Una sfida all'indipendenza nazionale, al socialismo e alla pace



UNA SFIDA ALL'INDIPENDENZA NAZIONALE, AL SOCIALISMO E ALLA PACE

 
Dal Rodong Sinmun del 12 gennaio 1979


Una grave situazione che ha scioccato il mondo si è materializzata nella Kampuchea Democratica negli ultimi giorni. In base ai resoconti, enormi forze armate esterne hanno preso sotto il proprio controllo quasi l'intero territorio della Kampuchea, inclusa la capitale Phnom Penh. I popoli del mondo amanti della giustizia e della pace non riescono a reprimere il loro sbigottimento al riguardo e seguono gli sviluppi con profonda apprensione.
Il governo della Repubblica Socialista del Vietnam afferma che la situazione attuale è stata posta in essere da una “insurrezione armata” del “Fronte Unito Nazionale per la Salvezza della Kampuchea”. L'ampia opinione pubblica mondiale, però, non crede e non crederà a questa asserzione.
Per quanto riguarda il governo della Kampuchea Democratica, esso è una conquista rivoluzionaria ottenuta dal popolo di Kampuchea mediante una sanguinosa lotta quinquennale di salvezza nazionale contro gli imperialisti americani e i loro tirapiedi, sotto la direzione del Partito Comunista di Kampuchea, e un governo legittimo e indipendente instaurato per volontà generale del popolo kampucheano.
La Kampuchea Democratica è uno Stato sovrano e indipendente riconosciuto dai Paesi del sudest asiatico, Vietnam incluso, e un membro a pieno titolo del Movimento dei Non Allineati. Pertanto, l'opinione pubblica mondiale non è ben disposta a credere che sia avvenuta “un'insurrezione popolare” contro il giovane regime rivoluzionario legittimo, nato con l'indiscusso sostegno del popolo.
Anche secondo l'annuncio della parte vietnamita, il “Fronte Unito Nazionale per la Salvezza della Kampuchea” si è formato circa un mese fa. Come ha potuto mobilitare, in un periodo così breve, vaste quantità di attrezzature militari, tra cui tanti aerei, carri armati, mezzi di artiglieria e forze armate regolari composte da oltre dieci divisioni? Ciò supera l'immaginazione della gente comune.
Il mondo intero sa che sin dall'anno scorso vi sono state gravi divergenze e conflitti armati tra il Vietnam e la Kampuchea Democratica per via del problema dei confini. Non a caso l'opinione pubblica mondiale vede l'attuale controllo armato della Kampuchea Democratica come frutto di una massiccia azione militare di parte vietnamita.
Siamo veramente addolorati per il fatto che un tale stato di cose si sia venuto a creare tra paesi fraterni costruttori del socialismo. I paesi socialisti, partendo dalla natura del sistema socialista, che mira a liquidare ogni forma di sfruttamento e oppressione, si oppongono risolutamente alla violazione dell'indipendenza di altri paesi e al dominio e al controllo altrui. I paesi socialisti sono fratelli di classe e compagni rivoluzionari in armi che instaurano reciproche relazioni sul principio di eguaglianza completa, indipendenza, mutuo rispetto, non ingerenza negli affari interni e cooperazione cameratesca e avanzano fianco a fianco verso la vittoria della causa del socialismo e del comunismo.
Potrebbero sorgere divergenze tra i partiti e i paesi fratelli. Tuttavia, esse vanno risolte non con metodi coercitivi con la forza armata, ma mediante negoziati, in qualsiasi circostanza. È intollerabile fare ricorso a un'aperta azione armata contro un legittimo potere rivoluzionario e rovesciarlo, a prescindere da quale ne sia il pretesto.
Il Vietnam, tuttavia, etichetta il potere rivoluzionario della Kampuchea e i suoi dirigenti come una “cricca” e ha lanciato un intervento armato a tutti gli effetti per rovesciarlo, con l'unica motivazione che questi non concorda con le sue politiche e il suo stile di lavoro. La politica che il suo Partito e il suo governo perseguono è assolutamente un affare interno della Kampuchea.
Il potere rivoluzionario della Kampuchea è la preziosa conquista della rivoluzione conseguita dal popolo kampucheano attraverso la sua ardua lotta di liberazione di lunga durata. Esso è non soltanto la bandiera della libertà e dell'indipendenza per il popolo kampucheano ma una vittoria comune della classe operaia mondiale. Il popolo kampucheano ha lottato per consolidarlo negli ultimi tre anni e mezzo. È una perfidia nei confronti della causa del socialismo schiacciarlo. Se si interferisce negli affari interni di un altro paese e si mobilitano perfino le forze armate per rovesciare la conquista stessa della rivoluzione perché la politica di un partito o di un paese fratello non ci piace, che ne sarà del futuro della causa comune del socialismo?
