno fare dei comunisti dei loro allievi. Rivoluzionarizzare gli insegnamenti e trasformarli sul modello della classe operaia è dunque un compito importante per la fedele applicazione della politica del Partito nel campo dell’insegnamento e per la concretizzazione del principio della pedagogia socialista nell’insegnamento.
La rivoluzionarizzazione degli intellettuali, a partire dagli insegnanti, e la loro trasformazione sul modello della classe operaia sono tanto più importanti in quanto si tratta di persone che svolgono essenzialmente un lavoro intellettuale. Il fatto che essi svolgano un lavoro intellettuale naturalmente non vuol dire che il loro lavoro sia facile. Scrivere alla lavagna e fare lezione, in piedi, per ore, è un lavoro molto duro. Tuttavia, poiché coloro che svolgono soltanto un lavoro intellettuale non sono temprati come la classe operaia attraverso il lavoro produttivo collettivo, non sono inclini ideologicamente come la classe operaia a consacrarsi interamente alla collettività e alla società. È per questo motivo che il nostro partito attribuisce tanta importanza alla rivoluzionarizzazione degli insegnanti e degli altri intellettuali e alla loro trasformare sul modello della classe operaia.  Rivoluzionarizzare gli intellettuali e trasformarli sul modello della classe operaia non significa che gli intellettuali devono assolutamente andare a lavorare in fabbrica. La questione è di estirpare le sopravvivenze dell’ideologia retrograda che ancora esistono in loro e di amarli fermamente della ideologia comunista, che si manifesta nell’amore per il lavoro e nella devozione al Partito e alla rivoluzione, alla società e alla collettività.
Intensificare la vita rivoluzionaria nell’organizzazione costituisce un mezzo importante un mezzo importante per rivoluzionarizzare gli insegnanti e trasformarli sul modello della classe operaia. L’intensificazione della vita rivoluzionaria nell’organizzazione permette di eliminare la vecchia ideologia che ancora influenza le persone e di consolidarle costantemente sul piano politico-ideologico. Dobbiamo far sì che gli insegnanti intensifichino ulteriormente la loro vita in seno all’organizzazione di partito e alle organizzazioni di massa, in modo che essi lottino attivamente contro le ideologie malsane di ogni sorta e si temprino senza sosta.
Per rivoluzionarizzare gli insegnanti e trasformarli sul modello della classe operaia è necessario d’altra parte istituire un corretto sistema di rieducazione degli insegnanti, attraverso il quale istruirli e educarli con perseveranza. È necessario in particolare rafforzare il sistema dei corsi speciali di un mese l’anno e provvedere che tutti gli insegnanti vi partecipino obbligatoriamente, anche nel caso siano molto occupati. Attraverso questi corsi, gli insegnamenti dovranno al tempo stesso istruirsi e condurre una lotta ideologica.
Per rivoluzionarizzare gli insegnanti e trasformarli sul modello della classe operaia è importante consolidare i centri di formazione degli insegnanti, a cominciare dalle scuole normali superiori e le scuole normali per maestri.
Possiamo dire che la scuola normale superiore, la scuola normale per maestri e gli altri centri di formazione degli insegnanti sono qualcosa di analogo ad un «centro di selezione eugenetica» nella formazione degli eredi della nostra rivoluzione. Soltanto quando le scuole di formazione degli insegnanti istruiscono e educano in modo adeguato i loro studenti sono in grado di produrre degli insegnanti rivoluzionarizzati e trasformati in classe operaia, e soltanto allora gli insegnanti possono a loro volta fare di tutti gli allievi, bambini e ragazzi, dei rivoluzionari ardenti e dei comunisti.
Tuttavia in passato i nostri funzionari non hanno prestato una attenzione adeguata al settore della formazione degli insegnanti e non hanno consolidato come sarebbe stato necessario i centri di formazione degli insegnanti. I funzionari del settore dell’insegnamento avrebbero dovuto scegliere elementi di valore come candidati per le scuole normali per maestri e gli istituti per maestre, invece non hanno proceduto in questo modo. Essi hanno selezionato i migliori elementi anzitutto per l’università e altri istituti di insegnamento superiore, e hanno indirizzato gli altri verso le scuole di formazione degli insegnanti. Beninteso, è importante rafforzare adeguatamente l’università. Ma il consolidamento delle scuole normali superiori, delle scuole normali per maestri e degli istituti per maestre non è meno importante. Questi istituti infatti formano degli insegnanti chiamati a istruire e educare gli eredi della nostra rivoluzione. In futuro dovremo preoccuparci di scegliere gli elementi più fedeli al partito e più dotati di spirito rivoluzionario come candidati per le scuole normali superiori, le scuole normali per maestri e gli istituti per maestre.
Contemporaneamente dovremo consolidare le file dei professori degli istituti di formazione degli insegnanti, con uomini di uno spirito di partito, uno spirito di classe e uno spirito popolare della massima fermezza. Tuttavia non si dovranno licenziare tutti gli attuali professori col pretesto di costituire un corpo insegnante di uomini fedeli al partito. Bisognerà invece educare costantemente tutti i professori, rivoluzionari e trasformarli in classe operaia per farne dei comunisti.
Per migliorare la formazione degli insegnanti, è necessario redigere in modo adeguato i manuali destinati agli istituti da cui gli insegnanti escono. Il personale dell’insegnamento deve procedere ad un esame minuzioso dei manuali attualmente in uso e eliminare a fondo, se ve ne sono, i punti che si distaccano dal principio della pedagogia socialista. Questo per far sì che tutte le scuole di formazione degli insegnanti educhino i loro studenti in modo rivoluzionario con dei manuali redatti nell’ottica della classe operaia e li armino di teorie e di metodi pedagogici scientifici e comunisti.
È necessario inoltre rafforzare la direzione del partito negli istituti di formazione degli insegnanti. Le organizzazioni del Partito a tutti i livelli devono tenere in mano il lavoro di formazione degli insegnanti e dirigerlo con maggiore fermezza; in particolare, il Dipartimento delle scienze e dell’insegnamento del Comitato Centrale e il Dipartimento delle scienze e dell’insegnamento dei comitati provinciali del Partito devono dirigere correttamente e aiutare il lavoro teso a consolidare in modo adeguato le file dei professori e degli studenti dagli istituti di formazione degli insegnanti e a riesaminare i manuali utilizzati.
Un importante compito che oggi si impone nel campo dell’insegnamento è quello di formare un grande esercito di tecnici e di specialisti, un grande esercito di intellettuali, secondo l’indicazione data dal V Congresso del Partito.
Nel corso del piano sessennale, dovremo almeno raddoppiare il numero dei tecnici e degli specialisti, per portare il loro effettivo ad un milione. Se questa cifra non sarà raggiunta nel prossimo futuro, ci sarà impossibile gestire in modo adeguato la nostra economia nazionale, ormai dotata di tecniche moderne, e realizzare con successo i compiti della rivoluzione tecnica e della rivoluzione culturale. Oggi nel nostro paese si manifesta dappertutto il bisogno di tecnici e di specialisti.
In avvenire noi intendiamo trasformare in ospedali tutte le cliniche comunali. Perché questo avvenga, ad esempio, una comune dovrà avere almeno un medico specialista o un medico assistente per le malattie interne, la chirurgia, la pediatria, la maternità e la ginecologia. Perché tutte le cliniche comunali del nostro paese si trasformino in ospedali avremo bisogno di quasi ventimila medici, e moltissimi altri saranno necessari per moltiplicare gli ospedali moderni nelle città.
Noi intendiamo istituire in un prossimo futuro l’insegnamento obbligatorio di dieci anni. Per questo, non saranno necessari molti più insegnanti degli attuali.
Per portare a termine la rivoluzione tecnica nelle campagne e rendere la produzione agricola altamente intensiva, avremo bisogno di un gran numero di tecnici e di specialisti nei campi della meccanica, dell’elettricità, della chimica e della biologia. Per mettere a disposizione di ogni fattoria cooperativa quattro di questi tecnici e specialisti, ne saranno necessari circa ventimila.