Allorché le forze imperialiste straniere aggressive interferirono negli affari interni del Vietnam e lo invasero militarmente, il popolo vietnamita non insorse forse in una lotta risoluta contro di esse? Ma oggi, non molto tempo dopo aver conseguito la riunificazione e l'indipendenza del paese, il Vietnam ha lanciato un'azione egemonica contro il suo vicino fraterno come se la propria posizione fosse scontata. Questo è oltraggioso.
Il controllo vietnamita della Kampuchea mediante l'attraversamento del confine sullo sfondo di una massiccia azione militare è in tutto e per tutto una violazione dell'indipendenza nazionale, della sovranità e dell'integrità territoriale della Kampuchea e una cruda violazione del diritto internazionale generalmente riconosciuto. È una sfida aperta che scredita il socialismo e mette in pericolo la pace.
In particolare, il popolo kampucheano offrì l'area del Becco di Pappagallo e molte altre zone della Kampuchea come basi operative e di rifornimento e ha attivamente sostenuto e cooperato col popolo vietnamita, tanto materialmente quanto moralmente, nel difficile periodo della guerra di resistenza del popolo vietnamita contro l'aggressione americana e la salvezza nazionale, a dispetto delle pressioni arbitrarie e dell'intervento armato degli imperialisti e dei reazionari interni. Va detto che l'atto del Vietnam è un'azione ingrata di abbandono del senso del dovere rivoluzionario.
La Kampuchea e il Vietnam sono entrambi membri del Movimento dei Non Allineati. Esso ha l'elevato obiettivo di opporsi a ogni tipo di dominazione e subordinazione e difendere l'indipendenza. Esso ha come principio basilare delle sue attività il rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale di altri Paesi, la non ingerenza negli affari interni e la rinuncia all'uso della forza. Se fosse stato fedele all'idea e al principio del Movimento dei Non Allineati, il Vietnam non avrebbe mai commesso un tale atto.
Questa azione del Vietnam delude i popoli del mondo amanti della pace e noi che in passato abbiamo sostenuto e incoraggiato la lotta di salvezza nazionale antiamericana del popolo vietnamita con tutta sincerità. Sin dai primi giorni della disputa tra la Kampuchea Democratica e il Vietnam, noi abbiamo consigliato di risolverla in modo pacifico tramite negozionati tra i due paesi fratelli. Oggi i popoli asiatici e di tutto il mondo auspicano sinceramente la distensione della tensione internazionale e il mantenimento e il consolidamento della pace.
Gli attuali sviluppi in Kampuchea impartiscono una seria lezione ai popoli del mondo. Anche qui vediamo chiaramente che l'ambizione di dominare e controllare altri paesi può emergere anche in un paese piccolo. È chiaro che se si sorvola oggi sul precedente di un paese che ne domina e ne controlla un altro con la forza, qualcun altro farà lo stesso domani.
Se si consente adesso la legge della giungla che prevaleva prima, la causa rivoluzionaria dei popoli per l'edificazione di un mondo indipendente e prospero subirà una grave battuta d'arresto. Pertanto, i popoli del mondo dovranno elevare la vigilanza contro le manovre aggressive egemoniche di ogni risma e unirsi con forza nell'opporvisi. Soltanto conducendo una lotta vigorosa contro l'imperialismo e l'egemonismo essi potranno consolidare l'indipendenza nazionale, conseguire lo sviluppo indipendente del paese e costruire un nuovo mondo libero e pacifico senza alcuna dominazione e subordinazione.
I popoli del mondo non dovranno permettere alcuna forma di aggressione e intervento, a prescindere da chi li metta in atto, ma adottare un maggior numero di misure positive affinché tali atti non si ripetano in futuro. Nessuno al mondo tollererà una violazione della propria sovranità o un insulto alla propria dignità. Come dimostra l'esperienza storica, l'azione di dominare e comandare sugli altri non porterà niente di buono.
Consigliamo al Vietnam di riflettere sul problema, di ritirare immediatamente le sue forze armate dal territorio kampucheano e di risolvere la disputa tra Vietnam e Kampuchea in modo pacifico, per mezzo dei negoziati, sulla base delle norme dei rapporti reciproci tra paesi socialisti e dei principi del Movimento dei Non Allineati.
Speriamo che la sovranità nazionale e l'integrità territoriale della Kampuchea siano garantiti, che il popolo kampucheano sia lasciato libero di forgiare il proprio destino in autonomia e che un'era di autentica pace prevalga presto nel sudest asiatico.

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