Inoltre, nel corso del piano in sei anni è prevista la costruzione di una moltitudine di fabbriche, grandi e moderne. Per gestirle in modo adeguato, anche qui avremo bisogno di un gran numero di tecnici e di specialisti. E lo stesso vale per quanto riguarda l’allargamento e lo sviluppo delle fabbriche e le imprese esistenti.
Abbiamo dunque bisogno di un gran numero di tecnici e di specialisti. Nei prossimi anni dovremo formare cinquecentomila intellettuali. Chiaramente la cosa non è facile in un periodo di tempo tanto breve. Tuttavia, se i nostri funzionari condurranno una lotta energica seguendo l’orientamento del Partito, per formare un grande esercito di intellettuali, essi potranno realizzare con successo questo compito.
Per creare un grande esercito di intellettuali, è necessario anzitutto migliorare e rafforzare il lavoro degli istituti di insegnamento superiore e delle scuole tecniche superiori esistenti, e costruire nuovi istituti di insegnamento superiore. Contemporaneamente, si dovranno creare numerosi istituti tecnici superiori annessi alle fabbriche dove si studia senza lasciare il lavoro, e moltiplicare le facoltà per corrispondenza e i corsi serali nelle scuole superiori.
Per creare nuovi istituti di insegnamento superiore e aumentare il numero degli istituti e delle scuole tecniche superiori delle varie branche dove si studia lavorando, bisognerà disporre di un maggior numero di insegnanti. In futuro, parallelamente alla formazione di un maggior numero di insegnanti nelle apposite scuole, dovremo far sí che i tecnici e gli specialisti attualmente impegnati nei luoghi di produzione si facciano carico anche del compito di insegnare e tenere corsi nelle scuole superiori e nelle scuole tecniche superiori, continuando al tempo stesso ad assicurare la produzione.
Per formare un grande esercito di intellettuali, è necessario garantire agli allievi e ai lavoratori le condizioni per poter studiare. In questo senso, bisogna costruire più scuole attraverso una campagna di massa, attrezzare in modo adeguato i laboratori e stampare una grande quantità di manuali e di libri di consultazione.
Inoltre è necessario creare delle biblioteche un poco dovunque, nelle città e i centri operai innanzitutto, perché gli allievi e i lavoratori possano istruirsi con assiduità appoggiandosi ad esse. Dato che ancora non siamo in grado di mettere a disposizione di tutti gli allievi e di tutti i lavoratori una quantità sufficiente di manuali e di libri di consultazione, dobbiamo creare molte biblioteche e metterle largamente a disposizione del pubblico. Se, ad esempio, a Huichon si crea una biblioteca e la si fornisce abbondantemente di manuali e di libri di consultazione, gli allievi, i giovani operai e gli altri lavoratori della città potranno fare i loro studi senza alcun inconveniente.
Per realizzare con successo questi compiti che si impongono per formare un grande esercito di intellettuali, il lavoro deve essere organizzato con cura. Senza questo, e senza intraprendere una lotta attiva, sarà impossibile assicurare il raggiungimento dell’obbiettivo della formazione di un grande esercito di intellettuali nel corso del piano sessennale. Tutte le organizzazioni del Partito e tutto il personale del settore dell’insegnamento dovranno realizzare ad ogni costo questo compito: portare gli effettivi dei tecnici e degli specialisti a più di un milione, grazie ad un’organizzazione meticolosa del lavoro.
Inoltre, il personale del settore dell’insegnamento deve lottare energicamente per applicare l’orientamento del Partito relativo all’istituzione dell’insegnamento obbligatorio di dieci anni.
Il nostro Partito si propone di far entrare in vigore questo sistema nel prossimo futuro. Lo scopo di questa misura è di dare alle nuove generazioni un insegnamento secondario generale di alto livello. Una volta in possesso di conoscenze generali di questo livello, le nuove generazioni potranno svolgere in modo ammirevole la loro missione, sia che i giovani entrino in fabbrica che vadano a servire nell’Esercito Popolare, e potranno essere ammesse alle scuole superiori. Chi avrà ricevuto un simile insegnamento generale sarà perfettamente in grado, senza altri aiuti, di fare gli studi universitari, anche senza aver frequentato le scuole superiori.
Attualmente nel nostro paese è in vigore l’insegnamento obbligatorio tecnico di nove anni. Per introdurre l’insegnamento di dieci anni si dovranno istruire gli allievi un anno di più. Per questo ci proponiamo di far entrare i ragazzi nella scuola a sei anni, cioè un anno prima di ora.
Quando il Partito ha sollevato per la prima volta questo problema, alcuni erano dell’idea che sarebbe stato difficile educare i ragazzi facendoli entrare nella scuola troppo piccoli. Ma questa idea rivela soltanto una non conoscenza delle caratteristiche concrete dei ragazzi. Si può dire che lo sviluppo intellettuale dell’uomo comincia a quattro o cinque anni. La cosa è testimoniata dal fatto che l’uomo ricorda, anche dopo aver superato i cinquant’anni, avvenimenti vissuti a quattro o cinque anni.
Dallo scorso anno, abbiamo iniziato, a titolo sperimentale, a far studiare dei bambini di sei anni in una quarantina di scuole, e l’autunno scorso abbiamo fatto un bilancio di questo lavoro. Abbiamo tratto la conclusione che è perfettamente possibile far entrare a scuola i bambini di sei anni, se i giardini d’infanzia li preparano adeguatamente per alcuni mesi. Una difficoltà che si presenta è che i ragazzi delle regioni montagnose, dove le case sono lontane le une dalle altre, devono fare molta strada per andare a scuola. Questi ragazzi hanno seri problemi soprattutto d’inverno, quando devono affrontare anche le tempeste di neve. Per questo motivo si dovranno creare e gestire scuole distaccate nelle regioni montagnose. Credo che questo problema potrà essere risolto felicemente se tutti si impegneranno alla costruzione di scuole distaccate, seguendo l’esempio dell’Unione delle Donne, che in passato ha costruito le scuole delle madri. Per provvedere all’insegnamento, basterà nominare un insegnante in ciascuna scuola distaccata.
Per istituire l’insegnamento obbligatorio di dieci anni su scala nazionale, bisognerà costruire una maggiore quantità di scuole, formare un gran numero di insegnanti e aumentare ancora la produzione di manuali e di materiale scolastico. Per questi motivi, non è possibile far entrare in vigore questo sistema dall’oggi al domani. Dovremo raggiungere la sua applicazione generale nel 1976, e da oggi a quella data introdurlo ogni anno nella misura del venti per cento cominciando in linea di principio dalle città.
Compagni,
Questa conferenza degli insegnanti ha discusso problemi estremamente importanti relativi alla piena concretizzazione del principio della pedagogia socialista nell’insegnamento.
Nel periodo trascorso noi abbiamo registrato numerosi successi nella creazione della pedagogia socialista e nella sua applicazione all’insegnamento. Tuttavia non possiamo ritenerci soddisfatti di questi successi. Si tratta soltanto di primi risultati. In futuro noi dovremo perfezionare ancora la pedagogia socialista e applicarla in modo conseguente nel lavoro di insegnamento.
Gli insegnanti hanno un ruolo di primaria importanza nell’opera di rivoluzionarizzazione e di trasformazione sul modello della classe operaia dell’intera società. Essi fanno degli appartenenti alle nuove generazioni i costruttori del comunismo, dotati di una concezione rivoluzionaria del mondo e formati sul piano scientifico e tecnico; essi dunque danno un contributo attivo alla rivoluzionarizzazione dell’intera società e alla sua trasformazione sul modello della classe operaia e alla conquista della fortezza ideologica e della fortezza materiale del comunismo. Per questo essi non sono dei semplici salariati, ma dei rivoluzionari.
Spero che tutti i nostri insegnanti, profondamente coscienti dell’importanza del loro lavoro, che è un lavoro altamente onorevole, porteranno avanti una lotta attiva per condurre a termine con successo gli importanti compiti rivoluzionari che il Partito ha assegnato loro.


Kim Il Sung, Opere, vol. 26, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 1986, pagg. 478-507 ed. ing.

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